Achille Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sat, 23 Jul 2022 10:11:45 +0000 it-IT hourly 1 Il duello tra Ettore e Achille: spiegazione e parafrasi https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/duello-ettore-achille-parafrasi/#comments Fri, 11 Mar 2022 05:28:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37233 Il momento del duello tra Ettore e Achille è uno dei più importanti e rappresentativi dell’intera Iliade. Esso è incluso nel capitolo XXII in cui viene descritta la battaglia finale tra greci e troiani, che si trasforma in una sconfitta per questi ultimi.

L’eroe greco Achille fa strage di nemici e si avvicina sempre di più alle mura della città. Priamo, il re di Troia, si accorge che per il suo popolo non c’è più scampo e per questo apre le porte per far entrare gli ultimi soldati tra le mura.

Solo il coraggioso Ettore rimane fuori e decide di affrontare Achille in un pericoloso testa a testa.

Inizia così il sanguinoso duello.

Duello tra Ettore e Achille - Hector Achilles Duel
Ettore e Achille si affrontano in uno scontro corpo a corpo

E’ l’evento finale dell’Iliade.

Riassunto e trama

Il duello è strutturato in maniera corposa.

Inizia con l’avanzare dei due eroi uno contro l’altro.

Ettore dice ad Achille che, se dovesse vincere, restituirebbe il suo corpo agli Achei, così gli chiede di fare lo stesso. Achille controbatte dicendo che tra di loro non è possibile scendere a patti.

E’ quest’ultimo a scagliare per primo la lancia, ma manca il bersaglio. Prontamente la dea Atena recupera la lancia e la restituisce ad Achille, suo prediletto.

Ettore se ne accorge e scaglia la lancia: colpisce lo scudo e l’asta rimbalza lontano. Egli chiama Deifobo, suo fratello, per raccoglierla ma lui non c’è più. Ettore si rende conto così che non ha più il favore degli dei, e che Atena lo ha ingannato. Impugna allora la sua spada e si avventa contro Achille.

E’ il momento del duro combattimento corpo a corpo.

Achille colpisce Ettore sulla clavicola e lo fa cadere al suolo.

Duello tra Ettore e Achille: il testo

Qui Achille glorioso lo colse con l’asta mentre infuriava,
dritta corse la punta traverso al morbido collo;
però il faggio greve non gli tagliò la strozza,
così che poteva parlare, scambiando parole.

Stramazzò nella polvere: si vantò Achille glorioso:
“Ettore, credesti forse, mentre spogliavi Patroclo,
di restare impunito: di me lontano non ti curavi,
bestia! Ma difensore di lui, e molto più forte,
io rimanevo sopra le concave navi,
io che ti ho sciolto i ginocchi. Te ora cani e uccelli
sconceranno sbranandoti: ma lui seppelliranno gli Achei”.

Gli rispose senza più forza, Ettore elmo lucente:
“Ti prego per la tua vita, per i ginocchi, per i tuoi genitori,
non lasciare che presso le navi mi sbranino i cani
degli Achei, ma accetta oro e bronzo infinito,
i doni che ti daranno il padre e la nobile madre:
rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco
diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri…”

Ma bieco guardandolo, Achille piede rapido disse:
“No, cane, non mi pregare, né pei ginocchi né pei genitori;
ah! Che la rabbia e il furore dovrebbero spingere me
a tagliuzzar le tue carni e a divorarle così, per quel che m’hai fatto:

nessuno potrà dal tuo corpo tener lontane le cagne,
nemmeno se dieci volte, venti volte infinito riscatto
mi pesassero qui, altro promettessero ancora;
nemmeno se a peso d’oro vorrà riscattarti

Priamo Dardanide, neanche così la nobile madre
piangerà steso sul letto il figlio che ha partorito,
ma cani e uccelli tutto ti sbraneranno”.

Rispose morendo Ettore elmo lucente:

“Va’, ti conosco guardandoti! Io non potevo
persuaderti, no certo, ché in petto hai un cuore di ferro.
Bada però, ch’io non ti sia causa dell’ira dei numi,
quel giorno che Paride e Febo Apollo con lui
t’uccideranno, quantunque gagliardo, sopra le Scee”.

