Badoglio Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 03 Apr 2022 16:05:30 +0000 it-IT hourly 1 Lo sbarco in Sicilia https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/ https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/#comments Sun, 03 Apr 2022 07:14:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14524 Lo sbarco in Sicilia avvenne dopo la mezzanotte del 10 luglio 1943. Forze statunitensi, inglesi e canadesi sbarcarono tra Licata e Cassibile, vicino a Siracusa, invadendo 160 km di costa. Gli uomini impiegati nell’invasione della Sicilia furono 180.000. Fu il più grande sbarco mai realizzato in un solo giorno.

Lo sbarco in Sicilia
Lo Sbarco in Sicilia avvenne il 10 luglio 1943

I motivi dell’operazione militare

I motivi che spinsero gli alleati a decidere l’apertura di un secondo fronte in Europa, furono figli di un compromesso difficile. Stalin fu la causa principale di questa decisione. Il dittatore russo pretendeva, a ragione, di avere un sostegno più deciso da parte degli alleati.

Durante gli ultimi tre anni di guerra l’Unione Sovietica aveva subito più perdite di tutti; chiedeva da tempo l’intervento di Stati Uniti e Inghilterra in Europa per alleggerire il suo impegno. Inglesi e americani non erano d’accordo su come creare un secondo fronte. I primi preferivano sviluppare una serie di battaglie per distrarre truppe e mezzi dei nazisti, mentre gli americani preferivano concentrare l’attacco su un unico luogo.

Fu scelta la Sicilia, dopo un ampio dibattito, perché lo Stato Maggiore Usa voleva conquistare l’Italia raggiungendone il nord e da lì entrare in Germania. L’Alto Comando sovietico pensava, invece, che la guerra in Italia avrebbe costretto Hitler a spostare molte truppe dal fronte orientale e l’Inghilterra riteneva che la penisola fosse un luogo non troppo importante ma ugualmente necessario per sperimentare un primo massiccio attacco in Europa.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con guida
Lo sbarco in Sicilia: soldato con guida

La Sicilia era anche un territorio facile dal punto di vista militare perché, malgrado ci fossero circa 250.000 soldati tedeschi e italiani, le strade erano talmente dissestate che il primo sbarco non avrebbe trovato una grande resistenza e i rinforzi e i rifornimenti avrebbero impiegato troppo tempo per dare manforte alle linee di difesa. In realtà la guerra in Italia avrebbe avuto problematiche ben diverse, ritardando di molto mesi i piani alleati.

Lo sbarco in Sicilia: operazione Husky

Il nome in codice dello sbarco fu: operazione Husky. La prima parte dell’invasione avvenne dal cielo.

Furono lanciati duemila paracadutisti americani e altrettanti paracadutisti inglesi, che non riuscirono però a raggiungere, a causa delle condizioni meteorologiche, gli obiettivi che gli erano stati assegnati. Il loro scopo era neutralizzare le difese dei ponti e di alcuni punti strategici per permettere poi ai soldati, che sarebbero sbarcati sulle spiagge, di procedere verso le principali città della Sicilia.

Gli americani furono sparpagliati fra Gela e Siracusa e dovettero impiegare più tempo per raggiungere i punti che gli erano stati assegnati.

Lo sbarco in Sicilia - schema
Operazione Husky – schema

Anche gli inglesi furono presi alla sprovvista dal forte vento.

Nel loro caso esso influì ancora di più sullo spostamento dagli obiettivi, perché i paracadutisti britannici utilizzarono gli alianti per approdare in Sicilia.

L’uso degli alianti

Gli alianti, come è noto, sono aerei senza motore; essi vengono trasportati da altri aerei vicino al punto in cui devono atterrare; poi vengono sganciati per farli planare con una libertà di manovra limitata da parte del pilota.

Pertanto, il vantaggio di poter volare silenziosamente era controbilanciato dallo svantaggio di non poter controllare il velivolo. E con un vento forte il risultato fu disastroso.

