Storia della TV Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/storia/storia-della-tv/ Canale del sito Biografieonline.it Sat, 02 May 2020 22:42:44 +0000 it-IT hourly 1 I quotidiani dopo l’avvento della televisione https://cultura.biografieonline.it/quotidiani-e-televisione/ https://cultura.biografieonline.it/quotidiani-e-televisione/#comments Tue, 30 Aug 2016 10:47:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19063 Con l’avvento della radio, la stampa aveva già perduto il monopolio dell’informazione. Poi, con la televisione, si trova di fronte a un mezzo capace di attirare milioni di persone. È urgente ed indispensabile battere altre strade, valorizzare le altre funzioni dei quotidiani: quelle della spiegazione e dell’interpretazione.

Domenica del Corriere - 1962
Domenica del Corriere: un numero del 1962

I più colpiti sono i quotidiani della sera. Per i periodici di attualità, la prima conseguenza del trionfo della televisione è la drastica riduzione del ruolo svolto finora dalle fotografie.

Regno Unito, Stati Uniti e Giappone

A Londra, tra il 1960 e il 1961, tre noti quotidiani sono costretti a chiudere e il “Times” entra in crisi. Nelle grandi città americane si riduce il numero dei quotidiani. Nel 1966, chiude il “New York Herald Tribune”.

Il Giappone costituisce un’eccezione in quanto, nel Dopoguerra, la stampa quotidiana ha compiuto notevoli progressi rispetto a tutti gli altri paesi. I grandi quotidiani giapponesi hanno adottato per primi, insieme con quelli sovietici, la teletrasmissione in facsimile, che consente una distribuzione tempestiva anche in zone lontane. Inoltre, i giapponesi hanno già iniziato a usare i computer.

La situazione in Italia all’inizio degli anni ’60

In Italia, nel 1960, escono 96 quotidiani che, nel giro di cinque anni, si riducono ad 86. I quotidiani più forti e ricchi entrano in una fase di relativa espansione per due fattori concomitanti: l’aumento della foliazione e dei servizi da un lato, le tensioni e le aspettative suscitate dall’evoluzione della situazione politica sul piano internazionale e interno.

Nel 1960, è al governo il democristiano Fernando Tambroni e pesanti sono i suoi interventi sui pochi giornali che non lo sostengono. La via è aperta al centrosinistra. L’intesa tra Dc e socialisti crea forti contrasti di interessi ma anche aspettative di rinnovamento. Il contrasto più forte è quello che riguarda la nazionalizzazione delle imprese elettriche.

Gli schieramenti politici

Nel giornalismo si formano due schieramenti. Tutti i fogli moderati e conservatori, il “Corriere della Sera” in testa, contro i fogli favorevoli alla nazionalizzazione, “Il Giorno, “L’Espresso” e “Il Mondo” e gli organi dei partiti di sinistra.

Dal 1° gennaio 1960, “Il Giorno” è diretto da Italo Pietra, sostenitore accanito del centrosinistra. “Il Giorno” cerca il miglioramento della qualità. Collaborano al giornale Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino. Viene sviluppato il settore culturale. Ai tre inserti settimanali, se ne aggiungono altri due dedicati alla televisione e al mondo dei motori. Si accentua quel processo di “settimanalizzazione” dei quotidiani, che si svilupperà negli anni Settanta e Ottanta.

Il Giorno - primo numero
Il Giorno: il primo numero

Non è più possibile sottovalutare la presenza de “Il Giorno”. I Crespi decidono di dare al “Corriere” un nuovo direttore, Alfio Russo. Russo provvede allo svecchiamento del “Corriere”, rinnova la cronaca cittadina, lo sport e gli spettacoli e apre una rubrica della posta dei lettori. Lo svecchiamento giova al “Corriere” e si allontana il pericolo suscitato dalla crescita de “La Stampa” e de “Il Giorno”.

“La Stampa”, diretta da De Benedetti, ha perfezionato la sua formula. Metà giornale, la parte politica e culturale, è di qualità; l’altra metà è caratterizzata dalla cronaca varia e nera. A Torino, invece, la “Gazzetta del Popolo”, ora gestita direttamente dalla Dc, è in costante declino. Un notevole risveglio tocca anche alla stampa cattolica con “L’Avvenire d’Italia”, che raddoppia vendite e abbonamenti.

