arte africana Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 01 Jan 2021 08:18:39 +0000 it-IT hourly 1 Cariatide in piedi, storia e analisi dell’opera di Amedeo Modigliani https://cultura.biografieonline.it/cariatide-in-piedi-modigliani/ https://cultura.biografieonline.it/cariatide-in-piedi-modigliani/#comments Fri, 01 Jan 2021 08:13:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31821 Cariatide in piedi
Cariatide in piedi, opera di Amedeo Modigliani
Cariatide in piedi, opera di Amedeo Modigliani del 1913

Nel 1913 Amedeo Modigliani realizza quest’opera meravigliosa: “Cariatide”, indicata anche com Cariatide in piedi. Si tratta di un olio su tela che appartiene ad una serie di altri dodici dipinti realizzati sullo stesso tema.

Chi sono le cariatidi

Le cariatidi erano le donne di Carie, città greca della Laconia che vennero imprigionate e schiavizzate dagli ateniesi perché avevano parteggiato per i Persiani.

Furono però in seguito rappresentate in sculture di donne che sostengono l’architrave: il loro ricordo appartiene a queste sculture in cui hanno le braccia poste verso l’alto e i palmi delle mani girati all’insù proprio per sostenere il peso dell’architrave.

La cariatide di Modigliani

Modigliani riprende questa rappresentazione e disegna la donna nella medesima posizione della cariatide ma utilizza una fonte archetipa differente; non più quella greco-romana bensì quella africana, che studia a Parigi presso il museo del Trocadero, oggi Museo dell’uomo (Musée de l’Homme). E’ un luogo straordinario che raccoglie interessanti collezioni etnografiche. Fra queste probabilmente Modigliani vide anche delle figure scolpite nella medesima posizione delle cariatidi il cui scopo era sorreggere il trono dei capi-tribù africani.

L’ispirazione dell’arte primitiva

Sicuramente Modì venne ispirato anche dall’arte statutaria etrusca e da quella Khmer dell’antica Cambogia. Fu il suo amico Paul Alexandre (di cui abbiamo parlato nell’analisi del dipinto: Nudo seduto, del 1909) a portare Amedeo Modigliani al museo del Trocadero e ad avvicinarlo all’arte primitiva. Alexandre aveva fondato La casa degli artisti dove Modigliani passava del tempo insieme ad altri pittori e scultori. E siccome Alexandre fu uno dei primi sostenitori delle opere di Modigliani non sembra improbabile che i due avessero condiviso la stessa passione.

Il pittore livornese, in seguito, parlò con la poetessa russa Anna Achmatova delle sue ricerche nell’ambito dell’arte primitiva e della sua esperienza con l’arte egizia. Sembra che egli considerasse quest’ultima superiore a tutte le altre. Interessante, comunque, è notare la bellezza di quest’opera in cui si fonde l’archetipo greco romano della cariatide con il volto scultoreo, forte, intenso, marcato dell’arte primitiva.

Proprio in questo periodo Modigliani progetta la realizzazione di alcune sculture, sia in piedi che solo raffiguranti teste, di varie dimensioni.

Dati sull’opera

  • Anno: 1913
  • Tecnica: Olio su tela
  • Misure: cm 81×45
  • Ubicazione: collezione privata francese

Analisi dell’opera e commento video

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Riffano in piedi (opera di Henri Matisse) https://cultura.biografieonline.it/matisse-riffano-in-piedi/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-riffano-in-piedi/#respond Tue, 26 Jan 2016 20:48:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16257 Riffano in piedi”, conosciuta anche come “Marocchino in verde” è un’opera dipinta da Henri Matisse nel 1913, che misura 146,5 x 97,7centimetri. Questo olio su tela è custodito presso l’Hermitage Museum di San Pietroburgo, in Russia. L’artista, il 21 novembre 1912, scrisse alla figlia Marguerite, annunciandole la creazione del dipinto: “Oggi ho iniziato una tela della stessa dimensione di ‘Pesci rossi’ di Scukin. E’ ritratto un riffano, un tipo di bandito splendido e selvaggio come uno sciacallo. Spero che proceda bene, dato che l’inizio è buono“.

