biografie Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 18 Aug 2024 20:38:23 +0000 it-IT hourly 1 I fratelli Coen, film celebri e biografie artistiche https://cultura.biografieonline.it/fratelli-coen/ https://cultura.biografieonline.it/fratelli-coen/#comments Tue, 07 May 2024 07:46:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7242 Joel David Coen nasce il 29 novembre del 1954 ed Ethan Jesse Coen nasce il 21 settembre del 1957 da una famiglia di origine ebraica: loro padre è un economista dell’Università del Minnesota, mentre la madre insegna storia dell’arte alla St. Cloud State University.

Cresciuti in Minnesota a St. Louis Park, un sobborgo di Minneapolis, vivono sin da bambini la passione per il cinema: Joel risparmia denaro per comprare una videocamera Vivitar Super 8, e in seguito entrambi riproducono i film che vedono in televisione insieme con un vicino di casa.

I Fratelli Coen
Joel Coen (a sinistra) e Ethan Coen (a destra)

Formazione e studi

Dopo essersi laureati nel 1973 e nel 1976 alla St. Louis Park High School, i fratelli Coen frequentano il Bard College at Simon’s Rock nel Massachusetts, a Great Barrington. Joel, in seguito, prende parte ad alcuni corsi dell’Università di New York, dove realizza un filmato di trenta minuti, valido come tesi, intitolato “Soundings”; Ethan, invece, frequenta lezioni di filosofia all’Università di Princeton, realizzando una tesi su Wittgenstein.

Joel, dopo la laurea di New York, lavora come assistente di produzione per numerosi film industriali e video musicali: ha l’opportunità di sviluppare il proprio talento per il montaggio, e di conoscere Sam Raimi, in cerca di un assistente montatore per “The evil dead”.

L’esordio negli anni ’80

Nel 1984, i fratelli Coen scrivono e dirigono “Blood simple”, il loro primo film realizzato in coppia. Ambientata in Texas, la pellicola racconta la storia del proprietario di un bar che assolda un investigatore privato per uccidere sua moglie e il suo amante; il film contiene numerosi elementi che verranno sviluppati in futuro dai due cineasti: omaggi a diversi generi cinematografici (horror e noir), humor nero e mise en scene.

“Blood simple”, che vede nel cast Frances McDormand (futura protagonista di molti loro film e futura moglie di Joel), ottiene premi al Sundance Festival e all’Independent Spirit.

Ethan e Joel: i fratelli Coen
Ethan e Joel Coen ad un evento cinematografico

Nel 1985 esce, invece, “Crimewave”, scritto dai fratelli Coen insieme con Raimi. Al 1987 risale “Raising Arizona”, storia di una improbabile coppia, composta da Holly Hunter e Nicolas Cage, che non riesce ad avere un bambino. Gli anni Novanta si aprono con “Miller’s Crossing”, con John Turturro, Gabriel Byrne e Albert Finney, ispirato ai racconti “Red Harvest” e “The Glass Key” di Dashiell Hammett.

Gli anni ’90

Nel 1991 i fratelli Coen dirigono “Barton Fink”, pellicola ambientata nella Los Angeles degli anni Quaranta: il film si rivela un successo di critica, ottenendo candidature agli Oscar e ben tre premi al Festival del Cinema di Cannes, inclusa la Palma d’Oro.

Nel 1994 la coppia di cineasti torna a lavorare con Raimi, con il quale scrive “The hudsucker proxy”; decisamente più popolare è, due anni dopo, “Fargo”, thriller criminale ambientate nel Minnesota, con William H. Macy nei panni di un uomo con seri problemi finanziari che fa rapire la moglie per ottenere i soldi dell’assicurazione. Anche in questo caso, una pioggia di premi, incluso un Bafta e due Oscar: quello per la migliore attrice, a Frances McDormand, e quello per la migliore sceneggiatura originale.

I registi Ethan e Joel Coen
Una foto dei due fratelli Coen

Anche il film successivo dei fratelli Coen, “Il grande Lebowski”, conquista i favori del pubblico e della critica, al punto da essere considerato un cult ancora oggi: esce nei cinema nel 1998, e annovera nel cast Jeff Bridges, John Goodman e Steve Buscemi.

Gli anni 2000

I fratelli Coen inaugurano il Duemila con “Fratello, dove sei?”, storia ispirata all’”Odissea” di Omero ma ambientata nel Mississippi degli anni Trenta, che mette in risalto le doti comiche di George Clooney. L’anno seguente, esce il thriller noir “L’uomo che non c’era”, ambientato nella California degli anni Quaranta: anche in questo caso, caratteristica distintiva è lo humor nero.

I Coen tornano a lavorare con Clooney nel 2003, quando dirigono “Prima ti sposo, poi ti rovino” (Intolerable cruelty), con Catherine Zeta-Jones, ispirato alle commedie romantiche degli anni Quaranta. Il film divide la critica, tra chi applaude agli elementi comici e chi invece si mostra decisamente perplesso. Ancora più tiepide sono le reazioni per “Ladykillers”, con Tom Hanks, uscito nel 2004.

I Coen, comunque, si rifaranno nel 2007 con “Non è un paese per vecchi” (No country for old men), basato sul racconto omonimo pubblicato nel 2005 da Cormac McCarthy, che mette in scena un veterano del Vietnam, Josh Brolin, che si imbatte in due milioni di dollari derivanti dal commercio di droga.

Complice il cast di alto lignaggio (Javier Bardem e Tommy Lee Jones sono gli altri protagonisti), il film ottiene universale apprezzamento dalla critica, vincendo ben quattro Oscar (tra cui quello per la migliore regia) su un totale di cinque nomination.

I fratelli Fratelli Coen con i mano gli Oscar vinti
I fratelli Coen, registi vincitori di quattro premi Oscar

Nel gennaio del 2008 Ethan Coen debutta a teatro con la commedia “Almost an evening”, in scena all’Atlantic Theater Company; a settembre dello stesso anno, torna al cinema, naturalmente in coppia con il fratello, con la commedia “Burn after reading”, con George Clooney e Brad Pitt.

Dopo aver girato anche uno spot pubblicitario, intitolato “Air Freshener”, per Reality Coalition, i Coen nel 2009 tornano sugli schermi con “A serious man”.

Gli anni 2010

Nel 2010 è la volta de “Il Grinta” (True grit), ispirato al racconto di Charles Portis, e girato tra il Nuovo Messico e il Texas con Matt Damon, Jeff Bridges e Hailee Steinfeld.

Mentre la commedia di un atto “Talking cure”, scritta da Ethan, viene prodotta a Broadway all’inizio dell’anno successivo.

Nel 2013 i fratelli Coen tornano al Festival di Cannes con “Inside Llewyn Davis”, film ispirato alla vita del cantante folk Dave Van Ronk.

Due anni più tardi, nel 2015, riprendendo un loro vecchio progetto, realizzano un altro dei loro film in stile demenziale dal titolo “Ave, Cesare!“.

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Vita e opere di Blaise Pascal: cronologia biografica https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/ https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/#respond Thu, 25 Apr 2024 11:02:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42023 1623, 19 giugno
Blaise Pascal nasce a Clermont-Ferrand. È il figlio secondogenito di Étienne Pascal, borghese agiato che esercita funzioni di un certo rilievo nel campo dell’amministrazione delle finanze, e di Antoinette Bégon. Sua sorella Gilberte, che scriverà un giorno una biografia del fratello destinata ad una grande celebrità, votando poi un culto esclusivo alla sua memoria e alla salvaguardia delle sue opere, è nata nel 1620.

Blaise Pascal
Blaise Pascal

1625
Nascita di Jacqueline Pascal: la sorella minore dividerà in parte le esperienze religiose del fratello, al quale sarà sempre molto legata, fino a ritirarsi un giorno nel convento di Port-Royal.

1626
Morte della madre. Étienne Pascal, vedovo con tre figli in tenera età, dedicherà una cura personale molto attenta alla loro educazione, senza affidarli ad estranei o a istituti di istruzione. Pascal non ha mai frequentato un collegio né ha avuto precettori.

1631
Étienne Pascal si trasferisce a Parigi. Blaise ha otto anni: la sua salute desta preoccupazioni fin dalla tenera infanzia.

1631-1639
Durante il primo soggiorno parigino, dagli otto ai sedici anni, Blaise Pascal dà avvio alla sua formazione culturale e scientifica. Grazie agli amici di suo padre (Mersenne, Roberval, Fermat, Le Pailleur) è ben presto ammesso, malgrado la sua giovane età, a frequentare le riunioni di un’accademia di scienziati (fondata da Marin Mersenne nel 1635) dando prova di una precocità straordinaria.

1638-1639
Il padre di Pascal, vagamente compromesso per un’azione di protesta contro Richelieu, si rifugia in Alvernia. Jacqueline (quattordici anni), che è stata scelta dal poeta Boisrobert per interpretare una parte in una commedia recitata dinanzi al Cardinale, ottiene da Richelieu il perdono per suo padre, che rientra a Parigi (marzo 1639).

1639, ottobre
Il padre di Pascal è nominato da Richelieu commissario straordinario per la riscossione delle imposte in Normandia. La famiglia si trasferisce a Rouen, dove Pascal soggiornerà dal 1639 al 1647. Vi farà, tra l’altro, la conoscenza di Corneille. Sua sorella Jacqueline, che ha doni poetici, otterrà nel 1640 un premio di poesia al concorso dei «Palinods» di Rouen.

1640
A diciassette anni, Pascal pubblica il suo primo scritto, di carattere scientifico: Essai sur les coniques (sotto forma di un manifesto di una sola pagina). Pubblicazione dell’Augustinus, del teologo olandese Giansenio (morto nel 1638). L’opera è censurata fin dal 1641 dall’Inquisizione e solennemente condannata nel 1643 da una bolla del papa Urbano VIII.

1641
Gilberte Pascal sposa Florin Périer (anch’egli funzionario dell’amministrazione delle finanze). Nel 1643 la coppia si stabilirà a Clermont-Ferrand, dove Gilberte passerà buona parte della sua vita. Nella casa dei Périer che, nel 1652, acquisteranno il castello di Bienassis, nelle vicinanze della cittadina alverniate, Pascal farà lunghi e ripetuti soggiorni.

