autobiografie Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 25 Oct 2023 08:11:36 +0000 it-IT hourly 1 Tropico del Cancro, romanzo di Henry Miller: riassunto https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/ https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/#respond Tue, 24 Oct 2023 12:11:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17883 Uno dei maggiori romanzi dello scrittore americano Henry Miller, pubblicato per la prima volta nel 1934 dalla Obelisk Press a Parigi, è “Tropico del Cancro“. Si tratta di un libro a carattere autobiografico, raccontato in prima persona da Miller, che si rivolge direttamente al lettore ribadendo senza mezzi termini che il testo che ha redatto non è un libro ma uno “scaracchio in faccia all’arte“.

Tropico del cancro - libro
Tropico del cancro, copertina del libro (Feltrinelli) • Scritto nel 1934, fu pubblicato in Italia nel 1962

Tropico del Cancro: ambientazione e temi trattati

Le vicende si svolgono in Francia, in particolare a Parigi, nel periodo dei primi decenni del XX secolo, subito dopo la Belle Époque.

Parigi viene descritta in modo minuzioso dallo scrittore, che ne sottolinea sia i lati positivi che quelli negativi, indicando la città come un luogo pieno di “mollezze da intellettuali“. Ma la città vive anche dei suoi risvolti positivi: appare aperta al mondo del lavoro e ad un confronto politico costruttivo al suo interno.

Il protagonista del romanzo è uno scrittore americano in volontario esilio in Francia, che trascorre le sue giornate in questo clima surreale e altalenante della Ville Lumière, vivendo nel mondo esclusivo degli artisti e della nobil classe.

Lo scrittore, nei vari capitoli, narra le vicende del protagonista Henry, facendo riferimento all’ambiente e ai suoi amici, agli aspiranti artisti, ai colleghi ed ai posti di lavoro che il protagonista frequenta, ai quartieri poveri della Parigi degli anni Trenta, fino ad arrivare a narrare degli incontri amorosi dello stesso Henry con diverse donne conosciute ovunque.

Riassunto

Tropico del Cancro” si apre narrando le vicende di uno scrittore americano che vive a Villa Borghese, a Roma, presso il suo amico Boris. Il personaggio vive un’esperienza simile a quella vissuta da Mattia Pascal, con la sola differenza che lui ha buttato via la maschera, già da tempo.

La sua residenza, italiana da lì a poco, si trasferisce a Parigi, dove il protagonista viene ospitato da una serie di conoscenti che lo aiutano, a turno, a offrigli un riparo e una casa. Henry non ha nemmeno un lavoro stabile, come non stabili sono le sue relazioni amorose sempre da una toccata e fuga. Vive la sua vita in un continuo stato di provvisorietà.

Viene definito, dallo stesso autore, povero in canna ma libero e felice di muoversi come crede. È un protagonista che non si scoraggia mai, inventandosi nuovi lavori, da correttore di bozze, a insegnante di lezioni d’inglese, a modello per pittori, fino a trovare a Digione un posto come insegnante, che manterrà solo per un breve periodo di tempo.

La sua precarietà la vive a pieno anche nella sfera amorosa: si diverte a cambiare compagne con le quali intrattiene relazioni a sfondo puramente sessuale. Si tratta di incontri occasionali di una notte o poco più lunghi.

Solo poche donne lasciano il segno nella sua vita, come la bella Tania, la futura moglie Mona, Germanie e una prostituta incontrata casualmente in un tardo pomeriggio parigino. Si tratta di donne conosciute in un caffè, donne che ha lasciato in America, donne che ha semplicemente osservato e ammirato. Secondo l’autore Henry Miller, non è il tempo che determina l’incisività di una relazione, ma l’intensità del rapporto sessuale; il tempo è solo il vero cancro, la vera malattia, poiché non tutti ricordano che la vita è mortale.

Attorno al protagonista ruotano sempre una serie di personaggi perdenti e al limite del sociale: gente sgangherata, poetastri e scrittori da quattro soldi che rendono più evidente e sottolineano la goliardia di quel periodo storico parigino. A questo punto, la vera protagonista indiscussa del romanzo sembra essere la città di Parigi.