Mentre diceva così, l’avvolse la morte:
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.

[Iliade, canto XXII, trad. di R. Calzecchi Onesti, Einaudi, Torino, 1993, vv-325-363]

Parafrasi

Qui il glorioso Achille lo colpì mentre armeggiava con la spada; la punta attraversò il morbido collo però l’asta pesante non gli tagliò la gola; infatti Ettore poteva parlare, scambiando parole. Cadde al suolo tra la polvere, Achille glorioso si vantò:

«Ettore, mentre spogliavi Patroclo delle sue armi, credevi di restare impunito: pensavi di potermi sfuggire, visto che ero lontano, animale! Ma io rimanevo sulle navi, pronto a difenderlo e molto più forte, io che ti ho fatto cadere a terra. Ora i cani e gli uccelli ti guasteranno il corpo sbranandoti, ma lui seppelliranno gli Achei».

Ettore, dall’elmo lucente, gli rispose senza più forza: «Ti prego per la tua vita, per le tue ginocchia, per i tuoi genitori, non lasciare che mi sbranino i cani degli Achei vicino le navi, accetta oro e bronzo e tutti i doni che ti daranno mio padre e mia madre: restituisci il mio corpo alla patria affinché i Troiani mi diano gli onori funebri con il rogo e la sepoltura…».

Ma Achille veloce, guardandolo di sbieco, disse: «No, cane, non mi pregare né per le tue ginocchia né per i tuoi genitori; ah! Perché la mia rabbia e il furore mi dovrebbero spingere a tagliuzzare la tua carne e a divorarla per quello che mi hai fatto, nessuno terrà il tuo corpo lontano dai cani, nemmeno se mi pesassero un riscatto dieci, venti volte infinito, e promettessero ancora altre cose: nemmeno se vorrà riscattarti a peso d’oro il capostipite dei Troiani, neanche in questo modo la tua nobile madre ti piangerà steso su un letto, ma ti sbraneranno cani e uccelli».

Ettore dall’elmo lucente rispose morendo: «Va’, ti conosco guardandoti! Non potevo convincerti, no certo, perché hai nel petto un cuore di ferro. Stai attento però, che io non sia la causa della rabbia degli dei, quel giorno in cui Paride guidato da Apollo ti ucciderà, tu ancora coraggioso, sopra le porte Scee».

Mentre diceva queste parole, la morte lo colse; la vita volò via dal corpo e scese nel mondo dei morti, addolorata per il suo destino, lasciando la giovinezza e la forza.

La conclusione dell’Iliade

Achille lega il corpo di Ettore e lo fa trascinare dal suo cocchio, riducendolo a brandelli.

Questa era secondo gli antichi greci una grandissima offesa, poiché nei combattimenti era usanza restituire il corpo ai familiari per rendere almeno onore alla sepoltura.

Questa scena cruenta e l’intero scontro sono molto ben rappresentati nell’opera cinematografica del 2004 Troy, di Wolfgang Petersen.

Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
L’attore Brad Pitt nei panni di Achille (2004)
Eric Bana interpreta Ettore
Eric Bana interpreta Ettore

Nel vedere quella terribile scena la popolazione urla di dolore, come se tutta la città venisse distrutta dalle fiamme.

Re Priamo decide quindi di recarsi al campo acheo per riscattare il corpo del figlio: Achille si intenerisce davanti a questo povero padre che lo supplica e gli restituisce il corpo di Ettore lavato e profumato.

L’Iliade si conclude con la celebrazione dei funerali di Ettore.

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L’ira di Achille https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/ https://cultura.biografieonline.it/ira-di-achille/#comments Tue, 14 Dec 2021 14:18:21 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37416 L’episodio dell’ira di Achille è uno dei più importanti e famosi di tutta l’Iliade, nonché il filo rosso del poema. È inserito all’interno del primo canto e dà inizio alla vicenda narrata.

