Alleati Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 16 Mar 2022 08:30:44 +0000 it-IT hourly 1 Guerra Fredda: significato, cause e riassunto https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/ https://cultura.biografieonline.it/la-guerra-fredda/#comments Wed, 16 Mar 2022 07:27:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=787 Guerra Fredda è una definizione utilizzata per comprendere il periodo storico che va dalla conferenza di Yalta avvenuta nel 1945 alla caduta del Muro di Berlino avvenuta nel 1989. All’interno di questo arco temporale le due super potenze Stati Uniti d’America e Unione Sovietica hanno coinvolto il mondo in una strategia della tensione costituita da:

  • guerre parallele,
  • guerre spionistiche,
  • alleanze diplomatiche,
  • scontri sul piano della politica internazionale,
  • corsa agli armamenti tradizionali e alle armi nucleari.
Winston Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta (1945)
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Dopo la Conferenza di Yalta del febbraio 1945, a cui parteciparono Winston Churchill come Primo Ministro del Regno Unito, Franklin Delano Roosevelt come presidente degli Stati Uniti d’America e Josif Stalin come Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica,  fu subito chiaro al Primo Ministro inglese quanto fosse pericolosa la politica estera russa che stava di fatto inglobando ideologicamente e militarmente i territori conquistati dall’Armata Rossa.

Il presidente americano, invece, sembrava sottovalutare Stalin e al fine di averlo come alleato contro i giapponesi gli consentì di avanzare pretese sui territori conquistati.

La Conferenza di Posdam che avvenne nel febbraio del 1945 rese chiaro a tutti che Churchill aveva ragione e che di fatto si stava stendendo la Cortina di Ferro fra due super potenze: l’America e i suoi alleati e l’ Unione sovietica e i suoi alleati.

Durante la Conferenza di Parigi del 1946-1947, a cui parteciparono le potenze vincitrici, iniziarono a porsi seriamente i primi problemi fra la delegazione americana e quella russa per quanto riguardava la spartizione della Germania.

Il termine Guerra Fredda

Fu il politico statunitense Bernard Baruch, incaricato nel 1946 dal suo governo di redigere un piano per giungere al disarmo in materia di armi atomiche, a coniare il termine Guerra Fredda, proprio per indicare le relazioni diplomatiche tra USA e URSS: era il 16 aprile 1947.

Dalle tensioni mondiali al disgelo

La tensione durante la Guerra Fredda raggiunse il culmine con “la questione greca” e il destino politico delle democrazie popolari che a questo punto non erano più autonome e non avevano più alcuna parvenza democratica. Inoltre, in Asia si stava aprendo un terzo fronte con la Cina che si stava trasformando in una repubblica comunista e marxista alleata con la Russia che si contrapponeva allo stato di Taiwan dove si era rifugiato il governo del generale Chiang Kai-shek alleato e sostenuto da molti governi occidentali.

Durante la Guerra Fredda, i due blocchi – Gli USA e i loro alleati da una parte e l’URSS e i suoi alleati dall’altra – non rappresentavano solo una contrapposizione militare e diplomatica ma anche ideologica, sociale, politica, economica e di visione del futuro del mondo.

Dal punto di vista economico e ideologico uno degli atti più importanti che gli americani decisero già nel 1946 e avviarono nel 1947 fu il Piano Marshall.

Mentre nel 1949 fu istituito, per volontà americana, il Patto Atlantico che rappresentava di fatto un alleanza militare, con un comando integrato chiamato NATO. La North Atlantic Treaty Organization riuniva:

  • USA,
  • Canada,
  • Gran Bretagna,
  • Francia,
  • Belgio,
  • Olanda,
  • Lussemburgo,
  • Italia,
  • Danimarca,
  • Norvegia,
  • Islanda,
  • Portogallo,
  • Grecia e Turchia – aderirono nel 1951
  • Germania Federale – entrò nel patto nel 1956.

L’URSS, invece, diede vita nel 1955 al Patto di Varsavia proprio per contrastare il Patto Atlantico. Vi aderirono:

  • Albania,
  • Cecoslovacchia,
  • Bulgaria,
  • Polonia,
  • Romania,
  • Repubblica Democratica Tedesca,
  • Ungheria.