1642
Nascita di Étienne Périer, figlio di Gilberte e di Florin Périer. Étienne Périer, che doveva morire a soli 38 anni, nel 1680, ha svolto un ruolo molto importante per la conservazione e la pubblicazione delle carte di suo zio. Affidato dalla madre al nonno per la sua educazione, ha trascorso molti anni nell’intimità della famiglia Pascal a Parigi, assicurandosi una funzione di testimonio privilegiato.

Pascal mette a punto una prima «macchina aritmetica» (una rudimentale macchina calcolatrice), che dovrebbe aiutare il padre, costretto dal suo lavoro di commissario straordinario per le imposte ad effettuare faticosi calcoli. Pascal continuerà a lavorare al perfezionamento della sua macchina, presentandola anche nei salotti, fino ad ottenere, nel 1649, un privilegio reale per l’esclusiva della sua fabbricazione.

Blaise Pascal

1643
Muore Jean Duvergier de Hauranne, abate di Saint-Cyran, il padre spirituale delle religiose di Port-Royal: Pascal compie vent’anni.

1646
gennaio-febbraio È l’anno della «prima conversione». Étienne Pascal, immobilizzato a seguito di una caduta, è assistito da due gentiluomini grandi ammiratori dell’abate di Saint-Cyran, che gli fanno conoscere le idee di Giansenio e del direttore spirituale di Port-Royal, e convincono in breve tutta la famiglia a «convertirsi» a una pratica religiosa più intensa. Blaise Pascal ha ventitré anni.

1646, ottobre
Pascal, che si occupa sempre intensamente di studi scientifici, rinnova a Rouen, con la collaborazione del padre, l’esperienza di Torricelli, a riprova della teoria circa l’esistenza del vuoto (che viene invece negata, su basi aprioristiche, dalla filosofia aristotelica).

1647
Pascal, che soffre di disturbi di difficile diagnosticazione, si trasferisce a Parigi con la sorella Jacqueline per potersi curare. Il padre rientrerà a sua volta a Parigi l’anno seguente.

Polemica con Descartes. Dopo che una serie di incontri con il celebre filosofo è valsa solo a far constatare le divergenze tra le reciproche posizioni sul problema del vuoto, Pascal attacca vivacemente il padre Noël, rettore del collegio dei Gesuiti di Clermont, che era stato uno dei maestri di Descartes.

1648
Redazione latina dell’Essai sur la génération des sections coniques. Pascal ripete a Parigi l’esperienza sul vuoto.

Pubblicazione del Récit de la grande expérience sur l’équilibre des liqueurs, relativo all’esperienza compiuta nel settembre di quell’anno da Florin Périer, su istruzioni di Pascal, simultaneamente a Clermont-Ferrand e sulla sommità del Puy-de-Dôme, per verificare l’ipotesi della possibilità di equilibrare il peso del mercurio con quello dell’atmosfera.

Primi contatti con Port-Royal: Pascal e sua sorella Jacqueline entrano in contatto con alcune delle personalità più in vista del monastero (la Mère Angélique, la Mère Agnès) e dei «Solitari» che fanno loro corona (Nicole, Arnauld, Singlin).

1649-1650
A causa dei disordini provocati dalla Fronda dei Principi, la famiglia Pascal si allontana da Parigi e si ritira a Clermont-Ferrand.

1650, febbraio
Morte di Descartes.

1651
Morte di Étienne Pascal (settembre). Pascal entra in possesso dell’eredità paterna.

Di ritorno a Parigi, Pascal riprende i suoi studi sul vuoto: rivendica la priorità delle sue ricerche in questo campo nella sua corrispondenza con Madame de Ribeyre e lavora a un Traité du vide, rimasto incompiuto.

1652
In gennaio, Jacqueline Pascal entra a Port-Royal. La cerimonia della vestizione ha luogo in maggio, quella della professione definitiva nel giugno dell’anno seguente. Pascal, che in un primo tempo si era rifiutato di versare alla sorella la somma necessaria per la costituzione, secondo l’uso, della «dote» della nuova suora, farà poi un lascito a tal fine al convento di Port-Royal, riservandosi per altro una rendita vita natural durante sulla somma versata.

Pascal fa conoscere la sua «macchina aritmetica», ulteriormente perfezionata, al pubblico elegante della capitale, nel salotto di Madame d’Aiguillon. Sono gli anni della parentesi mondana: Pascal ha trent’anni, è entrato in possesso del patrimonio paterno, frequenta attivamente i salotti (Madame de Sablé, il duca di Roannez, Méré, Mitton).

1653, maggio
Una bolla di Innocenzo X condanna cinque proposizioni su punti di fede considerate eretiche, ma senza attribuirle espressamente a Giansenio. È il punto di partenza della celebre polemica che opporrà Arnauld e i giansenisti, da una parte, e la Sorbona, appoggiata anche dai Gesuiti, dall’altra: i primi sostenendo che le cinque proposizioni non si ritrovano materialmente nell’Augustinus, i secondi che esse si evincono chiaramente dall’opera e dal pensiero di Giansenio.

1654
È l’anno della «seconda conversione». Pascal, che è reduce da alcuni viaggi in provincia (Clermont; nel Poitou), attraversa una crisi religiosa. Riavvicinamento con sua sorella Jacqueline. Nella notte del 23 novembre avrà l’«illuminazione», la cui eco è affidata al famoso Memoriale.

Tra luglio e ottobre, corrispondenza con il matematico Pierre Fermat, che ha scoperto i fondamenti teorici del calcolo delle probabilità, questione studiata anche da Pascal.

1655
Pascal fa un soggiorno a Port-Royal, con i Solitari che abitano nelle «Granges», una dipendenza del monastero nei dintorni di Parigi.

1656
Affare delle «Provinciali»: Arnauld, censurato dalla Sorbona per la questione delle cinque proposizioni e impegnato in una polemica, oltre che con la Facoltà di Teologia, anche contro i Gesuiti, chiede a Pascal di intervenire. Le diciotto «lettere di un provinciale», scritte da Pascal, ma sicuramente riviste dai maggiori esponenti di Port-Royal (Arnauld, Nicole), appaiono tra il gennaio 1656 e il giugno 1657, e saranno messe all’indice nel settembre di quell’anno. Affare della «Santa Spina»: il 24 marzo la nipote di Pascal, Margherita Périer, è guarita da una fistola lacrimale, a Port-Royal, grazie all’imposizione di una reliquia che si vorrebbe proveniente dalla corona di spine del Cristo. Pascal, fortemente impressionato dall’avvenimento, comincia a prendere degli appunti per alcune Lettres sur les miracles: è il punto di partenza del progetto, che maturerà negli anni seguenti, di una Apologia del Cristianesimo.

1657
Redazione degli Éléments de géométrie destinati agli allievi delle «Petites Écoles» di Port-Royal. Probabile redazione degli Écrits sur la grâce, che saranno pubblicati nel 1779.

Pascal collabora agli Écrits des curés de Paris, che criticano la casistica e la morale accomodante della Società di Gesù, e redige un Factum pour les curés de Paris.

1658
Continua la polemica con i Gesuiti.

Affare della «cicloide». Nel mese di giugno Pascal diffonde una lettera circolare, firmata con lo pseudonimo Amos Dettonville, che indice un concorso tra tutti i matematici d’Europa per la soluzione del problema della cicloide. Era previsto un premio in denaro, che non verrà attribuito, nessuno dei concorrenti avendo trovato la risposta escogitata da Pascal. Corrispondenza con Huygens, polemica con il gesuita Lalouère di Tolosa. Pascal espone le grandi linee del suo progetto di una Apologia del Cristianesimo ai suoi amici di Port-Royal nel corso di una conferenza svoltasi nel monastero.

Pascal scultura cicloide
Pascal studia la cicloide: ai suoi piedi le pagine sparse dei Pensieri, a destra il libro aperto delle Lettere provinciali. Scultura di Augustin Pajou (1730–1809), Museo del Louvre

1659
Pascal è ripreso dai disturbi di cui aveva sofferto a ventiquattro anni, e deve sospendere ogni attività di studio per alcuni mesi.

1660
Soggiorna in Alvernia, nel castello di Bienassis. Prosegue la redazione dei «petits traités»: a quest’anno risalgono probabilmente La Prière pour demander à Dieu le bon usage des maladies e i tre Discours sur la condition des grands; si assegnano al 1658 l’Art de persuader e l’Esprit géométrique.

1661
Affare del «Formulario»: le religiose di Port-Royal, che si erano rifiutate di firmare una dichiarazione di condanna di alcune proposizioni di Giansenio, messa a punto dall’assemblea del clero di Parigi fin dal 1658, e che tutti gli ecclesiastici della diocesi erano tenuti a sottoscrivere, finiscono col sottomettersi.
Dissenso di Pascal, raffreddamento dei rapporti con Port-Royal, segnatamente con Arnauld.
Morte di Jacqueline Pascal.

1662
Pascal mette a punto il progetto di un servizio pubblico di diligenze a pagamento, per il quale ottiene delle lettere patenti. La prima linea del nuovo servizio sarà inaugurata nel mese di marzo.
Lo stato di salute di Pascal, da tempo cagionevole, si aggrava repentinamente alla fine di giugno.
Lo scrittore si fa trasportare dalla sua casa, sita nell’attuale Rue Monsieur-le-Prince, in quella di sua sorella Gilberte, dove viene assistito dal curato di Saint-Étienne-du-Mont, il padre Paul Beurrier, che ne raccoglie la confessione.
La morte sopravviene il 19 agosto: Pascal aveva da poco compiuto i trentanove anni.
Le sue spoglie mortali sono sepolte nella chiesa di Saint-Étienne-du-Mont.

