antropologia Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 21 Nov 2020 06:08:06 +0000 it-IT hourly 1 Il teatro e i popoli primitivi https://cultura.biografieonline.it/popoli-primitivi-teatro/ https://cultura.biografieonline.it/popoli-primitivi-teatro/#respond Wed, 02 Jul 2014 13:57:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11371 Accostarsi al teatro dei popoli primitivi non significa accostarsi alle origini del teatro, ma a forme diverse di esso. Presso molti popoli, in particolare quelli agricoli, le manifestazioni teatrali sono legate al ricorso dei cicli stagionali con chiaro significato propiziatorio e rituale. In questo articolo prenderemo in esame alcune rappresentazioni teatrali dei popoli primitivi.

Il teatro e i popoli primitivi
Il teatro e i popoli primitivi

I Nahuatl

Presso i Nahuatl, un popolo ormai estinto dell’America centrale, il ritorno dell’estate era celebrato con uno spettacolo che rappresentava e propiziava il rinnovarsi della fertilità. Al centro del villaggio veniva piantato un palo alto circa quindici metri, alla cui sommità era posta l’immagine colorata del dio della fertilità; sotto, in una piattaforma, stavano due ragazzini legati per la vita ad una lunga corda avvolta al palo. Nello spazio sottostante si svolgeva una danza frenetica condotta da settanta uomini, una parte dei quali vestiti da donna. La danza veniva interrotta ad un tratto dai due ragazzini che si gettavano nel vuoto con acrobatica lentezza, seguendo lo svolgersi della corda, fino a terra, dove la danza ricominciava: la fertilità era ritornata nei campi.

Gli eschimesi

Non sono solo i popoli agricoli a legare al ricorso stagionale le loro intense manifestazioni teatrali, ma lo fanno anche alcuni popoli cacciatori. Così fanno gli eschimesi che abitano il delta del fiume Copper con un dramma complesso in cui, per mezzo di un narratore, di attori che agiscono mimicamente e di un coro femminile, si rappresenta prima il furto e poi la liberazione delle fonti di luce.

Gli Yamana

La periodicità delle feste teatrali può essere legata ad altri ricorsi, che non siano quelli della natura, o mancare del tutto: gli Yamana allestiscono i loro spettacoli soprattutto in occasione delle feste di iniziazione della gioventù.

I pigmei Bambuti

Per i pigmei Bambuti dell’alta valle dell’Ituri, al contrario, il gioco teatrale è una forma di intrattenimento quasi quotidiano: in essa, i piccoli uomini della foresta esprimono il civilissimo piacere dello stare insieme, di vivere senza capi né autorità.

I pigmei del Gabon

I pigmei del Gabon invece ricordano chi è morto riproducendo mimicamente i fatti salienti della sua vita.

Il teatro australiano

Una delle funzioni primarie del teatro australiano è quella di trasmettere agli iniziandi non solo il patrimonio culturale di mitologia senza cui il tessuto sociale si dissolverebbe, ma soprattutto le norme di comportamento morale. Un esempio è dato dal popolo Kulin, un popolo del meridione del continente, dove sono frequenti, nel corso delle cerimonie di iniziazione, rappresentazioni di veri e propri drammi didattici, dove gli anziani mostrano agli iniziandi cosa potranno e cosa non potranno fare adesso che sono diventati uomini.

La maschera come strumento di potere

I pigmei non usano maschere: il loro è un teatro completamente compreso nella mimica e nella voce, e i temi sono esclusivamente la rappresentazione della vita animale e umana. Ma quando queste forme rappresentative si riferiscono alla vita religiosa o a riti di iniziazione, la maschera diventa un elemento costante. Al teatro dei pigmei chiunque può partecipare, ma non a tutti è dato di possedere una maschera. Le donne, ad esempio, solo molto di rado sono ammesse al possesso e all’uso delle maschere.

La maschera è considerata uno strumento di potere. Un potere che si eserciterà in modi e livelli diversi. Ad esempio, il numero delle maschere utilizzate dal popolo Kono della Guinea ex francese è rigorosamente stabilito, così come le loro funzioni. Se ne contano quindici. Ad esse sono dovuti sacrifici rituali. Nelle loro uscite sono sempre accompagnate da un gruppo di iniziati, che le servono. Altre sono spiriti che svolgono una specie di servizio pubblico a favore della comunità, per mantenere l’ordine e l’igiene. Altre, infine, sono maschere di carattere puramente comico, che intervengono nelle festività, ma non possono mai incontrarsi con quelle superiori. Le maschere del primo tipo appartengono ai sacerdoti e ai guerrieri e la loro trasmissione è ereditaria.

