Cultura https://cultura.biografieonline.it/ Canale del sito Biografieonline.it Fri, 20 Dec 2024 16:17:44 +0000 it-IT hourly 1 La storia infinita: riassunto del romanzo di Michael Ende https://cultura.biografieonline.it/riassunto-storia-infinita/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-storia-infinita/#respond Fri, 20 Dec 2024 14:41:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14177 Il libro più celebre dell’autore tedesco Michael Ende è “La storia infinita” (titolo originale: Die unendliche Geschichte), pubblicato nel 1979. A rendere ancor più celebre il romanzo è stato il film di Wolfgang Petersen del 1984.

L’opera è ambientata a Fantàsia. È un mondo fantastico continuamente minacciato dall’espansione di una forza misteriosa denominata Nulla, che porta alla sparizione di regioni sempre più estese del regno.

A sconfiggere il male ci pensa un giovane guerriero di nome Atreyu che viene incaricato dall’Infanta Imperatrice di trovare una soluzione al problema; ma non è solo. Con lui c’è Bastiano Baldassarre Bucci, un ragazzo che si trova ben presto coinvolto nelle splendide avventure del regno di Fantàsia.

Ai due giovani è affidato il destino dell’Imperatrice e del regno.

La storia infinita - libro - Michael Ende - 1979
La storia infinita“, scritto del 1979, è il libro più celebre di Michael Ende

Incipit

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ilodnairoC odarroC olraC eralotiT

Questa scritta stava sulla porta a vetri di una botteguccia, ma naturalmente così la si vedeva solo guardando attraverso il vetro dall’interno del locale in penombra.
Fuori era una fredda, grigia giornata novembrina e pioveva a catinelle. Le gocce di pioggia correvano giù lungo il vetro, sopra gli svolazzi delle lettere. Tutto ciò che si riusciva a vedere attraverso il cristallo era un muro macchiato di pioggia dall’altro lato della strada.
D’improvviso la porta venne spalancata con tanta violenza che un piccolo grappolo di campanellini d’ottone sospeso sul battente cominciò a tintinnare tutto eccitato e ci volle un bel po’ prima che si rimettesse tranquillo. […]

Riassunto del romanzo

Prima parte

La vicenda si apre con Bastiano, un bambino orfano di madre e con un padre con il quale non riesce a comunicare. Per fuggire all’ennesimo rimprovero scolastico decide di rifugiarsi nella libreria antiquaria del signor Carlo Corrado Coriandoli.

Qui trova un libro fantastico che sottrae al librario. Il ragazzo si reca poi nella soffitta della scuola e inizia a leggere l’appassionante romanzo dal titolo “La storia infinita”.

Il romanzo racconta le vicende del regno di Fantàsia e della sua sovrana, l’Infanta Imperatrice. Essi sono minacciati dalla inarrestabile avanzata del “Nulla“, che rischia di eliminare completamente il regno con la sua sovrana.

A questo punto, viene convocato in aiuto il giovane Atreyu. Egli si reca presso la Torre d’avorio dai capi del Regno di Fantàsia. Qui viene incaricato di trovare una soluzione al problema che affligge l’Imperatrice e tutta Fantàsia.

Atreyu dovrà affrontare, armato soltanto di un medaglione-talismano fatato per proteggerlo da ogni male, tutte le varie prove e peripezie che troverà sul cammino.

Atreyu attraversa Fantàsia e parla con tutti i suoi abitanti, tra cui Ygramul, Uyulala e infine Mork.

Il ragazzo si trova a fronteggiare una serie di imprevisti ed ostacoli ma alla fine giunge alla conclusione che l’unica possibilità di salvezza per il regno e la sua Imperatrice è quello di condurre a Fantàsia un essere umano che dia alla sua sovrana un nuovo nome.

Lentamente, Bastiano si lascia sempre più prendere dal libro e dalla sua storia, diventando ben presto il protagonista stesso della vicenda, tanto da rendersi conto di poter influenzare attivamente il proseguimento della vicenda.

Seconda parte

Capisce di essere lui, l’unico in grado di salvare Fantàsia, una città che si sta cancellando inghiottita dal Nulla. Ma inizialmente non si mette in gioco, pensando di non essere all’altezza del compito.

A questo punto, la regina è costretta a recarsi dal Vecchio della Montagna Vagante, colui che scrive ogni cosa che accade nel regno di Fantasia, in modo da convincere Bastiano ad intervenire per salvare il suo regno.

Il ragazzo, sfogliando le pagine, si accorge che l’Imperatrice ed il Vecchio della montagna iniziano a parlare di lui e del fatto che aveva sottratto il libro alla libreria. Capisce così di essere realmente l’unico che può salvare il regno di Fantàsia.

Bastiano allora decide di pronunciare finalmente il nome che ha scelto per l’Imperatrice e che aveva pensato da tempo ovvero: “Fiordiluna“.

Il ragazzo, subito dopo, viene risucchiato dal libro e catapultato a Fantàsia. Qui l’Infanta Imperatrice lo incarica di ricreare il regno fatato che ormai era ridotto solo ad un granello di sabbia.

Con l’amuleto fatato, che riceve in dono dall’imperatrice, Bastiano inizia la sua avventura a Fantàsia e il suo compito è quello di ricreare il regno attraverso i suoi desideri.

Tra strane creature e avventure emozionanti il ragazzo perde l’atteggiamento goffo e timido che aveva, trasformandosi in un giovane coraggioso che riesce a realizzare i propri desideri e quelli altrui. Solo Atreyu e Fucur si rendono presto conto che, ad ogni desiderio che esprime l’amico, perde un ricordo legato alla sua vita da umano. Se il ragazzo dovesse finire i suoi ricordi non potrà più esprimere desideri, rimanendo intrappolato nel regno di Fantàsia per sempre.

Finale del romanzo

Alla fine, infatti, Bastiano ricorda solo il proprio nome ed il ragazzo, con l’aiuto dell’amico Atreyu, accede alle Acque della Vita dove si immerge e così riesce a ritrovarsi ancora una volta nella soffitta della scuola e ritornare a casa per poter riabbracciare il padre.

Il suo compito invece verrà portato a termine dall’amico Atreyu ed il regno di Fantàsia sarà salvo. A quel punto Bastiano si reca nella biblioteca per restituire il libro e racconta tutta la storia al librario che gli confessa che anche lui, tempo addietro, era entrato nel regno di Fantàsia e aveva dato un nuovo nome all’Imperatrice.

Il romanzo si chiude con il libraio Coriandoli che guarda Bastiano dicendogli che lui è uno di quelli che indicherà a molti altri ragazzi la strada per il regno di Fantàsia.