L’aumento della tensione

Da questo momento in poi la strategia della tensione aumentò proporzionalmente con l’aumento delle armi nucleari e degli armamenti tradizionali in entrambi i blocchi; fino a quando, negli anni ’70, si iniziò una difficile serie di trattative per contenere tale crescita, che soprattutto per l’URSS, stava diventando insostenibile.

Due furono i principali terreni di scontro fra i due blocchi:

  1. la Guerra di Corea, che vide gli Stati Uniti contro la Corea del Nord e la Cina;
  2. la Guerra del Vietnam fra Stati Uniti e Vietnam del Nord.

In entrambe le guerre i due blocchi furono coinvolti attraverso sostegni di tipo politico e militare, anche se le potenze coinvolte direttamente furono solo quelle citate.

La fine della Guerra Fredda

Negli anni ’80 l’elezione di Ronald Reagan a presidente degli Stati Uniti d’America e la nomina di Mikhail Gorbaciov a Segretario Generale dell’Unione Sovietica, diede un’ accelerata al disarmo e alla politica della distensione.

Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – Guerra Fredda
Reagan e Gorbaciov nel 1985 (Summit di Ginevra) – L’evento portò al termine della Guerra Fredda

Entrambi i capi di Stato iniziarono una politica nuova all’interno dei loro paesi: Reagan, malgrado la sua crociata contro il comunismo e la sua politica economica liberale, si fece garante di un cambiamento economico radicale e di un avvicinamento politico e strategico all’Unione Sovietica.

Mentre Gorbaciov aprì la strada ad una democratizzazione del suo paese e dei paesi satelliti dell’Unione Sovietica.

L’atto finale fu la caduta del Muro di Berlino nel 1989 che diede avvio alla dissoluzione dell’impero sovietico.

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Conferenza di Jalta: evento storico che si svolse tra il 4 e l’11 febbraio 1945 https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/ https://cultura.biografieonline.it/conferenza-di-jalta/#comments Thu, 28 Jun 2018 17:29:24 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24954 Nel febbraio 1945 la Seconda Guerra Mondiale volgeva ormai al termine. Dopo qualche mese gli Alleati avrebbero vinto il conflitto mondiale, sconfiggendo definitivamente la Germania nazista. Al fine di prendere importanti decisioni sul futuro, per una settimana – dal 4 all’11 febbraio 1945 – i capi politici dei tre maggiori Paesi Alleati nonché dei tre Paesi più potenti del mondo (Stati Uniti, Regno Unito e Russia), si incontrarono a Jalta. La località è indicata in lingua anglosassone anche come Yalta ed è ubicata in Crimea, sul Mar Nero. Quella che storicamente è nota come la Conferenza di Jalta si tenne presso il Palazzo Livadija.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Jalta: cosa era successo prima

I tre leader presenti alla Conferenza di Jalta (Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill, Josif Stalin) si erano già incontrati in precedenza, durante la Conferenza di Teheran, tenutasi nel 1943. Già allora la situazione si presentava alquanto complicata, in quanto Hitler aveva tradito il patto “Molotov-Ribbentrop stipulato nel 1941 tra i Ministri degli Esteri di Germania e Russia. In esso era stata stabilita l’annessione alla Russia di Estonia, Lituania e Lettonia, la non aggressione reciproca tra i due Paesi e la divisione della Polonia.

Secondo i piani di Hitler l’operazione “Barbarossa intentata contro la Russia nel giugno del 1941 doveva svolgersi in maniera veloce e “indolore”, ma così non fu. Il 3 luglio dello stesso anno Stalin, rivolgendosi al popolo con un discorso divulgato alla radio, annunciò la sua intenzione di entrare in guerra contro la Germania, definendo i nazisti con a capo Hitler dei veri e propri “criminali”. Più tardi l’URSS valutò la necessità di allearsi con i Paesi dell’Occidente; proprio per questo si tennero tre incontri a breve distanza uno dall’altro: Teheran, Jalta e Potsdam.

Lo svolgimento della Conferenza di Jalta nel dettaglio

L’incontro era stato fissato per valutare lo scenario presente e prendere decisioni sul periodo post-bellico che sarebbe seguito di lì a poco. Gli incontri tra i leader si tennero presso il Palazzo Livadija. Qui fu anche realizzato un centro comunicazioni che smistava le notizie dell’incontro in tutto il resto del mondo. Pare che la Conferenza di Jalta si sia svolta in un clima comunque disteso; non ci furono recriminazioni tra i partecipanti, nonostante tra loro ci fossero grandi differenze sia culturali che ideologiche.

