astrattismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 07 Nov 2021 13:55:16 +0000 it-IT hourly 1 L’Escargot (opera di Henri Matisse): analisi del collage https://cultura.biografieonline.it/escargot-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/escargot-matisse/#comments Sun, 07 Nov 2021 12:15:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21842 L’Escargot (La Lumaca) è un’opera realizzata dal pittore francese Henri Matisse nel 1953, all’età di 83 anni. Anziano e malato Matisse è costretto a letto. E’ tanto infermo che, dopo aver ritagliato con le forbici i pezzi di carta e averli dipinti, dice all’infermiera che lo accudisce come deve disporli sul foglio, per comporre l’opera.

L'Escargot (La lumaca) - Henri Matisse - 1953
L’Escargot (La lumaca) • Henri Matisse, 1953

Matisse e il “cut-out”

Ai pennelli il pittore sostituisce le forbici perché, nel 1941, dopo aver subito un intervento chirurgico per un cancro all’intestino, è costretto sulla sedia a rotelle. Dà l’addio ai pennelli ma non si rassegna. Freme rinchiuso nella stanza all’Hotel Regina di Nizza. Qui il pittore si trasferisce dopo il divorzio dalla moglie Amélie. E’ allora che inventa una nuova forma d’arte: il “cut-out”. Matisse riesce così a dare vita ad opere grandiose, bellissime, dalle svariate forme. Da quelle organiche a quelle geometriche. Da qui nascono composizioni vivaci, che trasmettono felicità, allegria. Tra i vari collage che l’artista realizza, ci sono una serie di lavori chiamati “Nudi Blu”.

L’Escargot: analisi del collage

Ma torniamo a “L’Escargot“. In quest’opera, Matisse conserva lo sguardo da bambino. Si tratta di un collage allegro, fantasioso, in cui l’artista trasmette un sentimento di gioia, utilizzando colori vividi su carta bianca. L’opera misura 2,87 x 2,88 metri ed è custodita presso la Tate Modern Gallery di Londra. Questa del collage, è una forma d’arte che lo stesso artista definisce “una specie di paradiso”, sperimentando l’astrattismo espressivo.

Matisse - Escargot - Museo
Una foto del quadro – esposto al museo Tate Modern di Londra – che dà l’idea delle dimensioni

Le lumache sono animali piccoli: Matisse ne prende una e la fa diventare enorme. Il corpo grande è blu, la testa è verde. Poi vi sono una spirale di colori dalle varie forme. Insomma, nonostante la malattia, il pittore francese realizza questo papier collé trasmettendo il suo amore per la vita, con la gioia.

Matisse a proposito della sua opera diceva:

Mi impegno a creare un’arte che sia per lo spettatore, in qualunque condizione si trovi, una sorta di calmante cerebrale, di tregua, di piacevole certezza che doni pace e tranquillità.

Commento all’opera

Con questo e gli altri collage, Matisse spezza ogni stereotipo, smentendo chi pensa in modo meccanico ad opere drammatiche che possano riflettere la sua condizione di salute. Niente di tutto ciò, niente opere cupe, spiritualistiche o drammatiche, ma opere che rappresentano il ritratto della felicità. Lo trasmette proprio con questa “L’Escargot“, dove si percepisce che l’artista è contento.

Matisse non si preoccupa di dipingere “a tesi”. Si lascia ispirare dalla realtà, da ciò che lo colpisce, dando forma alla meraviglia che ciò rappresenta per lui, quasi con lo stesso stupore e la stessa semplicità propria di un bambino. Tutto è realizzato quindi con estrema semplicità, con capacità di sintesi, con grande senso della misura. Sembra quasi una partitura musicale, che fa “danzare” L’Escargot davanti agli occhi dello spettatore.

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Piccole gioie, opera di Kandinsky https://cultura.biografieonline.it/piccole-gioie-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/piccole-gioie-kandinsky/#respond Wed, 07 Feb 2018 07:02:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23961 In questo celebre quadro intitolato Piccole gioie, Vasilij Kandinsky racconta dell’amore per la sua madre Mosca, città dove torna dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. L’opera, realizzata nel 1913, segna un periodo di transizione, raffigurato proprio con la barca sul lato destro del dipinto, simbolo di movimento, di passaggio, e ancora, di attraversamento, da una fase all’altra. Kandinsky passa dunque dal periodo eroico del Cavaliere Azzurro alla sua conclusione brusca con l’inizio del primo conflitto mondiale. Poi seguiranno altri slanci per l’artista russo, altre esperienze, altre avventure. Dello stesso periodo è Composizione VII, quadro che simboleggia la rappresentazione dell’inizio e della fine del mondo, che tratta temi come il diluvio, la resurrezione, il giudizio universale.

Piccole gioie - Kandinsky - Small Pleasures - Kleine Freuden - 1913
Piccole gioie (Small Pleasures – Kleine Freuden) • Realizzato da Kandinsky nel 1913, è conservato presso il Guggenheim Museum a New York. Diversi indizi fanno pensare che si tratti di una veduta di Mosca. E’ un’opera appartenente alla corrente dell’espressionismo.