La storia infinita
La storia infinita, poster del film

“La storia infinita” al cinema

Il libro ottenne un grande successo di pubblico e di critica tanto da essere stato tradotto in ben più di quaranta lingue. Oggi è considerato uno tra i più influenti romanzi classici della letteratura rivolto ai ragazzi.

Numerose sono state le trasposizioni cinematografiche e televisive ispirate al libro di Michael Ende.

Quella più significativa è il celebre lungometraggio “La storia infinita” di Wolfgang Petersen del 1984. Il film ha avuto due seguiti nel 1990 con la “Storia infinita 2” e, nel 1994, con la “Storia infinita 3”.

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Come fare il salto da operatività a strategia: la guida di Cristian Andreatini https://cultura.biografieonline.it/cristian-andreatini-intervista-operativita-strategia/ https://cultura.biografieonline.it/cristian-andreatini-intervista-operativita-strategia/#respond Mon, 16 Dec 2024 13:35:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42500 Cristian Andreatini dirige un’azienda che rivoluziona il modo di fare impresa, specializzata in coaching, consulenza e formazione nell’ambito dell’organizzazione e della gestione aziendale. La sua azienda affianca chi vuole migliorare l’efficienza aziendale, liberarsi dall’operatività quotidiana e assumere pienamente il ruolo di imprenditore, gestendo l’azienda con visione e chiarezza. Scegliere la sua azienda e il suo percorso significa vedere il mondo dell’impresa con occhi nuovi, trovare soluzioni pratiche, crescere come professionista e imprenditore e creare l’azienda desiderata. Visitando il suo sito cristianandreatini.it potrai lasciarti ispirare da un mix di coaching, consulenza e formazione che può rivoluzionare anche la tua realtà!

Cristian Andreatini - dna imprenditoriale
Cristian Andreatini – dna imprenditoriale

Cosa ti ha avvicinato al mondo del coaching aziendale? Hai avuto un modello o un mentore che ti ha ispirato?

E’ stato il risultato di un lungo viaggio, nato dalla mia esperienza personale e dall’osservazione quotidiana delle sfide che gli imprenditori affrontano ogni giorno. Mi sono sempre interessato all’organizzazione e al miglioramento continuo, e nel tempo ho capito che faceva parte del mio percorso. Più che un modello, è stata l’idea stessa di poter fare la differenza per le piccole realtà aziendali a ispirarmi. Volevo creare un’azienda che fosse il punto di riferimento per chi vuole crescere nel ruolo dell’imprenditore, togliersi dall’operatività e fare veramente l’imprenditore, occupandosi della gestione aziendale.

Molti vedono il business coaching come un metodo aleatorio, ma tu sottolinei spesso che questo è il metodo che fa la differenza.

Il business coaching è una vera e propria strategia di crescita e trasformazione imprenditoriale. Spesso mi viene chiesto quale sia la differenza tra coaching e consulenza, e voglio chiarire che sono due mestieri distinti. Fare solo consulenza significa entrare in azienda, prendere in mano le varie problematiche e risolverle al posto del cliente. Diciamo che la consulenza pura non è parte del mio metodo è un approccio che fine a se stessa non mi interessa né fare né proporre.

Il mio metodo, invece, è costruito su un principio fondamentale: supportare, affiancare e allenare il cliente per renderlo autonomo e capace di affrontare le sfide imprenditoriali. Non mi limito a offrire soluzioni, è un percorso che facciamo insieme affinché il cliente diventi abile e consapevole nel gestire il proprio ruolo e di conseguenza la propria azienda. Questo approccio gli permette di risolvere i problemi attuali e di costruire una sua consapevolezza per scalare, crescere e fare la differenza nel tempo. Naturalmente, ci sono momenti in cui entra in gioco la consulenza o la formazione per colmare lacune tecniche, essendo imprenditori ed essendo stati manager e dirigenti conosciamo a fondo la materia. L’obiettivo finale è che il cliente non dipenda dalla mia azienda, ma che acquisisca le competenze necessarie per guidare la sua azienda in autonomia.

Mi piace spiegare questo concetto con una frase bellissima che riassume perfettamente il mio approccio: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.” Nel mio lavoro, per fare riferimento a questa frase, affianco i clienti affinché imparino a pescare, perché il vero imprenditore è colui che sa camminare con le proprie gambe e prendere decisioni strategiche con consapevolezza, per poi insegnare questo processo alle sue persone di fiducia. Questa è la differenza che rende il business coaching uno strumento davvero potente.

Hai lavorato con tante realtà. C’è una storia o un progetto specifico che ti ha lasciato un segno particolare?

Ci sono tanti progetti che porto nel cuore, ma uno in particolare mi ha lasciato un segno profondo. Ho lavorato con un imprenditore che, pur avendo costruito una bella azienda, era completamente intrappolato nell’operatività quotidiana. Ogni giorno era immerso nella gestione di piccoli problemi, dalla supervisione delle consegne alla risoluzione di questioni tecniche, senza mai riuscire a dedicarsi alla visione strategica della sua attività.

Quando ci siamo incontrati, la prima cosa che mi ha detto è che che si sentiva esaurito e frustrato, incapace di fare il passo successivo per scalare l’azienda. La sua più grande difficoltà era delegare, aveva la convinzione che nessuno potesse fare le cose bene quanto lui. Questo lo teneva incatenato a compiti che lo allontanavano dal ruolo di imprenditore.

Ha iniziato un percorso con la mia azienda dove il cliente ha capito cosa fare, come farlo e, soprattutto, perché fosse necessario cambiare approccio. Nel giro di qualche mese, questo imprenditore è riuscito a creare procedure, a delegare responsabilità chiave e a impostare un sistema che gli permettesse di concentrarsi su ciò che conta davvero per la sua azienda.

Questo progetto mi ha colpito perché incarna perfettamente il senso del mio lavoro, non risolvere i problemi per il cliente, ma renderlo capace di affrontarli e superarli in autonomia. Ogni imprenditore ha dentro di sé il potenziale per fare la differenza, e il nostro compito è affiancarlo per farlo emergere, scoprirlo e metterlo in pratica.

Mi interessa conoscere meglio il tuo metodo di lavoro. Quando entri in contatto con un nuovo cliente, qual è il tuo primo passo? Come sviluppi una strategia su misura per ogni realtà aziendale?

Il mio primo passo è sempre quello di ascoltare. Il nostro metodo è improntato in primis nell’ascoltare e capire il cliente, la sua storia, le sue sfide e i suoi obiettivi. Non esistono soluzioni preconfezionate perché ogni azienda è unica così come l’imprenditore e le persone che la compongono. Si parte da un’analisi aziendale approfondita della situazione attuale per identificare punti di forza e aree di miglioramento. Solo dopo aver compreso appieno il contesto viene sviluppata una strategia personalizzata che rispecchi le priorità aziendali e i valori del cliente. Ogni passo del percorso è pensato per essere concretamente applicabile, con l’obiettivo di ottenere risultati.

