Annamaria Pertosa, Autore presso Cultura https://cultura.biografieonline.it/author/annamariapertosa/ Canale del sito Biografieonline.it Fri, 09 Sep 2022 05:50:51 +0000 it-IT hourly 1 I regali più curiosi donati alla regina Elisabetta https://cultura.biografieonline.it/regina-elisabetta-regali-curiosi-bizzarri/ https://cultura.biografieonline.it/regina-elisabetta-regali-curiosi-bizzarri/#comments Fri, 09 Sep 2022 04:38:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37626 E’ un esercizio abbastanza impegnativo e complicato scegliere i regali per la regina d’Inghilterra. A Elisabetta II non manca nulla. Tralasciando la storica collezione dei Gioielli di proprietà dello Stato, dati in uso alla Corona inglese, esiste un’eredità personale della regina, un immenso patrimonio in gemme preziose, di cui non si riesce a stabilire l’esatto valore; essi provengono dalla nonna, la regina Mary di Teck, moglie di Giorgio V (nonno Inghilterra, per la piccola Lilibet); ad essi si aggiungono quelli della regina Vittoria e della regina madre.

Come afferma Vanity Fair:

Ci sono alcuni pezzi, magari meno sontuosi, che dialogano direttamente con il cuore di Elisabetta.

Eccone qualche esempio.

Regali curiosi alla regina Elisabetta II
Sono moltissimi i regali curiosi e bizzarri ricevuti dalla regina Elisabetta II durante il suo lungo regno

La tiara di Alice di Battenberg

Una vecchia tiara della principessa Alice di Battenberg, madre del principe Filippo, servì allo squattrinato promesso sposo per ricavarne un braccialetto art déco e un anello di fidanzamento.

La suocera di Elisabetta aveva ricevuto quella tiara per le sue nozze con Andrea, principe di Grecia e Danimarca, dall’imperatore Nicola II e Alexandra di Russia.

Lo squattrinato Filippo fece smontare il diadema dalla gioielleria londinese Philip Antrobus che da quei diamanti riuscì a ricavare sia il bracciale che l’anello di fidanzamento: un diamante a taglio brillanti affiancato da pietre più piccole. Da quel giorno, Elisabetta ha indossato l’anello ogni giorno della sua vita, abbinato alla fede nuziale d’oro gallese.

La mano finta

Fra i meno sontuosi, ma senz’altro caro ad Elisabetta: una mano finta, dono della sua secondogenita, che dà credito a quella si pensava fosse solo una leggenda.
In un’intervista, la stessa principessa ha dichiarato:

Non è una leggenda la famosa “mano finta”, usata dalla regina quando si trova in automobile per salutare il pubblico. Confesso che quando ebbi l’idea di regalargliela, ebbi qualche perplessità e addirittura pensai che potesse offendersi, ma alla fine, mi feci coraggio, e ne feci realizzare una.

Quando Elisabetta scartò il dono fu letteralmente entusiasta della sua mano finta. Da allora l’ha sempre utilizzata, tenendola coperta da un guanto, identico a quelli che indossa in quel momento: l’illusione è perfetta a tutto vantaggio della stanchezza del braccio della regina.

La mano finta della regina Elisabetta II
La mano finta della regina Elisabetta II

Il regalo di Michelle Obama

Prima di passare ai regali veramente strani ricevuti da Elisabetta II, ne citiamo uno dolce e molto semplice; esso sottolinea l’affetto che Michelle Obama ha per la sovrana inglese. Una semplice e casalinga confezione di:

  • tè al limone,
  • essenza di verbena,
  • una candela,
  • vasetti di miele,
  • burro al miele

… presentati in un vaso a nido d’ape di Tiffany & Co.

I regali strani

Tra i regali che Elisabetta II gradisce di più ci sono i doni inviati dagli amatissimi Paesi del Commonwealth, che un tempo facevano parte dell’Impero Britannico e che oggi pur essendo indipendenti, sono fedeli alleati della monarchia inglese. Molti di questi Paesi donano a Elisabetta dei gioielli che vanno ad arricchire la sua vastissima collezione personale; molti altri, invece si distinguono per la stranezza dei regali che inviano a Buckingham Palace.

  • Uno dei più strani è un sacco di riso, inviato dal governatore delle Isole Vergini britanniche.
  • Nel 2019 in occasione del compleanno della regina, da parte della governatrice delle Bahamas, arrivò un quadro che rappresentava un maiale che nuota. Non ci risulta che Elisabetta abbia uno sviscerato amore per i suini. Tuttavia il dono voleva essere un modo per ricordarle l’isola di Pig Beach, dove risiede un branco di maiali dei Caraibi.
  • Il presidente della Slovenia, Borut Pahor, conscio della passione di Elisabetta II per i cavalli, le ha consegnato personalmente un pettine per cavalli, placcato oro 24 carati.
  • Strano e ingombrante: Jumbo, un piccolo elefante ricevuto dal Camerun.
  • Tra gli altri animali, nel 1968, una coppia di bradipi dal Brasile.
  • E infine, sempre sulla scia dell’amore di Elisabetta per gli animali, i dignitari di Grand Cayman (isola dei Caraibi), nel 1983, le hanno regalato una piccola scultura di corallo che raffigura un cane di razza corgi. Un dono gradito, visto che la regina alleva esemplari di questa razza canina, da quando, bambina di pochi anni, suo padre, re Giorgio VI gliene regalò uno.