Commento all’opera

Torniamo a Piccole Gioie: questa gioia interiore del pittore è evidente nell’uso di colori chiari, che danno all’immagine un aspetto luminoso e che conferisce serenità. È una tela, realizzata in olio, che misura 109,8 x 119,7 centimetri, che è custodita al Solomon Guggenheim Museum di New York. Si tratta di un dipinto a cui l’artista è molto legato, come dimostra una foto che lo ritrae accanto al dipinto. Scatto realizzato proprio nel 1913 e che l’artista utilizzerà in seguito per realizzare un’opera fondamentale del periodo russo, cioè Mosca I. La città russa è celebrata dall’artista anche in un altro quadro di cui abbiamo parlato in precedenza.: Dama a Mosca.

Piccole gioie: descrizione dell’opera

Il tipo di slancio verticale, le piccole cupolette disposte al centro dell’opera rappresentano un riferimento chiaro a Mosca, che appunto si sviluppa su una zona collinosa e sorge sulle rive del fiume Moscova. Si vedono infatti alcune costruzioni poste sulla montagna. È da qui che partono alcuni cavalieri, che a cavallo si spostano verso altri insediamenti, altre mete e orizzonti.

Sulla parte destra del dipinto, si trova invece una zona ampia ricoperta dalle acque mosse e colorate. Qui è rappresentata una piccola barca a tre remi che galleggia sulle acque mosse. Si ergono poi, dall’angolo in basso a destra, gigantesche figure spettrali che si impossessano della scena. Il riferimento, il ricordo, è ad un’altra sua opera dal titolo Improvvisazione 19 (Suono azzurro) dove Kandinsky dipinge proprio delle gigantesche figure trasparenti.

Il riferimento a “Improvvisazione 19”

Quest’opera, di cui si è parlato in un precedente articolo, è conosciuta anche con il nome di “Suono azzurro” e riguarda i lavori realizzati dall’artista sino al 1909 quando cioè inizia a dividere i suoi dipinti in Impressioni, Improvvisazioni e Composizioni. Proprio perché il noto violoncellista conserva nell’amore per la pittura quello per la musica, di cui rivela le profonde affinità.

Improvisation 19 - Improvvisazione 19 - Kandinsky
Improvvisazione 19

Proprio per questo resta celebre una sua frase, una metafora del pianoforte, dove Kandinsky spiega che il colore rappresenta il tasto del pianoforte, mentre l’occhio è il martelletto.  Dove l’anima assume la forma di un pianoforte con molte corde.  Così l’artista rappresenta la mano che sfiorando il tasto riesce a fare vibrare l’anima. E ancora afferma che per un artista “il più ricco insegnamento viene dalla musica”.

Il riferimento a “Il cavaliere azzurro” e il passaggio all’astrattismo

È il 1903 quando Kandinsky dipinge il “Cavaliere azzurro”, nel quale l’artista raffigura un cavaliere con il mantello azzurro, che su un cavallo bianco, attraversa un prato variopinto, sotto un cielo azzurro con nuvole bianche che lo attraversano. E’ un quadro in cui lo spettatore diventa parte dell’avventura del cavaliere.

Cavaliere azzurro - Kandinsky
Cavaliere azzurro

Kandinsky è innamorato delle avventurose vicende dei cavalieri medievali. Cavalieri che combattono contro il male, affrontando le prove più ardue. È per l’artista il simbolo del trionfo dell’età dello spirito sul materialismo. Mentre si dovranno attendere sette anni, ovvero il 1910, per vedere realizzato il primo acquerello astratto di Kandinsky, che segna una forza interiore dirompente rispetto alle opere del passato. Rappresenta inoltre il passaggio all’astrattismo.

Kandinskij, primo acquerello astratto (1913)
Primo acquerello astratto

È in questo modo che inizia un linguaggio che si basa soltanto sui rapporti tra forme, geometrie e colori. È un linguaggio lirico, vicino al campo della musica, che dimostra ancora una volta la sua capacità di invenzione.

I primi colori che mi fecero grande impressione sono il verde chiaro e brillante, il bianco, il rosso carminio, il nero e il giallo ocra. Avevo allora tre anni.

È questa una affermazione di Kandinsky che ben sintetizza la sua passione per l’arte. È questo acquerello che segna l’abbandono dell’artista ad ogni elemento figurativo: la pittura diventa libera dalla funzione mimetica, si spoglia del reale per rappresentare proprio lo stato interiore del pittore. Questo aspetto, lo stesso artista, lo evidenzia nel suo testo “Lo spirituale nell’arte” dove sostiene:

più il blu è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale. […] Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. […] Il giallo è il colore tipico della terra. […] Da un punto di vista psicologico può raffigurare la follia.

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Composizione VII, opera di Kandinsky https://cultura.biografieonline.it/composizione-vii-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/composizione-vii-kandinsky/#comments Sat, 06 Jan 2018 16:22:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23930 Oltre trenta disegni e schizzi per realizzare in soli tre giorni e mezzo un capolavoro dell’astrattismo. L’opera si intitola Composizione VII ed è del pittore Vasilij Kandinsky. I suoi lavori sono sempre oggetto di un lento processo creativo. Mai nulla è dettato dal caso, ma tutto è frutto di un complicato lavoro, di uno studio profondo. Di una ricerca interiore dell’artista. Nel quadro infatti si può notare che nessuna forma e nessuna combinazione di colori si ripete. Si alternano, in questo dipinto, dissoluzioni, scontri e subitaneità.