Le riunioni non si svolsero secondo un ordine del giorno prefissato: i tre partecipanti discussero della situazione in cui si trovava la Polonia, del futuro della Germania e della Jugoslavia, e di un possibile intervento della Russia in Giappone. Secondo gli studiosi che affrontarono la conferenza di Jalta dal punto di vista storiografico, anche se l’incontro era stato previsto per garantire ai Paesi un futuro di “pace e prosperità”, in realtà ognuno cercò di difendere i propri interessi. Sempre secondo gli storiografi fu Stalin ad avere la meglio rispetto agli altri due, nelle decisioni che furono prese.

Le posizioni del tre leader

Durante le trattative Winston Churchill si mostrò accondiscendente a che l’Europa orientale fosse interamente sotto il controllo della Russia. Stalin e Roosevelt, invece, discussero a lungo circa la situazione dell’estremo Oriente, addivenendo ad alcune conclusioni. In particolare, il leader degli Stati Uniti ottenne da Stalin la promessa di entrare in guerra contro il Giappone. In cambio l’URSS acconsentì ad alcune concessioni territoriali, oltre al riconoscimento degli interessi nei porti cinesi di Dalian e Port Arthur. Altro argomento che fu approvato durante la conferenza di Jalta fu l’istituzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Oggetto di discussione fu soprattutto la modalità di voto che il Consiglio di sicurezza avrebbe dovuto adottare in futuro. In particolare Stalin aveva avanzato la possibilità di introdurre il diritto di veto. La redazione e la sottoscrizione della Carta delle Nazioni Unite vennero però rimandate ad un incontro successivo; esso si sarebbe tenuto circa due mesi dopo in America, per la precisione a San Francisco. A quell’incontro, però, non si presentò Roosevelt, che morì qualche giorno prima dell’inizio dei lavori. Il documento finale, che venne sottoscritto il 26 giugno, stabilì la struttura delle Nazioni Unite, così come risulta ancora oggi.

Cosa successe dopo la Conferenza di Jalta

Al termine della conferenza di Jalta, Roosevelt si dichiarò soddisfatto del risultato conseguito, definendolo una “grande vittoria della pace”, ma non fece in tempo a partecipare alla conferenza di Potsdam indetta successivamente, perché morì qualche giorno prima. Churchill lasciò Jalta prima degli altri leader per recarsi di persona a verificare l’esito delle elezioni nel Regno Unito, ma siccome vinsero i laburisti, a Potsdam ci andò un altro primo ministro: Clement Attlee. Ma la situazione era destinata a mutare velocemente: il 5 marzo 1946 cominciò ufficialmente la Guerra Fredda.

Considerazioni sulla Conferenza di Yalta

La conferenza di Jalta può essere valutata secondo due prospettive opposte.

  1. Secondo alcuni studiosi l’incontro tenutosi in Crimea aveva finito con il favorire l’avvento della Guerra Fredda. La causa fu l’espansione sovietica e la divisione dell’Europa in blocchi contrapposti tra loro.
  2. Secondo altri, invece, la conferenza rappresentò un’occasione di confronto su temi importanti. Ad essi seguì una fattiva collaborazione tra le potenze che erano risultate vittoriose nella Seconda Guerra Mondiale.
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La Battaglia di Dunkerque e l’Operazione Dynamo https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/ https://cultura.biografieonline.it/battaglia-dunkerque-operazione-dynamo/#comments Sat, 19 Aug 2017 12:38:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23116 Nella storia della Seconda Guerra Mondiale, Dunkerque, porto situato nel nord della Francia, svolse un ruolo importante. Rappresentò fu contemporaneamente la testimonianza della forza militare tedesca e della capacità inglese di resistere, dimostrando una notevole organizzazione logistica e una sorprendente velocità d’azione.

Battaglia di Dunkerque
Una foto del 29 maggio 1940: il traghetto dell’isola di Man SS Mona’s Queen in fumo dopo aver colpito una mina al largo di Dunkerque.