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Barbie, storia e biografia https://cultura.biografieonline.it/barbie/ https://cultura.biografieonline.it/barbie/#comments Mon, 24 Jul 2023 15:06:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4425 La prima Barbie, la prima bambola con le curve di una giovane donna, il cui nome per esteso è Barbara Stefania Roberts, viene presentata ufficialmente alla fiera American Toy Fair di New York nel 1959. La bambola nasce dall’estro della coppia fondatrice della Mattel, gli americani Ruth e Elliot Handler.

Barbie
Barbie

L’antenata di Barbie e la versione con la coda di cavallo

Tutto ha inizio quando Ruth decide di lanciare sul mercato un giocattolo che apra ai bambini le porte della vita adulta. La vulcanica creatrice di giochi si mette così alla ricerca di un’idea per una nuova bambola che non abbia i tratti infantili, ma sia caratterizzata dalle forme di una giovane donna con lunghe gambe e seno formoso.

Durante un viaggio in Svizzera, Ruth si imbatte in Lilli, l’antenata ufficiale della Barbie. Si tratta di una bambola in plastica che riprende le fattezze di un’eroina dei fumetti piuttosto allegra e birichina. La prima Barbie si ispira proprio alla gemella tedesca ed ha la vita stretta e le gambe sottili. La Mattel decide di produrla in vinile con i capelli sia biondi che bruni raccolti nella classica pettinatura raccolta detta Ponytail, coda di cavallo, da cui deriverà il nome della prima serie.

La bambola indossa un semplice body zebrato e i piedini hanno al centro un piccolo buco che permette di innalzarla sul piedistallo con cui viene venduta. Il successo è immediato. Solo nel 1959 (il lancio risale al 13 febbraio mentre il primo esemplare in commercio risale al 9 marzo) se ne vendono ben 350 mila esemplari al prezzo di 3 dollari ciascuno.

La biografia di Barbie

Per colpire ancora di più l’immaginario degli acquirenti, la Mattel decide di fornire alla Barbie una biografia ricca e articolata. Nasce così il fidanzato Ken, battezzato con il nome, Kenneth, del figlio maschio della famiglia Handler, così come Barbie deriva da Barbara, il nome della figlia femmina della coppia.

Barbie e Ken
Barbie e Ken

La lunghissima storia d’amore tra Barbie e Ken, ben 43 anni di appassionato fidanzamento, non sfocia però in un romantico matrimonio. La coppia si divide nel 2004. I biografi della Mattel provvedono ad attribuire immediatamente alla bambola un’avventura con il surfista Blaine.

Nel corso degli anni, la famiglia di Barbie si accresce di nuovi personaggi. Dalla sorella Skipper, in vendita nel 1964, ai gemelli Tutti e Todd, lanciati sul mercato nel 1966, fino alla piccola Krissy, comparsa nel 1999. La migliore amica della bambola è Midge, un personaggio che, scomparso per anni, e stato poi recuperato dalla Mattel. Midge stessa ha la sua personalissima biografia: è, infatti, sposata con Alan ed ha due figli.

Nel 2004, Barbie lancia addirittura la sua prima campagna elettorale per le presidenziali americane con un programma politico in piena regola stilato dalla Mattel.

Barbie

Al 1963 risale l’introduzione sul mercato dei primi accessori, tra cui scarpe, abiti, magliette. Poi è la volta di case, macchine, cavalli, camper e mobili. Barbie ha anche diviso la propria vita di bambola con diversi animali. Si contano ben quattordici cani, sette cavalli, due gatti, un pappagallo, un panda e un delfino.

Il numero di accessori realizzati è vastissimo e comprende ben 4800 diversi esemplari. Il successo di vendite è tale che la produzione comincia a differenziarsi in base alla tipologia di acquirenti. Nascono cioè le bambole destinate al gioco e contenute nella famosa Pin Box, e quelle rivolte unicamente ai collezionisti.

Molti stilisti di fama internazionale hanno messo a disposizione la propria abilità sartoriale per dar vita ai più begli abiti di Barbie, da Dior a Moschino, da Yves Saint Laurent all’italiano Versace.

Critiche sul ruolo della Barbie nel mondo dei giochi per bambini

Nel corso degli anni, la bambola si è attirata molte critiche. La causa è la rivoluzione che ha imposto nel mondo dei giochi per l’infanzia. Le bambole tradizionali rappresentano per le bambine una sorta di figlie con cui sperimentare il proprio futuro ruolo materno. E la Barbie diventa un mezzo per scimmiottare la vita adulta, eliminando la fase filiale e genitoriale.

Tra i tanti personaggi che ne compongono il mondo, non c’è spazio, infatti, per i genitori. A tutt’oggi, Barbie non ha né padre né madre. In realtà, l’idea stessa della bambola viene suggerita a Ruth dai giochi di sua figlia. Era solita tentare continuamente di imitare gli adulti. Ed è proprio con questo intento che nasce la Barbie. Assecondare il desiderio dei bambini di comportarsi come i grandi che li circondano.

Il film del 2023

Nel 2023 esce il film “Barbie” interpretato da Margot Robbie, con Ryan Gosling nei panni di Ken.

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Io sono vivo, voi siete morti: recensione del libro https://cultura.biografieonline.it/io-sono-vivo-voi-siete-morti-recensione/ https://cultura.biografieonline.it/io-sono-vivo-voi-siete-morti-recensione/#respond Tue, 29 Nov 2022 16:02:51 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40725 Libri biografici: Io sono vivo, voi siete morti

Volevo raccontare un libro che mi ha appassionato, ma mi rendo conto che è difficile descrivere un romanzo che racchiude in modo così preciso la vita di uno scrittore. Quella appunto che Emmanuel Carrère racconta di Dick. Philip K. Dick è lo scrittore di fantascienza per antonomasia, un cult, un precursore, ma è anche il fautore di un’esistenza difficile da narrare perché abbastanza piatta, come la maggior parte della vita degli scrittori.

D’altra parte, se il tuo lavoro è stare seduto ad una scrivania non c’è forse molto da narrare. E anche se hai avuto molte avventure amorose, hai viaggiato e hai conosciuto personaggi importanti – non è il caso di Dick – raccontare la tua vita al di fuori di eventi eclatanti è comunque noioso.

Nella testa di Philip K. Dick

Carrère riesce invece ad entrare nella testa di Dick, senza dircelo e a raccontare la sua biografia partendo proprio da questo presupposto.

Leggendo il libro: Io sono vivo, voi siete morti, pubblicato da Adelphi, ci sembra proprio di essere nella testa del grande scrittore e insieme a lui di vivere tutti gli eventi della sua vita:

  • la vita famigliare con le sue mogli;
  • i problemi di droga;
  • le idee che lo hanno portato a concepire i libri;
  • le droghe;
  • i cambiamenti;
  • le paranoie;
  • il desiderio di fuggire da un’esistenza che sembra non appartenergli, proprio come accade ad alcuni personaggi dei suoi romanzi.
Io sono vivo, voi siete morti - Il libro
Io sono vivo, voi siete morti: copertina del libro

Insomma ci sembra di vivere dentro alla testa di Dick, di toccare il suo mondo e questa esperienza è esaltante.

Non sono un lettore di Philip Dick, non ho mai letto nessun suo libro e adesso inizierò. Eppure questa biografia mi ha appassionato come se fossi un fan sfegatato o come se fossi un suo detrattore.

Mi ha appassionato perché è l’opera meditata e sofferta di uno scrittore di talento quale è Carrère. Ma soprattutto perché è la biografia di un esploratore coraggioso e pieno di energia che entra dentro la fantasia e la realtà di un altro autore, appoggiandosi a tutte le fonti e cercando di rendere verosimili le sue intenzioni. Anche immaginando quello che Dick può aver fatto o creato in certe situazioni.

Vi assicuro che tutto, dalla prima all’ultima pagina, sembra vero.

Da leggere!

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Io sono vivo, voi siete morti, di Emmanuel Carrère. Editore Adelphi. 2022

Sono certo che non mi credete davvero, e forse non credete nemmeno che ci creda io stesso. Eppure è la verità. Siete liberi di credermi o meno, ma vi giuro che non sto scherzando: è una cosa molto seria, una questione importante. Certo, capirete che anche per me una simile affermazione è di per sé sconcertante.
Molti sostengono di ricordare una vita passata, ma io sostengo di ricordare un’altra, diversissima, vita presente. Che io sappia, nessuno ha mai affermato una cosa del genere, ma ho il sospetto di non essere l’unico ad aver fatto questa esperienza. Ciò che è unico è la mia disponibilità a parlarne.

Discorso pronunciato da Philip K. Dick a Metz, il 24 settembre 1977 • Riportato all’inizio del libro

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Albert Einstein: cronologia della sua vita https://cultura.biografieonline.it/einstein-cronologia-vita/ https://cultura.biografieonline.it/einstein-cronologia-vita/#comments Sat, 14 Nov 2020 19:36:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30877 Oltre alla biografia di Albert Einstein, presente sul sito principale, abbiamo deciso di pubblicare un elenco cronologico che riassume la sua storia e la sua vita. Questa cronologia riprende in gran parte le informazioni che si trovano nelle cronologie dei volumi 1 e 5 di The Collected Papers of Albert Einstein, in quella di Sottile è il Signore… di Abraham Pais, negli appunti di conversazioni avute con Helen Dukas tra il 1978 e il 1980.

Albert Einstein con i capelli spettinati
Albert Einstein con i capelli spettinati

Biografia di Einstein: cronologia

1879
14 marzo: Albert Einstein nasce a Ulm, Germania, in casa dei genitori Hermann (1847-1902) e Pauline Koch (1858-1920).

1880
La famiglia si trasferisce a Monaco di Baviera.

1881
18 novembre: nasce la sorella di Albert, Maja.

1884
Albert riceve in regalo dal padre una bussola tascabile e ne rimane affascinato.

1885
In autunno entra alla Petersschule, una scuola elementare cattolica, ed è l’unico bambino ebreo della classe. Riceve a casa un’istruzione religiosa ebraica. La religione lo interesserà fino ai dodici anni.

Comincia a prendere lezioni di violino.