Composizione VII - Composizione 7 - Composition VII - Composition 7 - Kandinsky
Composizione VII (Composition VII, 1913), celebre quadro di Kandinsky

Composizione VII, descrizione e interpretazione del quadro

Il quadro Composizione VII simboleggia la rappresentazione dell’inizio e della fine del mondo. Si possono qui interpretare temi come il diluvio, la resurrezione, il giudizio universale. Tutti temi che si trovano spesso nelle opere dell’artista russo. Così se da una parte si legge la genesi con i colori primari, rosso e blu, dall’altra si trova l’abisso. In particolare proprio seguendo quanto ha scritto Kandinsky su un suo schizzo che riguarda l’opera rappresentata, in basso a sinistra, è dipinta la genesi, in basso a destra invece l’abisso. In alto a sinistra sono rappresentate le ingerenze, con intervallate al centro le modulazioni e gli offuscamenti.

Anche la parte centrale risulta essere molto elaborata graficamente, dove si trovano linee rette e curve, per placare il ritmo man mano che ci si avvicina ai margini, dove la grafica molto complessa via via lascia il posto al colore con una stesura più regolare e serena.

Il dipinto come una sinfonia

In altre parole, se si trattasse di uno spartito, quindi se si parlasse di musica, si potrebbe usare per ben rappresentare il dipinto il “crescendo” e il “diminuendo”. In pratica la tela si trasforma in una vera sinfonia.

Si tratta di un olio su tela del 1913, che è custodito presso la Galleria Statale Tret’jakov di Mosca. Misura 200 x 300 centimetri. Quest’opera è considerata dagli esperti oltre ad una svolta nella carriera dell’autore, anche un’opera simbolo del movimento dell’astrattismo.

Non solo pittore, ma anche violoncellista di successo: un dato fondamentale per comprendere meglio questa sinfonia di colori, linee e curve che potrebbero leggersi come se fossero uno spartito musicale.

In basso, a sinistra, Kandinsky usa il bianco e i colori chiari: è il silenzio, il momento che precede quello in cui i musicisti iniziano a suonare. Colori caldi e freddi, sempre molto tenui con linee morbide, rappresentano le varie sequenze di suoni, con un crescendo cromatico, proprio verso il centro del dipinto.

Qui ci si trova in un crescendo tra ritmo, tensione , linee e colori. È il primo movimento. Mentre il secondo movimento sta a richiamare, cromaticamente, l’overture: dove si alternano colori tenui e freddi che poi vanno a sfociare nella composizione vorticosa della parte ultima del dipinto, che arriva a sfiorare il nero: ci si trova alla fine. Rappresenta il non-suono, diverso da quello dell’inizio. Musica o pittura che sia, è indiscutibile il dialogo con l’arte tutta che l’artista propone allo spettatore.

Il colore è il segno, è l’elemento fondamentale nella percezione dell’immagine. Riflette la luce e conduce l’occhio umano a provare determinate sensazioni. L’opera di Kandinsky assume una funzione metalinguistica, usa infatti un linguaggio per esprimere un altro linguaggio.

Kandinsky nei primi anni del 1900

Il periodo che va dal 1909 al 1913 è per l’artista russo quello di maggiore creatività. Egli si esercita su temi biblici complessi, quali il Diluvio, la Resurrezione, Il Giudizio Universale. È il periodo che il pittore stesso definisce “necessità interiore”, il periodo in cui le forme e i colori scaturiscono in modo spontaneo dalla sua fantasia. Così nasce “Composizione VII” dal 25 al 29 novembre del 1913. Le fasi del suo lavoro sono documentate dalle fotografie realizzate dall’artista Gabriele Munter. Quella di Kandinsky è una pittura pura, dalla forte carica emotiva.

L’astrattismo nelle arti figurative prende il significato di “non reale”. Si tratta dell’arte che non rappresenta appunto la realtà, ma che crea immagini che non hanno nulla a che vedere con l’esperienza visiva di ognuno. Si esprime attraverso linee, forme, curve, senza imitare la vita reale. È un’arte che nasce all’inizio del XX secolo. Ma è presente anche nel passato, come, ad esempio, nei vasi greci più antichi o nelle miniature altomedievali. In questi due casi però l’arte ha un fine diverso: quello della decorazione degli oggetti. Mentre il fine dell’astrattismo del Novecento è differente: è un’arte che serve a comunicare. È un’arte che esprime contenuti e significati. E’ un’arte fatta di colore, linee, curve dalla forte carica emotiva.

Con “Composizione II”, opera del 1910, analizzata in un precedente articolo, Kandinsky segna il passaggio dalla fase figurativa a quella astratta.

Kandinsky - Studio per Composizione II - 1910
Kandinsky: Sketch for “Composition II” (Studio per Composizione II, 1910)

È questo il momento in cui il pittore comprende di dover iniziare un nuovo linguaggio pittorico, cioè l’astrattismo. Così i paesaggi perdono la linea orizzontale, proporzioni errate per rappresentare le figure, che vengono disposte per andamenti ritmici o diagonali, niente riguarda la prospettiva. Il quadro adesso serve come mezzo di espressione dello spirito e non descrive più.