Il contesto

Il 26 maggio del 1940 truppe francesi e inglesi si ritrovarono nel porto di Dunkerque a causa dello sfondamento del fronte della Mosa ad opera delle truppe tedesche della Wehrmacht. Esse dal 10 maggio avevano sbaragliato ogni resistenza da parte dell’esercito francese. Nel quadro dell’offensiva in Occidente i tedeschi, in pochi giorni, grazie all’avanzata lampo della Panzer-Divisionen, avevano attraversato le Ardenne e superato la linea di difesa della Mosa, chiudendo in un cuneo le truppe superstiti francesi e il corpo di spedizione britannico. Quest’ultimo fu mandato a contrastare l’esercito tedesco e ad aiutare l’alleato francese fin da subito in forte difficoltà.

Tra il 26 maggio e il 4 giugno, dunque, le truppe alleate superstiti furono ammassate nel porto di Dunkerque per dare avvio alla più grande missione di salvataggio della storia: l’Operazione Dynamo. Grazie anche all’intervento della RAF (Royal Air Force) britannica che riuscì a distruggere molti aerei dell’aviazione militare tedesca, navi da flotta e mercantili britannici riuscirono a portare in salvo oltre la Manica 340.000 soldati.

Battaglia di Dunkerque: i fatti

Il 10 maggio del 1940 iniziò la prima fase dell’offensiva tedesca che aveva lo scopo di distruggere ogni resistenza da parte dell’esercito olandese, belga e francese. L’esercito tedesco utilizzò la tecnica della guerra lampo avanzando contemporaneamente da nord e da sud. Sia le truppe olandesi che belghe vennero sconfitte velocemente. La fanteria francese resistette qualche giorno per poi capitolare di fronte all’avanzata inarrestabile della divisione corazzata tedesca. Questa non aveva uguali in termini di organizzazione, velocità e potenza di fuoco.

In tre giorni i carri armati della Panzer-Divisionen penetrarono nelle Ardenne raggiungendo le rive del fiume Mosa. I francesi si ritrovarono allo sbando.

I tedeschi non si fermarono e proseguirono fino alle coste della Manica, spingendo e isolando sia le truppe francesi che le truppe britanniche che erano state inviate per aiutare gli eserciti alleati.

I comandi inglesi, belgi e inglesi cercarono di organizzare velocemente una contro offensiva, ma l’impatto con i mezzi tedeschi li aveva destabilizzati e non riuscirono a trovare il giusto coordinamento per respingerne l’avanzata. A questo punto gli alleati erano bloccati e divisi in un cuneo che avrebbe potuto essere contrastato da nord. I comandi avrebbero potuto riorganizzarsi e attaccare i tedeschi per impedire di essere chiusi in una morsa mortale. Tuttavia la debolezza e lo sfiancamento morale di francesi e belgi non permise un tale atto di forza, che avrebbe impedito i successivi accadimenti.

L’esercito tedesco aveva vinto in pochi giorni e contro tutti i pronostici.

Una pausa per i tedeschi

A questo punto i generali della Wehrmacht decisero di fermare l’avanzata da sud. Questa decisione, che permise di evitare un disastro totale per gli eserciti alleati, fu presa probabilmente per permettere alle forze in campo di riposarsi e di approvvigionarsi di carburante. Era il 24 maggio del 1940. Hitler fu entusiasta per il trionfo delle sue divisioni e ritenne la vittoria in Europa un dato di fatto. Per questo motivo impartì i primi ordini per organizzare il secondo attacco che avrebbe portato alla capitolazione della Francia.

Tuttavia, sia il Führer che il suo alto comando, sottovalutarono la capacità della marina inglese di organizzare un’evacuazione di massa, ritenendo che fosse impossibile salvare una tale quantità di uomini in così poco tempo. Fra il 24 e il 26 maggio 1940, dunque, le divisioni corazzate tedesche si fermarono, permettendo involontariamente ai comandi alleati di ammassare le loro truppe a Dunkerque, organizzando contemporaneamente la difesa del porto e delle spiagge limitrofe.

In realtà l’Ammiragliato britannico già il 14 maggio 1940 aveva svolto un’indagine per verificare la disponibilità di imbarcazioni private e mercantili, che erano attraccate sulla costa antistante a quella francese, di svolgere una missione di salvataggio. Dopo pochi giorni era evidente che l’esercito sul continente avrebbe dovuto essere evacuato velocemente. Il primo ministro britannico Winston Churchill, diede ordine all’Ammiragliato di ammassare tutti i mezzi disponibili nei porti al fine di iniziare l’evacuazione delle truppe. L’operazione venne chiamata Dynamo.