Riffano in piedi - Standing Riffian - Marocchino in verde - Standing Moroccan in green - Matisse - 1913
Riffano in piedi (o Marocchino in verde) – Henri Matisse, 1913

Riffano in piedi (o Marocchino in verde) : analisi del quadro

Matisse, con quest’opera, vuole creare un’immagine ieratica, come le icone bizantine e russe. Il bandito viene raffigurato in piedi, con colori puri e brillanti, dalle pennellate corpose e dense: è un disegno piatto. I motivi decorativi dell’abito del protagonista ricordano smalti cloisonnes bizantini, nonché le tessere dei mosaici antichi.

Nella realizzazione dell’opera, Matisse si lascia influenzare dalle monete bizantine, e lo dichiara lui stesso, il 26 maggio 1913, a Matthew Pritchard, esperto di numismatica orientale:

Le monete bizantine mi hanno influenzato. Ne avevo in mente una quando ho dipinto il quadro del Riffano… Un’opera come questa (un disegno bizantino) indica una forma mentis elevata nell’artista“.

È proprio in Marocco che Matisse trova la luce e i colori caldi africani ad ispirarlo; qui si reca tra il 1911 e il 1912, in particolare a Tangeri, dove tornò anche l’anno seguente, dopo le richieste dei due committenti russi Scukin e Morozov. In questo periodo, dipinge tanto, dalle nature morte alle vedute, dai paesaggi ai ritratti, adottando sempre meno profondità dello spazio per un’immagine piatta, bidimensionale. Ed è proprio in questo periodo che Matisse dipinge il “Riffano in piedi”.

Il suo interesse per l’Oriente accompagna in larga misura la sua vita artistica. Il suo primo viaggio in Africa lo compie nel 1906 a Bistra, in Algeria. L’artista manifesta il suo amore per l’arte orientale islamica, particolarmente per i tessuti persiani, come viene documentato dalle fotografie conservate nel suo studio. E non solo: anche dalle sue tele che vedono spazi pieni di tappezzerie e tessuti decorativi.

Il momento del suo primo viaggio in Nord Africa, va a coincidere con l’ultima fase del periodo Fauve, ovvero un periodo di transizione tra le sue opere post-impressioniste e lo stile più sintetico successivo. Fu comunque Matisse l’artista tra i primi dei Fauve, che diffuse l’arte africana. Un interesse che scaturì negli europei dalle tante mostre organizzate in tutte le principali città europee, come Lipsia, Anversa, Bruxelles, Colonia e Parigi.

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Tre donne, analisi del celebre quadro di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/tre-donne-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/tre-donne-picasso/#comments Tue, 01 Jan 2013 21:28:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5263 Tre donne è un dipinto di Pablo Picasso in cui l’influenza dell’arte “negra” predomina nella realizzazione dei corpi e dei volti delle donne ritratte. Si tratta di un olio su tela che misura 200 x 178 cm e fu realizzato fra il 1908 e il 1909. Attualmente è esposto all’Hermitage di San Pietroburgo. Il lavoro che Picasso dedicò a quest’opera fu molto intenso. Picasso preparò diversi schizzi prima di realizzare questo dipinto, che raggiunse un risultato di sinteticità eccezionale.

Pablo Picasso, Tre donne
Picasso, Tre donne (1908-1909)

Tre donne, Pablo Picasso: descrizione del quadro

Le figure sembrano scolpite e la definizione dei corpi, in particolare della loro muscolatura, raggiunge un livello di definizione molto accentuato. I corpi e le loro posizioni richiamano i quadri di Derain e Ingres mentre i volti ricordano la scultura africana con i suoi tratti duri e marcati che nel quadro raggiungono un livello espressivo inquietante.

Picasso dipinge le tre figure realizzando un effetto molto particolare: i corpi sembrano scolpiti nel legno, in un unico pezzo di legno da cui paiono sorgere. Non sono indipendenti i corpi bensì uniti e aggrovigliati in una stessa matrice materica.

Le influenze dunque sono molte ma l’aspetto davvero interessante è il modo con il quale Picasso ha trasferito nella pittura la scultura africana, reinterpretandola ma lasciandone anche i tratti caratteristici e riproponendo in un’altra forma d’arte, la pittura appunto, espressioni e forme tipiche della scultura.