Nel campo della consulenza aziendale, ogni cliente è diverso, ma ci sono alcune problematiche comuni che incontri più spesso? Quali sono e come le affronti?

Ci sono alcune sfide che ricorrono spesso, come la gestione del tempo, le difficoltà di comunicazione con il personale, la mancanza di un piano strategico chiaro per il futuro e la gestione delle relazioni con i fornitori e i clienti. Questi problemi sono spesso sintomi di una struttura organizzativa inefficace o di un approccio alla leadership che ha bisogno di essere rivisto. Per affrontarli, si parte dall’organizzazione interna, aiutando il cliente a identificare priorità e processi chiave. Con un approccio strutturato e una visione chiara degli obiettivi, l’imprenditore viene accompagnato verso una gestione più efficace e strutturata della sua attività.

Parlando di leadership, un tema che sembri molto apprezzare, cosa diresti che rende un leader davvero efficace? Come aiuti i tuoi clienti a sviluppare questa qualità?

Un leader è colui che riesce a influenzare e guidare il proprio team senza imporre, ma ispirando e costruendo una visione condivisa. La leadership non è solo un ruolo, ma un insieme di competenze e comportamenti che permettono di coinvolgere e motivare le persone verso obiettivi comuni. Con tutta l’esperienza acquisita negli anni e affrontando in prima persona tutte queste sfide, accompagniamo i clienti in un percorso di scoperta e crescita personale, aiutandoli a comprendere come la loro comunicazione, intelligenza emotiva e capacità relazionali influenzano se stessi e le persone che sono al loro fianco. Insieme esploriamo situazioni reali, identifichiamo aree di miglioramento e lavoriamo per sviluppare la capacità di mettersi nei panni degli altri, di ascoltare attivamente e di comunicare con trasparenza.

Attraverso un mix di coaching e formazione pratica, li aiutiamo a creare un ambiente di lavoro positivo, dove il team si sente valorizzato e motivato. L’obiettivo non è solo quello di migliorare le performance del leader, ma anche di costruire un team coinvolto e autonomo, capace di affrontare sfide e raggiungere risultati straordinari. Per noi, un leader guida e allo stesso tempo ispira gli altri a diventare leader a loro volta.

Guardando al futuro, hai degli obiettivi personali o professionali che vorresti realizzare nei prossimi anni?

Assolutamente sì. Il mio obiettivo più grande è creare un’azienda dove professionisti che, nel tempo, hanno ricoperto ruoli manageriali e dirigenziali, possano mettere a disposizione la loro esperienza reale. Voglio costruire un team di persone che abbiano vissuto sulla propria pelle tutto ciò che accade in una realtà aziendale, perché solo così si può davvero entrare in contatto diretto con imprenditori, manager e dirigenti, comprendendo a fondo esigenze e sfide. È proprio per questo che funziona perfettamente un mix calibrato di coaching, consulenza e formazione, modellato sulle necessità specifiche del cliente.

Voglio raggiungere sempre più imprenditori e artigiani che desiderano trasformare il loro modo di fare business. Mi piacerebbe anche scrivere le mie esperienze e riflessioni su questo lavoro, per offrire una guida pratica e motivazionale a chi affronta le sfide dell’organizzazione e gestione aziendale. E, soprattutto, voglio continuare a crescere e imparare, perché credo che solo un coach in continua evoluzione possa veramente aiutare i propri clienti a fare altrettanto.

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Le lupe, libro di di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Un romanzo noir senza tempo https://cultura.biografieonline.it/le-lupe-libro-recensione/ https://cultura.biografieonline.it/le-lupe-libro-recensione/#respond Mon, 16 Dec 2024 13:19:27 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42494 Le lupe è un romanzo noir scritto da Pierre Boileau e Thomas Narcejac.

È stato pubblicato da Adelphi nel 2024, ma la prima edizione risale al 1955.

È un romanzo senza tempo: scopriamo assieme perché.

Le lupe
Le lupe: copertina del libro

Trama e commento al romanzo

La guerra è al culmine e due uomini, Bernard e Gervais, stanno scappando verso un luogo sicuro.

Una casa dove possono riposarsi e non pensare più a quello che hanno vissuto li sta aspettando a Lione, dove due donne si prenderanno cura di loro.

Ma qualcosa va storto e solo Gervais raggiunge la casa rifugio.

Tuttavia, non può presentarsi con la sua vera identità, deve invece assumere l’identità di Bernard.

Da quel momento inizia una sorta di gioco di equivoci, trappole, minacce velate, azioni mal interpretate.

Gervais e le due donne che lo ospitano tendono una tela sofisticata e complessa dove è facile perdersi. E dove si rischia la vita.

Soprattutto quando arriva una terza donna, la sorella di Bernard, la quale non vuole perdere l’eredità di venti milioni di franchi di cui avrebbe goduto il fratello e per questo vuole giocare una partita ancora più pericolosa.

Commento

“Le lupe” è un romanzo in cui ciò che sembra non è. E dove quello che i personaggi interpretano è sempre qualcosa di diverso da ciò che pensiamo.

Proprio per questo gioco di scacchi, di equivoci, di trappole, il romanzo di due maestri del noir francese ascende ad un livello narrativo molto interessante.

Perché dall’inizio fino ad un finale inaspettato, la tensione rimane sottesa e tesa come un filo di ferro.

La sentiamo man mano che la trama ci porta verso una spirale di dubbi e di eventi inaspettati.

Chi sta intrappolando chi?

Gervais sembra all’inizio comandare il gioco ma poi non ne siamo più sicuri e chi sembra più debole si rivela invece molto più forte e diabolico.

In questo gioco dai volti sconosciuti, in cui dobbiamo indovinare il colpevole, siamo solo certi che la verità rimarrà nascosta fino alla fine.

Leggere un noir come questo è un’esperienza che non ha tempo.

Ne sono stati scritti molti di romanzi gialli da quando questo libro è stato pubblicato più di settant’anni fa ma questo, come il buon vino, è invecchiato molto bene.

Consigliato.

Voto: 8

Dati sintetici

Titolo: Le lupe

Autori: Pierre Boileau, Thomas Narcejac

Traduzione: Lorenza Di Lella, Francesca Scala

Edizione: 2024, 2ª ediz., pp. 179

ISBN: 9788845939013

Su Amazon: https://amzn.to/3P09TN8

Le lupe: incipit del libro

«Dài, che ce l’abbiamo fatta» disse Bernard.