Winston Churchill
Winston Churchill

Operazione Dynamo

Dal 24 al 30 maggio 1940 i comandi alleati riuscirono ad ammassare tutte le truppe a Dunkerque. Fortificarono il perimetro e diedero ordine di distruggere tutti i mezzi a motore e tutti gli equipaggiamenti militari che non era possibile trasportare in Inghilterra. L’aviazione tedesca cercò di infliggere più perdite che poteva agli alleati. La loro azione si focalizzò su una serie di bombardamenti e di assalti alla spiaggia in cui le truppe inglesi e francesi erano state riunite.

Nel frattempo, visto che il porto era stato in gran parte distrutto dai bombardamenti, fu necessario creare dei ponti di fortuna per permettere alle truppe di salire sulle imbarcazioni. Il tempo era contato.

Operazione Dynamo Operazione Dynamo

Grazie all’abilità e al coraggio dell’aviazione britannica l’attacco degli aerei tedeschi fu contenuto. Tuttavia l’evacuazione subì, a causa della fretta e dell’utilizzo di barche private e pescherecci, oltre alle navi da guerra, rallentamenti e confusione organizzativa. Due inaspettati vantaggi permisero di limitare le perdite umane: il mare calmo e l’aviazione britannica.

Il 3 giugno 1940 gran parte dell’evacuazione era terminata. Pochi soldati erano rimasti a difendere il perimetro attorno a Dunkerque e le ultime navi arrivarono per prelevarli e portarli via. Il cacciatorpediniere Shikari fu l’ultima nave militare a salpare dal porto francese alla volta dell’Inghilterra.

L’epilogo

Quando i tedeschi giunsero a Dunkerque trovarono equipaggiamenti, armi e alcuni mezzi non ancora distrutti. Trovarono però anche 34.000 soldati che non erano riusciti a fuggire, probabilmente perché erano arrivati tardi. Per questo furono catturati e imprigionati. Il 4 giugno 1940 gli ufficiali catturati firmarono la resa totale.

Malgrado la sconfitta e l’avanzata inarrestabile delle truppe tedesche, i comandi alleati riuscirono a portare a termine l’Operazione Dynamo ottenendo un insperato successo. Vennero salvati 340.000 uomini. Anche se prima di imbarcarsi ne morirono circa 9.500. Considerando la cocente sconfitta e il rischio che venissero uccisi tutti, intrappolati in un cuneo mortale ad opera delle divisioni corazzate, questo salvataggio entrò nella storia per la velocità e la quantità di vite risparmiate.

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Seconda Guerra Mondiale https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/ https://cultura.biografieonline.it/seconda-guerra-mondiale/#comments Tue, 20 Jan 2015 17:04:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12873 Nell’articolo che segue abbiamo cercato di riassumere i passaggi, gli eventi e le date fondamentali della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell’Asse (principalmente Germania, Italia e Giappone) e dall’altro i paesi Alleati (principalmente Inghilterra, Francia, Russia, Stati Uniti).

La definizione di “guerra mondiale“, come già accadde per la Grande Guerra, deriva dal fatto che le nazioni coinvolte erano quelle di tutti i continenti, così come le operazioni belliche interessarono gran parte del mondo.

Lo sbarco in Normandia, 6 giugno 1944 (Seconda Guerra Mondiale)
Una foto dello sbarco in Normandia (6 giugno 1944): l’evento fu uno dei momenti chiave nello svolgimento del conflitto.

1939

Il 1939 è il primo anno di guerra. Mentre sul fronte occidentale francesi e tedeschi si fronteggiavano dietro le opposte linee di fortificazione, la Germania con una guerra lampo sconfisse e conquistò la Polonia (Bombardamenti con gli stukas).

Attaccata dalle armate sovietiche, Germania e Russia si divisero la Polonia; le regioni orientali andarono all’Unione sovietica. La Russia, dopo due mesi, poneva sotto controllo le Repubbliche baltiche: Estonia, Lettonia, Lituania e attaccava la Finlandia, che fu costretta a cedere un’ampia parte di territorio.

1940

Nel 1940, la Germania con un’offensiva fulminea s’impadronì della Danimarca e della Norvegia. Dopo aver violato la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo, e arginato la linea Maginot, riuscì ad impadronirsi di tutta la costa della Manica, mentre il corpo di spedizione britannico sbarcato sul continente, bombardato e decimato, fu costretto a reimbarcarsi a Dunkerque.