Il protagonista è Achille, considerato l’eroe per eccellenza, sempre pronto a combattere e a morire per la gloria. Già nel proemio dell’Iliade La sua ira è definita come funesta, cioè portatrice di dolori: essa provocò molte morti tra i valorosi guerrieri greci, e non solo.

Eroe leggendario

Achille è uno dei protagonisti dell’Iliade, eroe della mitologia greca e combattente leggendario della guerra di Troia. Molti sono i filoni narrativi che si sono sviluppati intorno alle leggende legate alla sua storia poiché era uno dei personaggi più amati per la sua personalità forte e combattiva.

Achille è un semidio, figlio del mortale re Peleo (per questo infatti viene chiamato spesso Pelide – figlio di Peleo) e della ninfa Teti.

Secondo una leggenda, la madre Teti, sapendo che il figlio sarebbe morto sotto le mura di Troia, lo immerse appena nato nel sacro fiume Stige per renderlo invulnerabile tenendolo per il tallone. Per questo motivo il tallone di Achille era l’unico punto debole.

Tallone di Achille: Achille morente, scultura di Filippo Albacini
Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra).

L’eroe ebbe un’ottima educazione e partecipò a molte imprese, ma la più importante, senza dubbio, fu la guerra di Troia alla quale prese parte insieme ai migliori guerrieri greci.

L’episodio che scatenò l’ira di Achille

Nel primo canto dell’Iliade, dopo il proemio, viene spiegato il motivo dell’ira dell’eroe: la guerra fra achei e troiani durava già da 9 anni e la città di Troia, nonostante fosse sotto assedio, continuava a resistere.

Crise, sacerdote di Apollo, si recò al campo acheo per riscattare la figlia Criseide, che era stata fatta schiava da Agamennone, capo degli Achei; Crise venne trattato molto male e respinto. Questo rifiuto di Agamennone provocò l’ira del dio Apollo, che per vendetta fece scoppiare una terribile pestilenza fra i greci.

Essi interpellarono l’indovino Calcane per trovare una soluzione: egli spiegò che la pestilenza era proprio dovuta all’ira di Apollo, causata dal rifiuto di restituire Criseide, tenuta come schiava. Quindi l’unica cosa da fare per fermare l’epidemia era quella di restituire la fanciulla a suo padre.

Agamennone prima si infuriò poi decise di cedere, a patto che gli venisse ceduta Briseide, la schiava del suo guerriero più forte: Achille.

Da qui si scatenò quindi l’ira dell’eroe.

Achille, dopo aver ascoltato la richiesta di Agamennone, pronunciò un discorso contro di lui chiamandolo ubriacone e vile, comandante di uomini da nulla.

Decise quindi di ritirarsi dalla battaglia e pronunciò una minaccia:

« verrà il giorno in cui i figli degli achei avranno bisogno di Achille sul campo di battaglia perché saranno minacciati dalla mano di Ettore omicida e tu, Agamennone, non potrai fare nulla, perché negasti l’onore al più forte dei guerrieri achei ».

Dall’ira alla vendetta

Senza l’aiuto di Achille il campo acheo sembrava subire l’avanzata dei troiani, quasi pronti a dar fuoco alle navi.

La situazione stava precipitando, ma Achille restò irremovibile: Patroclo, il suo migliore amico, decise quindi di scendere in battaglia; Achille gli donò le sue armi.

Patroclo venne scambiato per Achille da Ettore, che lo uccise.

Fu per questo motivo che l’eroe decise di tornare sul campo di battaglia e vendicare così la morte del suo amico.

Seguirà poi lo scontro cruento tra Achille ed Ettore.

L’ira di Achille nell’arte e nella cultura

L’ira di Achille è stata rappresentata nella storia dell’arte da molti pittori. Tra i quadri più importanti e intensi spicca il dipinto La furia di Achille, del pittore francese Charles-Antoine Coypel, realizzato nel 1737.