Le ruote del vagone sussultavano sugli scambi; i tramezzi di legno stridevano; le protuberanze del sacco di patate a cui ero appoggiato — da chissà quante ore — mi si conficcavano sempre più a fondo nelle costole, nelle reni; la corrente d’aria che penetrava dalle fenditure del tetto sapeva di umidità e del vapore grasso delle macchine sotto pressione che sentivamo sbuffare di tanto in tanto nella direzione contraria alla nostra, in mezzo a un gran cozzare di respingenti. Mi alzai anch’io, con il corpo intorpidito da far spavento; uno scossone mi fece ricadere sui sacchi, ma la mano possente di Bernard mi rimise in piedi.

«Guarda» gridò. «È La Guillotière».

«La Guillotière, come no…».

«È La Guillotière, ti dico!».

Avvicinai la faccia alla feritoia ma riuscii a vedere soltanto la sagoma di qualche vagone, livide nuvole di fumo e le lucine rosse e verdi dei semafori. Bernard avvicinò la testa alla mia.

«Tutto bene?… Non sei troppo stanco?».

«Sono sfinito».

«Ti aiuterò io».

«No».

«Casa di Hélène non è lontana».

«Non importa».

«Gervais, amico mio, non fare l’idiota».

«Ci ho pensato» dissi. «Non voglio più esserti d’impiccio. Salirò su un altro treno diretto a Sud, a Marsiglia, a Tolone, un posto qualsiasi… In un modo o nell’altro me la caverò».

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Salone d’onore CONI: premiati Roberto Mancini e Daniele Bartocci https://cultura.biografieonline.it/salone-donore-coni-mancini-bartocci/ https://cultura.biografieonline.it/salone-donore-coni-mancini-bartocci/#respond Wed, 11 Dec 2024 19:10:44 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42485 Ci sono anche i marchigiani Roberto Mancini e Daniele Bartocci tra i premiati della XV edizione del prestigioso Premio Andrea Fortunato, assegnato annualmente ai più grandi personaggi dello sport italiano, della medicina e del giornalismo.

La cerimonia di premiazione si è tenuta nella mattinata di lunedì 9 dicembre, al Salone d’Onore del Coni a Roma, alla presenza del Presidente Giovanni Malagò e di icone del mondo del calcio.

Finalità del Premio Andrea Fortunato, uno dei più importanti riconoscimenti nazionali, ideato dalla Fondazione Polito (Museo del Calcio Andrea Fortunato), è quello di rendere obbligatorio il Passaporto Ematico intitolato a quattro compianti calciatori (Andrea Fortunato, Piermario Morosini, Flavio Falzetti e Carmelo Imbriani).

Lunedì mattina, al Salone d’Onore del Coni a Roma, protagonisti assoluti l’ex allenatore della Nazionale Italiana di Calcio Roberto Mancini e il giovane giornalista Daniele Bartocci.

Tra i presenti e premiati ci sono personaggi del calibro di Ciccio Caputo e Andrea Barzagli. Avrebbe dovuto essere presente anche Edoardo Bove, colpito purtroppo dal malore in Fiorentina-Inter.

Proprio negli ultimi anni, a proposito di Passaporto Ematico, sono state presentate due proposte e un disegno di legge in Parlamento, e ne sarà presentata un’altra a inizio 2025. Giovanni Malagò, Gabriele Gravina e Mauro Balata hanno già firmato da tempo l’adesione al Passaporto (che mira a introdurre gli esami a carattere ematico e cardiaco tra quelli ad oggi previsti per ottenere l’idoneità sportiva, al fine di evitare tragedie), come sottolineato dal Presidente della Fondazione Polito Davide Polito.

Bartocci (al centro) con Malagò (a destra), nel 2020

Ora mancherebbe solo la ‘ciliegina’ sulla torta da parte della politica e del Ministro Andrea Abodi.

“Davvero felici di questo prestigioso riconoscimento, complimenti alla Fondazione per il grande lavoro che svolge”, hanno commentato i due personaggi marchigiani Roberto Mancini e Daniele Bartocci.

Una grande festa di sport per sensibilizzare tutti su un argomento di assoluta importanza.

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Pasto Nudo, romanzo di William S. Burroughs (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/pasto-nudo/ https://cultura.biografieonline.it/pasto-nudo/#comments Mon, 11 Nov 2024 14:51:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19233 Un capolavoro assoluto realizzato dallo scrittore e saggista statunitense William S. Burroughs è “Pasto Nudo“. Il romanzo fu pubblicato nel 1959 a Parigi dalla Olympia Press. In seguito ne seguì un’altra edizione statunitense pubblicata da Grove Press, nel 1962. In ultimo, nel 2002, grazie al prezioso contributo degli scrittori James Grauerholz e Barry Miles, il testo “Pasto Nudo” venne risistemato. Vennero aggiunti brani che fino allora risultavano mancanti.

Pasto Nudo - libro - riassunto
Pasto Nudo (Naked Lunch). Prima edizione: 1959; prima edizione italiana: 1964.

Appunti dall’inferno

Inizialmente, il libro di Burroughs fu oggetto di un importante processo per oscenità e di innumerevoli censure. Dapprima, venne riconosciuto solo come un ritratto dall’inferno. Poi fortunatamente gli editori vinsero la causa a Boston e il romanzo, nel 1962, venne pubblicato anche negli USA.

Pasto Nudo viene definito una raccolta di appunti dall’inferno, che rimarrà impresso nelle nostri menti. Lo scrittore si sofferma sul tema della “Malattia”, quello della tossicodipendenza, che non lascia inizialmente scampo al protagonista del romanzo. Il protagonista è il suo Doppio Lee, che vive in un clima di sconforto, di indifferenza e di solitudine.

Il romanzo è autobiografico perché anche lo stesso autore fu afflitto da questo problema per ben quindici lunghi anni. Al termine di questo “inferno”, riordinò i bozzetti definiti da lui stesso “deliranti”. Infine li pubblicò in un romanzo dal senso compiuto.

William Burroughs
William Burroughs

Nel libro, Burroughs dispone i capitoli in maniera disordinata.

Segue solamente la libera rappresentazione dei pensieri di una persona, così come compaiono nella mente (ovvero il flusso di coscienza).

Adotta molto spesso una brusca interruzione dei passaggi.

Il libro non è certo caratterizzato da forme di sentimentalismo.

E l’humor americano usato dalla scrittore è spesso molto duro e pungente.

Il titolo

Il titolo del romanzo, “Pasto Nudo”, gli fu suggerito dal suo amico scrittore e poeta statunitense Jack Kerouac, considerato uno dei maggiori e più importanti scrittori statunitensi del XX secolo. Con il titolo “Pasto Nudo”, si vuole indicare l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta.