L’Italia nel 1939 aveva dichiarato la “non belligeranza”, motivata da tre ragioni:

  • l’impreparazione dell’esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna;
  • le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dall’estero
  • il Patto segreto tra Mussolini e Hitler, che prevedeva il rinvio della guerra di almeno tre anni e che Hitler non aveva rispettato, prendendo l’iniziativa senza interpellare Mussolini.
Adolf Hitler
Adolf Hitler

La discesa in campo dell’Italia

Così, di fronte alla disfatta francese, Benito Mussolini non seppe resistere e illuso di una rapida vittoria tedesca, si decise, il 10 giugno 1940, a dichiarare guerra alla Francia e all’Inghilterra: l’Italia entrò in guerra attaccando i francesi proprio nel momento più tragico della loro sconfitta.

Otto giorni dopo l’occupazione di Parigi da parte dei nazisti, il capo del governo francese (Pétain) dovette chiedere l’armistizio. In seguito all’armistizio, la Francia venne divisa: la parte settentrionale fu direttamente soggetta alla dura occupazione tedesca, il centro-sud veniva affidato all’amministrazione di Pétain, cioè al governo di Vichy.

Anche l’Italia firmò l’armistizio con la Francia, dopo aver occupato una striscia di territorio al di là delle Alpi. Il generale Charles De Gaulle riparato in Inghilterra organizzò l’esercito nazionale della “Francia libera” per liberarla appunto dall’oppressione nazista.

L’avversario inglese

Hitler allora diede inizio alla battaglia d’Inghilterra e mise in atto “il giorno dell’Aquila”, cioè una serie di bombardamenti a tappeto sulle istallazioni militari e le città più importanti dell’isola.

Grazie alla resistenza inglese, che con la sua aviazione (Raf) e l’impiego dei radar (recente invenzione ancora segreta che le consentiva di conoscere la consistenza e la direzione di arrivo dei nemici), Hitler finì per rinunciare, ma in contemporanea, ebbe inizio l’offensiva italiana nel Mediterraneo e in Africa, che puntava a colpire l’Inghilterra nel cuore dei suoi traffici e dei suoi rifornimenti, paralizzandone le linee di navigazione attraverso il canale di Sicilia e di Suez.

Il patto d’acciaio

Nel frattempo fu firmato “Il patto d’acciaio” a Berlino, il patto tripartito che prevedeva la spartizione del mondo in zone d’influenza. Alla Germania andò l’Europa continentale, all’Italia il bacino del Mediterraneo e al Giappone il continente asiatico.

Mussolini attaccò la Grecia attraverso l’Albania, un tentativo fallito, perché fu bloccato dall’esercito greco, rifornito dagli inglesi, che contrattaccò penetrando dall’Albania. Quasi contemporaneamente la flotta italiana subì gravi perdite a causa di un attacco inglese con aerosiluranti a Taranto e uno scontro navale nelle acque di Capo Matapan, nelle coste meridionali della Grecia.

1941

Nel 1941, III anno di guerra, sul fronte africano, in pochi mesi, gli inglesi occuparono la Somalia italiana e riconquistarono la Somalia inglese, poi anche la Libia e l’Etiopia. Su proposta di Roosevelt venne approvata la legge affitti e prestiti, con la quale gli Stati Uniti si impegnavano ufficialmente a rifornire materiale bellico ai paesi in lotta contro la Germania.

Sul fronte africano, gli italiani – con l’appoggio tedesco – ripresero l’iniziativa, costringendo gli inglesi ad abbandonare la Libia. Nello stesso tempo, reparti italo-tedesci occuparono la Iugoslavia, la Grecia e Creta.

La campagna di Russia

Adolf Hitler temendo un’alleanza tra l’Inghilterra e la Russia – l’obiettivo del nazismo era la distruzione dello Stato comunista – dette il via all’Operazione Barbarossa, ordinando alle sue divisioni di attaccare l’Unione Sovietica.

Tedeschi e un corpo di spedizione italiano procedettero ad una rapida avanzata, riuscendo ad impadronirsi di territori sterminati, ma il sopraggiungere dell’inverno, impedì loro l’ambizioso progetto di occupare Mosca.

L’Olocausto

A questo punto, mezza Europa era in mano tedesca sottoposta allo sfruttamento economico e alla spietata persecuzione poliziesca; venne organizzato lo sterminio degli ebrei: deportazioni di massa, lavori forzati, disumane torture e la tragica conclusione nelle camere a gas o nei forni crematori dei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Mauthausen, sono tra gli esempi più tristi e raccapriccianti che l’intera storia umana ricordi.