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La tristezza del re (opera di Henri Matisse): analisi del collage https://cultura.biografieonline.it/tristezza-del-re-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/tristezza-del-re-matisse/#comments Thu, 20 Apr 2017 06:45:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22245 Un’opera che racconta per immagini la vecchiaia di Henri Matisse e che rappresenta un’autobiografia

Si intitola “La tristezza del re” (La Tristesse du roi, Sorrows of the King), a volte indicata anche solo come Tristezza. Quest’opera è stata realizzata nel 1952. Si tratta di una pittura a guazzo su carta ritagliata e poi incollata su tela, di centimetri 292 x 386. La tela è custodita presso il Centre Georges Pompidou di Parigi.  Un’opera questa, che fa parte delle sue opere tarde, caratterizzata dalla tecnica dei papiers découpés, realizzata da Henri Matisse e che consiste nel rappresentare un collage di elementi ritagliati su un foglio di carta, sullo sfondo dipinto a guazzo. E’ così che diventa possibile:

“disegnare direttamente con il colore, anziché disegnare delle linee di contorno per poi colorarle”.

Tristezza - Tristezza del re - Sorrow of the king - Matisse - 1952 - La Tristesse du roi (Sorrows of the King)
Tristezza (La tristezza del re) – Matisse, 1952

La tristezza del re: analisi del collage

L’anziano sovrano vestito di nero è posto al centro dell’opera intento a suonare una chitarra con alle spalle un servitore che suona con lui, accompagnandolo con uno strumento a percussione e una donna dalle movenze eleganti, vestita di bianco, balla con lui.

Matisse celebra con la sua arte temi relativi alla musica, alla danza e alla poesia. Con “La tristezza del re“, l’artista francese racconta della vecchiaia, quasi si trattasse di un’autobiografia, evidenziando ancora una volta la sua gioia di vivere, ma che in quest’opera assume anche un carattere nostalgico.

Il soggetto del collage diventa il simbolo e l’eredità della sua arte. Le figure sono caratterizzate da linee curve, che sembrano vibrare in armonia con tinte vivaci dello sfondo. Il fondo è dipinto con colori vivaci, gioiosi: verde, lilla, azzurro mare. Il movimento è conferito dalle foglie gialle, che prendono spazio, dando l’idea di movimento, appunto. Le forme quasi astratte, sono stilizzate.

matisse - opere - mostra - museo
Opere di Matisse esposte. Sulla sinistra: La tristezza del re. Sulla destra: La danza.

Matisse e la continua ricerca

I papiers découpés rappresentano il bisogno continuo di Henri Matisse di ricerca, che si può bene sintetizzare nelle sue parole:

Creare è il fine dell’artista; quando egli non ha creatività, l’arte non esiste. Ma ci s’inganna se si attribuisce questo potere a un dono innato […], per l’artista la creazione comincia dalla visione. Vedere è già una operazione creatrice e che esige uno sforzo. Tutto ciò che noi vediamo, nella vita quotidiana, subisce più o meno la deformazione che producono le abitudini acquisite […]. Lo sforzo necessario per liberarsene esige una sorta di coraggio; e questo coraggio è indispensabile all’artista che deve vedere tutte le cose come se le vedesse per la prima volta: egli vedrà tutta la vita come quando era bambino; la perdita di questa possibilità non permette di esprimersi in modo originale, cioè personale”.

L’opera La tristezza del re è il racconto per immagini della sua vecchiaia, un’autobiografia dell’artista. Se da una parte esprime la gioia di vivere appunto dell’artista, dall’altra assume una dimensione nostalgica. La gioia di vivere è espressa dalla musica che si diffonde attraverso l’uso di colori allegri, interrotta dalla massa scura centrale, che conferisce turbamento, tristezza, interrompendo la serenità dell’evento.

Le forme si discostano dalla realtà, ma riescono ad evocarla. Immagini, o meglio forme, che sono concepite come se fossero realizzate e sviluppate nella mente di un bambino.

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Convergence (Convergenza), quadro di Pollock https://cultura.biografieonline.it/convergence-pollock/ https://cultura.biografieonline.it/convergence-pollock/#respond Mon, 12 Sep 2016 15:46:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19828 L’opera più famosa di Jackson Pollock è il dipinto intitolato Convergence (Convergenza). In quest’opera Pollock ha realizzato un collage di colori su tela che creando forme imponenti. Le linee evocano emozioni e gli schizzi attaccano l’occhio. Il quadro Convergence è stato dipinto nel 1952. Si tratta di un olio su tela che misura 237 per 393 centimetri.

Convergence - Pollock - Convergenza - Jackson Pollock - 1952
Appartenente all’Astrattismo, il quadro Convergence (Convergenza). E’ conservato negli USA presso la Albright-Knox Art Gallery, a Buffalo (Nello stato di New York).

Questo dipinto è enorme e la sua dimensione può essere apprezzata realmente solo osservandolo dal vivo. Con le sue tipiche pennellate, Pollock ha realizzato luci e forme contrastanti.

Convergence, il puzzle

Nel 1964 l’azienda produttrice di puzzle Springbok Editions, realizzò un puzzle dal titolo Convergence. L’ispirazione venne proprio da questo quadro di Pollock. Era un puzzle di 340 pezzi che fu messo in commercio e promosso come “il puzzle più difficile del mondo“. L’impatto dell’opera “Convergence” di Pollock fu evidente a distanza di un anno, nel 1965, quando centinaia di migliaia di americani acquistarono il puzzle.

L’importanza storica di Convergence

Lo stile di pittura di Jackson Pollock, come esemplificato da questo suo celebre e significativo dipinto, rappresenta uno sviluppo innovativo nella storia della pittura.