Nel contesto della sinistra

In campo comunista ci sono due novità: la trasformazione in settimanale del mensile “Rinascita” e un nuovo rilancio de “L’Unità”. Accanto alle fusioni di testate quotidiane appartenenti allo stesso proprietario, si verificano le prime concentrazioni. La prima riguarda l’imprenditore petrolifero e zuccheriere Attilio Monti che acquista, nel 1966, “Il Resto del Carlino”, “La Nazione”, lo sportivo “Stadio”, “Il Giornale d’Italia” e “Il Telegrafo”.

Attilio Monti
Attilio Monti

La seconda concentrazione è opera dell’imprenditore chimico Nino Rovelli, che compra i quotidiani “La Nuova Sardegna di Sassari”, “L’Unione Sarda di Cagliari”; in pratica, tutta l’informazione stampata in Sardegna è nelle sue mani.

Nino Rovelli
Nino Rovelli

Sul caso Monti si svolge un dibattito in Senato, ma il governo afferma che non esistono in Italia presupposti per introdurre una normativa antitrust.

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La nascita della televisione italiana https://cultura.biografieonline.it/nascita-tv/ https://cultura.biografieonline.it/nascita-tv/#comments Mon, 22 Aug 2016 14:47:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19049 Il 3 gennaio 1954 anche l’Italia entra nell’era televisiva. E’ in questa data che si è soliti far risalire la nascita della televisione italiana. La tv parte lentamente tra molte difficoltà di carattere economico e non poche incomprensioni del mondo politico e di quello della cultura. Ma poi, quasi di colpo, la Tv comincia a mostrare le sue straordinarie potenzialità.

La Stampa, 3 gennaio 1954
3 gennaio 1954 – La Stampa

La nascita della televisione italiana e le prime norme televisive

La domenica del 3 gennaio, Pio XII invoca pubblicamente l’emanazione di opportune norme dirette a far servire la televisione alla sana ricreazione dei cittadini e alla loro educazione ed elevazione morale. Per un biennio il controllo della Dc sulla Rai è marcato da una forte influenza dell’azione cattolica.

Monoscopio RAI (1954)
Monoscopio RAI (1954)

Il consiglio di amministrazione aveva già provveduto alla “tutela morale” dei cittadini emanando, nel 1953, un codice di autodisciplina da seguire sia nelle trasmissioni di varietà sia in quelle informative. Non si può pronunciare la parola divorzio e l’adulterio va messo in cattiva luce. Non si può parlare di prostituzione.

Il primo telegiornale e le prime trasmissioni

Il telegiornale va in onda alle 20.30, il primo direttore è Vittorio Veltroni. Nel giro di un quinquennio, gli succedono Massimo Rendina e Leone Piccioni, che militano nella Dc. Al termine del 1954, gli abbonati alla Tv sono 88.118. Il televisore ha ancora un prezzo elevato.

Ben presto però, con il successo del quiz “Lascia o raddoppia?”, lanciato nel 1955, si arriva alla Tv attraverso i locali pubblici e i ritrovi allo spettacolo di massa. La punta record raggiunta da Mike Bongiorno è di 10 milioni di telespettatori.

Mike Bongiorno, protagonista della nascita della televisione italiana
Mike Bongiorno fu protagonista della nascita della televisione italiana

In un biennio, si realizza anche l’informazione di massa perché il telegiornale, nonostante i condizionamenti, è una delle trasmissioni più seguite. È un telegiornale che trasmette cerimonie di ogni genere, che è parziale e fazioso in politica, privo o quasi di notizie di cronaca e su vicende giudiziarie.

Nel 1960, nasce “Tribuna elettorale” seguita un anno dopo da “tribuna politica”; con queste conferenze stampa compaiono per la prima volta sui teleschermi i leader delle opposizioni.

Il telegiornale di Enzo Biagi e il Carosello

Nel 1961, entra in funzione la seconda rete televisiva, ma il Tg resta prerogativa della prima rete. Il Tg diventa per un breve periodo più vivace, quando il nuovo direttore della Rai, Ettore Bernabei, chiama a dirigerlo Enzo Biagi.