Sento sul collo il fiato caldo della Legge, li sento che fanno le loro mosse, piazzano pupe diaboliche come informatori e canticchiano davanti al cucchiaino e al contagocce che butto via alla fermata di Washington Square, salto un cancelletto girevole, scendo a precipizio due rampe di scale di ferro, prendo la metropolitana in direzione uptown… (INCIPIT)

Riassunto di “Pasto Nudo”

Prima parte

Il libro narra delle vicende e della vita di un tossicodipendente che vive la sua vita tra il bisogno di dipendenza dalla droga e il continuo sfuggire da poliziotti e spacciatori. Nella prima parte del romanzo, viene descritto il mondo sommerso di Lee, il Doppio dello scrittore. Egli trascorre le sue giornate in preda ai sintomi di astinenza dall’eroina e il desiderio di fuga tra USA, Messico e l’Interzona, ovvero Tangeri. Vengono così narrate le sue deliranti esperienze visionarie.

Lo scrittore, nel libro, ci offre un ritratto diverso della società americana di fine anni Cinquanta, fatta di casa e famiglia e buoni propositi e ci presenta, in questo caso, uno spaccato dell’America all’acido fenico e assoggettata dalla volontà dello Stato.

In questo particolare contesto, anche gli altri protagonisti del libro si inseriscono in un clima diverso rispetto a quello della classica America anni Cinquanta. Risultano tutti soppressi, emarginati e inquadrati in una cospirazione di più ampio respiro. Tale cospirazione coinvolge in modo significativo tutti gli ambienti della politica, della medicina, arrivando perfino al terrorismo internazionale.

Seconda parte

Nella seconda parte del libro, invece, l’autore si sofferma sulla figura chiave del Dottor Benwey. Egli è a capo del Centro di Ricondizionamento nella Repubblica della Libertà, luogo caratterizzato da persone deviate come tossicodipendenti e criminali. L’uomo viene descritto come un personaggio manipolatore e coordinatore di sistemi, di simboli. E’ uno scienziato esperto di tutti gli aspetti dell’interrogatorio, del lavaggio del cervello e del controllo.

Lo scienziato, infatti, utilizza le proprie competenze per la creazione di sistemi di controllo della personalità più efficaci ma che, alla fine, non riescono a risolvere i reali problemi dei protagonisti.

Anche Tangeri, la città in sui si svolgono gli altri avvenimenti, è condizionata da una sorta di controllori che manipolano il muoversi dei loro bisogni fisici per accrescere solamente il proprio potere. Il messaggio che passa è che l’umanità è in parte succube di tale situazione. La colpa è attribuibile in parte ad una società sbagliata.

Temi trattati

Tra i temi fondamentali descritti da Burroughs troviamo, oltre quello della tossicodipendenza, quello relativo al controllo delle menti che lo Stato compie di sovente sugli individui e quello relativo all’uso della telepatia come unico mezzo e salvezza per sfuggire e superare questa particolare situazione.

Commento all’opera

Il libro, con il tempo, ottenne un notevole successo tanto che furono numerose le traduzioni del romanzo. Fu perfino realizzato un film omonimo dal titolo: “Il Pasto Nudo”, nel 1991. A realizzarlo fu il regista e produttore cinematografico David Cronenberg con la straordinaria partecipazione di Julian Sands, Peter Weller, Ian Holm, Judy Davis. Sontuoso.

Non dimentichiamo inoltre che il fumettista italiano Gianluca Lerici ha realizzato l’adattamento a fumetti ispirandosi al libro “Pasto nudo” di William S. Burroughs per la Shake Edizioni.

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La metamorfosi, opera di Kafka: riassunto e interpretazione https://cultura.biografieonline.it/kafka-la-metamorfosi/ https://cultura.biografieonline.it/kafka-la-metamorfosi/#comments Sun, 10 Nov 2024 20:20:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8567 La metamorfosi è il romanzo più noto di Franz Kafka. Venne pubblicato nel 1915 a Lipsia. Il titolo originale è Die Verwandlung. Il romanzo fu inizialmente pensato – e in parte scritto – nel 1912 mentre Kafka stava lavorando a quello che sarebbe stato America. Questo romanzo incompiuto inizialmente aveva il titolo de Il disperso.

La Metamorfosi Kafka
Kafka: La Metamorfosi (1915), illustrazione

La metamorfosi: riassunto e trama

Prima parte

Il protagonista

Gregor Samsa è un commesso viaggiatore ligio al dovere e dedito alla famiglia. Vive nella casa dei suoi genitori, dove risiede anche la sorella. E’ lui che provvede ai bisogni economi di tutti, per questo il suo lavoro è fondamentale. Ogni mattina si sveglia prestissimo per prendere il treno e iniziare la sua giornata di lavoro. Ma quel mattino, in cui inizia la narrazione, gli è impossibile alzarsi dal letto, perché si è trasformato in uno scarafaggio.

Lo scarafaggio

Le proporzioni sono quelle di uno scarafaggio gigantesco, disteso sul letto e che agita le zampette. E’ lui, perché ha mantenuto la coscienza di sé, ma contemporaneamente non è più se stesso, perché anche la voce, oltre al corpo, ha assunto le sembianze di un insetto.

È tardi, sono le sette passate e Gregor non si è ancora alzato; non può farlo perché gli è impossibile girarsi sulle zampe. I suoi genitori e la sorella nel frattempo si sono svegliati e cominciano a preoccuparsi del fatto che Gregor non va al lavoro. Lo chiamano e lui, sforzandosi di parlare con una voce semi umana, cerca di tranquillizzarli.

Nel frattempo, visto che un fattorino doveva aspettarlo in stazione e non lo ha visto arrivare, l’azienda ha mandato il procuratore a controllare il suo stato di salute. Gregor cerca di alzarsi dal letto ma il suo nuovo corpo gli impedisce movimenti repentini e mentre i genitori intrattengono il procuratore che inizia a spazientirsi, Gregor balza dal letto cadendo pesantemente a terra. Cerca di rassicurare tutti quanti, aggiungendo che presto uscirà dalla stanza ma la sua voce somiglia più a quella di un animale che a quella di un essere umano.

Il procuratore si irrita, ritiene di essere preso in giro e avverte Gregor che se continua su questa strada sarà licenziato. Inoltre si lamenta con i suoi genitori del rendimento scarso sul lavoro di Gregor, affermando che negli ultimi mesi è peggiorato nel rendimento professionale. A questo punto Gregor, con uno sforzo immenso, riesce ad aprire la porta con ciò che non è più la sua bocca.

