Arlecchino Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Mon, 10 Jun 2024 16:32:30 +0000 it-IT hourly 1 Arlecchino pensoso, analisi dell’opera di Picasso https://cultura.biografieonline.it/arlecchino-pensoso-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/arlecchino-pensoso-picasso/#comments Mon, 10 Jun 2024 16:32:29 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30429 L’opera che analizziamo in questo articolo si intitola “Arlecchino pensoso“. Fu realizzata da Pablo Picasso nel 1901.

Arlecchino pensoso - Seated Harlequin - Arlequin accoudé
Arlecchino pensoso (Seated Harlequin)

Picasso e l’anno 1901

Nel giugno del 1901 Picasso si trasferì per la seconda volta a Parigi. La prima volta ci andò un anno prima, con il suo amico Carlos Casagemas. Picasso tornò a Parigi perché il mercante d’arte di origini catalane Pedro Mañach era interessato a comprare i suoi dipinti. Egli voleva inoltre esporre i quadri di Pablo Picasso presso la galleria di Ambroise Vollard, un ricco e famoso gallerista che Picasso ritrarrà nel 1909; questo quadro si chiamerà Ritratto di Ambroise Vollard e verrà realizzato con la tecnica del Cubismo analitico.

Picasso in quell’anno lavorava in Rue de Clichy, in uno studio in cui rimase diverso tempo, non lontano dal ristorante in cui il suo amico Casagemas si sparò suicidandosi nel febbraio dello stesso anno. E’ anche a causa della morte del suo amico che Pablo Picasso diede inizio al suo periodo blu: un percorso dove il colore blu diventa predominante sulle tele, e dove il dolore, la tristezza e la malinconia sono sentimenti che simboleggiano le opere meravigliose che il pittore spagnolo realizza in questo periodo.

Il blu in alcuni di questi lavori diventa quasi il colore dominante: Il funerale di Casagemas, Donna in blu, Le due sorelle, Vecchio cieco con ragazzo, Vecchio chitarrista.

Il dipinto qui analizzato, Arlecchino pensoso, venne realizzato nell’autunno di quell’anno, il 1901. L’opera rappresenta, insieme a I due saltimbanchi, una sorta di passaggio; perché il blu non è ancora preponderante e perché il dipinto mostra un’iniziale influenza della pittura francese sulla tecnica e le forme utilizzate da Picasso.

Arlecchino pensoso: descrizione del quadro di Picasso

Il protagonista, Arlecchino, è dipinto con lo stesso stile utilizzato per i fiori dello sfondo. Picasso pone il personaggio come se fosse adagiato su una scacchiera e le parti che lo compongono sembrano assemblate come in un puzzle, dai contorni definiti ma semplici.

Semplicità e utilizzo delle forme, dunque sono gli elementi chiave.

E’ come se il dipinto fosse smontabile e rimontabile a piacimento dello spettatore.

I personaggi del circo e della commedia saranno i protagonisti di un altro importante periodo artistico nella carriera di Picasso, il periodo rosa, in cui il colore sembrerà attenuare la forza malinconica del blu, giungendo ad un effetto più lieto.

Il teatro e il circo accompagneranno Picasso per tutta la vita e già Gertrude Stein ricordava come gli artisti della sua epoca fossero attratti dai giocolieri, clown, saltimbanchi che popolavano il circo Medrano o i locali notturni di Parigi.

Tecnica

Olio su tela, foderato e montato su un foglio di sughero pressato.

Dimensioni

83.2 x 61.3 cm

Ubicazione

The Metropolitan Museum of Art, New York, USA

Analisi dell’opera e commento video

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Il Carnevale di Arlecchino, quadro di Miró: storia e interpretazione https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/ https://cultura.biografieonline.it/miro-carnevale-di-arlecchino/#comments Thu, 17 Feb 2022 09:32:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12740 Dopo il periodo impressionistico, Joan Mirò si dedica al Surrealismo. Una delle opere più rappresentative di questo periodo è Il Carnevale di Arlecchino. E’ un dipinto realizzato dal pittore e scultore spagnolo nel periodo che va dal 1924 al 1925.

Si tratta di un quadro con tecnica a olio su tela, eseguito nello studio Blomet a Parigi. E’ conservato attualmente nella Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, nello stato di New York (Stati Uniti d’America).

Carnevale di Arlecchino - Joan Miró - 1925
Il Carnevale di Arlecchino è un celebre quadro realizzato da Joan Miró tra il 1924 e il 1925

Il Carnevale di Arlecchino: breve storia e analisi del quadro

Nella sua opera sono evidenti le impronte surrealiste: il pittore, dopo la Prima Guerra Mondiale, aderì a questa corrente artistica.