L’eroe si trova al centro del dipinto. Alle sue spalle c’è la dea Atena che cerca di fermarlo, ma lui calpesta e travolge corpi per dare sfogo alla sua rabbia.

La furia di Achille, quadro di Coypel, 1737
La furia di Achille (Coypel, 1737)

Achille è l’unico ad indossare un’armatura, proprio per sottolineare la differenza tra la sua furia e gli altri personaggi nudi e disarmati.

Un’altra opera è quella di Giambattista Tiepolo.

Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio del quadro di Giambattista Tiepolo
Atena impedisce ad Achille di uccidere Agamennone. Dettaglio dell’opera di Giambattista Tiepolo (1757) – Villa Valmarana ai Nani, Vicenza

A teatro L’ira di Achille è un’opera in due atti di Giuseppe Nicolini, su libretto di Felice Romani. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre 1814.

Il cinema ha narrato molte volte i classici greci: tra le opere apparse sul grande schermo ricordiamo L’ira di Achille (film del 1962 di Marino Girolami) e il celeberrimo Troy (2004, di Wolfgang Petersen).

La storia di Achille è stata raccontata anche in prosa, in anni recenti, dalla scrittrice Madeline Miller nel libro La canzone di Achille (2019); il libro pone l’accento su Achille uomo e non eroe; l’autrice ricostruisce la sua vita proprio a partire dall’amore trai due giovani, Achille e Patroclo, narrato in maniera naturale e intensa.

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Iliade: parafrasi e spiegazione del proemio https://cultura.biografieonline.it/iliade-proemio-parafrasi-spiegazione/ https://cultura.biografieonline.it/iliade-proemio-parafrasi-spiegazione/#comments Fri, 05 Nov 2021 16:38:37 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36589 L’Iliade, insieme all’Odissea, è uno dei più antichi oltre che più famosi poemi dell’epica classica, di altissimo valore letterario e morale.

Iliade è un poema in 24 canti, costituito da 15.696 versi. Ha come oggetto gli avvenimenti degli ultimi cinquantuno giorni dell’assedio della città di Troia.

Iliade Proemio Parafrasi Spiegazione

La guerra di Troia tra storia e leggenda

La guerra di Troia è stata realmente combattuta: greci e troiani erano rivali da un punto di vista sia commerciale che della conquista dell’egemonia sul Mar Egeo.

Secondo la leggenda, invece, la guerra di Troia fu causata da Paride, figlio di Priamo re di Troia. Tutto iniziò sull’Olimpo quando, durante le nozze di Peleo e Teti, la dea della Discordia lanciò sul tavolo una mela d’oro. La mela recava una scritta: “alla più bella”.

Era, Atena e Afrodite si contesero la mela ma, non riuscendo a venirne a capo, decisero di far scegliere al bellissimo Paride. Il giovane scelse Afrodite, perché gli promise l’amore della donna più bella del mondo.

Dopo qualche tempo Paride si recò a Sparta dove incontrò Elena, la bellissima moglie di Menelao: i due si innamorarono e lui la portò con sé a Troia. Per vendicare l’offesa, i greci organizzarono quindi un assedio alla città. Esso durò per dieci anni e terminò con la distruzione della stessa.

Cavallo di Troia
Il cavallo di legno è il simbolo della guerra di Troia

La struttura dei poemi epici

Col termine “poema epico” si indica una narrazione poetica in versi delle imprese straordinarie di un popolo, un eroe o una divinità.

I poemi epici tradizionali sono:

  • l’Iliade;
  • l’Odissea;
  • l’Eneide.

Essi sono caratterizzati da 3 parti fondamentali:

  1. Il proemio dell’opera. Esso è la parte iniziale, una premessa al racconto vero e proprio in cui è contenuta l’esposizione sintetica dell’argomento trattato e l’invocazione alla Musa.
  2. Lo svolgimento, ossia la narrazione dei fatti – solitamente viaggi e avventure degli eroi protagonisti, la guerra e le relazioni amorose.
  3. La conclusione, o catarsi.

Il proemio dell’Iliade

È costituito da 9 versi ed è formato dall’invocazione e dalla protasi.