Albert Einstein suona il violino
Albert Einstein mentre suona il violino (foto del 1930 circa)

1888
Frequenta il Luitpold Gymnasium di Monaco.

1889
Comincia a interessarsi di fisica, di matematica e di filosofia.

1894
La famiglia si trasferisce a Pavia, nella casa che fu del poeta Ugo Foscolo (gli Einstein abiteranno poi a Milano, nel palazzo della contessa Clara Maffei, in via Bigli). Albert rimane a Monaco per terminare gli studi. In estate raggiunge la famiglia in Italia e fa un’escursione a piedi da Pavia a Genova.

1895
In autunno tenta l’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo (ora ETH: Eidgenéssische Technische Hochschule), con una dispensa perché è di due anni più giovane dell’età consentita, ma è bocciato. Frequenta allora la scuola cantonale di Aargau e vive in casa di uno dei suoi insegnanti, Jost Winteler.

1896
Rinuncia alla cittadinanza tedesca perché non sopporta la mentalità militare prussiana e rimane apolide per cinque anni.

In autunno ottiene il diploma della scuola di Aargau; può così frequentare il Politecnico e si trasferisce a Zurigo alla fine di ottobre.

1899
A vent’anni chiede la cittadinanza svizzera.

1900
Si laurea al Politecnico di Zurigo dove chiede, ma non ottiene, un posto di assistente per il semestre autunno-inverno.

Durante l’estate dice alla madre — decisamente contraria — che intende sposare una studentessa, Mileva Maric.

Alla fine dell’anno manda il primo articolo scientifico alla rivista «Annalen der Physik».

1901
Diventa cittadino svizzero. Cerca lavoro. Il primo articolo scientifico, Conclusioni tratte dal fenomeno della capillarità, viene pubblicato in marzo.

D’estate, insegna come supplente alla scuola tecnica di Winterthur, e in autunno dà ripetizioni in un collegio privato di Schaffhausen.

Rimane in contatto con Mileva e la incontra regolarmente.

Inizia a lavorare a una tesi di dottorato sulle forze intermolecolari nei gas che presenta all’università di Zurigo in novembre.

In dicembre, fa domanda di assunzione all’Ufficio brevetti di Berna.

1902
Il 27 gennaio Nasce Lieserl Einstein, figlia sua e di Mileva.

La sua tesi di dottorato viene rifiutata dall’università di Zurigo.

In giugno è assunto in prova come tecnico di terza classe all’Ufficio brevetti.

Suo padre muore a Milano in ottobre.

1903
6 gennaio: sposa Mileva a Berna dove trovano casa. In settembre, Lieserl è registrata all’anagrafe, il che può indicare che la coppia intendesse farla adottare nel caso la sua nascita illegittima facesse perdere a Einstein il posto all’Ufficio brevetti.

Lieserl non viene più menzionata dopo la scarlattina di cui soffre in settembre, mentre Mileva è a Budapest. (Sembra che la bambina non abbia mai abitato con i genitori, e ogni sua traccia è scomparsa.) All’epoca Mileva è di nuovo incinta.

Mileva Maric con Albert Einstein
Mileva Maric con Albert Einstein

1904
14 maggio: nasce a Berna Hans Albert Einstein (muore nel 1973 a Falmouth, nel Massachusetts).

In settembre Einstein è assunto stabilmente all’Ufficio brevetti.

1905
E’ l’«anno miracoloso» di Albert Einstein per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche.

Il 30 aprile sottopone la tesi di dottorato, Su una nuova determinazione delle dimensioni molecolari, per la pubblicazione.

Inoltre pubblica tre dei suoi lavori scientifici più importanti:

  • Su un punto di vista euristico sulla generazione e la trasformazione della luce (pubblicato il 9 giugno), che tratta dell’ipotesi dei quanti e dimostra che la radiazione elettromagnetica interagisce con la materia come se avesse una struttura corpuscolare (il cosiddetto effetto fotoelettrico);
  • Sul moto di particelle in sospensione in un fluido in quiete, come previsto dalla teoria cinetica del calore (pubblicato il 18 luglio), il suo primo articolo sul moto browniano, che porterà a esperimenti in grado di confermare la teoria molecolare del calore;
  • e infine Elettrodinamica dei corpi in movimento (pubblicato il 26 settembre), il suo primo articolo sulla teoria della relatività ristretta, una pietra miliare nella storia della fisica moderna.

Un secondo articolo più breve sulla relatività ristretta, L’inerzia di un corpo dipende dal suo contenuto di energia?, pubblicato il 21 novembre, contiene la formulazione originaria della relazione E=mc2

1906
15 gennaio: consegue il dottorato all’università di Zurigo. Il 10 marzo è promosso tecnico di seconda classe all’Ufficio brevetti.

1907
Rimane all’Ufficio brevetti, ma cerca lavoro alla scuola cantonale di Zurigo e all’università di Berna.

1908
Febbraio: è nominato Privatdozent (libero docente) all’università di Berna. Sua sorella Maja consegue il dottorato in lingue romanze alla stessa università.

1909
7 maggio: è nominato professore associato di fisica teorica all’università di Zurigo, con incarico a partire dal 15 ottobre.

Si licenzia dall’Ufficio brevetti e dall’università di Berna.

Riceve la prima laurea honoris causa dall’università di Ginevra.

1910
Maja sposa Paul Winteler, il figlio dell’insegnante di Albert Einstein ad Aargau.

Nasce il 28 luglio il secondo figlio Eduard Einstein (muore nel 1965 all’ospedale psichiatrico di Burghölzli, in Svizzera).

In ottobre termina un articolo sull’opalescenza critica e sul colore blu del cielo, il suo ultimo lavoro importante di fisica statistica classica.

1911
Accetta di dirigere l’Istituto di fisica teorica dell’università tedesca di Praga, a partire dal 1° aprile, e si dimette dall’università di Zurigo.

Si trasferisce a Praga con la famiglia.

Il 29 ottobre partecipa al primo Congresso Solvay di Bruxelles.

1912
Conosce una sua cugina divorziata, Elsa Léwenthal, e inizia un corteggiamento epistolare mentre il suo matrimonio si disintegra.

È nominato professore di fisica teorica all’ETH di Zurigo, a partire da ottobre, e si dimette dall’università di Praga.

1913
In settembre, i suoi figli Hans Albert e Eduard ricevono il battesimo cristiano ortodosso vicino a Novi Sad, in Jugoslavia, la città natia della madre.

A novembre, è eletto all’Accademia prussiana delle scienze e gli viene proposto un incarico a Berlino, la città di Elsa Lowenthal.

L’offerta comprende un posto di ricercatore e una cattedra all’università di Berlino, senza obbligo d’insegnamento, nonché la direzione del costituendo Kaiser-Wilhelm-Institut fiir Physik. Si dimette dall’ETH.

Mileva Maric con i figli Eduard Einstein e Hans Albert Einstein
Mileva Maric con i figli Eduard Einstein e Hans Albert Einstein (a destra)

1914
In aprile arriva a Berlino per assumere il nuovo incarico. Mileva e i figli lo raggiungono ma tornano poco dopo a Zurigo perché a Berlino Mileva è infelice.

In agosto scoppia la Prima guerra mondiale.

1915
È tra i firmatari dell’appello «Manifesto agli europei» a sostegno della cultura europea, probabilmente il primo documento politico che abbia firmato.

In novembre termina il lavoro sulla struttura logica della relatività generale.

1916
Pubblica I fondamenti della teoria della relatività generale (diventerà poi il suo primo libro) negli «Annalen der Physik».

In maggio diventa presidente della Società tedesca di Fisica.

Pubblica tre articoli sulla teoria dei quanti.

1917
In febbraio scrive il primo articolo di cosmologia.

Si ammala prima di fegato poi di un’ulcera allo stomaco e viene accudito da Elsa.

In ottobre prende la direzione del Kaiser-Wilhelm- Institut fiir Physik.

Dopo la Prima guerra mondiale, ottiene la doppia cittadinanza svizzera e tedesca.

1919
Il 14 febbraio divorzia da Mileva. La sentenza di divorzio decreta che somme provenienti da un eventuale premio Nobel saranno destinate agli alimenti di Mileva e dei figli.

Il 29 maggio, durante un’eclissi solare, Sir Arthur Eddington misura sperimentalmente la curvatura della luce e conferma le previsioni di Einstein, che diventa improvvisamente un personaggio famoso.

Il 2 giugno sposa Elsa, che vive con due figlie nubili, Ilse (ventidue anni) e Margot (vent’anni).

Verso la fine dell’anno s’interessa al sionismo attraverso l’amicizia con Kurt Blumenfeld.

1920
In marzo la madre Pauline muore a Berlino.

Einstein è oggetto di manifestazioni di antisemitismo e di proteste contro la teoria della relatività, ma difende comunque la Germania.

È sempre più impegnato in attività non scientifiche.

1921
In aprile e maggio si reca per la prima volta negli Stati Uniti. Tiene quattro lezioni sulla teoria della relatività alla Princeton University dalla quale riceve una laurea honoris causa.

Accompagna Chaim Weizmann nel suo viaggio per raccogliere fondi a favore dell’università ebraica di Gerusalemme.

1922
Completa la prima memoria sulla teoria unitaria dei campi.

Da ottobre a dicembre si reca in Giappone facendo varie tappe in Estremo Oriente.

In novembre viene annunciato che Albert Einstein ha ricevuto il premio Nobel 1921 per la fisica per «i contributi alla fisica teorica e specialmente per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico»; molti lo ritengono un premio di consolazione perché non gli era stato dato per la sempre più controversa teoria della relatività.

Princeton University Press negli Stati Uniti e Methuen and Company in Gran Bretagna pubblicano Il significato della relatività, la raccolta delle lezioni alla Princeton University nel 1921.

1923
Visita la Palestina e la Spagna.

1924
La figliastra Ilse sposa Rudolf Kayser.

1925
Si reca in Sudamerica.

Insieme con Gandhi, firma un manifesto contro il servizio militare obbligatorio. Diventa un ardente pacifista.

Riceve la medaglia Copley, il più importante premio scientifico assegnato dalla Royal Society di Londra.

Diventa, fino al 1928, membro del consiglio di amministrazione dell’università ebraica di Gerusalemme.