Il dipinto venne realizzato prima che Breton scrisse il “Manifesto surrealista” e venne interpretato come un “chiarimento del subconscio umano”.

Venne definito uno dei capolavori del movimento surrealista; ciò perché esprime gli obiettivi e i traguardi di questo movimento culturale molto diffuso nella cultura del Novecento, che nasce come evoluzione del Dadaismo.

Joan Miró
Joan Miró

Nell’opera è evidente il gusto per la vivacità cromatica e il senso del fantastico di tradizione mediterranea. L’artista non rappresenta più, come nel precedente “La fattoria”, la realtà visibile, ma solo quella del suo inconscio. Joan Miró utilizza nella sua opera uno stile sempre più marcato: si distacca dalla pittura convenzionale e mette in atto la tecnica surrealista dell’automatismo psichico; il corpo viene messo a dura prova per permettere all’immaginazione di perdersi in visioni fantastiche e surreali.

In questo modo, Miró si propone di esprimere, con la sua pittura, il reale funzionamento del pensiero o comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.

Il carnevale rappresentato da Miró è definito come un momento di baldoria che nel calendario cristiano si conclude il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri.

Il Carnevale di Arlecchino: il quadro

Nel dipinto Carnevale di Arlecchino, possiamo ammirare:

  • un gatto,
  • un tavolo,
  • un pesce,
  • una scala.

E’ anche quasi un gioco cercarli e trovarli.

Dalla finestra, si intravede un triangolo nero che emerge; esso simboleggia con tutta probabilità la bellissima Tour Eiffel.

La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia
La celebre torre Eiffel, simbolo di Parigi e della Francia

Nel quadro, si notano anche minuscole forme in un grande spazio vuoto:

  • note musicali,
  • oggetti fantastici,
  • piccole figure indecise tra l’essere umano e l’animale;
  • infine un cerchio verde trafitto da una freccia sottile, posto su di un tavolo; questo simboleggia probabilmente un mappamondo.

Tutti questi non sono altro che elementi della realtà che si trasformano, dando origine alla visione pittorica.

Il pittore nella sua opera tende a ricreare un ambiente surreale che però non si discosta dall’ambiente reale.

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Nel dipinto compare ancora una volta la scala a pioli, ricorrente nei suoi lavori. E’ evidente che la scala simboleggia la fuga dalla realtà e rappresenta un trampolino di lancio che parte dalla realtà e va oltre: è la fantasia, il surreale.

Gli animali sono quelli che Joan ha sempre rappresentato e amato: il gatto è quello che era sempre al suo fianco anche quando lui dipingeva; il triangolo fuori dalla finestra rappresenta la Tour Eiffel (il monumento più famoso di Parigi) e la sfera che simboleggia la Terra attraverso un mappamondo.

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I due saltimbanchi (Arlecchino e la compagna), quadro di Picasso https://cultura.biografieonline.it/due-saltimbanchi-arlecchino-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/due-saltimbanchi-arlecchino-picasso/#comments Wed, 07 Oct 2020 15:17:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30433 Quella che segue è una breve analisi dell’opera I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), dipinta nel 1901 da Pablo Picasso. Del celebre pittore spagnolo abbiamo già pubblicato articoli che approfondiscono diversi suoi quadri famosi, un articolo sulle ragioni del successo delle sue opere, e la sua biografia.

I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), quadro di Pablo Picasso - Harlequin and His Companion (The Saltimbanque)
I due saltimbanchi (o Arlecchino e la compagna), quadro di Pablo Picasso del 1901

I due saltimbanchi

Siamo nel pieno periodo blu, durante il quale Picasso dipinge utilizzando quasi solo questo colore. Esso rappresenta il suo stato d’animo, ma crea soprattutto una sorta di nuovo spazio in cui i suoi personaggi sono immersi: un luogo triste e malinconico ma potente in cui gli individui hanno forme allungate, a volte sproporzionate ma sono vivi, anche se il contesto in cui appaiono sembra morto.

In questo dipinto, intitolato I due saltimbanchi e realizzato nel 1901, Arlecchino ha lo sguardo assente, distaccato, pensieroso. Si porta le mani alla bocca e all’orecchio come se qualcosa lo tormentasse e lo portasse lontano dal luogo in cui si trova.

La posizione e le mani sono ricordano l’Arlecchino pensoso del Metropolitan Museum di New York.