Nell’invocazione il poeta Omero si rivolge a Calliope, la Musa della poesia epica, per chiederle l’ispirazione necessaria a scrivere il suo canto.

La seconda parte, la protasi o enunciazione, contiene la breve esposizione dell’argomento che verrà trattato all’interno del poema: l’ira di Achille (uno dei protagonisti) e le conseguenze scatenate da essa, sia per i greci che per i troiani.

La sua rabbia trascinerà verso la morte valorosi guerrieri; altri non avranno neppure una degna sepoltura e tutto ciò si compirà sempre per volere di Zeus.

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco
generose travolse alme d’eroi,
e di cani e d’augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l’alto consiglio s’adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de’ prodi Atride e il divo Achille.

traduzione di Vincenzo Monti

Parafrasi

Ispirami a cantare, o Dea (Calliope musa della poesia),
la rabbia piena di dolore di Achille figlio di Peleo,
che provocò infinite morti agli Achei (greci), trascinò nell’Oltretomba
molte anime nobili di eroi morti prematuramente
e abbandonò i loro corpi perché diventassero pasto orribile di cani e di uccelli – così si compiva la suprema volontà di Giove –
da quando all’inizio una lite accanita divise Agamennone, figlio di Atreo,
il re dei valorosi guerrieri achei, e il divino Achille.

Epiteti e patronimici

Molto spesso nei poemi omerici i nomi dei personaggi sono accompagnati da nomi o aggettivi, detti epiteti. Essi descrivono una caratteristica particolare del personaggio stesso. Un esempio è Achille che viene definito divo perché figlio della ninfa Teti.

Tallone di Achille: Achille morente, scultura di Filippo Albacini
Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra). Secondo la mitologia Achille era invulnerabile tranne che per il suo tallone.

Questi epiteti servivano proprio a rendere riconoscibile nell’ascoltatore il personaggio grazie ad una determinata qualità o caratteristica fisica.

I nomi dei personaggi, inoltre, molto spesso erano anche accompagnati dai patronimici cioè il nome del padre con l’aggiunta del suffisso –ide:

  • Achille diventa così Pelide perché figlio di Peleo;
  • Agamennone diventa Atride perché figlio di Atreo.

Il proemio dell’Iliade racchiude il senso stesso dell’intera opera.

Insieme al proemio dell’Odissea e a quello dell’Eneide, costituisce un modello per tutta la tradizione epica successiva.

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Tallone di Achille: mitologia, metafora, storia https://cultura.biografieonline.it/tallone-di-achille-mitologia/ https://cultura.biografieonline.it/tallone-di-achille-mitologia/#comments Mon, 27 Sep 2021 07:55:42 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=35819 Ognuno ha il suo tallone di Achille

Si tratta di una vulnerabilità, un punto debole, una pecca caratteriale che fa da breccia ai nostri piccoli fallimenti quotidiani. È il “tallone di Achille”, un parallelo entrato a pieno titolo nel linguaggio quotidiano che affonda nella storia antica. Più che antica, epica.

Tallone di Achille
Tallone di Achille: Achille morente, scultura del 1823 realizzata da Filippo Albacini (Chatsworth House Sculpture Gallery, Inghilterra).

Prima del tallone, Achille

L’Achille dell’espressione “il tallone di Achille” è un eroe della mitologia greca. É figlio di Peleo e della nereide Tetide. Si celebra il suo personaggio nell’Iliade di Omero (proprio all’inizio, nel proemio dell’Iliade). Viene educato dal centauro Chirone e compie in giovinezza prodigiosi gesti eroici. La profezia annuncia che la morte lo avrebbe colto a Troia per questo resta a lungo nascosto tra le figlie del re Licomede. Da una di queste, di nome Deidamia, ha suo figlio: Neottemo.

La leggenda del tallone di Achille

Le antiche leggende narrano che Tetide vuole rendere Achille invulnerabile. Per questo motivo lo immerge nel fuoco o per altri nelle acque del fiume Stige. Nel farlo, però, lo tiene stretto per un tallone. Per questo motivo il tallone, non toccato né dal fuoco né dalle acque dello Stige, resta il punto debole del bambino.