1926
Riceve la medaglia d’oro della Royal Astronomical Society.

1927
Suo figlio Hans Albert sposa Frieda Knecht.

1928
Si ammala di nuovo, questa volta per un ingrossamento del cuore. È costretto a letto per mesi e rimane indebolito per un anno intero.

In aprile, Helen Dukas viene assunta come segretaria e lo resterà fino alla morte di Einstein.

1929
Inizia l’amicizia con la regina Elisabetta del Belgio, che durerà fino alla fine della sua vita.

In giugno riceve la medaglia Max Planck.

1930
Nasce il primo nipotino, Bernhard Caesar Einstein, da Hans Albert e Frieda.

La figliastra Margot sposa Dmitri Marianoff (dal quale divorzierà).

Firma il manifesto per il disarmo mondiale.

In dicembre visita New York e Cuba, si reca al California Institute of Technology (CalTech) di Pasadena, dove rimane fino al marzo 1931.

1931
È a Oxford in maggio e passa alcuni mesi nella sua casa di campagna di Caputh, a sudovest di Berlino. In dicembre torna a Pasadena.

1932
Tra gennaio e marzo è al CalTech. Rientra a Berlino. Accetta poi la cattedra all’Institute for Advanced Study di Princeton, dal momento in cui sarà terminata la costruzione del campus. In dicembre è nuovamente negli Stati Uniti.

1933
I nazisti arrivano al potere in gennaio. Si dimette dall’Accademia prussiana delle scienze, rinuncia alla cittadinanza tedesca (conserva invece quella svizzera). Non tornerà mai più in Germania.

Dagli Stati Uniti si reca con Elsa a Le Coq-sur-Mer, in Belgio, dove sono protetti da alcune guardie di sicurezza. Li raggiungono Ilse, Margot, Helen Dukas e un assistente, Walther Mayer.

Viaggia a Oxford e in Svizzera, dove va a trovare il figlio Eduard per quella che sarà la sua ultima visita.

Rudolf Kayser, il marito di Ilse, riesce a spedire le carte di Einstein da Berlino in Francia, e quindi negli Stati Uniti.

In settembre lascia l’Europa con Elsa, Helen Dukas e Walther Mayer. Arriva a New York il 17 ottobre con la Westmoreland; Ilse, Margot e i rispettivi mariti rimangono in Europa.

Pubblica insieme con Sigmund Freud Perché la guerra?.

Occupa la cattedra dell’Institute for Advanced Study, temporaneamente nel Fine Hall (ora Jones Hall) nel campus della Princeton University.

1934
Il 10 luglio, Ilse muore a Parigi dopo una lunga e dolorosa malattia. Margot e Dmitri arrivano a Princeton.

1935
In autunno trasloca al 112 di Mercer Street, a Princeton, dove abiteranno fino alla morte Elsa, Margot e Helen Dukas.

Riceve la medaglia Franklin.

1936
Hans Albert ottiene il dottorato in ingegneria dall’ETH di Zurigo (nel 1947 diventa professore di ingegneria idraulica all’università della California a Berkeley). Il 20 dicembre, Elsa muore dopo una lunga lotta contro una malattia cardiaca e renale.

1939
Sua sorella Maja Einstein-Winteler lo raggiunge in Mercer Street.

Il 2 agosto firma la famosa lettera al presidente Roosevelt sulle implicazioni militari dell’energia atomica.

In Europa scoppia la Seconda guerra mondiale.

1940
Albert Einstein diventa americano: la cittadinanza gli era già stata proposta con una delibera del Congresso, ma aveva preferito aspettare e ottenerla come tutti gli altri. Conserva fino alla morte anche la cittadinanza svizzera.

1941
Gli Stati Uniti entrano in guerra.

1943
Diventa consulente dell’Ufficio approvvigionamento della Marina americana, Sezione esplosivi e munizioni.

1944
Riscrive a mano l’articolo originale del 1905 sulla teoria della relatività ristretta; il manoscritto è venduto all’asta per sei milioni di dollari, versati come contributo allo sforzo bellico.

1945
Fine della Seconda guerra mondiale. Si dimette dall’Institute for Advanced Study e riceve una pensione, ma conserva il proprio ufficio all’Institute fino alla morte.

1946
Dopo un’emorragia cerebrale, Maja è costretta a letto.

Albert Einstein diventa presidente dell’Emergency Committee of Atomic Scientists.

Invita le Nazioni Unite a formare un governo mondiale, l’unico modo, secondo lui, per garantire una pace permanente.

1948
4 agosto: Mileva muore a Zurigo.

In dicembre i medici diagnosticano a Einstein un grosso aneurisma dell’aorta addominale.

Albert Einstein mentre scrive
Albert Einstein: foto di Alfred Eisenstaedt (1949)

1950
Il 18 marzo firma il proprio testamento, in cui nomina esecutore Otto Nathan e amministratori congiunti del suo lascito, Otto Nathan e Helen Dukas.

Le lettere e i manoscritti andranno all’università ebraica di Gerusalemme dopo la morte di entrambi gli amministratori. L’archivio vi sarà però trasferito prima.

1951
Maja muore a Princeton, in giugno.

1952
Gli viene offerta la presidenza di Israele, che rifiuta.

1954
Soffre di anemia emolitica.

1955
11 aprile: scrive a Bertrand Russell l’ultima lettera, in cui accetta di firmare un manifesto per sollecitare tutte le nazioni a rinunciare alle armi nucleari.

Il 15 aprile Albert Einstein è ricoverato all’ospedale di Princeton. Muore alle 13.15 del 18 aprile per la rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale.

Frasi celebri di Albert Einstein

L’odierna ed immortale popolarità di Albert Einstein la si deve in parte anche ad alcune sue frasi famose e celeberrime. Ne riportiamo qui di seguito alcune delle più celebri. Per un nutrito elenco di frasi di Albert Einstein vi rimandiamo al sito Aforismi.meglio.it

  • La meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. È una teoria che ci dice molte cose, ma non ci fa penetrare più a fondo il segreto del Grande Vecchio. In ogni caso, sono convinto che questi non gioca a dadi col mondo.
    (Da una lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)
  • Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente è un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo.
    (Riportata dal geografo Gilbert Fowler White)
  • Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.
  • La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato.
    (Il mondo come io lo vedo, 1931)
  • Dostoevskij a me ha dato più di qualunque scienziato, più di Gauss.
  • Finché le leggi della matematica si riferiscono alla realtà, non sono certe, e finché sono certe, non si riferiscono alla realtà.
  • Se verrà dimostrato che la mia teoria della relatività è valida, la Germania dirà che sono tedesco e la Francia che sono cittadino del mondo. Se la mia teoria dovesse essere sbagliata, la Francia dirà che sono un tedesco e la Germania che sono un ebreo.
  • Non mi preoccupo mai del futuro, arriva sempre abbastanza presto.
  • Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.
    (Da una lettera a Carl Seelig, 11 marzo 1952)
  • Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere.
    (Dalla risposta alla domanda dei redattori di Youth, citato nel New York Times, 20 giugno 1932)

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Hanna e Barbera, storia e biografia https://cultura.biografieonline.it/hanna-barbera/ https://cultura.biografieonline.it/hanna-barbera/#comments Tue, 20 Sep 2016 15:18:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19945 Hanna e Barbera sono i cognomi dei due fondatori dell’azienda americana Hanna-Barbera Productions Inc. La ditta è stata una importante casa di produzione di serie di cartoni animati. Scopriamo in questo articolo la storia dei due fondatori, William Hanna e Joseph Barbera.

Hanna-Barbera, William Hanna e Joseph Barbera, Hanna e Barbera
William Hanna e Joseph Barbera

L’incontro tra Hanna e Barbera

William Denby Hanna nasce il 14 luglio del 1910 a Melrose, negli Stati Uniti. Nel 1938 conosce Joseph Roland Barbera nel momento in cui inizia a lavorare nel settore fumetti della MGM. Proprio nel settore fumetti, Barbera è già impegnato in qualità di animatore e fumettista.

Barbera ha un anno in meno rispetto ad Hanna: è nato il 24 marzo 1911 a New York ed è figlio di due immigrati di origini siciliane, Vincent Barbera e Francesca Calvacca, provenienti da Sciacca, nell’Agrigentino.

Dopo avere lavorato come ragioniere, nel 1929, ad appena diciotto anni, Joseph ha abbandonato l’attività per cimentarsi come disegnatore di vignette umoristiche, e nel 1932 è diventato sceneggiatore e animatore per lo studio Van Beuren, prima di approdare nel 1937 alla Metro Goldwyn Mayer, dove, appunto, incontra Hanna. I due, dunque, iniziano a lavorare insieme, grazie all’intervento di Fred Quimby, coordinatore del settore fumetti.

Tom e Jerry

Da quel momento, e per circa venti anni, Hanna e Barbera realizzano più di duecento cortometraggi che hanno come protagonisti Tom e Jerry. Scrivono e disegnano direttamente o comunque coordinano lo staff che se ne occupa.

Il lavoro è equamente diviso: William Hanna si occupa della regia, mentre Joseph Barbera si concentra sulla scrittura delle sceneggiature, sull’invenzione delle gag e sulla realizzazione degli schizzi.

Hanna e Barbera successivamente prendono il posto di Quimby, nel 1955, e diventano responsabili dello staff di animazione. Rimangono alla MGM per altri due anni, firmando come direttori tutti i cartoon, fino a quando il settore viene chiuso.

La casa di produzione Hanna-Barbera

Nel 1957 la coppia dà vita, quindi, alla Hanna-Barbera, casa di produzione il cui studio si trova al 3400 di Cahuenge Boulevard, a Hollywood. Quello stesso anno vengono inventati i personaggi di Ruff & Reddy. L’anno successivo è la volta di Huckleberry Hound, cartone animato noto in Italia con il nome di Braccobaldo.

Tra il 1960 e il 1961, invece, vedono la luce due serie che rimarranno nel cuore degli appassionati per decenni: The Flintstones, cioè Gli Antenati, e Yogi Bear, cioè l’Orso Yoghi, il più celebre abitante del parco immaginario di Jellystone (nome che fa il verso a quello di Yellowstone).