Il regalo di Margaret Tatcher

E che dire dei guanti di gomma per lavare i piatti, arrivato da Margaret Thatcher?

Eccone la storia.

Nonostante gli scontri abituali e la poca simpatia da parte di Elisabetta per la Lady di Ferro che guidò il governo negli anni ’80, le due donne erano diventate anche amiche, magari solo formali. Sta di fatto che alla fine di una cena in una residenza privata dei Windsor, le due signore si misero a lavare i piatti. Ed ecco a Natale giungere un dono di scarsissimo valore, ma salva mani.

Dal periodico britannico The Sun apprendiamo che una signora di Dundee, (Scozia), ha offerto a Sua Maestà una borsa di plastica piena di giocattoli, per George e Charlotte, figli di William e Kate, acquistati in un popolare discount inglese. La reazione di Elisabetta è stata impagabile: abituata com’è a regali strani che più strani non si può, ha ringraziato di cuore cercando di non far trasparire il suo palese imbarazzo.

Altri regali

  • Nella Royal Collection, troviamo una pipa della pace decorata da piume, ricevuta nel 1973 durante una sua visita in Canada.
  • Da una sua visita negli USA è tornata in Inghilterra con un paio di stivali da cowboy.
  • Da un altro suo viaggio in Canada, con una maglietta da hockey.
  • Dalla Cina e proprio dal presidente Xi Jinping, arrivò alla regina d’Inghilterra un libro animato sui 70 anni della Repubblica Popolare Cinese.
  • L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in visita a Londra, ha portato alla regina tre doni:
    1. una scatola in pelle lavorata a mano con un sigillo in oro;
    2. un porta-gioielli costruito con il legno di una magnolia caduta sui terreni della Casa Bianca;
    3. una scintillante spilla a forma di papavero rosso, simbolo della memoria.
  • Dall’ambasciatrice liberiana ha ricevuto tre ippopotami pigmei in legno.

Gioielli scaramantici

E tornando ai gioielli, ci piace raccontare questa storia:

il governo della Birmania nel 1973, regalò ad Elisabetta II, 96 preziosissimi rubini. Secondo le credenze tradizionali di quel paese, essi allontanerebbero malattie, sfortune e negatività in genere. La regina affidò una parte di quei meravigliosi rubini a gioiellieri di fiducia, perché ne facessero una tiara su misura per lei. Diversi anni dopo, Elisabetta II indossò quelle pietre durante il banchetto in onore di Donald Trump: probabilmente aveva bisogno di una super protezione per tenere lontana la negatività!

L’episodio fu commentato dagli addetti ai lavori con molta ironia e suscitò montagne di risate alle spalle del povero Donald, il quale ovviamente era all’oscuro di tutto.

Dove vengono conservati i regali?

La domanda è lecita. Tuttavia non ne abbiamo idea. Come ha scritto qualcuno, forse un posto speciale nelle vetrine del Palazzo potrebbe esserselo aggiudicato una prestigiosa bottiglia di Gin, dono di un reggimento di fanteria canadese. A meno che, la regina non l’abbia usato con il suo preferito Dubonnet, nel giorno del suo 95° compleanno.

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20 (+ 4) cose che non sapevate sulla regina Elisabetta II https://cultura.biografieonline.it/24-curiosita-sulla-regina-elisabetta/ https://cultura.biografieonline.it/24-curiosita-sulla-regina-elisabetta/#comments Thu, 08 Sep 2022 20:03:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37360 Della vita di Elisabetta II d’Inghilterra, si sa tutto o quasi tutto, rivelato da decine e decine di biografie e centinaia se non migliaia di articoli. Abbiamo raccolto qui un elenco di 24 curiosità sulla regina Elisabetta II, che riguardano la sua vita e le sue abitudini. Alcune sono piuttosto note, ma ce ne sono almeno 7 che siamo sicuri non conoscete! Le ultime 4 riguardano il campo della moda.

Tra poco ci arriviamo.

Curiosità sulla regina Elisabetta II (illustrazione)

Citazioni recenti

Per rifarci alla cronaca più recente, mentre assisteva alla Conferenza Episcopale della Chiesa d’Inghilterra, accennando al bastone cui si appoggia, ha esclamato: «Nessuno di noi può fermare il passare del tempo». Andando controcorrente, nonostante le sue 95 primavere, nel 2021 ha rifiutato il premio Anziana dell’anno, offerto dalla rivista inglese The Oldie, con queste parole: «È anziano solo chi ci si sente».

La sua affermazione è stata poi ampiamente suffragata dalle foto che la vedono in ottima forma al volante della sua Jaguar, con buona pace di quotidiani e riviste pieni di titoli allarmistici circa le sue condizioni di salute.

