Storia del giornalismo Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/storia-del-giornalismo/ Canale del sito Biografieonline.it Mon, 10 Jan 2022 15:57:34 +0000 it-IT hourly 1 Il giornalismo agli inizi del Novecento https://cultura.biografieonline.it/storia-giornalismo-novecento/ https://cultura.biografieonline.it/storia-giornalismo-novecento/#respond Mon, 10 Jan 2022 11:13:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15703 Agli inizi del Novecento per l’Italia si aprono prospettive di progresso civile, sociale ed economico. Tuttavia, il giornalismo e l’editoria giornalistica sono ancora fragili. Di conseguenza, si verificano alcuni cambiamenti necessari per lo sviluppo editoriale.

La Gazzetta dello Sport - Il primo numero del 7 aprile 1896
La Gazzetta dello Sport: una foto del primo numero (7 aprile 1896)

Il contesto storico

Il tenore di vita delle zone più sviluppate del paese è elevato. Si amplia la rete ferroviaria e migliora il servizio postale. La circolazione delle informazioni è resa più veloce dall’utilizzo del telegrafo. Entrano in funzione, tra il 1902 e il 1903, le linee telefoniche a lunga distanza Milano – Roma e Milano – Parigi.

Nel 1901, il 48,7 per cento degli italiani è ancora analfabeta. Si entra in una condizione di libertà più ampia sotto la guida di Giolitti, anche se il diritto di voto è riconosciuto a un numero ristretto di cittadini; si dovrà attendere il 1913 per estendere il suffragio a tutta la popolazione adulta maschile.

Il giornalismo all’inizio del Novecento

Il “Secolo”, “Il Corriere” e la “Tribuna” all’inizio del Novecento sono gli unici quotidiani che tirano 100.000 copie circa. Alla rotativa, nel 1906, viene invece sostituita la Linotype: ne vengono installate novanta prevalentemente a Milano. A Palermo, nel 1900, nasce il quotidiano “L’Ora” finanziato dall’armatore Florio.

Cambiano, all’inizio del secolo, la fisionomia e la struttura del quotidiano: si passa al formato grande con la pagina suddivisa in cinque colonne con una foliazione di sei pagine e, già nel 1906, alcuni giornali – “Il Corriere” in testa – cominciano ad uscire a otto pagine, alcune volte la settimana.

Il giornale viene diviso per argomenti con testatine ad hoc: la cronaca cittadina, quella giudiziaria, alla quale viene assegnato molto spazio, le notizie teatrali, “le recentissime”.

Resta il romanzo d’appendice, ma non compare più a “fogliettone” in prima pagina. Occasionali e succinte sono invece le notizie sportive.

Il lunedì non escono i quotidiani del mattino. La prima pagina non si trasforma nella pagina – vetrina che Dario Papa aveva tentato di importare da New York: in prima pagina vengono infatti collocate le informazioni politiche, quelle culturali e le corrispondenze di un inviato.

Il giornale collettivo e i ruoli

Nasce il giornale collettivo, con la conseguenza che il lavoro nelle redazioni viene suddiviso. Il direttore è la più alta carica gerarchica del giornale, seguito dal redattore capo, che è il suo factotum per la realizzazione del giornale. Un rilievo professionale è riconosciuto agli inviati speciali, ai cronisti e al critico teatrale e letterario.

La Stefani continua ad essere l’unica agenzia nazionale di notizie ed opera ancora in condizioni di arretratezza. Per le informazioni dall’estero ha un accordo con la Wolff, che a sua volta è collegata con la Reuters. Contrariamente ai giornali stranieri, come i quotidiani francesi, inglesi e statunitensi dove si delinea la differenza tra i giornali di qualità e quelli popolari, in Italia i quotidiani scelgono la formula “per tutti”, mentre i settimanali di attualità e varietà operano sulla strada della diversità del pubblico.

Aumenta la diffusione della stampa femminile, di quella per bambini e per ragazzi. Mentre la stampa sportiva è agli albori. I primi settimanali sono dedicati al ciclismo.

È nel 1896 che nasce La Gazzetta dello Sport, della casa editrice Sonzogno, ma subirà la trasformazione in quotidiano solo nel 1919. Nasce, nel 1908, la Federazione nazionale della stampa italiana.