Molti alianti caddero in mare e affondarono, altri non riuscirono a raggiungere gli obiettivi. Solo dodici atterrarono nei punti sensibili che gli erano stati assegnati. Uno di questi obiettivi fu il Ponte Grande sul fiume Anapo. Gli inglesi riuscirono a raggiungerlo e a conquistarlo nell’attesa che arrivassero le truppe che stavano sbarcando sulle spiagge. Mentre, infatti, i paracadutisti combattevano contro i soldati italiani e tedeschi, 2.500 navi sbarcavano 180.000 soldati.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con mulo
Lo sbarco in Sicilia – soldato con mulo

Gli alleati, benché inferiori numericamente rispetto ai loro nemici, disponevano di un numero di mezzi nettamente superiore. Tuttavia, il forte vento aveva reso il mare mosso e lo sbarco si era complicato; inoltre, le truppe sbarcate avevano raggiunto punti errati della costa e questo aveva ritardato l’arrivo dei rinforzi che i paracadutisti stavano attendendo. A est, comunque, le truppe inglesi e canadesi riuscirono a sbarcare tutte e, dopo il caos organizzativo, riuscirono a raggiungere i paracadutisti.

A Gela, invece, gli americani trovarono una forte resistenza militare. Benché la conquista della città fu ottenuta rapidamente, le truppe italiane poste sulle colline e rafforzate dai tedeschi non si arresero facilmente. Gli italiani combatterono tutto il giorno, creando non pochi problemi alle truppe americane.

Solo alla fine della giornata, e malgrado i rinforzi tedeschi, dovettero ripiegare. A est, gli inglesi combatterono valorosamente ma furono colpiti duramente dagli italiani che, dopo un’iniziale confusione, dimostrarono un forte spirito combattivo.

Conclusioni

La sera del 10 luglio 1943 tutti gli obiettivi che gli alleati si erano prefissati furono raggiunti. Tuttavia, i morti furono molti di più rispetto a quelli che erano stati preventivati. I tedeschi dimostrarono fin da subito che non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Già, quindi, da questa prima giornata di combattimenti fu abbastanza chiaro che la guerra in Italia sarebbe durata a lungo: molto di più di quello che avevano pianificato gli Stati Maggiori alleati.

Sbarco in Sicilia - carro armato
Un carro armato in una delle strette vie dei paesi siciliani

La Sicilia costò agli alleati 25.000 morti e l’impiego di 15.000 mezzi corazzati. La Sicilia fu conquistata dopo cinque settimane di combattimento. In seguito, si capì che questo fronte non era fondamentale per la guerra ma che, invece, fu la causa dell’arresto di Benito Mussolini e della sua sostituzione con il maresciallo Badoglio, che ordinò il passaggio dell’Italia da alleato dei tedeschi ad alleato degli inglesi e degli americani.

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Storia del Giornalismo italiano: la stampa durante il fascismo https://cultura.biografieonline.it/storia-giornalismo-fascismo/ https://cultura.biografieonline.it/storia-giornalismo-fascismo/#comments Fri, 08 Jan 2016 18:36:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16168 La stampa nel periodo fascista vede sfruttare il prestigio e la diffusione delle maggiori testate per accattivarsi il consenso della popolazione. Punta soprattutto al “Corriere della Sera” e a “La Stampa”. Vediamo nel contesto della storia del giornalismo italiano come si evolve la stampa.

Omnibus - Storia del giornalismo italiano
Storia del giornalismo italiano: uno dei primi numeri del settimanale Omnibus (giugno 1937).

La stampa e Mussolini

In un primo momento, pretende la fascizzazione della parte politica e poi arriva a manipolarli totalmente. È il momento di nuovi mutamenti e di cambi di direzione: egli vuole eliminare i direttori che gli sono avversi e ci riesce. È così che il “Corriere della Sera”, in soli tre anni, cambia tre volte direttore; succede anche in altri quotidiani, come “La Stampa”, il “Giornale d’Italia”, il “Messaggero” e la “Tribuna”. Mentre muore “Il Secolo”, riprendono invece le pubblicazioni del “Gazzettino” (Venezia). Inoltre, Mussolini impone il blocco del numero dei quotidiani e gli editori rispondono passando all’impaginazione a sette colonne. Ciò comporta un distacco dal punto di vista editoriale e tecnico tra la stampa italiana e quella degli altri paesi: i quotidiani francesi, inglesi e americani hanno già intrapreso una diversificazione dei contenuti come metodo per combattere la diffusione della radio, che in Italia nasce nel 1930.