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L’autore e il protagonista

Il protagonista ci narra della sua vita in città, raccontandoci e spiegandoci i suoi pensieri mentre si dedica alle sue continue camminate, passando da un quartiere all’altro della città, da un caffè a una brasserie, da un parco ad una piazza, da strade affollate a strade viste come spenti e grigi scenari.

Henry, affascinato dalla splendida Parigi, ne descrive le sue bellezze come gli Champs-Elysées, l’Arc de Triomphe, la Tour Eiffel, soffermandosi di continuo sulla descrizione dei colori lucenti della città turistica ma anche sui colori cupi degli angoli oscuri dove vive la povertà.

Miller si sofferma inoltre sull’analisi del comportamento aggressivo e volgare della società umana che non risparmia niente e nessuno, soprattutto in quel periodo dove si iniziava ad annusare il pungente profumo dell’arrivo della Guerra.

Henry Miller
Una foto di Henry Miller

Incipit

Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci saremmo mai conosciuti così intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi.
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s’uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo…

(Incipit del libro)

Commento all’opera

Il romanzo “Tropico del Cancro” ottenne un notevole successo di critica, venendo considerato un importante capolavoro della letteratura del Ventesimo secolo. Nonostante la descrizione spesso dettagliata delle scene a sfondo sessuale, il capolavoro di Henry Miller venne elogiato in particolar modo per la sua prosa molto spesso elaborata. Il romanzo fu pubblicato negli Stati Uniti per la prima volta solo nel 1961 dalla Grove Press.

Inizialmente, si aprì addirittura un processo ai danni dello scrittore per oscenità, ma fu questa l’occasione palese per rivedere e modificare le leggi americane relative alla pornografia negli anni Sessanta. L’opera venne tradotta in versione italiana da Feltrinelli, nel 1962, grazie alla preziosa collaborazione di Luciano Bianciardi che tradusse il testo, ma venne lanciata nel mercato italiano solo a partire dal 1967.

Tropico del Cancro al cinema

Nel 1970, uscì perfino il film omonimo dal titolo “Tropico del Cancro” per la regia di Joseph Strick che raccontava le diverse avventure di Henry (R. Torn), scrittore americano in volontario esilio attraverso i bordelli e i bassifondi della Parigi degli anni Trenta.

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Walden ovvero Vita nei boschi, libro di Henry David Thoreau (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/walden-vita-nei-boschi-thoreau/ https://cultura.biografieonline.it/walden-vita-nei-boschi-thoreau/#comments Fri, 09 Dec 2016 16:16:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20553 Il filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry David Thoreau è noto al pubblico principalmente per il romanzo “Walden ovvero Vita nei boschi“. Il testo venne riscritto ben sette volte dall’autore, prima della pubblicazione finale avvenuta nel 1854. Proponiamo di seguito una breve analisi del libro con un riassunto della storia.

Walden ovvero Vita nei boschi - libro - riassunto
Walden ovvero Vita nei boschi : una copertina del libro di Henry David Thoreau. Foto: Teresa Borgia

L’uomo e la natura

Walden ovvero Vita nei boschi” è uno scritto autobiografico, in cui l’autore narra del rapporto tra uomo e natura. In questo particolare contesto, la natura viene vista dall’autore come una vera e propria fonte di benessere esistenziale. Non è vista come un semplice mezzo per arrivare al raggiungimento delle conoscenze ideali di ordine superiore.

L’uomo moderno per Thoreau, se vuole vivere felice, deve abbandonare tutta una serie di schemi sociali e provare a cercare verità e felicità nelle piccole cose. La nostra esistenza è troppo meccanica e ripetitiva. Ciò è dovuto alle conseguenze dei fenomeni dell’industrializzazione e dell’urbanesimo.