All’inizio del XX secolo

Nel 1900 e nel 1901 inizia una straordinaria stagione dell’editoria e del giornalismo d’opinione e di informazione grazie a:

Luigi Albertini
Luigi Albertini

Albertini è legato alla destra storica, sarà sempre avverso a Giolitti e ai suoi metodi di governo e alle sue idee. Sotto il profilo giornalistico, si ispira al giornalismo inglese, prendendo come modello il “Times”. In Corriere, in pochi anni, ha una fitta rete di corrispondenti dalle capitali europee, tra i quali quello che si mette in luce durante la guerra russo-giapponese è Luigi Barzini.

Il “Corriere” riesce a diventare in breve tempo il giornale più ricco e accurato del Paese. Cambia veste la sua impaginazione che diventa più vivace perché la suddivisione della pagina in sei colonne obbliga a introdurre qualche titolo di taglio, anche se la veste resta sostanzialmente austera. Quando gli altri quotidiani iniziano con la pubblicazione delle fotografie, “Il Corriere” non ne pubblica più di due per numero, aprendosi invece a nuovi argomenti, quali l’aviazione e lo sport.

Proprio nel 1900 Albertini può intimare a Romussi (Secolo) di togliere dai manifesti e dalle locandine la dicitura “il più diffuso quotidiano d’Italia”. Avviene, dopo un inseguimento durato quasi trent’anni, il sorpasso.

Alfredo Frassati
Alfredo Frassati

Altro personaggio di spicco del giornalismo dell’età giolittiana è Alfredo Frassati, il creatore delle fortune de “La Stampa”. Al contrario di Albertini, appoggia Giolitti e diverse sono la matrice culturale e professionale. Frassati aveva trascorso tre anni in Germania, quindi i suoi modelli sono alcuni giornali tedeschi come il “Frankfurter Zeitung”.

La terza pagina

Ad Alberto Bergamini, terzo uomo importante di questo inizio Novecento alla guida del “Giornale d’Italia”, si deve la creazione della Terza pagina. Bergamini fa del suo giornale un foglio movimentato, introducendo alcuni propositi “americanizzanti” di Dario Papa: le notizie e gli articoli più interessanti in prima pagina, servizi dall’estero ma anche una ricca cronaca cittadina.

Storia del giornalismo - La prima Terza pagina - 10 dicembre 1901
Storia del giornalismo: la prima “Terza pagina” risale al 10 dicembre 1901; fu voluta da Alberto Bergamini, alla guida del “Giornale d’Italia”

Primo esemplare di Terza pagina è considerata quella uscita il 10 dicembre 1901, nella quale Bergamini riunisce quattro articoli di critica e di cronaca dedicati alla prima rappresentazione della “Francesca da Rimini” di Gabriele D’Annunzio.

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Anni di piombo: i giornalisti e le Brigate Rosse https://cultura.biografieonline.it/giornalisti-brigate-rosse/ https://cultura.biografieonline.it/giornalisti-brigate-rosse/#respond Fri, 21 Jul 2017 10:14:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22860 I giornalisti nel mirino delle Br

A partire dal 1977 anche i giornalisti entrano nel mirino dei terroristi rossi (Brigate Rosse). Tra il primo e il 3 giugno, tre direttori vengono gambizzati a Genova, Milano e Roma. Si tratta di Vittorio Bruno de “Il Secolo XIX”, Indro Montanelli de “Il Giornale” e Emilio Rossi del “Tg1”. Lo scopo è quello di intimorire il mondo giornalistico. Nei mesi di luglio e settembre vengono feriti altri giornalisti e a novembre i brigatisti alzano il tiro sparando a Carlo Casalegno, vice direttore de “La Stampa”, che muore dopo tredici giorni.

Indro Montanelli
Indro Montanelli

L’agguato di Carlo Casalegno

È il 16 novembre del 1977 quando Carlo Casalegno viene ferito dalle Brigate Rosse a Torino. Colpito con quattro pallottole alla testa, rimane vivo per 13 giorni ricoverato in terapia intensiva presso l’ospedale Le Molinette. Muore il 29 novembre, dopo vari giorni di agonia. Casalegno Aveva ricevuto minacce, una bomba era arrivata al giornale, da alcuni giorni era scortato. Quel giorno un improvviso mal di denti lo costringe ad andare dal dentista: è senza scorta. Quando arriva a casa, ad attenderlo nell’androne trova gli assassini, che gli sparano a bruciapelo.

1980, la Brigata 28 marzo: ancora attentati

Il terrorismo si scatena di nuovo contro i giornalisti nel 1980. La Brigata 28 marzo, gruppo terroristico di estrema sinistra, ferisce a Milano Guido Passalacqua inviato di “Repubblica”. A maggio uccide Walter Tobagi, giovane inviato del “Corriere della Sera”. È un delitto feroce e assurdo che desta sospetti perché il volantino di rivendicazione appare scritto da persone che hanno una buona conoscenza del mondo del giornalismo milanese. Per i socialisti i mandanti vanno cercati in via Solferino, sede del Corriere. I processi contro Marco Barbone e i suoi compagni dimostrano l’infondatezza di questi sospetti.