Mussolini si serve dell’ufficio stampa come mezzo principale di sorveglianza, dal quale partono le “veline”, che contengono le disposizioni ai giornali sugli argomenti da trattare: prima di ogni cosa la costruzione del “mito” del duce, le questioni politiche e la cronaca nera. L’iscrizione al sindacato è riservata ai giornalisti aderenti al partito fascista. Viene istituito l’albo e, per poter esercitare la professione, bisogna esserne iscritti: l’iscrizione si ottiene se si ha un regolare contratto con un quotidiano.

Storia del giornalismo italiano: il giornalismo radiofonico

Torniamo alla nascita della radio. Nel 1930, al giornalismo della carta stampata si affianca quello radiofonico. I giornali radio raggiungono indici di ascolto elevatissimi. Nello stesso anno, il guardasigilli Alfredo Rocco prepara il codice “Rocco”. Le nuove norme penali servono ad integrare alcuni punti lasciati in sospeso dalla legge 31 dicembre 1925. Eccoli: viene accentuata la responsabilità del direttore e il sequestro avviene per opera dei prefetti. La modernizzazione della stampa si sviluppa su tre piani: tecnico (vengono introdotte rotative più veloci), editoriale (la creazione del numero del lunedì, aumento delle pagine – alcune giornate sino a dodici – distribuzione più rapida), giornalistico (una maggiore diversificazione dei contenuti, maggiore uso delle fotografie, impaginazione di tipo orizzontale, stagione trionfale per la terza pagina).

Con l’installazione delle prime macchine per stampare in rotocalco (1930), nascono nuovi settimanali (femminili, sportivi, di cinema, per ragazzi), editori importanti sono Rizzoli e Mondadori. Nel 1933, il duce nomina capo dell’ufficio stampa Ciano, suo genero, mentre lui sta pensando all’Abissinia (Africa orientale). I giornali e la radio contribuiscono a far rinascere il mal d’Africa: Ciano estende il suo controllo sulla radio e decide di mandare in onda, dopo il notiziario delle venti, un commento ai fatti del giorno. La rubrica si intitola “Cronache del regime” e se ne occupa Roberto Forges Davanzati.

Gli inviati

Durante la conquista dell’Etiopia, gli inviati speciali sono trentasei. La censura militare e la sorveglianza del Ministero della Stampa nascondono le incertezze che si registrano nella prima fase; man mano che la vittoria si avvicina l’enfasi cresce: il duce torna ad occupare il titolone della prima pagina. Le tirature dei quotidiani registrano vette mai viste. Nel 1937, il Ministero della Cultura popolare viene chiamato “Minculpop”.

Nascono i settimanali di attualità Omnibus (Rizzoli), Tempo (Mondadori). Comincia anche la guerra delle onde con l’attivazione di emittenti antifasciste. La stampa è chiamata ad abbandonare ogni pietismo e a diffondere la campagna antisemita: ogni quotidiano partecipa, ad eccezione di quelli cattolici. Nel 1939, ottengono particolare successo le corrispondenze di Indro Montanelli, inviato del “Corriere”.

L’entrata in guerra dell’Italia e la censura fascista

La sera del 10 giugno 1940 viene dato l’annuncio dell’entrata in guerra. Due ore dopo l’annuncio, Pavolini, ministro della Cultura popolare, tiene rapporto ai direttori dei maggiori quotidiani e raccomanda di intensificare la campagna sulle ragioni dell’intervento.