Enzo Biagi
Enzo Biagi

Biagi toglie al Tg una porzione di noiose cerimonie ufficiali e di omaggi ai ministri in carica, ma non riesce a rinnovarlo come vorrebbe e, dopo meno di un anno, preferisce tornare alla carta stampata. Nel 1957, viene inserita la pubblicità del Carosello, nel 1962 nasce il primo “Rotocalco televisivo”, seguito l’anno dopo da TV7.

Calimero - pubblicità
Carosello: Calimero e la pubblicità

Il primo collegamento via satellite e lo sbarco sulla Luna

Nella prima fase dell’era televisiva i condizionamenti e i limiti quantitativi lasciano ai quotidiani un largo spazio informativo e di intervento. Sui settimanali di attualità la concorrenza del nuovo mezzo si fa sentire ancora poco.

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Il 12 luglio 1962 avviene il primo collegamento via satellite fra gli Stai Uniti e l’Italia. Eventi eccezionali possono essere visti da milioni e milioni di telespettatori nel momento in cui avvengono. Il momento più grandioso e sbalorditivo è la diretta sulla discesa dell’uomo sulla Luna, che gli italiani vedono nelle prime ore del 21 luglio 1969.

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Differenza tra analogico e digitale https://cultura.biografieonline.it/analogico-digitale-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/analogico-digitale-differenze/#comments Sat, 15 Mar 2014 15:04:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10113 Nel  cosiddetto segnale digitale, il messaggio è convertito in simboli. Il termine deriva dall’inglese digital, ovvero cifra, derivato dal latino ‘digitus’, ovvero dito. Attualmente la codifica digitale in uso è quella relativa al sistema binario di 1 e 0. Di conseguenza, convertire un fenomeno naturale in digitale vuol dire convertirlo in una sequenza di bit. Tale tipo di segnale solitamente non subisce molti disturbi e viene ricevuto quasi identico rispetto a quello emesso. L’apparato che riceve il segnale deve quindi decodificare il segnale digitale e trasformarlo in un linguaggio comprensibile.

Analogico e digitale differenze
Qual è la differenza tra segnale analogico e segnale digitale?

Nel sistema analogico, invece, il messaggio non è convertito in simboli e il segnale è prodotto per analogia. Il segnale analogico è una grandezza che varia con continuità. Difatti, una variabile analogica considera un numero infinito di valori. In questo caso l’apparecchio ricevente modifica per analogia i segnali elettrici di nuovo in segnali audio e video.

La nascita del segnale digitale terrestre ha portato una ventata di novità nel sistema di comunicazione radio – televisivo. Spesso si è parlato della differenza tra segnale digitale ed analogico. I vantaggi del primo sono molteplici: dalla funzione del doppio audio, a quella di moltiplicazione dei canali, ad una più accurata informazione sui programmi del palinsesto televisivo, alle funzioni relative alle e-mail ed ai videogames.

Di contro, basta un piccolo disturbo di ricezione, per far sì che il segnale digitale si blocchi, al contrario di quello analogico più stabile; ma al contempo il sistema digitale non conosce i disturbi denominati effetto neve o rumore video.

Anche la telefonia mobile e la produzione musicale hanno subito dei cambiamenti di qualità e formato, con l’avvento dei sistemi digitali: in tal senso, passando dal sistema analogico a quello più innovativo.

Per la telefonia si è passati dal Etacs al Gsm per finire con il 4G e 5G. Nel campo musicale, dal vecchio vinile (disco a 33 o 45 giri) al cd, per finire agli mp3 e mp4. Insomma quella digital è stata una vera e propria rivoluzione che è entrata a far parte della nostra vita quotidiana.

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Gemelle Kessler, la biografia e la storia di Alice ed Ellen https://cultura.biografieonline.it/le-gemelle-kessler/ https://cultura.biografieonline.it/le-gemelle-kessler/#comments Tue, 11 Feb 2014 23:28:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9769 Alice ed Ellen Kessler nascono il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Germania, figlie di Paul ed Elsa. Ballerine fin dall’infanzia (iniziano ad andare a scuola di danza quando hanno sei anni), in età adolescenziale intraprendono il programma per ragazzi del Teatro d’Opera di Lipsia: una volta diventate maggiorenni, però, scelgono di scappare dalla Germania Est.