Seconda parte

Il procuratore sopraffatto dall’orrore scappa dalla casa precipitandosi giù per le scale. La madre, vedendo in che cosa il figlio si è trasformato, sviene mentre il padre lo scaccia indietro colpendolo con un giornale. La porta della stanza viene chiusa. Gregor è esausto e si addormenta. Quando si sveglia trova del latte vicino al letto ma non riesce a berlo, i suoi gusti sono cambiati.

Nei giorni seguenti scopre il movimento e decide di nascondersi sotto al divano, così da permettere alla sorella di portargli del cibo più appropriato e di pulire la stanza.

Le giornate di Gregor

Gregor passa le sue giornate ascoltando i discorsi dei familiari che sono sempre più cupi a causa dei problemi economici che lo stato di Gregor ha aggravato.

Le sue giornate passano senza che possa uscire dalla stanza; può vedere, però, nascosto sotto il divano, la sorella che gli porta da mangiare. Scorrazza anche per la stanza, arrampicandosi sui muri per provare le sue nuove abilità.

Grete, la sorella, pensa allora che sia una buona idea togliere alcuni mobili per lasciargli lo spazio necessario per spostarsi. Un giorno, però, Gregor vede la madre prendere un quadro che a lui interessa particolarmente, esce quindi dal divano e quando la madre lo vede grida terrorizzata e fugge dalla stanza. Gregor la insegue e il padre vedendo il figlio-insetto scorrazzare per la casa, gli tira una mela che va a conficcarsi nella sua schiena-corazza.

Gregor ferito torna nella sua stanza e rimane bloccato per diverse settimane, mentre la mela marcisce nella sua schiena.

I giorni passano e la situazione per Gregor si fa sempre più difficile.

I genitori nel frattempo hanno sub-affittato l’appartamento; una sera Grete decide di suonare il violino per i nuovi inquilini.

Gregor esce dalla stanza, perché la porta è rimasta aperta. Appena viene visto, il padre lo ricaccia in camera, ma i nuovi inquilini, terrorizzati e scioccati dalla visione dell’insetto, decidono di andarsene senza pagare l’affitto.

La decisione della famiglia

A questo punto Grete è costretta a trovarsi un nuovo impiego e Gregor rimane solo, abbandonato a se stesso. Il padre, che lo odia, mentre la madre lo teme, decide che è necessario sbarazzarsi del figlio-scarafaggio, perché sarà sempre più un ostacolo alla loro vita e gli impedirà di rialzarsi dal collasso economico in cui sono precipitati.

La metamorfosi: il finale

Gregor dopo aver sentito la discussione della sua famiglia sul suo futuro, capisce di essere un peso inutile e di non avere più alcuna speranza di essere protetto e aiutato dai suoi. Si lascia quindi andare verso un declino inesorabile: non mangia più fino a perdere le forze e a morire. La sua famiglia, dopo aver scoperto la carcassa, si sbarazza di Gregor e comincia una nuova vita. Si trasferiscono, quindi, in un appartamento più piccolo e iniziano a sperare di poter maritare la figlia.

Foto di Franz Kafka
Franz Kafka

Interpretazione

Come tutti i capolavori anche La metamorfosi di Kafka si presta a diverse interpretazioni.

La prima e più spontanea riguarda il tema del diverso: colui che viene emarginato in famiglia e in società per il suo aspetto, le sue idee, il suo comportamento e anche le sue scelte.

È probabile che in questo caso Kafka volesse esprimere i suoi conflitti famigliari che da sempre hanno reso il suo rapporto con l’istituzione famigliare difficile e complesso.

Al di là di questo, il romanzo ha forti venature di ironico sarcasmo. Poche volte esse sono state prese in considerazione perché si è preferito considerarle espressione del romanzo tragico che travolge ogni altra considerazione.

Tuttavia, se si legge con attenzione la prima parte, si nota come la situazione fisica del protagonista lo porti, implicitamente, ad ironizzare su se stesso. Anche se in seguito verrà annichilito dall’egoismo e dalla crudeltà di suo padre e dalla debolezza di sua madre.

Interessante è anche approfondire il modo in cui i famigliari cambiano atteggiamento nei confronti del figlio. Egli finché lavora accettando il suo ruolo sociale è considerato con rispetto e ammirazione dai genitori. Ma quando diventa un peso, il suo ruolo viene ribaltato. Quasi con sollievo i suoi genitori e la sorella ne apprendono la morte.

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Il mito della caverna di Platone https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/ https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/#respond Sun, 10 Nov 2024 09:51:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36047 Il mito della caverna è uno dei miti di Platone più famosi in assoluto. Esso fa parte del libro VII de La Repubblica, un’opera filosofica in forma dialogica che ha come tema centrale la giustizia e come protagonista Socrate. Il mito è sicuramente uno dei testi fondamentali della cultura occidentale. Da esso sono partite tante correnti di pensiero e interpretazioni che arrivano fino ai giorni nostri.

Illustrazione che spiega l'allegoria del mito della caverna di Platone
Illustrazione che spiega l’allegoria del mito della caverna di Platone

Come è fatta la caverna

Socrate racconta a Glaucone il mito della caverna proprio all’inizio del VII libro. Egli gli chiede di immaginare che alcune persone vivano, dalla nascita, in una caverna, incatenate mani e piedi senza neanche muovere il collo. Esse non vedono l’apertura perché non possono girarsi e sono rivolte verso la parete di fondo.

Alle loro spalle c’è un fuoco che fa luce. A separarli c’è un piccolo muretto. Lungo il muro altri uomini portano oggetti, persone e piante la cui ombra viene proiettata nella parete difronte. Qualunque persona si trovi a passare per la caverna si potrebbe accorgere che si tratta di semplici ombre. I prigionieri invece non lo sanno e pensano che le ombre che vedono, siano in realtà oggetti reali.

La scoperta del mondo esterno

Se uno di questi uomini venisse liberato, innanzitutto sarebbe accecato dalla luce proveniente dall’apertura, che lui però non ha mai visto. Una volta passata questa sensazione, inizierebbe a guardare le ombre delle cose, i riflessi e poi tutto il resto: i paesaggi, il cielo, la natura. Così capirebbe che il mondo non è quello che lui e i suoi compagni erano abituati a vedere.

Dopo essersi reso conto della situazione in cui si trovava precedentemente, sarebbe tornato nella caverna per raccontare ai compagni la sua verità, con lo scopo di liberarli.

Gli altri prima si mostrerebbero increduli poi, addirittura, lo prenderebbero in giro, fino a volerlo uccidere, deridendolo per il suo assurdo racconto.

Mito della caverna: spiegazione

Dopo aver terminato il racconto, Socrate spiega a Glaucone il significato del mito.

Esso è un’allegoria della situazione che, secondo Platone, vivono gli uomini e della scoperta della realtà delle cose.