Walter Tobagi
Walter Tobagi

Il delitto di Walter Tobagi

È il 28 maggio 1980 quando, poco prima delle 11, il giornalista esce di casa e si reca verso via Salaino, dove ha lasciato l’auto in un garage. Viene affiancato da due giovani armati: sparano, Tobagi cade a terra, vicino al marciapiede. Si saprà poi che all’agguato partecipano sei giovani: Marco Barbone, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus e Manfredi De Stefano. A sparare il colpo mortale è Marco Barbone.

Chi è Marco Barbone

All’epoca dei fatti Barbone ha 22 anni. E’ esponente della Milano “bene”, leader dell’organizzazione terroristica di estrema sinistra, chiamata “Brigata 28 marzo”. Nata a Milano nel maggio del 1980 con lo scopo di lottare e contrastare il mondo dei media, in particolare i giornalisti della carta stampata.

Il sequestro Aldo Moro

I problemi più complessi sorgono dall’evento cruciale: il sequestro di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. La notizia del sequestro e del massacro della scorta viene diffusa la mattina del 16 marzo 1978 dalla radio, dalla televisione e dalle edizioni straordinarie di molti quotidiani. Nel corso della prigionia, i servizi segreti non riescono a trovare Moro. Nasce il dibattito, in Italia, tra chi sostiene la necessità di trattare con le Brigate Rosse e chi, al contrario, rifiuta ogni compromesso. Così lo Stato non tratta: il 9 maggio del 1978 il cadavere del presidente della Dc viene ritrovato all’interno di una Renault 4, a Roma, in via Michelangelo Caetani.

Aldo Moro sequestrato dalle BR (Brigate Rosse)
Aldo Moro sequestrato dalle Br (Brigate rosse)

1980: Le Br sfidano i giornali

Alla fine del 1980 le Br sfidano direttamente i giornali. Per rilasciare il magistrato Giovanni D’Urso chiedono che vengano pubblicati i proclami dei loro compagni incarcerati a Trani e a decidere se accettare o meno devono essere i giornali. La maggior parte delle testate respinge il ricatto, mentre pubblicano i proclami “Il Messaggero”, “Il Secolo XIX”, “L’Avanti!”, “Il Manifesto” e  “Lotta continua”.

Il “Corriere della Sera” decide di adottare il “completo silenzio stampa” e quindi di non dare neppure notizie riguardanti il terrorismo. Gli altri quotidiani del gruppo devono adottare la stessa linea. Nel 1982, subito dopo la pubblicazione dei documenti brigatisti e la chiusura del supercarcere dell’Asinara, i terroristi rilasciano il magistrato.

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La nascita del giornale “la Repubblica” di Eugenio Scalfari https://cultura.biografieonline.it/la-repubblica-giornale/ https://cultura.biografieonline.it/la-repubblica-giornale/#comments Wed, 14 Jun 2017 13:26:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22710 Il giornale italiano “la Repubblica” nacque nel 1976 da una intuizione del suo fondatore Eugenio Scalfari

Il quotidiano la Repubblica nasce a Roma il 14 gennaio 1976 dall’intuizione di Eugenio Scalfari, già direttore de “L’Espresso” con lo scopo di fare di “Repubblica” un quotidiano che includesse in sé uno spirito moderno. Uno spirito proprio dei settimanali, grandi laboratori del linguaggio giornalistico italiano, dalla narrazione leggera e romanzata, tipici degli anni Cinquanta e Sessanta.

la Repubblica - giornale - primo numero - 1976
la Repubblica, il primo numero del 14 gennaio 1976

Il debutto in edicola

Così, a metà del mese di gennaio del 1976, il nuovo quotidiano debutta in edicola. “la Repubblica” è una testata che si presenta come quotidiano di approfondimento, dichiaratamente di sinistra, che esce in edicola dal martedì alla domenica. Il suo è un formato più piccolo, cioè è un tabloid, composto da una foliazione di 20 pagine circa, con l’inconsueta novità della terza pagina, che è riservata al paginone centrale.

nascita del quotidiano la Repubblica
Gli uomini che diedero vita al nuovo giornale “la Repubblica”: al centro c’è Eugenio Scalfari. Sulla sinistra (il primo in piedi) è il celebre vignettista Giorgio Forattini.