Resterà poi il punto vulnerabile dell’Achille adulto e il motivo della sua caduta in battaglia.

La morte di Achille

La morte di Achille avviene durante la guerra di Troia. Si tratta del noto quanto sanguinoso conflitto che vede nemici Achei e Troiani. La guerra di Troia è stimata presumibilmente attorno al 1250 a.C o tra il 1194 e 1184 a. C circa, nell’Asia Minore.

Achille arriva a duello con Paride, figlio di Priamo, re di Troia, e di Ecuba. Paride, venuto a conoscenza del punto debole del guerriero, scaglia la freccia mortale proprio verso quel punto. Achille colpito cade e muore.

Achille interpretato da Brad Pitt nel film Troy (2004)
Achille interpretato da Brad Pitt nel film Troy (2004)

Achille dalla Grecia all’Europa

L’espressione tallone d’Achille non esiste soltanto nella lingua italiana. Con lo stesso identico significato questo modo di dire esiste in tutte le lingue europee.

  • Gli anglofoni, infatti, definiscono un vulnerabilità o un’attività in cui poco riescono come il proprio Achilles heel.
  • In francese è il talon d’Achille;
  • Talon de Aquiles in spagnolo;
  • in tedesco è una sola parola: Achillesferse.

Anche il tendine di Achille ha fattezze “eroiche”

Dalla leggenda di Achille deriva anche la denominazione medica di un tendine, sempre localizzato nella zona del tallone. Il tendine d’Achille, infatti, è la grossa banda di tessuto connettivo che collega i muscoli del polpaccio al calcagno, osso posteriore del piede.

Ha un primato: è il tendine più grosso del corpo umano. Inoltre, al tendine di Achille si demanda gran parte della mobilità del piede e della gamba verso la coscia.

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La guerra di Troia (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/guerra-di-troia/ https://cultura.biografieonline.it/guerra-di-troia/#comments Mon, 02 Mar 2015 16:03:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13483 Secondo la tradizione gli antichi greci entrarono a Troia servendosi di un finto cavallo e la conquistarono definitivamente dopo ben 9 anni di guerra. Non si può parlare di una data precisa per queste notizie che appartengono ad un’epoca così lontana dalla nostra, ma quella che sembrerebbe essere più attendibile è la data del 24 aprile 1184 a.C.

Cavallo di Troia
Il cavallo di Troia è il simbolo della Guerra di Troia, ed è uno tra i più conosciuti dell’intera mitologia. Anche ai giorni nostri viene usato il termine “trojan horse” (o più semplicemente trojan) per identificare i virus informatici che appaiono come programmi innocui, ma che in realtà contengono un codice nascosto malevolo.

La guerra di Troia nella tradizione

Secondo la tradizione infatti, la guerra di Troia fu combattuta tra gli Achei (Greci) e la città di Troia, collocabile nell’odierna Turchia. Il conflitto si svolse probabilmente o dal 1250 o dal 1194. La guerra di Troia è la più conosciuta del mondo occidentale perché narrata da Omero nelle sue due opere più importanti: l’Iliade, che racconta i fatti avvenuti durante l’ultimo anno di guerra, e l’Odissea, che narra la conquista della città e le avventure di Ulisse per tornare a casa, l’isola di Itaca.

Omero

Tutta la letteratura greca e latina vede Omero come modello a cui ispirarsi ma nulla si sa di certo circa la sua vita. A partire dalla seconda metà del Seicento si iniziò a dubitare della sua esistenza e nacque la cosiddetta “questione omerica“. Erodoto e Plutarco scrissero la sua biografia ma secondo la tradizione esisterebbero almeno 7 versioni di essa, quasi tutte diverse.

Omero
Omero e la cecità: nell’immagine un dettaglio del quadro “Omero e la Sua Guida“, del pittore francese William-Adolphe Bouguereau (1825–1905).