L’uomo è comunque artefice del proprio destino. Egli cerca di ritrovare se stesso anche se vive in una società rivolta al consumismo che, molto spesso, guarda solo all’utile commerciale. Secondo Thoreau, invece, noi dobbiamo cercare e trovare lo spazio per pensare, entrando esclusivamente in contatto con la natura. Liberandoci di tutti gli irrigidimenti mentali e sociali a cui il nuovo mondo costringe. In questo senso, l’essere umano può vivere sereno anche in determinate condizioni di povertà materiale. Apprezzando, a differenza di altri, le piccole (grandi) cose della vita.

Walden ovvero Vita nei boschi: riassunto

All’inizio del romanzo, l’autore ci introduce la tematica dell’economia e del malcostume diffuso di spendere e sperperare il denaro. Infine, di disperdere il tempo utile. Poi, il libro continua con la storia. Nel luglio 1845, all’età di ventotto anni, Henry David Thoreau lascia la sua città natale per trovare una nuova via di vita a contatto con la natura.

Nel romanzo, l’autore ci narra delle sensazioni che ha provato durante il suo soggiorno in una capanna, realizzata in gran parte da solo, sulle sponde del lago Walden (Walden Pond). Il sito è nelle vicinanze della cittadina di Concord, nel Massachusetts. Qui, l’autore vi soggiorna per ben due anni. Segue uno stile di vita lontanissimo da quello degli altri e si immerge solo nei ritmi della natura.

Lo scrittore inizia così a raccontare della sua vita a stretto contatto con la natura, soffermandosi in modo particolare sugli ambiti naturalistici che il mondo attorno gli offre. Dapprima, si concentra sulla descrizione dettagliata della zona in cui decide di costruire la sua dimora e, in seguito, descrive in modo minuzioso la sua vita nei boschi. Descrive gli animali che ci vivono, le vicissitudini quotidiane, i suoi visitatori reali e a volte immaginari che però lo accompagnano in questa meravigliosa avventura.

Walden life in the woods - book - summary
Walden life in the woods – book – summary

Thoreau e la Natura

L’autore si concentra sul paesaggio circostante narrandoci con incredibile precisione il disegno che la natura ha realizzato in quei luoghi. I capitoli più intensi del libro sono quelli in cui la protagonista principale è proprio la Natura.

Henry David Thoreau descrive il trasformarsi della flora e della fauna nei pressi del lago di Walden di stagione in stagione. Nella quiete dei boschi, il protagonista coltiva il suo orto, legge, osserva gli animali, passeggia nella natura, si incammina alla scoperta di qualche villaggio vicino, passa il suo tempo facendo piccoli lavori in casa, scrive.

Inoltre, costruisce delle amicizie sane. Si tratta di rapporti basati solo sullo scambio di esperienze, sul dono e sul disinteresse. Sono amicizie costruite diversamente da quelle che lui stesso aveva intrecciato fino ad allora in vita, quando si trovava a vivere in città.

Anche se la sua vita appare monotona. L’autore, in questa situazione, riesce a trovare la pace interiore. Il compito di Thoreau di vivere nei boschi è una vera e propria prova di sopravvivenza. E’ allo stesso tempo una testimonianza preziosa per tutti e per i posteri a venire.

Tale scelta si inserisce nella sua consapevolezza di “disobbedienza civile” nei riguardi di una società di cui lo stesso autore non condivideva gli ideali. Il suo esperimento di vivere nei boschi, lontano dalla società civile, sembra inizialmente funzionare.

Il vagabondo di Walden instaura un rapporto solitario con la natura ed è alla ricerca di un misterioso alfabeto segreto. Quello del mitico New England di due secoli prima. Ossia un territorio geografico che è considerato anche nella sua dimensione morale, estetica e metafisica.

Finale

Alla lunga però lo stesso autore si rende conto che anche questo esperimento deve terminare. Tutto ha un inizio e anche una fine. Il libro si conclude con il rientro da parte dell’autore nella sua città natale. Abbandona definitivamente la vita dei boschi, per ritornare alla cosiddetta società civile.

Henry David Thoreau arriva alla conclusione che non sia possibile vivere “davvero” in quel modo. Perché per lui era assolutamente indispensabile vivere altre vite diverse e non dedicarsi solamente a una “vita sola”, in questo caso alla vita nei boschi. In ogni caso, il suo romanzo Walden ovvero Vita nei boschi ci lascia un importante messaggio. Quello che bisogna vivere sempre con assoluta semplicità e leggerezza. Bisogna cogliere l’attimo e, in ultimo, essere determinati per raggiungere i propri sogni.