Arlecchino pensoso - Seated Harlequin - Arlequin accoudé
Arlecchino pensoso

Arlecchino e la compagna

Il suo volto è inespressivo, chiuso in un silenzio inquietante e accentuato dal bianco del trucco di scena, dalla capigliatura piatta, dai gesti delle mani e dal dito che si mordicchia come se non fosse felice o giocoso, ma appunto tormentato e preoccupato.

Questo stato d’animo è accentuato dai colori dello sfondo che rendono ancora più anonima la stanza in cui si trovano lui e la compagna.

Anche i bicchieri sembrano distaccati dal contesto e dai due personaggi.

Insomma, abbiamo difronte un’atmosfera di grande solitudine. Arlecchino e la compagna non si parlano, ognuno guarda in una direzione diversa.

Anche lo sguardo della donna è assente e comunica una certa inquietudine attraverso un’espressione malinconica, triste e abbattuta che impressiona, non tanto per il paradosso del loro lavoro, quanto per la forza del contesto in cui Picasso li colloca.

Infine il colore blu definisce ancora di più il senso di solitudine dei due personaggi, immersi entrambi nel loro lavoro ed entrambi distanti e pensierosi per ciò che sarà. In questo senso il colore blu non definisce solo il loro stato d’animo ma li accompagna in una sorta di mitologica bolla espressiva che sottolinea questo: il modo in cui ciò che vediamo dipende da ciò che siamo.

Commento video

Tecnica

Olio su tela

Misure

73×60 cm

Ubicazione

Il quadro è conservato a Mosca, in Russia, presso il Museo Puškin dal 1948.

Descrizione seguente tratta dal sito del museo:

Il quadro è stato dipinto a Parigi e sviluppa un soggetto tipico del primo Picasso, un caffè parigino dove artisti e attori circensi si riuniscono e trovano lavoro. Questo è uno dei primi esempi di Picasso che si occupa di quello che è diventato un tema chiave per lui, il destino dell’individuo creativo. L’immagine tragica dell’artista itinerante simboleggia il pesante fardello che le persone si assumono dedicando la loro vita all’arte e l’incomprensione e la beffa che incontrano. Ivan Morozov acquistò questo capolavoro di Picasso alla galleria Ambroise Vollard di Parigi nel 1908.

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Le origini del Carnevale https://cultura.biografieonline.it/carnevale-storia/ https://cultura.biografieonline.it/carnevale-storia/#comments Fri, 06 Feb 2015 12:30:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13194 Il termine Carnevale, che deriva probabilmente dal latino carnem levare ovvero “togliere la carne”, indica il banchetto che si teneva il martedì grasso, ovvero l’ultimo giorno di Carnevale, e contemporaneamente l’inizio del periodo di quaresima, tempo di digiuno e purificazione per i credenti in attesa della Pasqua. Secondo il calendario liturgico, questo periodo di festa inizia il giorno dell’Epifania e termina il mercoledì delle Ceneri; per il rito ambrosiano, dal momento che la quaresima inizia più tardi, la festa dura fino al sabato che precede la prima domenica di quaresima (questo periodo è chiamato “Carnevalone”).

Arlecchino
Arlecchino, tipica maschera del Carnevale italiano

Il Carnevale, “festa divina”

Anticamente febbraio (dal latino februare che significa “purificare”) era il mese dei riti di purificazione, tenuti in onore del dio etrusco Februus e della dea romana Febris; di commemorazione dei defunti, poiché segnava il passaggio dall’inverno alla primavera e permetteva un contatto con l’aldilà; dei riti di fecondazione, come nelle antichissime feste dei Lupercali in onore di Marte e del dio Fauno.

Durante il periodo che noi comunemente chiamiamo Carnevale nell’antica Roma, quindi, si celebrava la fertilità della terra che, dopo il torpore invernale, tornava a rivivere e nutrire uomini e animali. Per il loro carattere, l’antica festa romana dei Saturnalia (dedicata al dio Saturno) e le Dionisie greche (in onore del dio Dionisio) ricordano da vicino il nostro Carnevale.

Gli antichi vedevano in Saturno il dio dell’età dell’oro, un’epoca felice in cui tutti vivevano in uno stato di eguaglianza, ove l’abbondanza dei frutti terreni era una certezza. La rievocazione di quel momento, durante i Saturnalia, si esplicava oltre che con banchetti e balli con un momentaneo sovvertimento, in chiave scherzosa e dissoluta, degli obblighi sociali e delle gerarchie costituite, in favore del “caos” e del disordine che tutto permetteva.