La caverna rappresenta la prigione, cioè il mondo conoscibile, tutto ciò che si trova intorno agli uomini.

Nella caverna è difficile vedere il sole, che rappresenta il bene; esso però brilla all’esterno della caverna. Gli uomini secondo Platone, sono quindi tenuti prigionieri e costretti ad osservare solo le ombre delle cose, che invece si trovano all’esterno.

Il prigioniero liberato è il filosofo che, attraverso un percorso lungo e complesso, riesce a vedere la realtà delle cose ma non viene accettato dagli altri al suo ritorno nella caverna. Il filosofo, infatti, è l’unico in grado di governare sugli altri con giustizia.

La teoria filosofica dietro il mito

Platone si riferisce al processo che Socrate subì. Il mito della caverna infatti è la metafora della vita del filosofo che conobbe la verità, ma venne ucciso per averla raccontata a tutti gli uomini.

Inoltre, secondo Platone, il mondo che noi percepiamo è soltanto una copia, una rappresentazione mentale di quello perfetto, il mondo delle idee – che sono immutabili e possono essere conosciute solo dai filosofi.

Il filosofo quindi ha un ruolo fondamentale all’interno della società.

Interpretazioni

Il mito della caverna è uno dei più famosi della cultura occidentale e l’idea della liberazione dalle catene, così come della conseguente conoscenza della realtà, ha sempre fatto parte delle tematiche più importanti di tutte le arti.

Ci sono state molteplici rappresentazioni in chiave moderna del mito, soprattutto in campo cinematografico

Basti pensare a due film cult:

Nel primo, il protagonista  sembra vivere una vita apparentemente normale. In realtà poi scopre che si trattava di uno show televisivo di cui lui era l’inconsapevole protagonista.

Ascoltami Truman, là fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te… le stesse ipocrisie, gli stessi inganni; ma nel mio mondo tu non hai niente da temere.

Christof, dal film “The Truman Show”

Nella saga di Matrix, gli uomini vengono sfruttati dalle macchine, credendo di vivere liberamente, quando in realtà il mondo non esiste più da un centinaio di anni ed essi si trovano in una condizione di prigionia.

Il mito della caverna, quindi, non è soltanto un racconto di liberazione di un prigioniero ma il fondamento della cultura europea, che ha spinto letterati e filosofi ad interrogarsi sempre di più sulla vita umana.

caverna

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In morte del fratello Giovanni: testo, parafrasi, analisi e commento alla poesia di Foscolo https://cultura.biografieonline.it/in-morte-del-fratello-giovanni/ https://cultura.biografieonline.it/in-morte-del-fratello-giovanni/#comments Wed, 06 Nov 2024 05:45:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21576 La poesia In morte del fratello Giovanni è uno dei sonetti più famosi di tutta la produzione di Ugo Foscolo. Il sonetto è stato composto sicuramente dopo la primavera del 1803 ed è dedicato alla morte del fratello del poeta, Gian Dionisio detto Giovanni. Questi si tolse la vita con un pugnale l’8 dicembre 1801 mentre era soldato a Venezia. Giovanni Foscolo, fratello maggiore (nato a Zante il 27 febbraio 1781) di Ugo, scelse di suicidarsi perché aveva pagato un debito di gioco con del denaro sottratto alla cassa dell’esercito. Questo fu un avvenimento molto doloroso per il poeta, che – oltre alla poesia In morte del fratello Giovanni – affronta l’argomento soprattutto nel suo epistolario.

Ugo Foscolo - Poesie

La raccolta Poesie

La lirica fa parte della raccolta di poesie dell’autore, che sono state pubblicate in un’edizione definitiva nel 1803.

Le Poesie raccolgono dodici sonetti e due odi, composte tra il 1798 e il 1803, e restituiscono ai lettori un ritratto dell’autore.

Tra i componimenti più noti vi sono:

I sonetti sono notevolmente autobiografici, mentre le due odi neoclassiche (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata) si discostano dalla vena personale.

Una parte importante della raccolta è rappresentata dai 12 sonetti, che mettono in luce l’animo tormentato dell’autore e i suoi pensieri.

Ugo Foscolo rinnova completamente la forma del sonetto, inserendovi tematiche lontane dalla tradizione metrica e stilistica precedente.

Nella lirica in esame l’autore inserisce il tema dell’esilio e della morte, vista nei suoi risvolti più tristi.

In morte del fratello Giovanni è un sonetto di endecasillabi, che segue lo schema di rime:

ABAB ABAB CDC DCD

In morte del fratello Giovanni, testo completo

Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente, mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de’ tuoi gentili anni caduto:

La madre or sol, suo dì tardo traendo,
Parla di me col tuo cenere muto:
Ma io deluse a voi le palme tendo;
E se da lunge i miei tetti saluto,

Sento gli avversi Numi, e le secrete
Cure che al viver tuo furon tempesta;
E prego anch’io nel tuo porto quiete:

Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l’ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.

Parafrasi

Un giorno, se non andrò sempre vagando
di popolo in popolo,
mi vedrai seduto sulla tua tomba,
o fratello mio, piangendo il fiore reciso della tua giovinezza.

Solo adesso la madre, portando con sé i giorni della sua vecchiaia (suo dì tardo),
parla di me con il tuo corpo silenzioso,
ma io tendo invano verso di voi le mie mani
e solo da lontano saluto la mia patria.

Sento le avversità del destino e i travagli dell’animo
che hanno provocato la tempesta nella tua vita,
e anche io prego di poter raggiungere la quiete del tuo porto (la morte).

Solo questo mi rimane oggi di tutta speranza!
O genti straniere, restituite al cuore di mia madre triste
almeno le mie ossa.

Analisi

La struttura del sonetto è ben definita. Nella prima quartina vengono introdotti subito i due temi principali: l’esilio e la morte dell’amato fratello.

Nella seconda quartina viene introdotto il terzo personaggio della lirica: la madre che piange per la morte del figlio.

Nella prima terzina il poeta esprime tutti i suoi affanni e le pene del suo animo.

Nella seconda terzina egli rovescia la visione negativa della morte, che diventa così un luogo di pace, che il poeta vuole raggiungere.

Il modello a cui si ispira Foscolo è il Carme 101 di Catullo. I primi versi corrispondono ad una perfetta traduzione dei versi del poeta latino (traduzione del carme di Catullo: “Condotto per molte genti e molti mari, sono giunto a queste tue tristi spoglie, o fratello“). Foscolo, però, non si limita a copiare o citare i versi di Catullo, ma li reinterpreta in chiave moderna, aggiungendovi maggiore pathos e sentimento, perché dubita che possa mai tornare sulla tomba del fratello.