Al momento del dipinto, gli Stati Uniti consideravano molto seri la minaccia del Comunismo e la Guerra Fredda con la Russia. In questo contesto storico “Convergence” diventò l’incarnazione della libertà di parola e della libertà di espressione.

Nella sua vita Pollock gettò fango sulle convenzioni e si ribellò contro i vincoli delle oppressioni della società. Alcune delle opere di Pollock inoltre furono sponsorizzate dal Congresso per la libertà culturale (Congress for Cultural Freedom), un gruppo di pressione anti-comunista fondato nel 1950, sostenuto addirittura dalla Central Intelligence Agency (CIA). La CIA apprezzava lo stile di Pollock, perché lo riteneva guidato da un chiaro realismo sociale e da gesti politici palesi.

Per me l’arte moderna non è altro che l’espressione degli ideali dell’epoca in cui viviamo
JACKSON POLLOCK

Sebbene il lavoro astratto di Jackson Pollock sia difficile da decifrare, la sue natura ribelle e le sue espressioni di libertà erano e rimangono chiare ed evidenti.

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Improvvisazione 26 (quadro di Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-26/ https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-26/#respond Wed, 07 Sep 2016 11:37:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19619 Improvvisazione 26” fa parte di una serie di opere chiamate appunto “Improvvisazioni”, parola che il pittore russo Vasilij Kandinsky prende in prestito dalle composizioni musicali. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 97 x 107,5 che è stato realizzato nel 1912 ed è custodito nella Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco.

Improvvisazione 26 - Improvisation 26 - Kandinsky - 1912
Improvvisazione 26 (Kandinsky, 1912)

Un passaggio questo di dipingere opere astratte che trae la sua origine due anni prima, quando Kandinsky passa dalle opere figurative a quelle astratte. Una composizione priva di contenuto naturalistico, dove l’artista si crea il problema della luce e dello spazio in considerazione del rapporto tra colore e forme in movimento, restando fermo sulla costante astrazione.

Le improvvisazioni di Kandinsky

Ma torniamo alla definizione di “Improvvisazioni”. Esse sono formate da segni e colori buttati sulla tela senza avere un ordine apparente. Sono forme riconducibili alla realtà, ma non è questo quello che ricerca il pittore.

Improvisation 6 African - Kandinksy - 1909 - Improvvisazione 6 Africano Improvvisazione 11 Improvisation 19 - Improvvisazione 19 - Kandinsky

Il suo intento – in Improvvisazione 26 ma anche in altre opere – è quello di comunicare contenuti interiori e spirituali, che si fondano sull’uso del colore e sulle affinità con la musica. Le opere astratte mancano infatti di contenuti reali, non rappresentano categorie iconografiche anche se i colori e i segni possono rappresentare significati simbolici.

Improvvisazione 26: analisi del dipinto

Kandinsky è convinto che la pittura debba raggiungere i sensi, proprio come la musica. Per questo motivo, per lui non è necessario raffigurare immagini o dipingere vicende. I colori e le forme diventano gli strumenti idonei ad esprimere emozioni e sensazioni. Anche se alcune forme si avvicinano a forme reali come, ad esempio, la macchia rossa che allude alla figura di un uomo, probabilmente un rematore, che si ripete anche in altre opere di Kandinsky.

E ancora: le sei linee nere a sinistra che rimandano all’idea di una barca a remi, che per l’artista rappresentano il simbolo dell’avanzare e del movimento.

Il linguaggio adoperato da Kandinsky è quello fatto di linee, spazi, che non vogliono – come già sottolineato – raffigurare la realtà, bensì esprimono emozioni visive attraverso l’uso della composizione.

La tecnica e i colori

La tecnica ad olio è usata in maniera tradizionale, fatto da un colore di base che l’artista stende, un colore neutro, e poi su questo dipinge con i colori accostati, sovrapposti oppure fusi, attraverso piccole pennellate direzionate.

Così facendo, i colori conferiscono al quadro brillantezza, creano contrasto, animando le forme. Si potrebbe addirittura pensare ad un paesaggio fantastico con le linee e i colori tipici dell’arcobaleno.

Colori come suoni

I colori vengono abilmente usati come suoni, facendoli vibrare dentro l’animo dello spettatore. Si tratta di colori caldi e freddi: un contrasto tra vitalità, gioia di vivere, come evidenziano i colori tipo il giallo, e l’angoscia che Kandinsky rappresenta con tratti neri.
Il suo quadro “Improvvisazione 19” è conosciuto anche come “Suono azzurro“.

In pratica, l’artista dipinge una serie di macchie e di tratti colorati, che accosta sulla tela in maniera casuale, all’apparenza. Ma questi sono appunto combinati come una serie di suoni. Ed è così che usa i colori come note, per produrre nello spettatore stati d’animo precisi.

Il verde, ad esempio, trasmette tranquillità, il rosso vitalità, il giallo la gioia, il blu la pace dello spirito. I colori caldi servono ad attirare la nostra attenzione, mentre quelli freddi e il verde e il blu, l’allontanano, generando un senso di profondità.

Le forme

Ai colori alterna le linee di differente spessore che si sovrappongono in primo piano alle macchie di colore, interrompendone le forme. Si formano così diagonali sulla sinistra del dipinto “Improvvisazione 26“, linee ondulate, rosse e nere al centro della composizione, un riempimento orizzontale, come un’onda, sul lato.