Un fascino sempreverde

E poi c’è Il segreto del fascino evergreen di Elisabetta II, che il giornalista Vittorio Sabadin, autore di Elisabetta l’ultima regina (2019, Utet), ci spiega:

«Nel corso di tutti questi anni in carica, sua Maestà è sempre rimasta al suo posto. Non ha mai avuto una caduta di stile, non è mai stata suscettibile di alcuna critica. Il che fa risaltare per contrasto la non sempre adeguata statura dei leader politici. Perfino William e Kate non saranno mai popolari quanto lei: proprio perché cercano di apparire persone normali, di non godere privilegi, perderanno l’aura speciale di Elisabetta, familiare ma inaccessibile».

È la regnante più longeva in Gran Bretagna: il 9 settembre 2015 ha superato il record della sua trisavola Vittoria di 63 anni, 7 mesi e 2 giorni. È inoltre il più lungo in assoluto per una regina. Senza contare che è al 44° posto nella classifica dei regni più lunghi della storia.

È molto riservata, e nonostante, come si diceva sopra, non manca una ricca bibliografia, ci sono piccole e grandi curiosità che la riguardano e che la maggior parte della gente non sa.

Ecco il nostro elenco.

Un elenco di curiosità sulla regina Elisabetta II

  1. La sveglia.
    Tutte le mattine, alle 6.45, the Queen viene svegliata dalle cornamuse, suonate per 15 minuti sotto la finestra della sua camera da letto.
  2. Le lacrime.
    I reali sono tenuti per protocollo, a non lasciarsi andare, una sorta di “anche i ricchi piangono, ma i reali no”, però Elisabetta, nel 1966 difronte al disastro che coinvolse Aberfan nel Galles, per la prima volta, non riuscì a trattenere le lacrime.
  3. Niente scuola.
    Solo lezioni private a casa, impartite da Henry Marten, professore dell’Eton College; lezioni di religione dall’arcivescovo di Canterbury, ma la maggior parte dell’educazione dalla la sua tata, Marion Crawford.
  4. La carriera militare.
    Nel 1945, a 18 anni, nella seconda guerra mondiale Elisabetta si è arruolata nell’esercito, dove era conosciuta come N. 230873 Secondo Subalterno Elisabetta Windsor. Venne addestrata come autista e meccanico.
  5. Documenti di identità.
    La regina guida senza patente e viaggia senza passaporto con l’approvazione del governo; ciò perché tutti i documenti sono emessi a suo nome.
  6. Pilota brillante.
    In Scozia nel 1998, la regina condusse il re dell’Arabia Saudita, Abdullah a visitare i dintorni di Balmoral, guidando la Range Rover a folle velocità lungo le strette strade della tenuta. Abdullah alla fine disse all’interprete di chiedere alla regina di rallentare e di concentrarsi sulla strada.
  7. Due feste di compleanno.
    Elisabetta II è l’unica persona al mondo a festeggiare il compleanno due volte all’anno: la prima il 21 aprile in forma privata; poi ufficialmente in giugno con la parata del Trooping the Colour.
  8. Incontri esclusivi.
    Nel 1961, fu la prima regnante britannica a incontrare il pontefice (papa Giovanni XXIII). Mille fra preti e suore intonarono in suo onore il «God save the Queen» .
  9. Imbarazzi evitati.
    Per evitare che il vento le alzi le gonne, Sua Maestà, si fa cucire dei piccoli pesi negli orli.
  10. Aperitivi.
    Non disdegna una coppa di champagne; adora il gin Dubonnet che sorseggia ogni giorno, quasi sempre a mezzogiorno. I cubetti di ghiaccio devono essere rigorosamente rotondi e non quadrati, per non essere molto rumorosi quando agita il bicchiere. Ha anche lanciato un distillato di ginepro con l’etichetta Buckingham Palace.
  11. Talenti nascosti.
    Gli abituali frequentatori della Royal Family affermano che la Sovrana è un’amante del ballo e del canto. Come ha svelato la cugina Lady Elizabeth Anson, sembra che sia un’ottima ballerina. Ama il musical. Ha un debole per Cole Porter e Irving Berlin. Accreditate voci di palazzo raccontano di aver sentito Elisabetta II canticchiare i brani più famosi. Fra le interpreti femminili, riscuotono grande successo: Ella Fitzgerald, Nina Simone, e Barbra Streisand. Chris Evans, famoso dj della BBC riferisce che, a una festa, lui propose il brano “Dancing Queen” degli Abba e la Regina Elisabetta esclamò: “Dalla prima volta che ho sentito questa canzone, ho desiderato ballarla. In fondo la Regina sono io e mi piace danzare!”.
  12. La cura dei dettagli.
    Prima dei ricevimenti si accerta che tutto sia perfetto. In particolare controlla la disposizione delle candele. Ciò da quando, durante una cena con Carlo Azeglio Ciampi, ne cadde una accesa sulla tovaglia.
  13. I cani.
    La regina ama i cani. La sua passione sono i corgi, che imbocca con un cucchiaino d’argento e che lascia liberi di dormire anche sui broccati reali. Alla domanda che cosa le mancasse di più in viaggio, la sovrana rispose: i miei cani.
  14. I viaggi.
    Grande viaggiatrice, i chilometri percorsi, equivalgono a circa 42 viaggi intorno al mondo. Il viaggio indelebile nella sua memoria rimane quello del febbraio 1952 a Treetops: arrivò da principessa e ripartì regina. Viaggia in jet privato a noleggio; nei lunghi tragitti privilegia i voli di linea ma non disdegna i viaggi in treno con chef al seguito e cuscini ricamati. Ha navigato per oltre un milione di miglia con il “Britannia”, il suo Royal Yacht. La sua meta preferita: il Canada. Ama l’Italia che ha visitato cinque volte fino al 2014. La Spagna, pare sia il Paese meno amato, dove si è recata una sola volta nel 1988.
  15. I libri.
    Sua Maestà è appassionata di gialli. I suoi autori preferiti sono P. D. James, Agatha Christie e Dick Francis.
  16. I soprannomi.
    Lilibet è quello più affettuoso con il quale la chiamavano in famiglia e il principe Filippo che, alternava Lilibet a “cavoletto”.
  17. La tecnologia digitale.
    La Regina Elisabetta II ha imparato a usare FaceTime per videochiamare i nipoti durante la quarantena da Covid-19. Nessuna meraviglia, se si pensa che è stata una delle prime persone ad inviare una e-mail nel 1976 da una base dell’esercito britannico.
  18. Alloggi e fortune.
    Dove alloggia quando viaggia privatamente? In meravigliosi hotel a 5 stelle lusso , come il Waldorf Astoria a New York e l’Ahwahnee Hotel a Yosemite, ma la regola, come sempre, ha le sue eccezioni: sorpresa da una tempesta nel 1981, vicino a Bristol, Sua Maestà ha bussato alla porta di un B&B locale, dove un allibito manager le ha riservato il suo appartamento privato nell’attico dell’edificio.
  19. Followers.
    Elisabetta riceve circa 70 mila lettere all’anno, con una media di 200-300 al giorno! Ad alcune risponde personalmente.
  20. Possedimenti curiosi.
    La Regina è proprietaria di tutti i cigni, gli storioni, i delfini e le balene nelle acque inglesi. Questo vuol dire che ogni cattura nel limite delle tre miglia di costa, ha diritto a una rivendicazione di proprietà della corona.