L’etimologia del nome risalirebbe al greco ὁ μὴ ὁρῶν (o mè oròn) “colui che non vede“; la cecità era infatti una delle caratteristiche delle divinità e simbolo di profonda saggezza. Altre possibilità sono offerte dall’etimologia ὀμηρεῖν (“omerèin”) “incontrarsi“, che starebbe ad indicare dei circoli di cultura detti omerici che nelle loro riunioni leggevano i canti delle opere.

Anche letterati e filosofi italiani come Giambattista Vico si occuparono della questione della paternità delle opere omeriche. Egli infatti affermava che Omero non fu un poeta vero e proprio, ma rappresentò la personificazione della facoltà poetica del popolo greco. Qualunque sia la verità, Omero resta la figura più importante della letteratura occidentale.

La guerra di Troia: le cause del conflitto

Secondo l’Iliade la guerra di Troia cominciò a causa del rapimento di Elena, donna bellissima e moglie di Menelao, (re di Lacedemone, futura Sparta) da parte di Paride, figlio di Priamo il re di Troia.

Non erano rari nell’antichità i casi di rapimenti di donne, basti pensare a Medea, Ifigenia e tante altre che soccombevano senza potersi ribellare. Elena era ritenuta a quel tempo la donna più bella del mondo e Paride se ne invaghì perdutamente rischiando tutto pur di averla con sé. Menelao però radunò un esercito insieme al fratello Agamennone per andare a Troia a riprendersi la sua sposa e saccheggiare le terre nemiche.

Secondo la mitologia però la storia del conflitto comincia molto prima, precisamente al matrimonio tra Peleo e Teti. Tutte le dee furono invitate eccetto Eris, la dea della discordia che per vendicarsi gettò al centro del banchetto una mela d’oro con su scritto “alla più bella”.

Così Afrodite, Era e Atena cominciarono a litigare per stabilire a chi dovesse spettare questo premio. Zeus per evitare di scegliere e alimentare la polemica decise che sarebbe toccato al giovane Paride, principe troiano ignaro della sua discendenza reale, prendere l’incresciosa decisione. Egli però non seppe dare un giudizio quindi le dee gli offrirono un dono ciascuno per convincerlo: Era il potere politico, Atena la saggezza e Afrodite l’amore della donna più bella del mondo, Elena di Sparta. Egli allora scelse Afrodite, scatenando le ire delle altre due.

Elena era figlia di Tindaro e Leda, originaria di Lacedemone, la futura Sparta. Famosa da sempre per la sua bellezza, quando fu in età da marito il padre si trovò difronte a così tanti pretendenti da non sapere quale scegliere per non offendere gli altri. Forse fu lei stessa a scegliere il marito o forse lo fece per lei suo padre, tant’è che si decise di farle sposare Menelao, che ereditò anche il trono di Sparta.

Durante un periodo di assenza del marito, giunse a Sparta Paride in missione e, sotto l’influsso di Afrodite, riuscì a sedurre Elena e a portarla a Troia. Menelao, scoperto il rapimento, decise di radunare una flotta di navi greche per partire alla conquista della città e riprendersi la moglie. Cominciò così ufficialmente il conflitto che perdurò per circa 9 anni.

Troy (film)
Tra i film di epoca moderna più riusciti sulle vicende della Guerra di Troia, ricordiamo “Troy” (2004, di Wolfgang Petersen). Nel film Brad Pitt è Achille, Eric Bana è Ettore e Orlando Bloom è Paride.

Gli eroi e i protagonisti

Molti furono gli eroi che si contraddistinsero nel conflitto, che si svolse con esiti alterni per 9 lunghi anni. Ulisse e Achille da parte greca, Paride, Ettore, Enea da parte troiana furono solo alcuni dei più importanti e valorosi guerrieri.

Achille fece strage di troiani e gli dei si infuriarono per questo decisero che dovesse arrivare anche il suo turno. Fu ucciso da una freccia scagliata da Paride ma guidata da Apollo che lo andò a colpire proprio nel suo unico punto debole, il tallone. Dopo la sua morte ci fu una contesa per stabilire chi dovesse ereditare le sue armi tra Aiace ed Ulisse.