La Carta Atlantica

Il 14 agosto 1941, a bordo della corazzata inglese, nelle acque dell’Atlantico, si tenne un importante incontro tra Roosevelt e Churchill, durante il quale fu sottoscritta la famosa Carta Atlantica, che sanciva solennemente il principio della libertà dei popoli (e dalla quale nel 1945 fu creata l’Onu) e che avrebbe dovuto costituire la base delle trattative di pace.

L’attacco di Pearl Harbor

Destinato ad aprire una nuova fase del conflitto fu l’attacco a Pearl Harbor: un attacco aereo sferrato dai giapponesi alla base navale statunitense (isole Hawaii). Il bombardamento ebbe conseguenze catastrofiche, furono messe fuori combattimento otto corazzate e 200 aerei.

Pearl Harbor, una foto dell'attacco
Pearl Harbor, una foto dell’attacco

1942

Nel 1942, IV anno di guerra, le potenze del tripartito ripresero l’iniziativa. In estremo Oriente, i giapponesi riuscirono ad occupare tutte le zone militarmente importanti controllate dagli inglesi.

In Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo in Libia, facendo arretrare le linee britanniche, e riuscendo ad avanzare sino a El-Alamein, a pochi chilometri da Alessandria.

In Unione Sovietica si registrarono i successi dei tedeschi, che riuscirono ad occupare il grande centro industriale di Stalingrado.

I nuovi successi dell’Asse dovevano però segnare “L’inizio della fine” a causa dell’enorme allargamento del fronte e il crescente allontanamento dalle basi di partenza, rendendo difficili i rifornimenti.

In questo anno si combatterono due importanti battaglie navali, entrambe tra Stati Uniti e Giappone: quella nel Mar dei Coralli (4-8 maggio) e quella delle isole Midway (4-6 giugno).

La situazione viene ribaltata

In estremo oriente, gli americani, sotto il comando del generale Douglas MacArthur, dettero vita alla riconquista dei territori occupati dai giapponesi e conseguirono decisivi successi navali.

Sul fronte africano, gli inglesi al comando del maresciallo Montgomery, riuscirono a sfondare il fronte italo-tedesco a El-Alamein, costringendolo alla ritirata verso la Libia.

A Stalingrado, la popolazione resistette eroicamente per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla resa della sesta armata tedesca. Non vi fu scampo neppure per il corpo di spedizione italiano, impegnato sul Don, i soldati italiani scarsamente armati e male equipaggiati, privi di adeguati mezzi di trasporto, tentarono di aprirsi la via per la ritirata: molti caddero combattendo il nemico e i più morirono per assideramento.

1943

Nel 1943, V anno di guerra, il fronte africano si trovò nelle mani degli alleati: anche qui le truppe dell’asse si trovarono in difficoltà, anche per la presenza degli americani in Marocco e Algeria. Nonostante le sconfitte, il nazismo continuava a mietere vittime tra gli ebrei, come avvenne nel ghetto di Varsavia, in Polonia.

Seconda Guerra Mondiale: la situazione e gli eventi in Italia

In Italia si faceva sentire la sfiducia nella vittoria e il convincimento che l’unica via di salvezza poteva essere un immediato sganciamento dalla Germania e una riconciliazione con le potenze occidentali.

Intanto nella conferenza di Casablanca, Roosevelt e Churchill decisi ad aprire un secondo fronte in occidente, scelsero come obiettivo proprio l’Italia: il 10 luglio, dopo aver occupato Lampedusa e Pantelleria, tredici divisioni anglo-americane sbarcarono in Sicilia e ebbero la meglio sui reparti italo-tedeschi.

Mentre Mussolini e Hitler si incontravano a Feltre (Veneto), Roma e Frascati, sedi del comando tedesco in Italia, venivano bombardate dalle forze aeree americane. Sei giorni dopo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo approvava l’ordine del giorno, che stabiliva il ripristino dello Statuto e delle libertà costituzionali e quindi la fine del regime.

Il 25 luglio 1943, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini e obbligandolo alle dimissioni, lo fece arrestare e ne ordinò l’internamento prima nell’isola di Ponza e poi sul Gran Sasso.