Foto di Henry David Thoreau
Henry David Thoreau

Commento all’opera

Walden ovvero Vita nei boschi” è uno dei libri di maggior successo dello scrittore Henry David Thoreau. I filosofi di quel tempo hanno certamente apprezzato il suo libro ma non sempre l’autore e la sua opera sono stati capiti. Il libro ha influenzato il pensiero ecologico contemporaneo ed è unanimemente considerato tra i classici più letti della letteratura americana.

Una frase del libro divenne celeberrima negli anni ’90 del XX secolo quando venne riportata nel copione del bellissimo film “L’attimo fuggente” (1989, con Robin Williams). La frase sintetizza in modo assoluto il pensiero dell’autore:

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita (…) per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto. (…) Volevo vivere profondamente e succhiare tutto il midollo della vita.

Altre citazioni dell’opera di Thoreau trasposte sul grande schermo, soprattutto dal punto di vista filosofico, si trovano nel film “Into the Wild” (2007, di Sean Penn).

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Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: riassunto https://cultura.biografieonline.it/ragazzi-zoo-berlino-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/ragazzi-zoo-berlino-riassunto/#respond Fri, 15 Apr 2016 17:38:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17895 Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (Wir Kinder vom Bahnof Zoo), è un libro autobiografico pubblicato da Christiane Vera Felscherinow, meglio conosciuta come Christiane F., un’ex tossicodipendente che nel corso del 1978, per circa due mesi, quando era sia imputata che testimone ad un processo per detenzione e spaccio di droga, raccontò la sua storia a due giornalisti del settimanale “Stern“, Kai Hermann e Horst Rieck.

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino
Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino – copertina italiana del libro

La denuncia, in realtà, era a carico di Heinz W., un rappresentante di commercio maturo, che era solito frequentare delle giovanissime prostitute, tra cui Christiane e la sua inseparabile amica quattordicenne Babette Doge.

Pubblicato inizialmente a puntate sul settimanale tedesco “Stern“, il libro sulle vicende di Christiane F. suscitò non poco scalpore, soprattutto per la giovanissima età dei protagonisti, tossicodipendenti gestiti da adulti, affetti da evidenti disturbi psichici, pronti a tutto, anche a vendere il proprio corpo, pur di procurarsi la propria dose quotidiana. Il titolo originale del libro, infatti, fa riferimento a bambini piuttosto che a ragazzi.

Il libro

Per vedere il libro pubblicato nella sua versione integrale, bisogna però aspettare il 1979 quando la Flescherinow, per via delle sue vicende, diviene famosa in tutto il mondo, riuscendo anche a far volgere lo sguardo dell’opinione pubblica sulle problematiche della droga e della prostituzione nel mondo giovanile.
In Italia, la pubblicazione di “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” avviene nel 1981, quando la casa editrice Rizzoli decide di far tradure il romanzo autobiografico di Christiane F. dalla giornalista Roberta Tatafiore.

Gli errori dell’edizione italiana

La versione italiana presenta però degli errori nell’indicazione di alcuni luoghi di Berlino, e una scelta stilistica assai diversa rispetto all’opera originale, che conteneva anche delle foto crude delle vicende dei suoi protagonisti.
Riuscitissimo è invece l’accostamento tra la locazione, la stazione vicino il giardino zoologico di Berlino, e la metafora del serraglio, luogo di aggregamento dei giovani sventurati protagonisti del libro, fatto nel titolo.

Un successo mondiale

Il libro viene presto tradotto in molte lingue e diviene, nel giro di pochissimo tempo, un vero e proprio successo mondiale, in quanto simbolo di una generazione che, più di tutte, è vittima e schiava dell’eroina. Nel 1981 dal libro della Felscherinow viene anche tratto un film che, pur non seguendo fedelmente la trama del libro, riscuote un enorme successo in tutto il mondo, sia di critica che di pubblico.