Lungimirante l’intuizione dei titoli: si trasforma sia nel formato sia nel lessico, con caratteri bodoniani, quindi i caratteri con le grazie, che differiscono dai bastoni utilizzati dagli altri quotidiani. Altra differenza: poiché i titoli sono più grandi, la lunghezza è di venti battute e di conseguenza nasce l’esigenza del gioco di parole, rendendo il titolo accattivante e d’impatto per il lettore.

Eugenio Scalfari
Eugenio Scalfari

L’imposizione di Eugenio Scalfari per i titoli è quella di dotarli di una loro metrica, ovvero renderli recitabili, cantabili. Un’altra novità riguarda la vignetta, inizialmente collocata nella pagina dei commenti, poi in prima pagina. Primo vignettista del nuovo giornale è Giorgio Forattini. La vignetta, priva di scritte, “doveva parlare da sola“. La scelta del nome della testata? Nasce invece dalla volontà di fare di “Repubblica” un giornale nazionale.

I primi successi: 1978

I primi veri successi di vendita arrivano dopo due anni dalla nascita, ossia nel 1978, quando Piero Ottone lascia il Corriere della Sera per entrare a far parte del quotidiano. È l’anno in cui l’Italia è sconvolta dal caso Moro e il quotidiano mostra una linea politica ferma e coerente, condannando la scelta della trattativa. Successivamente, nel 1979, arriva il pareggio di bilancio e una tiratura di 180.000 copie. Inoltre aumenta la foliazione e viene aggiunto lo sport.

Ciò fa de la Repubblica il rivale del Corriere: i due giornali si contenderanno a lungo il primato tra i giornali italiani. Nel 1985 il quotidiano vende in media 373.000 copie circa, superando La Stampa e aggiudicandosi il posto come secondo quotidiano d’Italia.

Gli anni Ottanta e la nascita dei supplementi

Negli anni Ottanta arrivano anche le prime strategie di vendita con i supplementi. Nasce nel 1986 il supplemento Affari & Finanza, poi, nel 1987 nasce Il Venerdì.

Nel 1986 per festeggiare i dieci anni dalla nascita e dalla prima uscita in edicola, esce l’opera Dieci anni 1976/1985. Si tratta di dieci fascicoli in carta patinata, uno per ogni anno di pubblicazione, che riproducono molti articoli originali.

A lanciare l’iniziativa editoriale è uno spot pubblicitario che ottiene un buon successo: protagonista è uno studente universitario che acquista il quotidiano in un’edicola. E ancora, dopo dieci anni, lo stesso giovane, diventato ormai uomo, stringe in mano il giornale, lo stesso, e si vede che nel frattempo ha fatto carriera, diventando il manager di una grande azienda.

Nel 1989 l’editore Carlo De Benedetti, diventa l’azionista di maggioranza della testata (attraverso la CIR – Compagnie Industriali Riunite).

Gli anni Novanta: Ezio Mauro diventa il nuovo direttore

Negli anni Novanta esce anche il numero del lunedì. La prima pagina diventa a colori. Ma la grossa novità è che Eugenio Scalfari lascia la direzione della testata a Ezio Mauro. Mauro con molta dignità e coerenza raccoglie il testimone, in un momento veramente difficile per il Paese e rende il quotidiano una testata nazionale.

Ezio Mauro
Ezio Mauro

Ezio Mauro aveva iniziato la sua carriera giornalistica nel 1972 collaborando con la Gazzetta del Popolo di Torino e occupandosi in particolare del terrorismo nero degli anni di piombo.

La nascita di Repubblica.it

Nel 1996 nasce anche il sito web, in versione sperimentale, proprio in occasione delle elezioni politiche di aprile. Un anno dopo, il quotidiano lancia il sito web ufficiale della testata giornalistica: repubblica.it, che in poco tempo diventa il più importante sito di informazione italiana. È il 14 gennaio 1997 e ad annunciare l’arrivo ufficiale del giornale telematico è Eugenio Scalfari.

la Repubblica Logo
Il Logo la Repubblica e quello del sito repubblica.it

Gli anni Duemila: Repubblica si rinnova con le pagine a colori

Negli anni Duemila ‘Repubblica’ continua a rinnovarsi. Viene inserito il colore in ogni pagina ed escono i supplementi mensili XL e Velvet. Con Ezio Mauro nascono una serie di iniziative Repubblica Radio Tv, che ha anche una diretta televisiva.