Gli Antenati (The Flintstones)
Gli Antenati (The Flintstones)

Diretti discendenti dei Flintstones sono The Jetsons, vale a dire I Pronipoti, la cui ambientazione è lo spazio di un futuro indefinito. Sempre agli anni Sessanta risalgono The Pink Panther (La Pantera Rosa), Wacky Races (Le corse pazze) e Scooby Doo.

I Pronipoti (The Jetsons)
I Pronipoti (The Jetsons)

Hanna & Barbera negli anni ’70

Nel 1971 viene inventato Hair Bear, in Italia noto come Napo Orso Capo, seguito nel 1972 da una serie animata atipica, “Wait till your father gets home“, tradotta da noi come “Aspettando il ritorno di papà“. Questa seria presenta situazioni e ambientazioni tipiche di una sit-com, come si può intuire fin dal titolo. Al centro della scena è la famiglia Boyle, composta da padre, madre e tre figli, secondo lo stereotipo delle serie americane.

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Un figlio è un ventenne che non ha voglia di fare niente, uno è un preadolescente affarista e una è un’adolescente che pensa solo a mangiare. L’animazione e la grafica della serie sono alquanto originali, così come i temi affrontati, inediti per un cartone animato. Dalla questione delle minoranze alla sessualità, viene posta l’attenzione su problemi politici e sociali di grande impatto per l’epoca.

Nel 1973 vengono distribuiti Butch Cassidy, Goober e i cacciatori di fantasmi e Inch High l’occhio privato. Seguono nel 1975 The Grape Ape Show, cioè Il Gorilla Lilla, e nel 1976 Jabber Jaw.

Negli ultimi anni del decennio vengono prodotti Woofer e Wimper, cani detective, Capitan Cavey e le teen angels, Orsi radioamatori, L’elefante segreto, Hey, il re, Monster Tails e Godzilla.

Gli anni ’80

L’inizio degli anni Ottanta per Hanna e Barbera è segnato da Kwicky Koala e, soprattutto, The Smurfs, vale a dire I Puffi (il cui ideatore è però il fumettista belga Pierre Culliford, in arte Peyo) oltre che da John & Solfami, I Biskitts, Hazzard, Snorky e Foofur superstar.

Con il passare degli anni, lo studio diventa sempre più grande, diventando il più importante a livello di realizzazioni televisive seriali, con più di 4mila contratti relativi al merchandising per i personaggi inventati e circa ottocento dipendenti.

Le tecniche di realizzazione

Sempre negli anni Ottanta, la società Hanna-Barbera si fa ammirare per la capacità di dare vita a tecniche di realizzazione dei cartoni animati che permettono di contenere i costi in modo significativo. Non si utilizza il tridimensionale e vengono trascurate le carrellate o altre inquadrature particolari. Il solo riferimento è rappresentato da un disegno bidimensionale che fa della semplicità il proprio tratto distintivo. Non solo per i fondali ma anche per i personaggi.

Dal punto di vista dei colori, tutte le tonalità cromatiche sono omogenee, senza sfumature o ombre. L’esigenza di risparmiare porta a riciclare i fondali, che nelle azioni si ripetono in maniera ciclica, così come ricorrenti sono i movimenti dei personaggi.

È sempre per ridurre i costi che i personaggi sono più standardizzati. Ciò comporta, però, un abbassamento della qualità delle serie con il passare del tempo. Certo, l’omologazione dei caratteri ha i suoi vantaggi, come la possibilità di ricorrere agli stessi rodovetri per più titoli, che permettono di cambiare solo i lineamenti di corpi e volti per avere le sequenze desiderate.

Il rodovetro è un particolare foglio trasparente sul quale viene stampato il disegno che poi viene dipinto. Il procedimento si svolge per ogni singolo fotogramma che compone la sequenza animata di un cartone animato.

William Hanna e Joseph Barbera
Hanna e Barbera

L’evoluzione aziendale e la scomparsa di Hanna e Barbera

Nonostante l’azienda sia leader nel settore dell’intrattenimento televisivo, tuttavia, intorno alla metà degli anni Ottanta i costi di realizzazione di lungometraggi e serie aumentano in modo costante. E’ anche per questo motivo che lo studio viene assorbito dal gruppo TAFT Entertainment.

In seguito, tuttavia, avviene una nuova cessione alla Time Warner Inc., nel 1996.

William Hanna
William Hanna

William Hanna muore il 22 marzo del 2001 a North Hollywood. Il suo corpo viene seppellito in California, a Lake Forest, nel Cimitero dell’Ascensione. Il suo ultimo cartone animato, intitolato “Tom & Jerry e l’anello incantato“, viene distribuito postumo.

In seguito al decesso di Hanna, la casa di produzione va in bancarotta, a causa di alcuni progetti legati a serie tv non andati a buon fine.

Joseph Barbera
Joseph Barbera

Joseph Barbera, invece, muore il 18 dicembre del 2006 a Los Angeles, all’età di novantacinque anni. Il suo corpo viene seppellito in California, a Glendale, nel Forest Lawn Memorial Park. Il suo ultimo lungometraggio, intitolato “Stai fresco, Scooby-Doo!“, viene distribuito postumo nel 2007.

L’elenco di cartoni animati creati dalla coppia è numerosissimo. Per i più nostalgici è possibile visitare un nutrito elenco dei cartoni di Hanna-Barbera su Wikipedia.

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Banksy, la biografia https://cultura.biografieonline.it/banksy-biografia/ https://cultura.biografieonline.it/banksy-biografia/#comments Tue, 26 Jul 2016 17:57:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19087 Banksy è uno dei più famosi street-artist del mondo. Egli è nato come writer ma poi ha adottato la tecnica degli stencil per le sue opere, comparse sui muri di molte grandi città del mondo. Banksy è stato in grado di far avvicinare il grande pubblico al mondo dell’arte contemporanea grazie all’immediatezza del messaggio presente nelle sue opere.

Banksy
Nonostante l’anonimato e l’identità incerta, Banksy è uno dei più celebri esponenti della Street Art. Nella foto: una delle sue opere più celebri.

Si nasconde da sempre un alone di mistero intorno alla figura di questo artista. Banksy è in realtà uno pseudonimo e la sua vera identità non è mai stata rivelata.

Robin Gunningham

Tempo fa la Queen Mary University di Londra diffuse la notizia che il vero nome di Banksy fosse Robin Gunningham. Il nome venne rivelato dopo una serie di ricerche basate essenzialmente su informazioni provenienti da internet. La BBC, però, affermò che gli avvocati dell’artista contestarono duramente questa notizia. Pertanto l’identità rimane tutt’oggi avvolta dal mistero.

Il profilo biografico di Banksy

Certamente Banksy è nato negli anni ’70 del secolo scorso, probabilmente nel 1974, a Bristol. Appartiene ad una famiglia piccolo-borghese o della classe operaia. Ha vissuto la sua adolescenza in un quartiere non degradato ma al limite della periferia.

Secondo alcuni studi pubblicati sul Mail on Sunday nel 2008, Banksy ha frequentato fino all’adolescenza una scuola privata e non si è mai iscritto  all’Accademia delle Belle Arti. Ha iniziato a dipingere a Barton Hill, un centro giovanile che si trovava nella periferia di Bristol e dove si riunivano i writers, avvicinandosi così al mondo della street art.

Da Bristol a Londra

Bristol divenne quindi la tela sulla quale l’artista fece apparire i primi lavori, prima di trasferirsi a Londra intorno al 2000. La città natale è stata quindi fondamentale per la sua formazione iniziale. Si firmava a quei tempi con pseudonimi diversi, come Tes e Kato, e lavorava con delle crew (gruppi di writers).

Col passare del tempo egli capì che non era quella la sua strada: decise quindi di continuare la sua carriera artistica da solo e di dedicarsi pienamente agli stencil. Fu, ed è ancora, aspramente criticato dai writers con l’accusa di essere diventato troppo commerciale. Tuttavia Banksy cercò sempre un dialogo con il mondo dei writers. Nel 1998, infatti,organizzò a Bristol un grande raduno di writers, chiamato Wall on Fire, insieme con Inkie, altro artista molto famoso nel campo.

Gli anni 2000

Dagli anni 2000 la carriera di Banksy è stata tutta in ascesa.  Nel 2003 ha collaborato con i Blur, famoso gruppo musicale inglese, disegnando la copertina dell’album Think Tank.

Think Tank - copertina album - Blur
La copertina del disco “Think Tank” dei Blur, realizzata da Banksy

Nel 2005 è andato in Cisgiordania per dipingere alcuni murales sulla barriera fatta costruire da Israele per separare i due territori.

Banksy - Israele
Uno dei disegni di Banksy sul muro che divide Israele e Cisgiordania. In questo contesto l’artista ha realizzato degli squarci (con la tecnica del trompe l’oeil), che aprono varie finestre immaginarie sul mondo dall’altra parte del muro.

Nel 2006 ha pubblicato un cd parodia dell’album dell’ereditiera Paris Hilton, intitolato Paris, nel quale, oltre alle canzoni modificate, compaiono anche delle immagini modificate della Hilton.

Nel 2008 ha organizzato il Cans Festival, dedicato proprio alla stencil art, in un tunnel abbandonato di Londra, cercando di ironizzare, proprio a partire dal titolo, sul Festival di Cannes. L’evento riscosse molto successo di pubblico e critica e vi parteciparono moltissimi artisti provenienti da tutto il mondo. Tra questi ci furono anche alcuni italiani (Sten Lex, Lucamaleonte).

Il documentario

Banksy ha prodotto anche un documentario, Exit through the Gift Shop, nel 2010 che racconta in parte la sua vita. Egli compare sempre con il volto oscurato e la voce contraffatta mentre racconta la storia di Thierry Guetta, un francese che si trasforma in street artist con nome di Mr. Brainwash.

In concomitanza con l’uscita del documentario in America, egli iniziò a tappezzare le principali città americane con le sue opere. Tale gesto lo rese celebre anche tra le star americane.