Gemelle Kessler
Una foto delle gemelle Kessler

Iniziano la carriera di ballerine a Dusseldorf, al Palladium; poi, tra il 1955 e il 1960 hanno la possibilità di esibirsi al Lido di Parigi insieme con il corpo di ballo delle Bluebell Girls di Margaret Kelly, senza disdegnare alcune apparizioni al cinema: recitano in “Solang’es huebsche Maedchen gibt”, di Arthur Maria Rabenalt, “La garçonne”, di Jacqueline Audry, e “Tabarin”, di Richard Pottier (al fianco di Michel Piccoli).

Dopo avere rappresentato la Germania Ovest all’Eurofestival del 1959 con “Heute Abend wollen wir tanzen geh’n”, classificandosi all’ottavo posto, all’inizio degli anni Sessanta si trasferiscono in Italia: nel Belpaese lavorano in diversi ambiti del mondo dello spettacolo, dal teatro al cinema, anche se il loro esordio avviene in televisione. È il 1961, infatti, quando Antonello Falqui, storico regista del piccolo schermo, le lancia nel programma “Giardino d’inverno”, che può contare su un cast d’eccezione (l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer, il Quartetto Cetra, Henri Salvador).

Le sorelle Kessler con Don Lurio
Le sorelle Alice e Ellen Kessler con Don Lurio, ballerino e coreografo

Alice ed Ellen Kessler si esibiscono sulle coreografie preparate da Don Lurio, e lanciano le canzoni “Concertino” (cover del brano omonimo del Quartetto Cetra del 1959) e “Pollo e champagne”. Grazie al riscontro di pubblico e al successo conquistato, le Kessler vengono confermate dalla Rai, che nove mesi dopo lancia “Studio Uno”: è questo lo show la cui sigla di apertura è la celeberrima “Da-da-un-pa” (o Dadaumpa).

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Il successo prosegue anche al cinema: dopo “Le bellissime gambe di Sabrina”, di Camillo Matrocinque, è la volta de “La francese e l’amore”, di Christian-Jaque, René Clair e Michel Boisrond, di “Rocco e le sorelle”, di Giorgio Simonelli (con Memmo Carotenuto, Moira Orfei, Tiberio Murgia e Alberto Lupo) e di “Gli invasori”, di Mario Bava.

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Dopo essere apparse nel 1963 nel film “Sodom and Gomorrah”, di Robert Aldrich, ed essere finite sulla copertina del magazine “Life”, nel 1964 le gemelle Kessler entrano nel cast di “Biblioteca di Studio Uno”, sempre per la regia di Antonello Falqui (nella puntata sull’Odissea interpretano le sirene), mentre l’anno successivo cantano “La notte è piccola”, sigla di “Studio Uno”, e appaiono sul grande schermo nel film di Dino Risi “I complessi”.

Nel frattempo, tra il 1962 e il 1965 sono stati pubblicati i 45 giri “Champagne Twist / Leopardo blues”, “Ciao a tutti / E la storia continuò”, “Si vede / Il pesciolino d’oro”, “La notte è piccola / Lasciati baciare col letkiss”, “L’estate è corta / E’ fiorito il limone”, “Il giro / Sei baciabile”. Nella seconda metà degli anni Sessanta le gemelle tedesche appaiono a “La prova del 9” e in “Canzonissima”; sono protagoniste, inoltre, di un carosello per una celebre marca di calze da donna, benché lo scandalo provocato dalle loro gambe faccia sì che la Rai imponga l’utilizzo di calze di nylon scure.

Alice ed Ellen Kessler
Fotografie delle giovani sorelle Kessler

A livello musicale, incidono i 45 giri “Su e giù / Se non sono giovani”, “Un amore come dico io / Tranquillamente senza di te”, “Viola, violino e viola d’amore / Poco… poco”, “Aufwiedesehen / Creep”, “Star! / Willie-O” e “Quelli belli come noi / La sveglia del cuore”. Tra il 1971 e il 1972 vengono dirette da Luciano Emmer in film tv come “Il piccolo lord”, “La gardenia misteriosa”, “Il bivio” e “Il furto del Raffaello”.