Venne formato un nuovo governo guidato da Pietro Badoglio, il quale prese accordi segreti con gli anglo-americani per trattare una pace separata e uscire dal conflitto. I tedeschi sospettosi facevano intanto affluire attraverso il passo del Brennero dieci nuove divisioni nella penisola.

Il 3 settembre 1943 fu firmato segretamente a Cassibile, nei pressi di Siracusa, un armistizio con gli anglo-americani, che però lo resero noto l’8 settembre, in anticipo rispetto al previsto. Il 9 settembre il re e Badoglio si dettero alla fuga, lasciando l’esercito italiano allo sbaraglio. I tedeschi riuscirono a penetrare quasi tutta la penisola.

Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, il quale dopo essere stato condotto da Hitler in Germania dichiarò di voler continuare la guerra al suo fianco e tornato in Italia il 23 settembre istituì la Repubblica Sociale Italiana con sede a Salò, sul lago di Garda.

L’Italia fu allora divisa in due parti: quella meridionale governata da Badoglio sotto il controllo degli alleati, quella settentrionale affidata a Mussolini ma di fatto dominata dai tedeschi.

Nelle regioni dominate dai tedeschi e dai repubblicani ebbe inizio oltre alla resistenza passiva di quasi tutta la popolazione, quella armata delle formazioni partigiane. La lotta partigiana fu coordinata e diretta dai comitati di liberazione nazionale (CLN), nei quali vennero rappresentati tutti i partiti antifascisti.

Il 13 ottobre 1943 Badoglio dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli anglo-americani. Di qui il riconoscimento degli alleati dell’Italia come cobelligerante, non come alleato a pieno titolo.

Le Quattro Giornate di Napoli
Le Quattro Giornate di Napoli

Nelle Quattro Giornate di Napoli, mentre l’esercito risaliva verso nord in Calabria, alcuni reparti sbarcati a Salerno puntarono verso Napoli e, dopo quattro giornate di lotta, riuscirono a liberarla dai tedeschi. Napoli fu la prima città europea a cacciare i tedeschi.

1944

Nel 1944, VI anno di guerra, avvenne la liberazione di Roma: il 4 giugno, gli alleati entrarono a Roma e nello stesso giorno venne nominato luogotenente del regno Umberto, mentre Badoglio venne sostituito da Ivanoe Bonomi.

Due giorni dopo la liberazione di Roma, gli alleati sbarcarono in Normandia (6 giugno 1944), riuscendo ad aprire un secondo fronte in Francia.

Nel mese di agosto un altro sbarco in Provenza contribuì a far crollare la resistenza tedesca.

Nel settembre del 1944 la Francia fu liberata.

1945

Nel 1945, gli anglo-americani passarono il Reno e marciarono verso la Germania, verso cui convergevano anche i sovietici. Hitler continuava a credere nella vittoria, ma dopo l’incontro di alleati e sovietici sull’Elba, le armate sovietiche invasero Berlino.

Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.
Soldati russi espongono la bandiera sovietica al termine dei combattimenti per la conquista di Berlino.

Hitler si suicidò nei sotterranei della cancelleria del Reich il 30 aprile 1945.

In Italia, il 25 aprile 1945 le popolazioni insorgevano e si liberavano, affiancando i partigiani, dall’oppressione nazista, ancor prima che arrivassero gli alleati.

Il 27 aprile Mussolini rifugiato in un camion di una colonna tedesca in ritirata, venne riconosciuto da una formazione partigiana presso Dongo e il 28 fu fucilato sulle rive del lago di Como. Due giorni dopo, il comando tedesco firmava la resa senza condizioni.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

Dopo la morte di Hitler e la resa della Germania, il Giappone ancora resisteva, colpito però nelle numerose battaglie del Pacifico. Per stroncare la resistenza giapponese, il nuovo presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt morto in aprile, fece sganciare una bomba atomica sulla grande città di Hiroshima e pochi giorni dopo su Nagasaki.

1945 - Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Jalta
1945 – Churchill, Roosevelt e Stalin alla conferenza di Yalta

Nel febbraio 1945 a Yalta Roosevelt, Churchill e Stalin si erano riuniti per prendere importanti decisioni sul comportamento da tenere dopo la disfatta della Germania, che venne suddivisa in quattro zone d’occupazione.

Venne anche stabilita la dichiarazione di guerra al Giappone da parte della Russia due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca. Finì la guerra militare e iniziò quella politica.

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