Ancora 4 curiosità, queste nel campo della moda.

  1. I segreti della borsetta.
    Usa la borsetta per inviare messaggi in codice. Quando la passa da un braccio all’altro: desidera liberarsi di un interlocutore. Se vuol prendere congedo, posa la borsetta a terra. Se, al contrario non vuole che nessuno la disturbi, tiene la borsetta a sinistra e i guanti nella mano destra.
  2. Le scarpe.
    Prima che indossi un qualunque paio di scarpe, la sua personal stylist Angela Kelly da oltre un quarto di secolo, le indossa per lei; si assicura così che le scarpe siano morbide e che non facciano male alla regina quando le calza.
  3. Regina della manica.
    Non ama pranzare con maniche troppo lunghe, sempre a rischio di sporcarsi su una tavola imbandita e anzi ama le lunghezze a tre quarti.
  4. I tailleur a tinta unita.
    La rivista di moda Marie Claire, definisce la regina “segnaletica”, in quanto si presenta in pubblico sempre come se sopra di lei ci fosse una grande freccia che indica «sì, sono io e sono qui». Da decenni, quindi, vediamo Elisabetta II con un tailleur a tinta unita vivacissima che la rende inconfondibile in qualsiasi ripresa o foto.

Conoscete altre curiosità sulla regina Elisabetta II? Scrivetecelo nei commenti.

Elisabetta con uno dei suoi tailleur
I celebri tailleur a tinta unita: una delle curiosità sulla regina Elisabetta II
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Summertime 9A, di Jackson Pollock: storia e analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/summertime-9a-pollock/ https://cultura.biografieonline.it/summertime-9a-pollock/#respond Mon, 17 Jan 2022 12:51:02 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38281 Si intitola Summertime 9A ed è un dipinto a smalto e vernice su tela, realizzato dall’artista statunitense Jackson Pollock nel 1948. E’ conservato in Inghilterra, a Liverpool, presso la galleria d’arte Tate Liverpool, che lo acquistò nel 1988. Il quadro è indicato anche con il nome Summertime: Number 9A.

Summertime 9A - Pollock - Number 9A
Summertime 9A, opera di Jackson Pollock del 1948

Dimensioni

Una delle caratteristiche principali dell’opera sono le sue dimensioni, che superano i 5 metri e mezzo sul suo lato orizzontale.

Le misure esatte sono: 84,8 x 555 centimetri.

Summertime Number 9A - quadro completo orizzontale
Il quadro completo

Genesi dell’opera

Jackson Pollock dipinge Summertime 9A un anno dopo il trasferimento a Venezia della sua mentore, una donna importante per la sua carriera: Peggy Guggenheim.