Attrici in televisione, quindi, ma anche a teatro in commedie musicali di Garinei e Giovannini, nel 1974 Ellen e Alice lavorano a “Milleluci”, con Mina e Raffaella Carrà, prima di posare, alla soglia dei quarant’anni, per l’edizione italiana di “Playboy”. Dopo aver preso parte a “Palcoscenico”, nel 1980, e a “Al Paradise”, nel 1983, nella seconda metà degli anni Ottanta le gemelle Kessler tornano in Germania, stabilendosi a Monaco di Baviera, pur non disdegnando di tornare periodicamente in Italia per qualche apparizione tv: accade, per esempio, nel 1989 con “Una rotonda sul mare”.

Alice Kessler Ellen Kessler

Nel 2004 le sorelle Kessler prendono parte a “Super Ciro”, programma comico di Italia 1 al fianco di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che ha come sigla “Quelli belli come noi”. Tra il 2010 e il 2011, invece, le Kessler appaiono su Canale 5 nello show musicale “Io canto” e su Raiuno nel game “I soliti ignoti” (in cui Ellen è un’identità nascosta).

Nell’ottobre del 2011 sono protagoniste di “Dr Jekyll e Mr Hyde”, musical tratto dal romanzo di Robert Louis Stevenson diretto da Giancarlo Sepe; in Germania, invece, recitano in un episodio della serie “Tatort”, in onda su ARD, accanto a Ulrich Tukur.

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Le prime trasmissioni tv in Italia https://cultura.biografieonline.it/storia-tv-italiana/ https://cultura.biografieonline.it/storia-tv-italiana/#comments Mon, 31 Dec 2012 15:12:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5739 La data ufficiale dell’inizio delle trasmissioni tv in Italia risale al 3 gennaio 1954. Ripercorriamo in questo articolo le tappe della storia degli albori della televisione nazionale.

Dal pionierismo televisivo alle vere e proprie trasmissioni nazionali

Monoscopio RAI (1954)
Monoscopio RAI (1954)

Nel biennio compreso tra il 1953 e il 1954 l’Italia sembra ormai prossima a sperimentare le prime gittate televisive nazionali, con vere e proprie trasmissioni, dopo i pionieristici esperimenti degli anni ’30 e ’40. All’epoca, va detto, s’era trattato quasi esclusivamente di “parate” mediatiche, vincolate al regime fascista, volte più che altro a fare le prove di quelle che sarebbero dovute essere le vere trasmissioni. Protagonista, naturalmente, era l’EIAR, l’antenato di quella che, dal 1944 e con la Liberazione dal nazifascismo, diventerà poi la Rai: Radio Televisione Italiana.

Proprio dalla sede del Teatro di Torino, epicentro della radiofonia nazionale per via del Centro di Direzione dell’EIAR che, per oltre un ventennio, catalizzerà l’attenzione della popolazione italiana e non soltanto in epoca bellica, nel 1934 avvengono i primi esperimenti televisivi. Cinque anni dopo poi, a Roma, dove nel frattempo era nata un’altra sede dell’EIAR nel quartiere Prati, esattamente il 22 luglio del 1939 entra in funzione il primo trasmettitore televisivo da 2 kW presso la stazione trasmittente di Monte Mario. Per circa un anno, anche se per pochi utenti, avranno luogo una serie di trasmissioni televisive, per quanto sempre di contenuti a totale appannaggio del regime.

Nel frattempo, anche Milano – altra sede EIAR molto importante – si dota di un secondo trasmettitore televisivo, effettuando trasmissioni sperimentali in occasione della XI Mostra della Radio e della XXI Fiera Campionaria di Milano. Questi ed altri sporadici esperimenti però, ebbero termine il 31 maggio del 1940, a causa dell’imminente entrata in guerra dell’Italia al fianco dell’Asse. È la fine del cosiddetto pionierismo televisivo, ma l’appuntamento è soltanto rimandato di circa un decennio.