Si decise per quest’ultimo ed il giovane Aiace impazzì per la sconfitta, decidendo poi di suicidarsi. Ettore, uno dei più valorosi combattenti troiani e figlio di Priamo re di Troia, venne ucciso in un conflitto a tu per tu con Achille, che dopo la morte ne profanò il corpo. Paride, altro figlio di Priamo, affrontò Menelao in un duello e uccise Achille scoccando la freccia. Enea, figlio di Anchise e di Afrodite, si distinse per il valore in battaglia e riuscì a scappare dalle rovine di Troia, diventando così il protagonista dell’Eneide di Virgilio che narra le vicende del suo peregrinare nel Mediterraneo e della fondazione di Roma.

Ulisse fu l’eroe più astuto della guerra troiana, a lui infatti si deve l’invenzione dell’espediente del cavallo di Troia per riuscire a penetrare nelle mura della città ed espugnarla definitivamente. I Greci infatti, nel corso dell’ultimo periodo del conflitto, fecero credere ai Troiani che erano salpati verso casa.

Avevano però lasciato sulla spiaggia un cavallo di legno nel quale avevano nascosto 40 tra gli uomini più valorosi dell’esercito. I Troiani, credendo si trattasse di un segno degli dei, fecero entrare il cavallo in città e si diedero ai banchetti per festeggiare la fine della guerra. Durante la notte dal ventre del cavallo uscirono così gli uomini che misero a ferro e fuoco la città e sfondarono le mura.

Troia venne distrutta e l’esercito acheo si diede a rapine e ai saccheggi. La fine della guerra quindi venne decretata dall’ astuzia di Ulisse, che seppe sfruttare la semplicità d’animo dei Troiani a proprio vantaggio.

La conclusione

I Greci tentarono di tornare a casa ma incontrarono l’opposizione degli dei. Questi ultimi infatti si erano molto adirati per le violenze commesse dai guerrieri in città e soprattutto per la profanazione dei templi. Nessuno quindi riuscì facilmente a tornare nella terra d’origine. Basti pensare alla storia di Ulisse, narrata nell’Odissea, che vagabondò per dieci anni nel mare prima di toccare di nuovo le sponde della sua Itaca.

Menelao giunse prima a Creta e poi in Egitto, dal quale non riuscì a ripartire a causa dell’assenza di vento favorevole. Nestore fu l’unico che ebbe un ritorno rapido ed indolore perché premiato dagli dei per la sua buona condotta sul campo di battaglia, nel rispetto dei valori tradizionali.

La verità storica su Troia

Quanto ci sia di vero in questa storia certo probabilmente non lo sapremo mai. Nel 1870 l’archeologo Heinrich Schliemann scoprì proprio la città di Troia in Asia minore e quella di Micene in Grecia. Egli nei suoi scavi trovò ben 9 strati sepolti, e il settimo probabilmente corrispondeva proprio al periodo della guerra di Troia (1220 a.C.).

Foto di Heinrich Schliemann
Una foto dell’archeologo tedesco Heinrich Schliemann (1822-1890)

La città era  un importante polo commerciale del tempo, cinta da mura  e venne poi distrutta da un terremoto che la rase al suolo. Da qui nasce forse la leggenda del cavallo, che era il simbolo di Poseidone, dio dei terremoti. Gli storici che indagano sulla questione si dividono: secondo alcuni ci fu sicuramente un conflitto tra la Grecia e Troia.

Secondo altri si tratta solo di leggende miste alla poesia omerica. Gli storici greci antichi come Tucidide affermarono che sicuramente ci fu un conflitto ma i Greci stessi gli diedero un’importanza troppo grande a causa del loro forte nazionalismo. Il mistero è sempre più oscuro ma chissà che un giorno la verità non verrà finalmente a galla o forse il bello della storia è proprio quello di credere a queste leggende, nonostante tutto.

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