Addirittura le linee nere sembrano degli ideogrammi della lingua giapponese. Tuttavia, secondo parecchi critici, come detto in precedenza, rappresenterebbero dei remi.

Dominano il colore giallo e quello rosso, macchie più vicine allo spettatore. L’azzurro conferisce al dipinto un senso di profondità. Colore, quest’ultimo, che rappresenta la quiete interiore dell’uomo. Il rosso colpisce invece lo stato emotivo dello spettatore.

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Studio per Composizione II: Kandinsky e l’Astrattismo lirico https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-studio-composizione-2/ https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-studio-composizione-2/#comments Mon, 02 Nov 2015 20:40:35 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15619 Studio per “Composizione II” è un’opera che segna il momento di passaggio dalla fase figurativa a quella astratta di Vasilij Kandinsky.

Questo quadro è stato realizzato come studio per la realizzazione di un altro dipinto che è stato esposto nel 1910 ed è andato distrutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Kandinsky - Studio per Composizione II - 1910
Kandinsky: Sketch for “Composition II” (Studio per Composizione II, 1910)

Studio per Composizione II” è un olio su tela, di centimetri 97,5 x 130,5, custodito a New York, presso il Solom R. Guggenheim Museum.

E’ un lavoro che dimostra come Kandinsky non lavorasse di getto ma che procedeva attraverso attenti studi, al punto che ogni dipinto era preceduto da lavori preparatori.

In questa opera gli elementi figurativi sono riconoscibili e delimitati entro contorni neri marcati, anche se alle linee è affidato il compito di appiattire i volumi e i colori sono irreali. L’artista ha affermato di aver dipinto questo quadro senza un tema preciso, anche se l’opera è stata oggetto di varie interpretazioni, che ne vedono rappresentati soggetti biblici, pagani o che derivano da culture orientali.

Era l’ora dell’iniziale crepuscolo. Rincasavo con la mia cassetta di colori dopo essermi dedicato a uno studio, ancora trasognato e tutto preso dal lavoro appena concluso, quando all’improvviso vidi un quadro di indescrivibile bellezza, compenetrato in un’accensione interiore. Restai di stucco, poi mi avvicinai in fretta all’enigmatico dipinto, nel quale nulla mi riusciva comprensibile delle forme e dei colori che vedevo. Scoprii immediatamente la chiave dell’enigma: era uno dei dipinti da me eseguiti, appeso alla parete di traverso. Il giorno dopo, con la luce del giorno, tentai di ritrovare l’impressione del giorno prima, ma ci riuscii solo in parte: (…) continuavo a riconoscere gli oggetti, e mancava la sottile velatura del crepuscolo. Adesso sapevo con esattezza che l’oggetto è di danno ai miei dipinti”.

Sono le parole di Vasilij Kandinskij che ricorda il momento in cui capì di dovere iniziare un nuovo linguaggio pittorico, l’Astrattismo.

L’artista a contatto con i colori irreali e intensi di Van Gogh, Gauguin, Seurat e Matisse, impara a rinunciare ai modelli della natura, da qui i paesaggi perdono la linea d’orizzonte, le figure vengono rappresentate con proporzioni errate, disposte seguendo andamenti ritmici o diagonali che non riguardano la prospettiva. Il quadro non descrive più, ma diventa un mezzo di espressione dello spirito.

Ma torniamo all’analisi del dipinto “Studio per Composizione II“. Kandinsky realizza motivi che ha già utilizzato in altri suoi dipinti, come ad esempio la serie di grandi figure che si trovano in primo piano a sinistra oppure la figura gialla a forma di croce, che si vede sullo sfondo, dove si vede un variopinto paesaggio con le case, mentre sulla destra è dipinto un salice piangente con rami penduli.

In basso, al centro, due cavalieri si lanciano uno contro l’altro, come fossero in combattimento o nell’atto di proiettarsi verso una nuova realtà. In quanto ai colori, questi sono usati in maniera libera.

La pittura per Vasilij Kandinsky ha il compito, come la musica, di suscitare emozioni nello spettatore senza costringerlo a cose che vedono i nostri occhi. Egli non a caso ha scelto il titolo “Composizione” per esprimere analogie con la musica. Il suo metodo nel realizzare le opere è lo stesso di una composizione sinfonica, dove i colori sono come suoni, le forme e le linee come ritmi. Si tratta insomma di un viaggio immaginario in un mondo sconosciuto, un viaggio dell’interiorità dell’artista.

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Kandinsky, Primo acquerello astratto https://cultura.biografieonline.it/primo-acquerello-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/primo-acquerello-kandinsky/#comments Fri, 30 Oct 2015 09:16:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15504 L’opera “Primo acquerello astratto” è firmata in un angolo, in basso a destra, da Vasilij Kandinsky e riporta la data del 1910. Tuttavia parte della critica ha proposto di posticiparne la data della creazione al 1913, in quanto questo dipinto sancisce la nascita dell’Astrattismo (1911-1912).

Kandinskij, primo acquerello astratto (1913)
“Primo acquerello astratto” (Kandinsky, 1913) – Questa celebre opera rappresenta la prima immagine non figurativa della pittura occidentale.

L’opera è realizzata a matita, acquarello e china su carta e misura 49,6×64,8centimetri; è conservata a Parigi, presso il Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou.