Ogni maschera ha delle caratteristiche metafisiche, ma è anche individualizzata psicologicamente. Il riferimento figurale delle maschere è il volto umano, più o meno deformato; solo la maschera dei guerrieri ha un riferimento chiaramente animale: il caprone. Chi porta le maschere indossa anche un costume, formato un’ampia e lunga gonna di rafia e da una specie di scialle, che copre completamente il corpo: l’uomo è scomparso nella divinità, i non iniziati non sanno che sotto la forma divina c’è un sacerdote.

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Ötzi: la Mummia del Similaun https://cultura.biografieonline.it/otzi-mummia-similaun/ https://cultura.biografieonline.it/otzi-mummia-similaun/#comments Fri, 13 Sep 2013 17:07:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7819 La Mummia del Similaun, conosciuta anche come Ötzi, rappresenta un ritrovamento di straordinaria importanza in ambito antropologico. Si tratta del corpo di un uomo vissuto in epoca preistorica perfettamente conservato, con indosso abbigliamento ed equipaggiamento.

La mummia del Similaun
Una foto del ritrovamento di Ötzi sulle Alpi Venoste (19 settembre 1991)

Il ritrovamento

Il luogo del ritrovamento dell’Uomo venuto dal ghiaccio si colloca sulle Alpi Venoste, facenti parte delle Alpi Retiche orientali, a cavallo del confine tra l’Italia e l’Austria.

I coniugi Erika ed Helmut Simon di Norimberga, in vacanza in Alto Adige, dopo una escursione sul monte Similaun e dopo aver pernottato nell’omonimo rifugio, decidono di scalare la Punta di Finale. Durante il tragitto di ritorno verso il rifugio, nei pressi del ghiacciaio Hauslabjoch, a quota 3.210 metri, i coniugi si imbattono nel cadavere di un essere umano riverso nella neve, in una stretta conca rocciosa di 2-3 metri di profondità. E’ il 19 settembre 1991. Dopo la comunicazione del ritrovamento al Rifugio Similaun, viene attivata la gendarmeria ed il soccorso alpino austriaci per il recupero del corpo, avvenuto Il 23 settembre 1991. La salma è portata quindi ad Innsbruck, in Austria, per essere esaminata, ma senza la consultazione di alcun archeologo, poiché pensiero comune è quello che possa trattarsi di un alpinista, vittima di un incidente.

I rilievi topografici effettuati in seguito per determinare l’esatta linea di confine italo-austriaco, determinano che il ritrovamento dell’Uomo del Similaun è avvenuto in territorio italiano, seppure di pochi metri. La mummia rimane comunque ad Innsbruck per il tempo necessario ai primi esami. Viene convocato un archeologo, il Prof. Konrad Spindler di Innsbruck, il quale attesta che la salma ha almeno 4.000 anni. La notizia di questo ritrovamento di eccezionale importanza, viene riportata sui giornali di tutto il mondo; si diffonde così la consapevolezza che la scoperta è una delle più straordinarie degli ultimi secoli. La mummia viene ribattezzata Ötzi dal giornalista viennese Karl Wendl, termine che deriva dal nome tedesco delle Alpi Venoste (Ötztaler Alpen).

Una foto del luogo del ritrovamento di Ötzi
Il luogo del ritrovamento di Ötzi

Il corpo intatto e la sua datazione

Grazie ad una serie di fattori, la mummia del Similaun è rimasta intatta: al momento della morte il corpo rimase alle basse temperature raggiunte nel ghiacciaio e la conca rocciosa dove si trovava le diede protezione. Dopo che il processo di mummificazione ebbe inizio, il corpo fu ricoperto di neve, che permise la sua conservazione. Durante il trascorrere dei secoli, il ghiacciaio scivolò sul corpo, ma senza arrecargli alcun danno, grazie alla posizione della conca nella quale si trovava, ovvero posta di traverso rispetto alla direzione di scivolamento del ghiaccio.