Così, gli schiavi potevano considerarsi uomini liberi e comportarsi di conseguenza, eleggendo ad esempio un Princeps (caricatura della classe dominante) al quale affidavano ogni potere. Vestito con capi sgargianti e una maschera, rappresentava la personificazione di una divinità degli inferi (Saturno o Plutone) preposta alla custodia delle anime dei defunti e protettrice dei raccolti. Era opinione comune, infatti, che queste divinità vagassero sulla terra per tutto il periodo invernale, ovvero quando la terra era a riposo, e che i riti e le offerte servissero a farle tornare nell’oltretomba, favorendo così il raccolto della stagione estiva. Finito il periodo di festa, l’ordine veniva ristabilito.

Carnevale di Viareggio
Carnevale di Viareggio

L’evoluzione del Carnevale, dal Medioevo all’età moderna

I Saturnali, con il nome di Festa dei Pazzi (eletto un Papa scherzoso, questo veniva condotto a cavallo per le vie della città), e la Festa dell’Asino entravano con qualche modifica tra le solenni celebrazioni cristiane e continuavano, nonostante il divieto, a sopravvivere come feste legate al ciclo delle stagioni e alla rinascita della terra.

Anche nel Medioevo, quindi, il Carnevale continua a garantire l’allegria e la sospensione momentanea delle regole e della morale comune. Gli uomini vestivano abiti femminili, i ricchi si travestivano da poveri, perché secondo antica tradizione semel in anno licet insanire… è lecito essere folli una volta l’anno! I banchetti e i rituali erano accompagnati da danze dedicate anch’esse alla divinità della terra. Così, ad esempio, il “saltarello” laziale (antica danza popolare) imitava con i suoi movimenti sinuosi il crescere delle spighe di grano nei campi.

Carnevale a Venezia
Il Carnevale di Venezia è uno dei più conosciuti e importanti in Europa e nel mondo

Il Rinascimento, sembra segnare un periodo di grande fortuna per il Carnevale. Le persone, di diversa estrazione sociale, partecipavano in massa a feste sfarzose e spettacoli organizzati per il divertimento di tutti. Particolarmente famose erano le mascherate su carri, chiamate “trionfi”, accompagnate dai canti carnascialeschi, organizzate a Firenze da Lorenzo de’ Medici.

Il trionfo era il massimo onore che nell’antica Roma veniva offerto ad un generale che tornava in patria dopo aver conseguito un’importante vittoria e consisteva in un corteo cittadino formato dalle truppe vittoriose con alla testa il triumphator, il trionfatore. Allo stesso modo, chiaramente in chiave giocosa, anche nella Firenze rinascimentale, i trionfi consistevano in una sfilata di carri addobbati, circondati da persone in costume che intonavano canti (detti per l’appunto carnascialeschi) su versi e musica composti per l’occasione.

Nel 1600 il Carnevale si rinnova grazie alla Commedia dell’Arte, spettacolo teatrale in cui i personaggi usavano maschere e costumi che rappresentavano un determinato carattere e un “tipo” di personaggio: Arlecchino-servitore, Pantalone-padrone, Balanzone-sapiente fanfarone. Questi personaggi ereditavano dal Carnevale il gusto per lo scherzo, il travestimento e la battuta, mentre il Carnevale, a sua volta, assorbiva i loro costumi tipici.

Sono proprio personaggi quali Arlecchino, Pulcinella e Colombina che nel corso del 1700 e del 1800 rallegravano le feste di Carnevale e che continuavano ad essere celebrate, nel corso del 1900, da grandi artisti come  Joan Miró (Carnevale di Arlecchino) e Pablo Picasso (Arlecchino allo specchio).

Il Carnevale oggi

Il Carnevale, oggi, è forse la festa più divertente dell’anno, apprezzata da grandi e piccini o, più in generale, da tutti coloro che desiderano abbandonare il consueto ordine per festeggiare giocosamente il “caos”, visto che, come vuole la tradizione, “A Carnevale ogni scherzo vale!”.

Perdendo nel tempo il suo carattere prettamente sacro, resta una festa molto sentita in Italia e nel mondo. Festeggiamenti, carri allegorico-grotteschi, infiorati o satirici, maschere, coriandoli e stelle filanti, sono elementi costanti di un Carnevale che si rispetti, così come lo è la presenza dei dolci tipici di questo periodo (chiacchiere, frittelle, castagnole etc).

Carnevale di Acireale
Carnevale di Acireale

Tra le numerose sfilate che percorrono le vie di tantissime città italiane, possiamo ricordare (solo per citare alcuni esempi italiani) il Carnevale di Venezia, Putignano, Viareggio, Manfredonia e Acireale, considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, travalicando i confini nazionali, è  in grado di attrarre turisti sia dall’Italia che dall’estero.