Con Primo acquerello astratto Kandinsky esprime il suo stato interiore, viene abbandonato ogni elemento figurativo. La pittura diventa un trionfo di forme e colori liberi da ogni funzione mimetica. I colori utilizzati non sono circoscritti, e assumono diverse forme e tonalità. Questo dipinto rappresenta la prima opera totalmente astratta dell’artista.

Il quadro nasce come studio per realizzare un’opera più complessa, che fu poi eseguita nel 1913. Ciò comunque non toglie importanza al quadro, anzi questo è diventato una delle opere più famose di Kandinsky. Il quadro si può guardare partendo da un qualsiasi punto, proprio perché è composto da macchie di colore e segni neri che non danno vita a forme precise e riconoscibili. Tuttavia ogni opera dell’artista ha un tempo di lettura. A partire da ogni singolo frammento, piccolo o grande, questo ha una sua valenza estetica, che viene attribuita al colore con il compito di sollecitare sensazioni interiori nello spettatore.

L’opera che identifichiamo come “Primo acquerello astratto” realizzata da Kandinsky, che è stata da lui volutamente lasciata senza titolo, rappresenta la prima immagine non figurativa della pittura occidentale. L’artista arriva a realizzare questo studio dopo aver fatto delle ricerche allo scopo di abolire nei suoi lavori ogni riferimento alla realtà, la pittura per Vasilij Kandinsky deve, come la musica, suscitare emozioni nello spettatore senza costringerlo a cose che vedono i nostri occhi.

Il tratto è libero e dispone segni e macchie con assoluta libertà, disposti nello spazio: convivono tra loro linee curve, rette o spigolose.

Quando realizza questo lavoro Kandinsky è più che quarantenne e ha già acquisito una lunga esperienza come pittore figurativo. Sente però la necessità di trovare una nuova strada artistica, un nuovo modo di fare arte, utilizzando un nuovo linguaggio, capace di comunicare ciò che egli sente interiormente.

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Madame Matisse (Ritratto con la riga verde), opera di Henri Matisse https://cultura.biografieonline.it/madame-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/madame-matisse/#respond Thu, 24 Jul 2014 03:13:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11492 Un volto silenzioso, dipinto a Issy-les-Moulineaux, dopo essere tornato dal Marocco, dall’immagine appiattita, geometrica: è il ritratto di “Madame Matisse“, moglie del pittore Henri Matisse, realizzato nel 1913. “Ritratto con la riga verde” (Madame Matisse) è un olio su tela del 1905 realizzato dal pittore francese Henri Matisse, di centimetri 40,5 x 32,5, contenuto a Copenaghen, presso lo Statene Museum for Kunst. Il ritratto fu realizzato nell’estate del 1905; ad indicarlo come “ritratto con la riga verde” sono stati Michael e Sarah Stein, primi proprietari dell’opera, per la forte striscia verde, astratta, che evidenzia lo spigolo del naso e divide il viso in due parti: una in ombra, l’altra in luce.

Madame Matisse (portrait)
Madame Matisse (ritratto del 1905 realizzato da Henri Matisse)

Madame Matisse: il quadro

Le due parti del viso sono dipinte a forti contrasti di colore fauve: quella in ombra ocra e quella in luce rosa, il collo giallo su fondo arancio e l’altra zona rosa su fondo verde. Anche lo sfondo della tela è trattato a toni opposti, arancio, viola, verde. Complessivamente, il dipinto appare quasi astratto per la semplicità delle forme e la sua strana colorazione. Questo processo che porta Matisse all’astrazione si può osservare attraverso uno studio preparatorio dell’opera, non finito, che si trova al museo di Nizza, che aiuta appunto a comprendere questo processo.

Lo studio sembra più realistico del quadro, dove vengono evidenziati i dettagli dei vari elementi, labbra, orbite, naso, mento. L’artista, alla ricerca di una poetica antirealista, va avanti eliminando i particolari e appiattendo le forme, ottenendo risultati sempre più innaturali. In più, con la violenza delle pennellate di colore puro, trasforma il volto umano in un’icona bizantina. La massa nero-blu dei capelli della signora Amélie Matisse, per esempio, conferisce allo chignon l’effetto di un diadema.

Questa riduzione dei dettagli porta lo spettatore di fronte ad un’altra realtà, seppure riconoscendo i tratti della signora Matisse, un’altra cosa. Non si tratta più della parodia di un volto, ma un altro volto.

Il pittore francese con questo dipinto vuole esprimere l’interiorità della moglie a prescindere dall’aspetto fisico. Questo tipo di procedimento fu usato anche da Kandinsky, estimatore del pittore francese.

Madame Matisse: analisi del quadro

Nel ritratto di Madame Matisse, la donna è rappresentata con un flebile sorriso, sfondo blu, cappello con fiori in testa, maglia verde e giacca blu, seduta su una sedia dalla spalliera verde.

Le mani poggiate ai braccioli della poltrona verde conferiscono all’immagine due registri differenti: una, quella di destra, è infatti dipinta in modo informale, mentre quella di sinistra è più nitida e ricoperta di pittura grigia. Il corpo ha l’aspetto di un manichino.

Matisse scriveva:

La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro. La rivelazione mi è venuta dall’Oriente.