Christiane F. (Christiane Vera Felscherinow)
Una foto di Christiane F. (Christiane Vera Felscherinow), autrice del romanzo autobiografico “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: trama del libro

Il racconto di Christiane F. descrive descrive con particolare enfasi le tappe principali della sua vita: dal trasloco da Amburgo al sobborgo berlinese di Gropiusstadt alla sua infanzia difficile, dalla violenza del padre alla separazione dei genitori, per finire con l’iniziazione all’eroina in un oratorio protestante prima, e nella discoteca berlinese Sound dopo.

Christiane trascorre un’infanzia difficilissima. Costretta per anni a subire le violenze da parte del padre, un po’ alla volta si avvicina ad un mondo diverso dal suo e per questo affascinante: quello della droga.

Le tristi vicende della protagonista iniziano alla tenera età di dieci anni, quando la madre, trovata la forza di separarsi dal padre, si trasferisce insieme al compagno Klaus in un piccolo sobborgo di Berlino. Qui, la piccola Christiane inizia a frequentare un circolo ricreativo gestito dalla Parrocchia, chiamato “Hauss der mitte“, dove per la prima volta comincia a far uso di stupefacenti. Nello stesso periodo comincia a frequentare la scuola a Berlino dove conosce una ragazza, Kessi, che diventerà la sua migliore amica, insieme alla quale comincia il suo calvario nel tunnel della droga.

Le cose stavano così che l’uno vedeva nell’altro la merda che lui stesso era. Uno vedeva il proprio squallore e rimproverava all’altro lo stesso squallore per dimostrare a se stesso di non essere tanto squallido come l’altro.

A soli dodici anni comincia a fumare hascisc, bere alcolici e a far uso di acidi e pasticche insieme ai suoi nuovi amici, tra i quali spicca la figura del suo primo amore Detlef.
Ed è proprio per via di queste nuove frequentazioni che le semplici pasticche cominciano a non bastarle più e che la giovanissima Christiane inizia a spingersi sempre più oltre, alla ricerca di qualcosa di più forte ed inebriante.

Ecco quindi che decide di cominciare a far uso anche di eroina, dapprima sniffandola e poi iniettandola direttamente nel suo corpo per endovena. L’alto costo di questa sostanza la costringe però a prostituirsi e quindi a frequentare assiduamente la metropolitana della zona più malfamata di Berlino: il Banhof Zoo. In questo luogo tetro riesce ogni giorno a procurarsi il denaro sufficiente per due o tre dosi di eroina.

Finale

Tutto ciò dura finché un giorno la giovanissima protagonista, chiusa nel bagno di casa per iniettarsi la dose quotidiana di eroina, viene scoperta dalla madre che, in preda al rimorso per averla sempre trascurata, decide di aiutare la figlia ad uscire dal tunnel della droga.

Christiane tenta quindi la via della disintossicazione, ma a Berlino l’impresa si rivela ancora più ardua di quanto potesse pensare. Per questo motivo, la madre decide di mandare la figlia a vivere a casa di una zia che vive lontano dalla capitale tedesca. Qui la piccola Christiane ha modo di cominciare una nuova vita circondata dall’affetto dei propri familiari e da quello di amici sinceri, ma soprattutto dall’oscuro mondo della droga.

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Il garofano rosso (Elio Vittorini): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-garofano-rosso/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-garofano-rosso/#comments Sun, 20 Dec 2015 15:45:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16058 Una delle opere più conosciute dello scrittore e traduttore italiano Elio Vittorini è “Il garofano rosso”. Il romanzo non ebbe inizialmente il successo sperato: uscì inedito solo nel 1948, edito da Arnoldo Mondadori Editore, con una prefazione che metteva in luce l’importanza del romanzo giovanile, enfatizzando la biografia umana e intellettuale e il valore di documento storico di una generazione.