E’ la famosa collezionista a procurare all’artista esordiente, nel 1943, la prima mostra personale presso l’Art of This Century di New York. La signora, intuendo il talento del giovane Pollock, sa che punterà sul sicuro le sue carte e la sua credibilità. Di fatti la mostra si rivela un successo.

Peggy Guggenheim con Jackson Pollock
Peggy Guggenheim con Jackson Pollock

Due anni dopo, Pollock lascia New York per Long Island, dove adibisce a studio un granaio e dipinge senza l’ausilio della luce artificiale.

L’opera Summertime 9A conosce diverse fasi di ricerca e sperimentazione, fino all’elaborazione del dripping. Si tratta di una tecnica che consiste nel versare i colori direttamente sulla tela, posta sul pavimento.

Jackson Pollock fotografato da Hans Namuth
Jackson Pollock fotografato da Hans Namuth

Negli spazi in cui il colore risulta più omogeneo, Pollock usa il pennello per esaltarne l’effetto cromatico.

Summertime 9A: descrizione e analisi dell’opera

Il dipinto si sviluppa in orizzontale. Le gocciolature di colore e vernice si intersecano e si accavallano fra loro, dando origine a forme e spessori diversi. I segni più sottili di vernice formano dei grovigli, mentre gli spazi più grandi ed omogenei, hanno maggiore quantità di colore depositato sulla tela.

Per dar luce e ravvivare la tela, negli spazi chiusi, Pollock, usa colori molti vivi, come:

  • il rosso,
  • il giallo,
  • il blu.
Summertime 9A - dettaglio
Un dettaglio ingrandito del quadro

Summertime 9A, come già detto, ha segni neri più marcati in senso circolare. Nelle vicinanze dei bordi, i segni si affievoliscono, lasciando spazio allo sfondo bianco della tela.

I ritmi di Summertime riflettono la convinzione di Pollock che “l’artista moderno … sta lavorando ed esprimendo un mondo interiore, in altre parole esprimendo l’energia, il movimento e altre forze interiori”.

Dal sito della galleria Tate Liverpool

Pollock e l’Espressionismo Astratto

La ricerca di Jackson Pollock fa riferimento all’Espressionismo Astratto degli anni del secondo dopoguerra, che porterà all’Astrattismo in Europa e all’Action Painting in America.

Parigi passa così il testimone a New York che diventa capitale dell’Arte, grazie e alla sua egemonia economica, artistica e culturale.

Simbologia

Non pochi critici affermano che fra le linee curve e gli spazi di Summertime 9A si nascondano delle figure riconoscibili.

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Case à l’Estaque, di Cézanne: descrizione e analisi del quadro https://cultura.biografieonline.it/case-a-l-estaque-cezanne/ https://cultura.biografieonline.it/case-a-l-estaque-cezanne/#respond Thu, 13 Jan 2022 16:31:08 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38176 Le Case à l’Estaque del pittore Paul Cézanne è un dipinto olio su tela che misura 65 x 81.3 cm, realizzato dall’artista nel 1883 circa. E’ visibile presso la National Gallery di Washington (USA).

Case à l'Estaque - quadro di Cézanne
Case à l’Estaque: l’immagine del quadro di Paul Cézanne

Case à l’Estaque: analisi dell’opera

Cézanne nell’ottobre del 1882 si trasferisce in Provenza, stanco, deluso dalla vita e dagli ambienti culturali e artistici della capitale francese.

Vi rimane per tre anni a dipingere. All’Estaque incontra Renoir del quale rimarrà sempre amico, nonostante avessero ormai un concetto e uno stile pittorico diverso.

Case à L’Estaque, realizzato nella valle del Riaux, è quasi un esperimento; Cézanne realizza parecchie vedute, fino a raggiungere il suo intento: trasformare la vista del paesaggio, delle case e della natura in una ricostruzione plastica.

Il quadro

A dominare il dipinto c’è un cielo color indaco attraversato da nubi bianche.

Sul pendio ripido di una collinetta vediamo rocce e cespugli, ampi squarci di verde e tre case.

Al centro del dipinto troviamo ancora casette: si possono vedere una piccola porta e una finestrella aperta. In basso, la fine della collina è sovrastata da alberi e cespugli.

Cézanne studia accuratamente il paesaggio cogliendone le forme prima di metterlo sulla tela.

In questo dipinto gli ingombri di case e paesaggio sono costruiti attraverso il contrasto cromatico dei colori. Le pennellate in senso obliquo sono forti: danno quasi l’impressione di scolpire la tela, più che dipingerla.

Luce e colore

Sono proprio i contrasti di colore a permettere all’artista di elaborare un nuovo linguaggio per la concezione dello spazio.

In tutto il quadro, il colore dominante è il verde che si alterna al marrone, e al grigio delle rocce. Sono colori prevalentemente freddi che si riscaldano solo con qualche tocco di arancione e di ocra nelle case.