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Arlecchino allo specchio, opera di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/ https://cultura.biografieonline.it/picasso-arlecchino-allo-specchio/#comments Fri, 16 Aug 2013 12:23:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7774 Arlecchino allo specchio è un celebre e importante quadro di Pablo Picasso: si tratta di un olio su tela che misura 100 x 81 cm; fu realizzato nel 1923  e attualmente è esposto al museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Inizialmente si pensò che questo quadro facesse parte di un serie di lavori che Picasso realizzò nel 1923, in cui lavorò su diversi arlecchini seduti, che avevano come soggetto il pittore spagnolo Jacinto Salvadò. In realtà si tratta solo in parte di arlecchino, solo il cappello richiama la famosa maschera veneziana; infatti ci sono altri due personaggi implicitamente riportati nel quadro: il vestito ricorda i trapezisti del circo classico mentre il volto è un chiaro riferimento a Pierrot, altra maschera molto amata da Picasso.

Arlecchino allo specchio (Pablo Picasso, 1923)
Arlecchino allo specchio: celebre opera di Pablo Picasso realizzata nel 1923

Lo specchio è uno dei simboli che svelano meglio questo connubio, ricordando, non tanto l’arte di arlecchino, ma quella appunto di Pierrot. Inizialmente il volto di arlecchino avrebbe dovuto essere quello di Picasso, il quale in altri lavori si era ritratto con il costume della maschera veneziana, che lui riteneva per certi aspetti vicino al suo carattere. Poi in seguito ridipinse il volto cambiandolo in quello di Pierrot.

Un dettaglio del quadro "Arlecchino allo specchio", di Pablo Picasso
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio dello specchio

Analisi e contesto storico

Durante il periodo fra le due guerre mondiali, ci furono molti  artisti che utilizzarono canoni e modelli classici come ispirazione per le loro opere. Emerse uno sguardo nuovo e disincantato verso i valori del mondo occidentale, che avevano fino a quel momento ispirato i movimenti artistici europei. Nacque una visione della realtà anti-romantica e un rifiuto radicale verso il formalismo delle avanguardie. Nacque, anche a causa della situazione economica, politica e sociale, uno spirito critico e radicale verso tutto ciò che non fosse un’analisi obiettiva della realtà, la quale si doveva appoggiare alla pittura classica e alla sua immortalità estetica con una reinterpretazione critica basata sui canoni moderni.

Dopo la Prima Guerra Mondiale a molti artisti sembrò una necessità imprescindibile rappresentare valori eterni, che contrastassero il caos e l’anarchia che la guerra aveva portato in Europa. Anche Pablo Picasso fu affascinato da questa ricerca e nel 1917 intraprese, insieme a Jean Cocteau, un viaggio in Italia grazie al quale avrebbe riscoperto il Rinascimento, l’arte antica e artisti come Raffaello e Michelangelo. A differenza di molti altri artisti però l’interpretazione di Picasso non fu pedissequa ma utilizzò i canoni estetici classici, reinterpretandoli alla luce delle nuove istanze che la modernità proponeva con forza, in quegli stessi anni.

Inoltre il cubismo da lui inventato era il mezzo attraverso il quale esprimere e rimodellare le sue passioni, come ad esempio l’arte negra. La stessa cosa accadde con il classicismo. Picasso sviluppò, grazie alla tecnica del cubismo, diversi punti di vista attraverso i quali presentare un unico soggetto. Il quadro Arlecchino allo specchio è una delle opere più rappresentative di questo periodo, tanto che alcuni critici l’hanno definita un’ immagine perfettamente aderente allo stile delle pitture pompeiane.

Un dettaglio del volto di Arlecchino (o Pierrot)
Pablo Picasso: Arlecchino allo specchio – Dettaglio del volto di Arlecchino

Arlecchino allo specchio è un quadro importante nell’opera di Picasso perché rappresenta un periodo della vita artistica del pittore, perché la sua realizzazione tocca un verticismo assai elevato sia nell’uso della prospettiva che della realizzazione del ritratto e soprattutto perché, insieme al quadro Il flauto di Pan, è diventato il quadro più importante della ricerca classicista del pittore di Malaga. E’ anche il suo ultimo passaggio in quella ricerca dell’arte antica che lo aveva coinvolto per diversi anni. Alla fine del 1923, infatti, Picasso iniziò una nuova stagione pittorica, concentrandosi sulle nature morte e inaugurando così il cubismo curvilineo.

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