Il garofano rosso - Elio Vittorini - libro - riassunto - romanzo - 1948
Il garofano rosso (romanzo di Elio Vittorini del 1948)

Il romanzo “Il garofano rosso“, pubblicato a puntate sulla rivista “Solaria”, era stato infatti a lungo censurato perché considerato contrario “alla morale e al buon costume di quell’epoca”, dato che l’amore tra i protagonisti del romanzo Alessio e Zobeida era descritto con particolari definiti assai scabrosi per quel tempo. Infatti, lo scrittore usava come modello probabile per descrivere le scene a sfondo erotico, quelle relative al romanzo di David Herbert LawrenceL’amante di Lady Chatterley”.

Il garofano rosso: riassunto del romanzo

Il garofano rosso” è diviso in quindici capitoli ed è caratterizzato da una lunga sezione dedicata al diario del protagonista principale, Alessio, ma i momenti più coinvolgenti sono contenuti in alcune lettere dell’amico più caro, ovvero il giovane Tarquinio. Il linguaggio utilizzato dallo scrittore viene definito “ibrido” poiché, da un lato, si tende al realismo, dall’altro invece al lirismo.

Il romanzo narra le vicende di Alessio Mainardi, studente liceale molto irrequieto che, da una parte, aderisce alle “squadre nere” del fascismo emergente e ha un’ingenua infatuazione per la violenza fascista e, dall’altra, vive un amore tormentato per una compagna di scuola, Giovanna, con la quale si era scambiato solo un tenero bacio, suggellato da un garofano rosso appuntato sulla sua giacca. È appena avvenuto il delitto di Giacomo Matteotti e, agli occhi di quei giovani, il fascismo è considerato un movimento politico rivoluzionario e reazionario di gran forza. Alessio condivide la sua passione per le donne e per il fascismo con il suo amico Tarquinio, che vive con lui nella pensione della signora Formica. Insieme ad altri ragazzi, i due organizzano il grande sciopero generale che per un giorno blocca tutte le scuole della città. Si ritrovano ben presto coinvolti in un bel pasticcio: infatti, tale gesto costa caro ai due ragazzi che perdono, grazie alla loro bravata, l’anno scolastico.

Alessio, dopo quel fatto, si reca dalla sorella che lo convince a ripresentarsi agli esami di ottobre e a recuperare l’anno scolastico perduto. A questo punto, il protagonista decide di seguire il consiglio nella speranza di rivedere la sua amata Giovanna, anche se l’amore per lui non sembra essere corrisposto, e per evitare un’ulteriore delusione ai suoi genitori con cui ha spesso scontri e discussioni. Al ritorno a Siracusa, però, Alessio scopre che il suo amico e compagno di stanza Tarquinio si è trasferito in hotel e si rammarica dell’accaduto. La distanza tra i due amici diventa insormontabile, quando in Alessio nasce il sospetto che il suo amico Tarquinio sia entrato nelle grazie della sua amata Giovanna e che per lui non ci sia più speranza di fare breccia nel cuore della giovane. Così, decide di trascurare la scuola e di meditare vendetta.

A questo punto, il ragazzo si reca presso la casa di tolleranza della signora Ludovica (una casa di appuntamenti) e cerca Zobeida, una prostituta (ragazza bellissima e grande amore dell’ex amico Tarquinio). Alessio decide così di vendicarsi del torto subito andando a letto con Zobeida, ma ciò che è nato per vendetta ben presto si trasforma in passione. Il giovane inizia così ad intrattenere una relazione segreta e tormentata per lungo tempo con la bella Zobeida. Nella testa di Alessio, però, si contrappongono due ideali di figure femminili: da una parte, quella dell’amore puro per Giovanna, amore consumato nello scambio di sguardi e piccoli doni, e dall’altra quello passionale e carnale, quello definito “intenso” per la bella Zobeida, che nel frattempo lo aveva deprivato del suo garofano rosso.