Banksy negli USA

Dismaland

Tra le ultime trovate dell’artista bisogna certamente ricordare l’apertura di un parco divertimenti, Dismaland. Creato nei pressi di Londra nell’estate del 2015, è stato però chiuso nel settembre dello stesso anno.

La forza di Banksy nell’organizzare eventi e nuove trovate è sicuramente quella di lavorare in team. La sua squadra infatti è molto efficiente, oltre che molto attenta alla protezione del suo anonimato.

Banksy - Madonna con la pistola
Banksy, Madonna con la pistola (Napoli)

In Italia

Anche in Italia sono presenti opere di Banksy. A Napoli è ancora visibile la Madonna con la pistola presso Piazza dei Girolamini, nel centro storico.

Nella primavera del 2016 è stata organizzata dalla fondazione Terzo Pilastro, una mostra dedicata all’artista a Palazzo Cipolla a Roma. Il titolo della mostra è Guerra, Capitalismo e Libertà, e ha riscosso un grande successo di pubblico.

Forse, anzi sicuramente, l’anonimato dell’artista Banksy ha contribuito alla creazione del mito legato alla sua immagine. Ha contribuito inoltre a rendere eccezionali le sue opere. Queste trattano di tematiche impegnative ma lo fanno attraverso immagini concrete e immediatamente comprensibili.

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Chrétien de Troyes https://cultura.biografieonline.it/chretien-de-troyes/ https://cultura.biografieonline.it/chretien-de-troyes/#comments Wed, 17 Feb 2016 16:56:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16611 Chrétien de Troyes (1135 – 1190) è annoverato tra i più celebri esponenti della poesia francese medievale, una notorietà legata indubbiamente alla produzione di opere letterarie acutissime e non prive della prodigiosa combinazione eroica – erotica responsabile della nascita delle leggendarie cronache del romanzo cortese – cavalleresco del cosiddetto “ciclo arturiano“, ovvero dell’insieme delle rielaborazioni, in chiave enfatizzata, delle grandi leggende e dei secolari miti celtici dati alla luce dal cuore delle rigogliose isole britanniche tra l’anno 1000 e il 1492.

Chrétien de Troyes
Chrétien de Troyes

La vita di Chrétien de Troyes risulta purtroppo ben poco definita in quanto in gran parte ricavata dalle antiche quanto brevi introduzioni che precedevano i suoi capolavori: operò nella corte di Troyes tra il 1160 e il 1180, sotto la protezione di Maria di Champagne, per poi essere accolto successivamente nella corte d’Alsazia di Filippo I (1143 – 1191), conte di Fiandra, tra il 1175 e il 1190.

Chrétien de Troyes scrisse canzoni d’amore alla maniera dei trovatori e cinque romanzi:

La vera storia di Re Artù

Nel V secolo d.C. le invasioni barbariche misero duramente alla prova la stabilità dell’Impero Romano d’Occidente. Nel tentativo di frenare l’ondata distruttiva dei Visigoti verso Roma intorno al 410 d.C. , l’esercito Romano decise di abbandonare la Britannia e di riunirsi ai contingenti già presenti nella penisola italica.

Un capo tribù di nome Vortigern insorse e si proclamò re del Britannia, osteggiato dai Pitti, nel 433 d.C. chiese il supporto di orde di mercenari sassoni per rafforzare il suo esercito.
Incapace di saldare i debiti contratti con i mercenari, Vortigern fu privato di vaste porzioni di territorio, possedimenti che vennero riconquistati solo grazie all’intervento del comandante romano Ambrogio Aureliano.

Alla morte di Vortigern, il fratello Uther Pendragone aveva rilevato il trono. Uno dei suoi comandati più impavidi si chiamava Artorius, il leggendario Re Artù.
Fu proprio per merito di Re Artù che “i Sassoni vennero contrastati nel modo più fiero grazie ad una serie battaglie, l’ultima delle quali, lo scontro di Monte Badon del 518 d.C.” (WILSON).
Dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita a cercare di riunire il suo popolo, Artù morì per mano del nipote Mordred nella battaglia di Camlann.

Il corpo senza vita di Re Artù venne seppellito nella vecchia isola di Avalon, l’attuale Glastonbury e “poiché il luogo della sepoltura doveva necessariamente restare segreto per impedire ai Sassoni di profanare la tomba, nacque la leggenda secondo cui Re Artù era ancora vivo e pronto ad aiutare il suo popolo in caso di bisogno” (Wilson).

Il Graal

Sono poche le storie a perdurare nel mito e la storia del Graal è una di queste. La figura del Graal comparve per la prima volta nel Perceval di Chrétien de Troyes, dove viene presentata ai lettori con le sembianze di un piatto incastonato di pietre preziose, ma secondo la teoria più nota, anche grazie alla fama dei Templari, non sarebbe altro che una coppa che in un primo momento venne usata dal Messia per celebrare il sacramento eucaristico, e che in seguito venne impiegata da Giuseppe di Arimatea per raccogliere il sangue di Cristo dopo la crocifissione.

Indiana Jones e il Graal
Harrison Ford in una celebre scena del film “Indiana Jones e l’ultima crociata” in cui regge il Sacro Graal.

Attribuire una funzione o una forma al Graal è del tutto impossibile; Dan Brown nel suo Codice da Vinci la individua nell’utero di Maria, identificandosi non più come mero oggetto ma come scrigno umano del corpo e del sangue di colui che avrebbe redento il mondo.

Secondo leggende più antiche il Graal sarebbe una pietra caduta dalla corona di Lucifero durante lo scontro tra bene e male, mentre di recente lo storico Daniel Scavone ha ipotizzato che il Graal fosse in realtà la Sacra Sindone, in quanto oggetto legato alla morte di Gesù e che forse era entrato in contatto con il sangue del Redentore.

La ricerca del Graal non è legata marginalmente al ritrovamento di un oggetto, ma ad essa si accompagna “una rivelazione esoterica riguardante i misteri più alti della fede“.

Note Bibliografiche
C. Wilson, D. Wilson, Il grande libri dei misteri irrisolti, Newton & Compton Editori, Roma, 2005
G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al testo, Paravia, Torino,1994
R. Villari, Storia Medievale, Editori Laterza, Roma, 1975

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Identità di Shakespeare https://cultura.biografieonline.it/identita-di-shakespeare/ https://cultura.biografieonline.it/identita-di-shakespeare/#comments Fri, 12 Feb 2016 18:00:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16609 William Shakespeare (1564-1616) rientra nella schiera dei personaggi noti al mondo non solo per l’incontestabile bravura, ma anche per quella dose di incertezza che mal definisce la loro esistenza mortale e che inevitabilmente li inscrive nel mito. Quando nel 1592 raggiunse Londra, il successo in ambito teatrale e la fama del noto drammaturgo inglese erano ormai al culmine: opere come l’Enrico V riempivano i teatri di tutta Londra, compreso lo storico Globe Theatre, il teatro elisabettiano costruito nel 1599. In questo articolo faremo una riflessione sull’identità di Shakespeare, sulle illazioni che vedrebbero le sue opere attribuite ad altri.

Identità di Shakespeare
L’identità di Shakespeare è un mistero la cui verità è nascosta da secoli

È possibile consultare tutti i dettagli della vita di William Shakespeare e tracciare il trascorso dei suoi successi grazie a una delle tante pubblicazioni biografiche intitolate al poeta inglese, ma quante di queste tengono conto delle illazioni e delle contraddizioni legate alla sua vita?

I baconiani

William Shakespeare morì a Stratford-upon-Avon il 23 aprile del 1616, un epitaffio sulla sua tomba ne conserva il ricordo e ammonisce il visitatore a non recare disturbo alle spoglie terrene del bardo, arrecando addirittura il principio di una maledizione per chi osasse farlo:

Good friend, for Jesus’ sake forbear,
To dig the dust enclosed here.
Blest be the man that spares these stones,
And cursed be he that moves my bones.

Caro amico, per l’amor di Gesù astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto colui che custodisce queste pietre,
E maledetto colui che disturba le mie ossa.

Non sapremo mai se quella maledizione si sarebbe potuta considerare estendibile anche a tutti coloro che avrebbero messo in discussione l’esistenza di William Shakespeare nei secoli successivi, creando di fatti quell’intricata connessione di teorie e congetture conosciute come “bardolatria“.

Nel 1623, sette anni dopo la sua morte, il ricordo di William Shakespeare venne nuovamente rinnovato attraverso un cippo commemorativo nella chiesa parrocchiale di Stratford-upon-Avon, stele nella quale veniva rappresentato nei panni di un comune commerciante.

Un secolo dopo, la memoria di Shakespeare tornò in auge nella contea del Warwickshire con l’arrivo del prelato James Wilmot, grande appassionato di Shakespeare e di Francesco Bacone. Il prelato, dopo aver sollevato dei dubbi sulla paternità delle opere di Shakespeare, giunse alla conclusione che gli valse l’appellativo di “baconiano” in un articolo sul ‘’Times” del 25 Febbraio 1932: l’autore delle opere comunemente attribuite a William Shakespeare era sicuramente un uomo dalle spiccata intelligenza e di vasta cultura, condizioni che naturalmente farebbero pensare alla presenza di una grande biblioteca ricca di documenti, libri e manoscritti autografi, testimonianze di fatto mai ritrovate; l’autore dei capolavori shakespeariani sarebbe stato in realtà, secondo le supposizioni del prelato, Francis Bacon (italianizzato: Francesco Bacone), il filosofo, politico, giurista e saggista inglese.

Francis Bacon (Francesco Bacone)
Francis Bacon (Francesco Bacone)

Questa teoria ebbe un lungo seguito di oppositori: secondo i ricercatori canonici, basare una convinzione così considerevole sull’assenza della biblioteca shakespeariana risultava essere un’ipotesi troppo azzardata, dal momento che il nucleo della suddetta biblioteca si era potuto disgregare nel giro di un cinquantennio, non lasciando traccia e finendo nelle mani di inconsapevoli acquirenti; inoltre la psicologia che emerge dalle opere shakespeariane, ovvero la sensibilità quasi infantile di uomo romantico, contrasta nettamente con quella del freddo e calcolatore Francesco Bacone, capace di incolpare e causare la morte all’amico e rivale conte Essex, accusandolo ingiustamente di tradimento e assicurandosi l’incarico come capo dell’avvocatura dello stato della corte inglese, sotto il regno di Elisabetta I.