A schiarire e riscaldare c’è l’indaco del cielo, inframmezzato da nuvole bianche; poi qualche tocco di rosa e di grigio.

In Case à L’Estaque, Cézanne supera la prospettiva utilizzata fino all’impressionismo, e crea, come si è visto un nuovo concetto di spazio.

Per questo motivo è considerato il precursore delle esperienze artistiche moderne a partire dal Cubismo.

In questa opera lo spazio non è concepito come un contenitore geometrico nel quale organizzare gli oggetti.

In seguito non solo le case e i paesaggi, ma anche le nature morte di Cézanne, si espanderanno in forme tridimensionali.

Altri quadri

E’ interessante confrontare anche solo visivamente quest’opera con altre che si rifanno allo stesso luogo:

  1. quella omonima cubista di Georges Braque (iniziatore del Cubismo assieme a Pablo Picasso);
  2. oppure con Il golfo di Marsiglia dalla veduta dell’Estaque, realizzato pochi anni prima dallo stesso Cézanne.
Case a l'Estaque (Maisons à l'Estaque) – Houses at L'Estaque, quadro di Georges Braque
Case a l’Estaque (Maisons à l’Estaque) – quadro di Georges Braque del 1908
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Segreto di Pulcinella: da dove deriva il modo di dire https://cultura.biografieonline.it/segreto-di-pulcinella-modo-di-dire/ https://cultura.biografieonline.it/segreto-di-pulcinella-modo-di-dire/#comments Tue, 11 Jan 2022 13:01:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38049 Fra i proverbi italiani la metafora Il segreto di Pulcinella è tra le più famose e universalmente note. Si sprecano le frasi del tipo:

– “Ah non lo sapevi? Ma sì, certo che ne eri a conoscenza!”

– “Beh, me l’aveva detto un comune amico, raccomandandomi di non farne parola con nessuno”.

– “E invece l’amico non l’ha detto solo a te, ma è venuto a confidarlo anche a me, facendomi la stessa raccomandazione. E come vedi, lo sappiamo tutti, è proprio il segreto di Pulcinella”.

Ed eccone spiegato il significato: un segreto, “non segreto”, perché ormai di pubblico dominio, ma che tutti fingono di non sapere.

Pulcinella con mandolino
Pulcinella con mandolino (illustrazione)

La nascita di Pulcinella

Le sue origini sono misteriose. Le voci più accreditate portano all’attore Silvio Fiorillo, che verso la fine del 1500, scrisse la prima commedia in cui fa per la prima volta la comparsa la maschera di Pulcinella. Ai suoi tempi, Silvio Fiorillo, fu ispirato da un contadino di Acerra con un lungo naso e la pelle quasi bruciata da sole.

Ma può anche essere credibile una seconda ipotesi che affida alla variante di un cognome partenopeo l’origine di una delle maschere più famose e importanti del mondo, rappresentata spesso come burattino e marionetta.

Il modo di dire

Il segreto di Pulcinella nasce, quindi, verosimilmente nel mondo della commedia dell’arte facendo riferimento proprio al celebre personaggio.

Pulcinella è la maschera napoletana per eccellenza, una delle più popolari e antiche. Conosciuta sin dai tempi degli antichi romani e sparita con l’avvento del Cristianesimo; rifà la sua comparsa nel 1500, proprio con la commedia dell’arte.

E’ probabile che Fiorillo si sia limitato solo scrivendo la sua commedia a dare un volto nuovo alla “maschera”.

Rappresentazione e carattere di Pulcinella

Pulcinella nel dialetto napoletano viene chiamato pulliceniella o pulceniella . È rappresentata con:

  • un largo camicione;
  • calzoni bianchi da facchino;
  • cappello biforcuto;
  • maschera nera;
  • baffi.
Pulcinella in due stampe del 1836
Pulcinella in due stampe del 1836

È un personaggio pigro, indolente, per nulla intelligente, molto opportunista, ironico, sfacciato e chiacchierone.

La maschera partenopea, rappresenta l’uomo semplice che cerca di affrontare tutti i suoi problemi con leggerezza e superficialità.

E’ un personaggio contraddittorio, pronto a prendersi gioco di sé stesso e degli altri, soprattutto dei potenti.

Pulcinella è un servo furbo, goloso ed eternamente affamato. Credulone, litigioso, arguto, un po’ goffo nel camminare e pronto a tramare imbrogli e a far dispetti.

Segreto di Pulcinella: cosa nasconde?

È un personaggio chiacchierone, ironico, sfacciato, che oltre alle sue origini, racchiude il significato misterioso della sua maschera fra l’ermafroditismo e la morte.

L’ermafroditismo:

  • nella parte superiore reppresenterebbe la parte maschile;
  • quella rotonda, la parte femminile.

La miseria rappresenta la morte e la sfortuna, anche se il cappello della maschera è a forma di cornucopia, notoriamente, indice di fortuna e prosperità.

Prendersi gioco dei potenti è una sua abitudine, come quella di svelare, anche con ingenuità, i retroscena delle confidenze a lui rivolte in segreto.