Finale

La relazione segreta tra i due continua fino a quando la situazione precipita dopo una perquisizione della polizia nella casa di appuntamenti della signora Ludovica. Zobeida viene arrestata per spaccio di droga e Alessio, incredulo dell’accaduto, si ritrova solo nella sua vita di sempre. Il giovane poco dopo, camminando per strada, si imbatte nei suoi vecchi compagni di scuola che stanno seguendo raccolti un corteo funebre di una ragazza, Daria Cortis, che si è suicidata per problemi d’amore. Il fatto fa sorgere numerosi dibattiti tra i giovani che al bar discutono riguardo al tema dell’amore, accendendo la discussione sul “Codice d’amore” e sulle regole che si dovrebbero usare nel rispetto della persona amata, criticando le idee della società borghese di quel tempo. Al bar, i ragazzi discutono perfino del concetto di purismo, ma Alessio si discosta dalle loro convinzioni che secondo lui sono dettate dalla forte inesperienza di vita e, in questo senso, si ritrova sullo stesso piano dell’amico Tarquinio, che ha effettivamente vissuto una medesima esperienza con la bella Giovanna.

Foto Elio Vittorini
Una foto di Elio Vittorini

Il Garofano Rosso” è un romanzo autobiografico poiché la città dove è ambientata la vicenda è Siracusa, terra natale di Elio Vittorini e il personaggio principale della storia, Alessio, in quel periodo, nel 1924, ha sedici anni ed è esattamente coetaneo dello stesso scrittore e condivide le stesse passioni fasciste; l’unica differenza tra i due è che Alessio proviene da una famiglia agiata e borghese mentre lo scrittore ha sempre vissuto la sua adolescenza in una famiglia con una condizione sociale modesta.

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Sette anni di felicità (Etgar Keret) https://cultura.biografieonline.it/sette-anni-di-felicita/ https://cultura.biografieonline.it/sette-anni-di-felicita/#respond Thu, 24 Sep 2015 14:34:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15204 non ha rotto specchi

mentre ero in vacanza – ho fatto vacanze lunghe sì, e comunque leggo molto – ho letto, di etgarkeret, sette anni di felicità – feltrinelli, 2015. ne aveva parlato la mia amica silvia e se lo dice lei per me va bene a patto che non sia troppo intellettuale perché lei è intelligente e c’ha questa tendenza a volte.

Sette anni di felicità
Sette anni di felicità (2015)

etgar keret è giovane – ho ufficialmente raggiunto l’età in cui quelli sotto i 50 sono giovani, poi diventano signori, poi dopo anziani. vive a tel aviv con moglie e pargolo, i suoi sono sopravvissuti all’olocausto, ha un fratello e una sorella di cui non vi dico nulla. è scrittore e regista ma io non ho mai letto niente di suo prima di questo, e questo è il primo autobiografico. sono belli i libri dove uno parla di sé. a parte che non ti viene il dubbio di dire ma parlerà di sé? i libri autobiografici soddisfano quel voyeurismo che c’è in noi e che ci fa guardare dentro le finestre delle case quando si cammina e c’è buio e dentro ci sono le luci accese e ogni condominio diventa una serie di corti in cui ognuno racconta una storia. le storie più divertenti sono quando riesci a vedere che programmi stanno guardando alla tele. o le cene. impazzisco per le cene.

questo è probabilmente un libro catartico per keret, parla della sua famiglia con un affetto che ti fa venire un pochetto di invidia. non dico solo moglie e figlio ma i genitori, fratello e sorella che sono assai diversi da lui e tra loro.

si fan dei bei sorrisi a leggerlo. anche se a volte parla di situazioni brutte, mica facile quando devi partorire e spareno i missili eh. nella migliore tradizione ebraica l’umorismo permea le pagine. fatto bene però, perché come dice keret stesso in un’intervista, [credo] che l’ironia sia l’arma che i deboli hanno per affrontare la durezza della realtà. È così che funziona il cervello umano: se c’è una cosa che mi disturba io cerco di cambiarla, se fallisco una volta ci riprovo, ma se è troppo grande e fallisco sempre allora ci scherzo sopra. Scherzare in qualche modo è una maniera di salvaguardare la propria dignità, è un modo di esprimere la tua protesta senza risultare patetico.

lui ha ragione anche se la sara mi diceva sempre di smetterla di fare dell’ironia su tutto, che mi serviva solo per nascondermi.

Foto di Etgar Keret
Etgar Keret
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