Corriere della Sera - 10 giugno 1940, l'Italia entra nella Seconda Guerra Mondiale
10 giugno 1940, l’Italia entra nella Seconda Guerra Mondiale. La prima pagina del Corriere fa parte della storia del giornalismo italiano

Sono scarse le veline sull’andamento del combattimento, perché sulle notizie militari e sulle corrispondenze di guerra esiste un doppio vaglio censorio. Così i corrispondenti di guerra sono costretti a descrivere più le impressioni che i fatti. All’inizio, i quotidiani devono uscire a 4 pagine. Calano le vendite, perché la gente non si accontenta più dei bollettini e dei comunicati. Allora Pavolini concede due numeri a sei pagine alla settimana e invita i direttori a ridare alla terza pagina il suo tradizionale carattere. Avviene così che le vendite cominciano a salire e la crescita non si arresta più.

Propaganda fascista - Terza pagina del giornale Popolo di Romagna - 15 gennaio 1938
Propaganda fascista: terza pagina del giornale Il Popolo di Romagna

Dalla metà del 1942 i quotidiani devono uscire a quattro pagine e nel 1943 si arriva a scendere alle due pagine. Il “Corriere” è in testa, seguito da “La Stampa”, “Stampa sera” e dal “Popolo d’Italia”. Anche la guerra delle onde si sviluppa enormemente. Così Mussolini invita i giornali a dire di tutto ed a occuparsi di tutto. Caduta Pantelleria, l’ordine che viene dato è di evitare polemiche dirette a distinguere tra fascisti e antifascisti. Gli angloamericani sbarcano in Sicilia.

L’arresto di Mussolini

Mussolini viene sconfessato dal Gran Consiglio del fascismo in una riunione avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 e viene fatto arrestare da Re Vittorio Emanuele III. L’annuncio delle “dimissioni” del duce e dell’incarico dato dal re a Badoglio di formare il governo venne diramato dalla radio dopo le 22 del 25 luglio.

26 luglio 1943 - giornale - La Stampa
La prima pagina de La Stampa del 26 luglio 1943

E’ un momento importante nel contesto della storia del giornalismo italiano. Per i giornali comincia una notte frenetica, Morgagni, presidente dell’agenzia Stefani, si toglie la vita. Cessa le pubblicazioni “Il popolo d’Italia”. Escono brevi commenti nei quotidiani che, a partire dal “corriere”, sono quasi tutti intitolati “Viva l’Italia”.

La stampa e Badoglio

Le prime misure adottate da Pietro Badoglio per la stampa e la radio sono molto severe. A causa della penuria della carta, i quotidiani sono autorizzati ad uscire a quattro pagine soltanto due volte la settimana. Due testate vengono soppresse: “IL popolo d’Italia” e “Il regime fascista”. Con la nomina di Galli al ministero della Cultura viene concessa alla stampa qualche possibilità di parlare del fascismo, ma solo su aspetti scandalistici: l’amante del duce e i suoi familiari, ad esempio.

Dopo la fuga del re e di Badoglio da Roma i giornali e la radio sono allo sbando. Per alcuni giorni dei quotidiani non escono e il giornale radio non trasmette il notiziario. I quotidiani escono a due pagine e sono firmati da “redattori responsabili”. Si apprende la notizia della liberazione di Mussolini, avvenuta per opera di paracadutisti tedeschi, che lo trasferiscono in Germania.

La stampa in mano ai tedeschi e la stampa clandestina

Da Monaco, arriva l’annuncio di Mussolini della creazione della Repubblica sociale italiana (La Repubblica di Salò – Lombardia). Da questo momento, fu solo uno strumento in mano tedesca. I tedeschi obbligano i giornali romani a pubblicare il testo integrale del discorso di Hitler sul tradimento dell’Italia.

Nelle prime settimane, i canali d’informazione sono soltanto rappresentate dalle agenzie tedesche e i notiziari del nuovo regime fascista trasmessi da Monaco. È attraverso l’istituzione dell’ufficio propaganda Staffel, nato a Milano, che i tedeschi esercitano il controllo della radio e dei giornali. Mussolini pubblica sul “Corriere” una lunga serie di articoli nei quali ripercorre le vicende svoltesi tra il 1942 e il 1943. Nel 1945 si avvicina la fine. Ha inizio la stampa clandestina. Si distinguono due filoni: da una parte la stampa clandestina dei partiti e dall’altra i fogli partigiani.

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