Nel 1867 la teoria baconiana acquisì dei risvolti affascinanti con il ritrovamento del manoscritto di Northumberland: “Era evidente che il libro fosse appartenuto a Francesco Bacone, per lo meno conteneva una copia delle sue opere. […] sulla copertina stava scritto “Signor ffrauncis Bacon” e la parola “Nevil”, ripetuta due volte in lato. Subito sotto stavano le parole “Ne vele velis”, il motto di famiglia di sir Henry Nevil, nipote di Bacone“, aspetto interessante se si pensa che il nome dello stesso Bacone è accostato al nome di Shakespeare e addirittura in un ambigua vicinanza con i titoli delle opere teatrali shakespeariane, definendo in modo decisivo il legame tra Bacone e il bardo.

Ritengo fondamentale ricordare che uno degli incarichi affidati a Francesco Bacone, presso la corte della regina Elisabetta, era quello di vagliare, approvare e censurare i testi teatrali e quindi non deve sorprendere la vicinanza dei due nomi su un documento che testimonia che, colui che svolgeva le mansioni di consigliere privato della regina, avesse letto il Riccardo II e il Riccardo III di William Shakespeare.

William Shakespeare
William Shakespeare

L’identità di Shakespeare secondo Orville Ward Owen

Il dottor Orville W. Owen di Detroit fu un altro baconiano dalle idee bizzarre, singolarità che lo condusse ad affermare di essere riuscito ad estrapolare dal famoso manoscritto Northumberland un lungo messaggio segreto in versi liberi che lo invitavano a “smembrare in pagine sciolte i libri delle opere di Bacone e Shakespeare per applicarle sulla circonferenza di una ruota”.

Dopo un procedimento spaventosamente complicato Orville giunse a delle conclusioni allarmanti quanto scomode: Bacone sarebbe stato figlio della regina Elisabetta e del suo amante, il conte di Leicester.

Orville spinse la passione ben oltre i limiti del raziocinio, arrivando a supporre l’esistenza di manoscritti segreti seppelliti nel terreno, nei pressi del fiume Severn.

Per circa quindici anni il dottor Orville, sostenuto da una lunga schiera di seguaci, scavò centinaia di fori nel terreno alla ricerca di tracce misteriose e manoscritti, ovviamente senza successo.

L’identità di Shakespeare si scontrò con i volti di molti personaggi celebri: una quantità sempre maggiore di teorie attribuivano la paternità delle opere shakespeariane a William Stanley, Christopher Marlowe, Edoardo de Vere e molti altri ancora.

Mark Twain definì e ridicolizzò l’ondata di opinioni inverosimili che si affastellarono nel suo secolo e in quello precedente, con il suo noto e malcelato umorismo in “Is Shakespeare dead?“:

I biografi ipotizzano che Shakespeare abbia maturato la sua vasta conoscenza della legge e la sua accurata familiarità con i modi, il gergo e i costumi degli avvocati dopo essere stato lui stesso per poco tempo il cancelliere del tribunale di Stratford; proprio come se un giovanotto sveglio come me, cresciuto in un paesino sulle rive del Mississippi, potesse sviluppare una conoscenza perfetta della caccia alla balena nello stretto di Behring e del gergo dei veterani passando qualche domenica a pescare pescegatti.

Nonostante la quantità ingente di teorie, la verità rimane ancora troppo lontana e molto probabilmente, come in una visione a “cannocchiale rovesciato”, lo sarà per sempre.

Note Bibliografiche
Wilson, D. Wilson, Il grande libro dei misteri irrisolti, Newton & Compton Editori, Roma, 2005

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Zero Assoluto, la biografia di Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci https://cultura.biografieonline.it/zero-assoluto/ https://cultura.biografieonline.it/zero-assoluto/#respond Mon, 14 Dec 2015 20:50:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15982 Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci (figlio di Mario Maffucci, storico dirigente Rai), cioè gli Zero Assoluto, nascono rispettivamente il 24 giugno del 1977 e il 28 maggio del 1978 a Roma. I due si conoscono a scuola, al liceo classico statale “Giulio Cesare” della capitale: successivamente si cimentano insieme nella musica, e in particolare nel rap, con il brano “In due per uno zero”, che fa parte della compilation “Nati per rappare vol. 2”.

Zero Assoluto - Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi
Gli Zero Assoluto sono Matteo Maffucci (a sinistra) e Thomas De Gasperi (a destra)

Zero Assoluto: il debutto

Nel 1999 viene pubblicato il loro singolo di debutto, intitolato “Ultimo capodanno”, nel quale si esibisce anche Chef Ragoo: il videoclip della canzone vede la partecipazione di alcuni calciatori della Roma, tra cui Francesco Totti.

Dopo il singolo “Zeta A”, nel 2001 è la volta di “Come voglio”, il cui videoclip è interpretato da Sarah Felberbaum. Nel 2002 Thomas e Matteo avviano una collaborazione con i produttori Enrico Sognato e Danilo Pao, mentre l’anno seguente pubblicano i singoli “Tu come stai” e “Magari meno”.

La tv, la radio e il primo disco

Nel 2004 gli Zero Assoluto debuttano in televisione alla conduzione del programma “Terzo Piano, Interno B”, in onda su Hit Channel, e prendono parte alla trasmissione radiofonica di Rtl 102.5 “Suite 102.5”, trasmesso anche da Rtl 102.5 Television. Nello stesso periodo pubblicano il singolo “Mezz’ora”, che precede l’uscita di “Scendi”, il primo disco degli Zero Assoluto, che include anche “Tu come stai” e “Magari meno”, oltre al nuovo singolo “Minimalismi”.

I primi successi di Thomas De Gasperi e Matteo Marfucci

Nel 2005, esclusi dal “Festival di Sanremo” per il quale avevano proposto il brano “Semplicemente”, Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci si rifanno con gli interessi conquistando il doppio disco di platino proprio in virtù di quel singolo, che raggiunge il secondo posto in classifica e rimane in graduatoria per ben trenta settimane.

L’anno successivo riescono, invece, a salire sul palco del Teatro Ariston, dove – per la categoria Gruppi – portano il pezzo “Svegliarsi la mattina”, che consente loro di arrivare tra gli otto finalisti della kermesse canora.

Il singolo ottiene tre dischi di platino, rimanendo nella top ten della classifica delle vendite per venticinque settimane e al primo posto per due mesi: sarà il singolo più venduto in Italia nel 2006.

In estate, gli Zero Assoluto prendono parte al “Festivalbar” con la canzone “Sei parte di me”, che, oltre a garantire loro il premio “Rivelazione dell’anno” del programma di Italia1, ottiene due dischi di platino, raggiungendo il primo posto nella classifica delle vendite.

Thomas De Gasperi
Una foto di Thomas De Gasperi

Successivamente De Gasperi e Maffucci collaborano con Nelly Furtado per il brano “All Good Things (Come to an End)”, che fa parte del suo album “Loose”, per poi proporre “Appena prima di partire” per il “Festival di Sanremo” del 2007. Scelti come concorrenti della rassegna ligure, duettano con la stessa Furtado sul palco dell’Ariston.

Una foto di Matteo Maffucci
Una foto di Matteo Maffucci

Il secondo disco in studio

Dopo Sanremo, gli Zero Assoluto pubblicano il loro secondo disco, intitolato appunto “Appena prima di partire”, del quale fanno parte otto inediti oltre a “Sei parte di me”, “Svegliarsi la mattina” e “Semplicemente”: le 100mila copie vendute dall’album valgono il riconoscimento del disco di platino.

Dall’album sarà estratto anche il singolo “Meglio così”, in corrispondenza dell’inizio dello “Zero Assoluto Live”, il tour che porta i due ragazzi romani in giro per l’Italia, con oltre quaranta concerti. A partire dal mese di ottobre del 2007, i due presentano “Vale tutto”, quiz trasmesso da Mtv, mentre il mese seguente viene pubblicato il dvd “Zero Assoluto Extra”, all’interno del quale sono presenti tutti i videoclip del duo.

Zero Assoluto - foto

Nel frattempo, le canzoni “Quello che mi davi tu”, “Semplicemente” e “Seduto qua”, tratte da “Appena prima di partire”, vengono scelte per fare parte della colonna sonora del film “Scusa ma ti chiamo amore”, tratto dal libro omonimo di Federico Moccia, che contiene anche una scena registrata nel corso di un concerto degli Zero Assoluto.

Nel 2008 Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi lasciano Rtl 102.5 per approdare su R101, dove propongono il programma “Da Zero a 101”, mentre in Francia e in Germania viene pubblicato il singolo “Win or Lose (Appena prima di partire)”, vale a dire la versione internazionale del brano proposto a Sanremo con la partecipazione di Nelly Furtado.

Gli album successivi

Dopo la pubblicazione del libro “Sotto una pioggia di parole – Appunti disordinati di un disco”, i due registrano “Sotto una pioggia di parole”, il loro terzo album, preceduto dal singolo “Per dimenticare”, che diventa disco d’oro.

Nel 2010 gli Zero Assoluto realizzano la colonna sonora del film di Federico Moccia “Scusa ma ti voglio sposare”, mentre l’anno successivo incidono “Perdermi”, il loro quarto disco, preceduto dal singolo “Questa estate strana”.

Nel 2014 pubblicano il loro quinto album, “Alla fine del giorno”, anticipato dai singoli “All’improvviso” e “Adesso basta”. Nel 2015, Matteo diventa uno degli opinionisti della trasmissione “TvTalk”, in onda il sabato pomeriggio su Raitre. Il 13 dicembre dello stesso anno viene annunciato che gli Zero Assoluto parteciperanno come concorrenti all’edizione del 2016 del “Festival di Sanremo”, dove propongono il brano “Di me e di te”.

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