Affidiamo la chiusura a una bella sintesi di Agatha Christie:

Un segreto di Pulcinella è un segreto che tutti sanno. Per questa ragione, quelli che non lo conoscono non ne sentiranno mai parlare… perché se qualcuno è convinto che voi sappiate una cosa, non ve la viene a raccontare!

Agatha Christie, Fermate il boia

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Mosca bianca e pecora nera: da dove derivano questi modi di dire https://cultura.biografieonline.it/mosca-bianca-pecora-nera-modi-di-dire/ https://cultura.biografieonline.it/mosca-bianca-pecora-nera-modi-di-dire/#respond Tue, 11 Jan 2022 11:10:44 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38047 La lingua italiana è molto ricca di modi di dire. Espressioni antiche ma usate ancora oggi, retaggio di vecchie culture, di storia e di usi e costumi contadini. Sono metafore che arricchiscono e in un certo senso, personalizzano il modo di scrivere o di parlare in italiano. Ce ne sono due che hanno a che fare con i colori opposti bianco e nero (come Yin e Yang) e sono: mosca bianca e pecora nera. Vediamo nel dettaglio le loro origini, il loro significato e alcune altre cose curiose.

mosca bianca e pecora nera
Mosca bianca e pecora nera

Mosca bianca

La figura della mosca bianca è una metafora usata per indicare una persona o un oggetto con caratteristiche molto rare.

Ci sono tanti proverbi legati a questa espressione, il più comune fa riferimento all’amicizia:

I veri amici sono rari come le mosche bianche.

Questo proverbio sottolinea che i veri amici non si trovano facilmente, ragion per cui, vengono paragonati a delle mosche bianche, nel senso di “raro, quasi unico”, al contrario delle mosche nere, che sono una specie molto diffusa.

Difficile stabilire l’origine e il periodo in cui si è diffusa l’espressione, molto simile peraltro alla metafora “rara avis”, (uccello raro), per cui si pensa possa essere collegato alla lingua latina.

Parecchi altri proverbi e locuzioni fanno riferimento alle mosche. Eccone 3:

  1. Non farebbe male a una mosca : per indicare una persona buona e di indole mite.
  2. Non si sentiva volare una mosca : per sottolineare una condizione di assoluto silenzio.
  3. Trovarsi con un pugno di mosche : ritrovarsi senza nessun risultato.

Espressioni simili alla mosca bianca e indicanti cose o persone rare e preziose, si trovano anche in altre lingue:

  • in spagnolo, si cita il cane verde (perro verde);
  • in inglese, con lo stesso significato, la metafora è quella del cigno nero (black swan – celebre l’omonimo film del 2010);
  • in francese, si usa l’espressione la pecora a cinque zampe (mouton à cinq pattes)
  • in tedesco, il corvo bianco (weisser rabe).

La metafora della mosca bianca viene utilizzata sempre con una connotazione positiva.

Pecora nera

L’altra espressione di uso comune in lingua italiana che analizziamo è la metafora della pecora nera.

Al contrario di ciò che succede con il modo di dire precedente, questa ha una connotazione generalmente negativa.

Sei una pecora nera!

Si definiscono così le persone che vanno controcorrente, che sfatano miti e tradizioni e che vivono la loro vita in maniera anticonformista, spesso trasgressiva.

Sovente si tratta di membri di una famiglia o di un gruppo, visti in negativo. Ciò perché credono in valori diversi in ambito sociale, culturale, etico e politico.

Il proverbio trae la sua origine dal tempo in cui la pecora nera era quella meno ambita e persino esclusa dalla tosatura. Questo accadeva perché il nero era il colore che antiche credenze identificavano come legato al male, e soprattutto alla sfortuna.

Oggi, al contrario, la lana nera è diventata pregiata. Nonostante questo permane il suo significato negativo a livello di metafora.

Nella psicologia sociale il concetto di “effetto pecora nera” è stato coniato dallo psicologo Henri Tajfel. (22 giugno 1919, Wloclawek, Polonia – morto il 3 maggio 1982, Oxford, Regno Unito).

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Notte dei lunghi coltelli: riassunto https://cultura.biografieonline.it/notte-dei-lunghi-coltelli/ https://cultura.biografieonline.it/notte-dei-lunghi-coltelli/#respond Tue, 04 Jan 2022 12:12:16 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37818 La Notte dei lunghi coltelli è un fatto storico occorso nella notte tra il 30 giugno 1934 e il 1° luglio. Si tratta di un evento violento, che vide lo sterminio di circa 200 persone e più di 1.000 arresti. E’ stato un omicidio di massa, un’epurazione avvenuta per ordine di Adolf Hitler, che volle eliminare esponenti di spicco del partito nazista i quali si opponevano al regime.

Le vittime furono perlopiù membri delle SA, (Squadre d’Assalto) fondate nel 1921 e comandate da Ernst Röhm; questi dopo aver aiutato il futuro Führer a conquistare il potere, se ne allontanò opponendosi al suo progetto politico.