Matisse e il colore

Matisse lascia alle spalle la carriera giuridica all’età di 22 anni e si dedica all’arte; nel 1890 si dedica alle nature morte. Nel tempo si è conquistato la fama di ribelle, accostandosi all’arte degli impressionisti, che sperimenta. Una sua caratteristica principale è quella dell’uso del colore per creare sagome e piani spaziali: il colore è lo strumento fondamentale per le sue opere. Piano piano riesce ad imporsi e ad ottenere il consenso di critici e collezionisti. Un concetto di Matisse è quello secondo cui l’artista non è in grado di possedere il controllo completo sul colore e sulle forme ed è necessario, nella realizzazione di un’opera d’arte, possedere due capacità: l’istinto e l’intuizione.

Per l’artista, dipingere rappresenta un divertimento e vi si abbandona. A questo proposito scrive: “Ogni arte degna di questo nome è religiosa. Ecco una creazione fatta di linee, di colori: se questa creazione non è religiosa, non esiste. Se questa creazione non è religiosa, si tratta soltanto di arte documentaria, arte aneddotica… che non è più arte. Che non ha niente a che fare con l’arte. Arriva in un certo periodo della civiltà, per spiegare e mostrare alla gente senza educazione artistica cose che potrebbero notare senza che ci fosse il bisogno di dirgliele.

Gli spettatori sono pigri di spirito. Bisogna metter loro sotto gli occhi un’immagine che lasci dei ricordi e li trascini anche un po’ di più in là… Ma quella è un’arte di cui adesso non abbiamo più bisogno. Quel tipo d’arte è sorpassato. Voglio che i visitatori della cappella di Vence provino un sollievo spirituale. Che, anche senza essere credenti, si trovino in un ambiente dove lo spirito s’innalza, il pensiero s’illumina, il sentimento stesso si fa più leggero. Un quadro che non generasse quel sentimento, non esisterebbe.

Un quadro di Rembrandt, del Beato Angelico, un quadro di un buon artista, suscita sempre questa specie di sentimento d’evasione e di elevazione spirituale. Non è perché il quadro è un quadro da cavalletto che può sfuggire a questa necessità. Un quadro da cavalletto, cos’è poi un ‘quadro da cavalletto’? È una pittura che si tiene in mano, se volete. Ma questa pittura deve trascinare lo spirito dello spettatore molto più in là del quadro. Io non concepisco una pittura sprovvista di questa qualità“.

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Il Cavaliere Azzurro (opera di Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-cavaliere-azzurro/ https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-cavaliere-azzurro/#comments Wed, 04 Jun 2014 20:57:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11034 Il cavaliere azzurro” è un’opera del pittore russo Vasilij Kandinsky. Si tratta di un olio su tela, centimetri 55 x 60, conservata a Zurigo e fa parte di una collezione privata.

Wassily Kandisnky, Il Cavaliere Azzurro (1903) - dettaglio del quadro
Il Cavaliere Azzurro (1903, Wassily Kandisnky) : dettaglio del cavaliere sul cavallo bianco che indossa il mantello azzurro

A Mosca, Kandinsky ha avuto l’occasione di visitare nel 1896 la mostra degli impressionisti. Qui rimase colpito dai celebri Covoni di Monet“…notavo con stupore che quel quadro turbava e affascinava, si fissava indelebilmente nella memoria fino al più minuzioso dettaglio”, diceva l’artista. “Ciò che mi divenne assolutamente chiaro fu l’intensità della tavolozza. La pittura si mostrò davanti a me in tutta la sua fantasia e in tutto il suo incanto. Profondamente dentro di me nacque il primo dubbio sull’importanza dell’oggetto come elemento necessario del quadro”, rifletteva Kandinsky.

Da qui l’Astrattismo: Kandinsky notava nell’Impressionismo degli elementi di disgregazione della forma che, se spinti alle loro estreme conseguenze, avrebbero portato all’Astrattismo. Questo primo contatto con l’Impressionismo fu di fondamentale importanza, perché indusse l’artista a dedicarsi definitivamente alla pittura, influenzando in maniera notevole tutta la sua prima produzione.

Cavaliere azzurro - opera di Kandinsky
Il Cavaliere Azzurro – tavola integrale

Il cavaliere azzurro: il quadro

Ne “Il cavaliere azzurro” del 1903 dipinse un cavaliere con il mantello azzurro, che attraversa, su un cavallo bianco, un prato variopinto nel quale sembra quasi confondersi fra i tocchi numerosi di colore verde e giallo, che in alcuni punti diventa arancio.

Nella parte alta del dipinto chiudono la composizione una fila di alberi svettanti e un angolo di cielo azzurro con delle nuvolette bianche che lo attraversano. In questo dipinto ci si perde nell’immenso prato colorato di verde e si diventa partecipi dell’avventura del cavaliere. Proprio delle avventure dei cavalieri medievali Kandinsky era innamorato. I cavalieri che combattevano il male e affrontavano le prove più ardue.

Per Kandinsky il cavaliere diventa il simbolo della lotta fra bene e male, del trionfo dell’età dello spirito sul materialismo. L’artista, a cui da bambino piaceva molto cavalcare, intendeva anche il rapporto cavallo-cavaliere come una simbiosi perfetta: “Il cavallo trascina l’artista con forza e velocità, ma il cavaliere guida il cavallo. Il talento trascina l’artista, ma l’artista conduce il suo talento”, così diceva il pittore.

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