Incredibile la sua datazione a seguito dell´analisi al carbonio 14: l’Uomo venuto dal ghiaccio visse tra il 3350 e il 3100 a.C., quando in Europa stava iniziando l’Età del Rame, il territorio era scarsamente popolato e gli uomini vivevano in villaggi praticando agricoltura e pastorizia.

L’aspetto di Ötzi ed il suo equipaggiamento

Gli studi sulla mummia hanno permesso di scoprire le sue caratteristiche. Il corpo rinvenuto è di un essere umano di sesso maschile, la sua altezza al momento del decesso è di circa 1,60 metri e pesa circa 50 Kg. I suoi capelli sono bruni e lunghi portati sciolti sulle spalle. Intorno al corpo di Ötzi, il terreno è stato accuratamente setacciato e sono stati rinvenuti anche i resti degli indumenti e degli utensili, risultati di grande interesse archeologico: un coltello di selce con l’impugnatura di legno, un arco in legno di tasso non finito, un’ascia in rame, composta da un lungo manico di tasso e da una piccola lama di rame, una faretra con due frecce complete ed alcune in fase di costruzione, una perla in pietra, i resti di due recipienti realizzati con corteccia di betulla, un piccolo pugnale, composto da un manico di frassino e da una lama di selce con il relativo fodero, accuratamente lavorato, un’esca da fuoco e gli utensili per lavorare i suoi attrezzi.

Anche l’abbigliamento ritrovato rappresenta una preziosa testimonianza che ci racconta del modo di vivere degli uomini appartenenti alle prime civiltà alpine: un copricapo di pelliccia d’orso, i resti di una mantellina di pelo di capra e di due gambali di pelle di capra, un vestito costituito da strisce di pelliccia cucita, scarpe realizzate, all’interno, con corda intrecciata ed imbottita di fieno, all’esterno con pelle di cervo, con stringhe di cuoio che fungevano da battistrada.

Ricostruzione di Ötzi
Ricostruzione di Ötzi

Le indagini e lo studio della mummia permisero di scoprire che Ötzi, poche ora prima di morire, aveva mangiato carne e diversi vegetali, principalmente cereali. Su tutto il suo corpo vi erano più di 50 tatuaggi, che consistono in punti, linee e crocette. Essendo posti in corrispondenza di punti affetti da artrite (scoperto grazie ad esami radiologici), si presume avessero una funzione terapeutica e non ornamentale: erano posti in corrispondenza delle articolazioni più consumate, cosicché la recisione di piccoli fasci di fibre nervose produceva la diminuzione del dolore. La dentatura, priva di carie, presenta una forte usura causata probabilmente dai residui della macinazione a pietra dei cereali e dal fatto che era solito utilizzare i suoi denti come utensili.

L’età di Ötzi e la causa della sua morte

Le analisi condotte su un campione del femore dell’Uomo del Similaun rivelano che la sua età indicativa è di 46 anni, nettamente superiore all’aspettativa di vita media degli uomini vissuti all’inizio dell’Età del Rame.

Ötzi morì a causa di una emorragia dovuta ad una ferita procurata da una freccia, giunta alle sue spalle, che gli trapassò la scapola sinistra, senza però ledere alcun organo vitale. Dal tipo di vegetali trovati nei recipienti di Ötzi, gli esperti concordano nel pensare che la morte per lui giunse all’inizio dell’estate.

Mummia del Similaun

Dove è conservata la mummia

La mummia del Similaun è attualmente conservata al Museo Archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, esposta ai visitatori provenienti da tutto il mondo, attraverso un percorso espositivo composto da reperti, testi didattici, postazioni video e multimediali, che illustrano tutti gli aspetti dell’Uomo venuto dal ghiaccio. Per poter conservare la mummia si è reso necessario ricreare le particolari condizioni di freddo ed elevata umidità dell’aria presenti nel ghiacciaio; questo è reso possibile attraverso un sistema di refrigerazione ad alta tecnologia che consente sia la conservazione che l’esposizione al pubblico dell’Uomo venuto dal ghiaccio vissuto di più di 5.000 anni fa.

Ötzi che riemerge dai ghiacci
Ötzi che riemerge dai ghiacci

 

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