Nasce la tv, ma è la radio il vero “medium di massa”

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, come già anticipato, nei primi anni ’50 e in pieno boom economico, il Governo italiano fa le prove di quelle che saranno le vere e proprie trasmissioni televisive – questa volta non di regime. Tuttavia, è utile precisare il quadro nel quale andava a nascere la televisione in Italia, a conti fatti assolutamente dominato dalla preminenza del mezzo radiofonico, finalmente assurto al rango di “elettrodomestico” a livello nazionale.

Ultimata la ricostruzione degli impianti infatti, più o meno distrutti e danneggiati dai bombardamenti aerei, ribattezzata l’EIAR, la radio è nel pieno di quello che viene considerato dagli storici un secondo boom di utenze. Nel 1953, con l’arrivo della televisione alle porte, gli abbonati alla radio superano i quattro milioni e mezzo e, anche dopo l’avvento delle trasmissioni, per qualche anno continueranno a crescere vertiginosamente.

Il Giornale Radio è il vero, grande mezzo diffusore di informazioni, tale da monopolizzare l’attenzione nelle case degli italiani, i quali finalmente cominciano ad assaporare l’ebbrezza dell’informazione di massa quando non proprio, occorre dirlo, dell’alfabetizzazione vera e propria.

La radio fa poche “dirette” e l’informazione passa naturalmente per il Governo, non c’è una vera e propria disputa politica (a parte la pionieristica tribuna del “convegno dei cinque”, in cui perlomeno si dibattono questioni sociali ed economiche), ma il mezzo è sempre più apprezzato e non c’è dubbio che abbia instradato la popolazione verso il medium di massa per antonomasia: la televisione.

Intanto, nel 1952, la Rai, non più EIAR, torna a fare gli esperimenti di trasmissioni televisive e, ovviamente, segue, per argomenti e scelte contenutistiche, la linea tracciata dalla radio. Si tratta, infatti, perlopiù di Telegiornali sperimentali e di telecronache di alcune dirette legate ad eventi di importanza nazionale – e forse, nell’intuire la capacità di seguire meglio e con maggiore possibilità di coinvolgimento eventi come le “dirette”, sta l’unico vero scarto della televisione rispetto alla radio.

C’è la Fiera di Milano, la benedizione Urbi et Orbi impartita da Pio XII, mentre nel primo, vero Tg c’è posto per eventi come la regata storica di Venezia, i funerali dell’ex ministro Sforza, le curiosità sulla campagna elettorale statunitense, la corrida portoghese e il Gran Premio di Monza. Siamo, come dire, agli albori della Tv, e il fatto che nel telegiornale non ci sia posto per il calcio, ad esempio, o per la cronaca, la dice lunga su che tipo di esperimenti fossero quelli antecedenti il vero esordio delle trasmissioni nazionali.

Gennaio 1954: il televisore entra nelle case degli italiani

EIAR, le prime trasmissioni tv
Vittorio Veltroni, Lidia Pasqualini e il radiocronista sportivo Niccolò Carosio (1967)

L’inizio ufficiale delle trasmissioni avviene, come detto, il 3 gennaio del 1954, di domenica. C’è, all’inizio, una sola edizione del Telegiornale, il quale com’è facile intuire, rappresenta forse la parte principale e maggiormente curata dalla Rai. Il primo direttore è Vittorio Veltroni (padre del futuro leader politico Walter).

Per comprendere appieno il taglio che la Rai infonde alle trasmissioni televisive, bisogna considerare una serie di cose interessanti. Tanto per cominciare, non è un caso che l’inizio ufficiale delle trasmissioni avvenga di domenica e che, la stessa domenica del 3 gennaio, papa Pio XII invochi pubblicamente l’emanazione di quelle che definisce “opportune norme dirette a far servire la televisione alla sana ricreazione dei cittadini e a contribuire altresì, in ogni circostanza, alla loro educazione ed elevazione morale”.