L’evento è ricordato in lingua tedesca come Röhm-Putsch (“il colpo di Stato di Röhm”, così si intitola anche un film del 1967) oppure come operazione colibrì.

Notte dei lunghi coltelli
La notte dei lunghi coltelli: immagine tratta dalla copertina del libro di Max Gallo

Il contesto

Siamo nel 1934. Hitler, non approva l’idea di far diventare le SA la base del nuovo esercito e soprattutto non vuole che Ernst Röhm divenga capo del Ministero della Difesa. Idea, approvata e condivisa anche dagli alti gradi dell’esercito che appoggiano Adolf Hitler.

L’allontanamento di Hitler da Röhm si spiega anche con la presa di potere maggiore da parte delle SS e con un loro ruolo sempre più determinante.

Uomini notoriamente odiati dalle SA, fanno progressi nelle rispettive carriere: Hermann Göring è nominato ministro degli interni e Joseph Goebbels, ministro della propaganda.

Heinrich Himmler invia a Berlino un contingente di 120 uomini delle SS, al comando dello Standartenführer Josef “Sepp” Dietrich, con il compito di guardia personale del Cancelliere.

Si riconferma così l’assoluta fedeltà delle SS nei confronti di Hitler, contrariamente alle SA che, mostrano di essere ingestibili e che, con la presa del potere, stanno diventando sempre più violente e incontrollabili.

Il futuro Führer non agisce di impulso, medita per intere giornate, esita molto prima di prendere una decisione, ma viene spinto all’azione dai fidati Himmler, Goebbels e Göring.

La decisione di Hitler

A convincerlo all’azione è la certezza degli amici che Rohm non tarderà a tentare un Colpo di Stato.

A questo punto, ormai il dado è tratto e la Gestapo e le SS, su ordine di Hitler nelle ultime ore del 30 giugno, fanno irruzione in un hotel della Baviera, a Bad Wiessee, sede di un Raduno delle Squadre d’Assalto.

Questo è il momento, non si può arretrare neanche davanti alle estreme conseguenze; se necessario dovrà scorrere il sangue.

Adolf Hitler, 29 giugno 1934

Il massacro

I partecipanti vengono sorpresi nel sonno, e uccisi.

Inizia così un massacro che dura fino alle prime ore del 2 luglio 1934.

L’epurazione è cruenta: i vertici delle SA vengono decapitati, e uccisi anche anziani ufficiali da sempre oppositori del regime nazista. Le vittime non sono solo militari, ma anche un gran numero di civili, di cui purtroppo, è impossibile stabilire il numero esatto.

Contemporaneamente tra il 30 giugno e il 1 luglio 1934, i massacri continuano a Berlino e nelle altre città tedesche.

Le SS scatenano non solo repressioni e violenze contro i membri delle SA, ma colgono anche l’occasione per una feroce repressione per vendette personali.

Hitler concede al suo vecchio ex amico Rohm il privilegio del suicidio, ma il comandante rifiuta e viene fucilato in prigione.

Nell’epurazione di quelle notti, trovano la morte anche

  • Gregor Strasser, l’ex cancelliere generale;
  • Kurt von Schleicher: viene ucciso a letto insieme alla moglie;
  • Gustav von Kahr: aveva partecipato alla repressione di Monaco di Baviera del 1923.

Unico superstite è Franz von Papin, che miracolosamente si salva.

La notte dei lunghi coltelli: le origini del nome

Per due giorni scorre sangue a fiumi in Germania: una strage passata alla storia e ricordata come La notte dei lunghi coltelli, riferito a un inno cantato dalle Squadre d’Assalto, in cui il primo agghiacciante verso recita:

“Finché dai nostri lunghi coltelli non sprizzerà il sangue ebraico”.

Il progetto politico

Alla fine del massacro, il presidente della Repubblica Paul Von Hindenburg si congratula pubblicamente con Hitler per l’azione decisa e anche l’esercito si compiace dei risultati, ormai necessari per la difesa dello Stato tedesco.

Dopo la notte dei lunghi coltelli le SA hanno un ruolo meno che secondario.

Sempre nello stesso anno, Hitler vorrebbe unificare la carica di cancelliere e quella di presidente.

Per la Germania è un momento delicato, ma gli fa gioco il fatto che il il presidente von Hinderburg è morente; soprattutto non ha problemi a violare la Costituzione di Weimar, visto l’incondizionato appoggio dell’esercito.

Probabilmente l’epurazione del massacro delle SA trova anche una motivazione in questo progetto politico.

Appena un anno prima, nel 1933, il Partito nazionalsocialista era considerato l’unico partito tedesco: è così che si diede inizio alla dittatura nazista.

Adolf Hitler stringe la mano a Paul von Hindenburg
Nominato Cancelliere del Reich: il 21 marzo 1933 Hitler stringe la mano a Paul von Hindenburg

Paul Von Hindenburg muore il 2 agosto 1934. Hitler realizza così il suo ambizioso disegno: fonde la carica di Cancelliere con quella di Presidente del Reich. Proclama così la fine della Repubblica di Weimar e la nascita del Terzo Reich.

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