Dal punto di vista stilistico, bisogna ricordare: i numerosi enjambements che spezzano i versi (v. 1-2, v. 2-3., v. 3-4 etc.) sia nelle due quartine che nelle due terzine, la rima in gerundio (fuggendo-gemendo v. 1-3) e l’utilizzo di questo modo verbale anche in altri versi della poesia (v.5).

È presente, inoltre, il latinismo “cenere” al verso 6 e un utilizzo accentuato dei pronomi personali.

Foto di Ugo Foscolo, In morte del Fratello Giovanni
Ugo Foscolo

Commento

Il sonetto In morte del fratello Giovanni è uno dei più intensi della produzione dell’autore.

Qui Ugo Foscolo mette in evidenza il tema dell’esilio, che provocherà sempre un dolore in lui. Evidenzia anche il valore della tomba, che sarà poi approfondito nel carme Dei sepolcri.

Spicca però l’importanza della famiglia: questo è il valore che consola il poeta, in particolare la figura della madre, che crea una connessione tra lui e il fratello morto.

Si tratta di un sonetto intenso e struggente, nel quale Foscolo utilizza il tema della morte del fratello Giovanni per esprimere il dolore per il suo esilio e i suoi affanni.

Questa poesia rappresenta non solo un lamento funebre per la morte del fratello, ma anche una riflessione più ampia sulla condizione umana e sull’esilio. La distanza fisica dalla tomba del fratello diventa metafora della distanza esistenziale che separa i vivi dai morti.

Dal punto di vista letterario vi sono 3 elementi innovativi:

  1. La fusione tra elemento autobiografico e riflessione universale.
  2. L’intreccio tra dolore personale e condizione storica.
  3. La modernità della riflessione sulla solitudine dell’individuo.

La perfezione formale del sonetto si fonde con l’intensità emotiva del contenuto, creando un equilibrio magistrale tra forma e sostanza.

Il tema dell’esilio, così centrale nella vita di Foscolo, si intreccia qui con il dolore per la perdita del fratello, creando un doppio livello di separazione: quella fisica dalla patria e quella esistenziale dalla persona amata.

Il componimento rappresenta uno dei momenti più alti della lirica foscoliana, dove l’esperienza personale si trasforma in poesia universale.

Foscolo riesce di fatto a trasformare un evento tragico personale in una riflessione universale sulla condizione umana.

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L’origine dei nomi dei giorni della settimana https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/ https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/#comments Mon, 04 Nov 2024 10:18:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3626 I nomi dei giorni della settimana furono applicati dai Babilonesi e derivano dai nomi dei pianeti e del Sole

All’epoca si riteneva che i corpi celesti dominassero la prima ora di ogni giorno.

I Babilonesi erano grandi osservatori del cielo. Notarono che sette corpi celesti erano visibili ad occhio nudo: il Sole, la Luna e i cinque pianeti conosciuti all’epoca: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.

L’origine dei nomi dei giorni della settimana ci ricorda come l’uomo, fin dai tempi antichi, abbia cercato di comprendere e spiegare il mondo che lo circondava, creando legami tra i fenomeni celesti e il tempo che scorre.

I nomi dei giorni sono molto più che semplici etichette: sono un ponte tra il passato e il presente, un riflesso delle credenze e delle conoscenze delle antiche civiltà.

Perché sette?

Sette era un numero considerato magico e perfetto in molte culture antiche.

Successivamente, i Babilonesi associarono ciascuno di questi corpi celesti a una divinità, creando così una corrispondenza tra i giorni della settimana e le divinità stesse. Questa usanza si diffuse in altre culture, tra cui quella romana.

I nomi dei giorni della settimana derivano dai pianeti

I nomi dei giorni della settimana

I Romani adottarono questa idea e associarono a ciascun giorno una divinità del loro pantheon.

Così …

  1. lunedì era il giorno in cui dominava la Luna, in latino Lunae dies;
  2. martedì il giorno di Marte, Martis dies;
  3. mercoledì di Mercurio, Mercurii dies;
  4. giovedì di Giove, Iovis dies;
  5. venerdì di Venere, Veneris dies;
  6. sabato di Saturno, Saturni dies, che venne però sostituito, con il propagarsi del Cristianesimo, derivando il nome dal termine ebraico shabbath cioè “giorno di riposo”;
  7. domenica era il giorno del Sole, Solis dies, che venne sostituito da Costantino con “il giorno del Signore” in latino Dominica.

In inglese e francese: esempi

In inglese: Monday (Moon day), Tuesday (Tiw’s day, un dio germanico associato a Marte), Wednesday (Woden’s day, un altro dio germanico associato a Mercurio), ecc.

In francese: Lundi (Lune), Mardi (Mars), Mercredi (Mercure), ecc.

agenda nomi dei giorni

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Cos’è la sabermetrica https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/ https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/#respond Mon, 04 Nov 2024 10:01:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=261 La sabermetrica è un’analisi statistica ed economica applicata e specializzata nel gioco del baseball.

Baseball, mazza e pallina su erba

SABR

Il nome trova provenienza dall’acronimo SABR: “Society for American Baseball Research” (Società americana per la ricerca sul Baseball).

Tale termine è stato coniato da Bill James (George William James), scrittore, storico ed esperto statistico, nonché pioniere in questo campo.

Attraverso le statistiche e l’analisi di numerosi parametri, la sabermetrica si pone l’obiettivo di valutare le azioni passate dei giocatori – registrate durante gli incontri ufficiali – per predire il futuro, stabilendo così il valore economico dei giocatori stessi.

Domande e risposte

Attraverso la sabermetrica si cerca di rispondere a domande oggettive come possono essere:

  • “quale giocatore di quella squadra contribuirà di più all’attacco l’anno prossimo?”
  • “quale cambiamento difensivo è possibile applicare per migliorare i risultati?”

Pur considerando che si tratta di una scienza – o disciplina – ancora in fase di forte evoluzione, le analisi sabermetriche hanno prodotto di fatto già diverse innovazioni nel gioco del baseball.

I modelli con cui vengono misurate le prestazioni sono stati poi esportati, come era facile prevedere, in altri ambiti sportivi come il gioco del calcio.

Billy Beane e il film “L’arte di vincere” (Moneyball)

Il dirigente sportivo più noto che grazie alla sabermetrica – e al proprio talento manageriale – ha ottenuto i più grossi risultati è Billy Beane, della squadra degli Athletics di Oakland.

Nel 2003 esce il libro best-seller “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” (L’arte di vincere un gioco sleale), scritto da Michael Lewis.

Pochi anni più tardi la sua storia, basata sul libro, viene raccontata nel film “L’arte di vincere” (Moneyball, 2011, di Bennett Miller). È Brad Pitt l’attore che nel lungometraggio interpreta i panni di Billy Beane.

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