Contesto e considerazioni

Nell’anno 1908 Picasso decide di ritirarsi fuori Parigi per lavorare su dipinti influenzati in parte dall’arte africana, che lui conosceva molto bene di cui era un grande appassionato, e in parte dalla collaborazione con Georges Braque. Tre donne, realizzato in questo periodo, è uno dei dipinti più interessanti e ambiziosi.

I nudi di Derain, i paesaggi di Braque furono di ispirazione a Picasso che utilizzò una pennellata più materica, incisiva in cui i volumi diventano le forme dei corpi. Ma proprio i corpi non ricordano l’arte africana, in quanto sono mobili e dinamici mentre i volti ricordano le maschere dell’arte primitiva e subirono molti cambiamenti prima di raggiungere un risultato che fosse per l’artista soddisfacente.

Le masse, i volumi, le forme dei corpi delle donne sono la struttura portante del dipinto. Le pose delle tre modelle ricordano un altro quadro importante di quel periodo, il celebre Les Demoiselles d’Avignon, che è un’opera a sua volta ispirata da quadri come La Sorgente di Ingres e Le Bagnanti di Derain.

Uno degli aspetti più interessanti del dipinto è la sua forza espressiva: i corpi delle tre donne sembrano scolpiti nel legno e appaiono come se fossero uniti in un’unica dimensione, senza un disegno individuale e separato le une dalle altre. Insomma, sembra di osservare un’unica scultura in cui le donne appaiono legate fra loro in una danza sensuale che non ha soluzione di continuità.

Nella bellezza dei corpi e elle forme che si fondono e si mostrano in una dinamicità materica, forte, sostanziale vediamo i volti inespressivi che mantengono una forza e una dignità da maschere misteriche, oltre le quali vediamo tutta la cultura artistica di Picasso, che amava passare giornate intere nel museo etnografico di Parigi.

Analisi dell’opera con commento video

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Autoritratto di Pablo Picasso (1907) https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-di-pablo-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-di-pablo-picasso/#comments Thu, 06 Dec 2012 18:21:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5229 Un’opera derivata dallo studio dell’arte africana

Pablo Picasso dipinse uno dei suoi più suggestivi autoritratti nel 1907, durante un periodo di transizione in cui lo studio dell’arte africana e l’incontro con l’arte iberica arcaica avevano portato il pittore a teorizzare e immaginare un’altra forma espressiva. Questo quadro, Autoritratto di Pablo Picasso, è un olio su tela che misura 50 x 46 cm attualmente esposto a Praga presso la Narodmi galerie V Praze. Picasso darà vita con questo dipinto ad una nuova concezione spaziale delle forme che raggiungerà il suo apice con Les Demoiselles d’Avignon.

Picasso, Autoritratto (1907)
Autoritratto di Pablo Picasso (1907)

I lineamenti del viso

Come si nota i lineamenti del volto sono marcati e più simili a quelli di una maschera africana che a quelli di una volto umano, il naso è sproporzionato, il cranio allungato e gli zigomi squadrati.

Picasso e l’arte africana

Picasso realizzò questo quadro dopo aver studiato una statuetta africana che aveva acquistato in un negozio in Francia. La chiave di questo dipinto è la purezza delle linee e la semplicità delle forme. Una tecnica pittorica acquisita dal pittore spagnolo dopo aver osservato, nel museo etnografico di Parigi, esempi di arte africana, polinesiana e delle isole oceaniche.

La capigliatura è realizzata con pennellate parallele che creano un elemento denso ed ordinato. La forma del viso è sottolineata da tratti neri che creano con semplicità linee geometriche intorno al viso. Anche le altre parti del dipinto che rappresentano l’autoritratto di Pablo Picasso sono realizzate in modo semplificato: lo scopo è quello di comporre una fisionomia allungata e ristretta verso il basso che rende il volto molto espressivo.

Gli occhi grandi sono fissi e spalancati. La bocca è serrata. Questi tratti trasmettono la psicologia e il carattere di Picasso.

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