È un monito, in tutto e per tutto, pertanto ribadito qualche anno dopo, nel ’57, con l’enciclica “Miranda prorsus”, e non cade nel vuoto, anzi. Già nel biennio precedente il Consiglio di amministrazione Rai aveva varato un severo codice di autoregolamentazione, il quale chiunque avrebbe lavorato in televisione era tenuto a rispettare in ogni suo punto.

Che si conduca un Tg o si faccia intrattenimento puro, pertanto, vi sono alcune parole, e ancor più temi, che per nulla al mondo devono essere tirati in ballo: “divorzio”, “aborto”, “adulterio” e “prostituzione”, ad esempio, saranno per anni le parole tabù della televisione pubblica nazionale.

Tutte queste informazioni, per concludere, sono utili per comprendere il tipo di mezzo che andava ad entrare nelle case e nei luoghi pubblici frequentati dagli italiani: vien da sé che i partiti, e anzi la DC, imperante all’epoca, avessero in mano praticamente l’intero controllo della censura, per quanto operata con mezzi differenti da quelli utilizzati dal precedente regime fascista.

La televisione e i suoi numeri

Al termine del 1954 la popolazione che può captare il segnale si aggira intorno al 48,3 %. Ci sono già degli abbonati, pari a 88.118, anche se l’elettrodomestico in sé, costa ancora molto per le tasche degli italiani ed è ancora a totale appannaggio dei ceti abbienti e dei locali pubblici: bar, alberghi, trattorie, ristoranti, cantine e altro. Questi ultimi, pertanto, diventano dei veri e propri “ritrovi televisivi” nell’arco di appena un anno: il 26 novembre del 1955 infatti, prende il via la storica trasmissione “Lascia o raddoppia”, condotta da un giovanissimo Mike Bongiorno.

Il successo è straordinario e con la progressiva estensione dei ripetitori si arriverà, nel corso di alcuni mesi, a toccare i dieci milioni di telespettatori alla volta.  Anche i telegiornali intuiscono la portata della loro forza ed entrano, finalmente, in milioni di case nelle quali, sino a qualche anno prima, non era mai entrato un quotidiano. I Tg sono faziosi, raccontano storie di ogni genere e seguono cerimonie che ad oggi sarebbero alquanto assurde, ma “svezzano”, per così dire, il pubblico italiano, abituandolo all’attualità e, per quanto lentamente, dando vita a quella che verrà definita l’informazione di massa.

Nel 1960 arriva la prima “Tribuna Elettorale”, cui seguirà nel 1961 la cosiddetta “Tribuna politica”: la gente, per la prima volta, conosce anche i leader delle opposizioni e la cosa è, per l’Italia, una sorta di rivoluzione sociale, per quanto in formato domestico – o “addomesticato”, come sostenevano all’epoca alcuni quotidiani non allineati.
Il Telegiornale Rai mantiene la propria prerogativa anche nel novembre del 1961, quando entra in funzione, a soli sette anni dalla nascita vera e propria della Tv, anche la seconda rete nazionale.

Un evento mediatico simbolico: lo sbarco sulla luna

Passano alcuni anni, l’Italia si popola rapidamente e nel 1963 gli abbonati alla televisione sono quattro milioni e trecentomila. I numeri, però, nell’effettivo, sono ben più alti: si calcola che ogni sera, siano circa quindici milioni gli italiani che seguano regolarmente le trasmissioni televisive. Intanto, nel 1962, anche la Rai si rende protagonista del primo collegamento via satellite con gli Stati Uniti, mentre già nel 1957, la pubblicità e l’intrattenimento, con la nascita della storica trasmissione “Carosello”, coinvolgono e allietano milioni di telespettatori, abbracciando tutte le fasce d’età.

Il culmine, che segna forse la fine di questa prima, straordinaria, parabola del medium televisivo italiano, è dato dalla “diretta” di quello che verrà considerato l’evento del secolo: il 21 luglio 1969, nelle prime ore del mattino, milioni e milioni di italiani seguono l’impresa di Armstrong e compagni, mentre per la prima volta nella storia, l’uomo calca il suolo lunare. È un evento di portata immensa e ancor più importante è il fatto che praticamente ovunque, nelle abitazioni e nei luoghi pubblici, intere famiglie di italiani lo abbiano seguito.

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