Le Rubriche

Nascono e si diffondono con successo nuove rubriche: L’amaca curata da Michele Serra dove commenta un fatto del giorno. Bonsai a cura di Sebastiano Messina che con ironia commenta i fatti politici recenti. Carta canta sul sito Repubblica.it di Marco Travaglio che punta a mostrare le incongruenze di personaggi politici, mettendo a confronto vecchie e nuove dichiarazioni. E poi: la Notte dei Gufi e Scalfari risponde per rispondere ai lettori, poi chiusa nel 2006.

Le edizioni locali

Il quotidiano la Repubblica ha realizzato in dieci diverse località d’Italia le edizioni locali. Esse sono: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Roma e Torino.

Gli anni 2010

Tra i più importanti cambiamenti di questi anni vi è il nuovo cambio di direttore, nel 2016. Ezio Mauro lascia la direzione del quotidiano italiano al nuovo direttore Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972, quando il piccolo Mario aveva solo due anni.

Calabresi rassegna le dimissioni all’inizio del mese di febbraio 2019 per scelta degli editor cedendo il testimone a Carlo Verdelli. Questi guida la testata fino al mese di aprile 2020, quando – nel pieno dell’emergenza coronavirus covid-19, lascia il posto a Massimo Giannini.

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Nascita e storia de “il Giornale” di Indro Montanelli https://cultura.biografieonline.it/il-giornale-di-montanelli/ https://cultura.biografieonline.it/il-giornale-di-montanelli/#respond Sun, 12 Mar 2017 18:11:43 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=21710 Il 25 giugno 1974 nacque a Milano il “il Giornale nuovo”, voce liberale, diretto da Indro Montanelli, in un clima segnato dal terrorismo e dalle stragi degli anni di piombo. Montanelli abbandonò il “Corriere della Sera” dopo la polemica con il direttore Piero Ottone a seguito della svolta a sinistra della linea politica di quest’ultimo. Da qui la decisione del giornalista Montanelli di fondare il nuovo quotidiano il Giornale nuovo con altri tre colleghi: Enzo Bettiza, Gianni Granzotto e lo scrittore Guido Piovene. La scelta di aggiungere “nuovo” alla testata è dettata dalla presenza ai tempi di un altro quotidiano denominato “il Giornale“, che usciva a Varese. Solo nel 1983 la testata venne rinominata “il Giornale” poiché l’altro giornale di Varese cessò la pubblicazione.

il Giornale di Indro Montanelli - storia e nascita - primo numero
25 giugno 1974: il primo numero de “il Giornale nuovo”, fondato da Indro Montanelli

I lettori de “il Giornale nuovo”, secondo Indro Montanelli, dovevano essere gli ex lettori del “Corriere della Sera” e de “La Stampa”, “colpevoli” di stare con Berlinguer e con la sinistra democristiana. Il fatto rivoluzionario di questa pubblicazione risultò essere la struttura cooperativa. Ovvero la squadra di giornalisti, proprietaria della testata. Essi furono pertanto i soli a poterne scegliere la linea politica.

Questa totale autonomia restò anche dopo l’acquisizione, nel 1977, de “il Giornale nuovo” da parte di Silvio Berlusconi, allora costruttore edile. La redazione era composta da 59 giornalisti e il quotidiano usciva sei giorni alla settimana (non era in edicola il lunedì). Il primo numero infatti uscì – come detto – di martedì, il 25 giugno 1974.

Indro Montanelli con Silvio Berlusconi
Indro Montanelli con Silvio Berlusconi

“Al lettore”: l’editoriale del primo numero

Chi sarà il nostro lettore noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la «sensazione» […] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a se stessi. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli […] Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra […] Vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell’Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida.

La struttura de “il Giornale nuovo” dal 1974 al 1980

Nel periodo 1974-1980 a distinguere il giornale dalle altre testate italiane c’è una terza pagina fissa. E’ la pagina dedicata alla cultura come da tradizione giornalistica italiana. L’impaginazione degli articoli in prima pagina è completata senza rimandi a pagine interne. Una pagina intera è dedicata alle lettere al direttore, dal titolo “La parola ai lettori”. E’ una pagina a cui Indro Montanelli risponde con i suoi articoli ogni giorno.

I ricavi degli annunci funebri sono destinati alla beneficenza, agli stessi enti indicati dagli inserzionisti. In fondo alla prima pagina c’è la rubrica “Controcorrente”, impaginata in un riquadrato di 400 battute. In essa Montanelli commenta in modo ironico e pungente un fatto o un evento del giorno precedente.

Nelle pagine interne di cronaca cittadina si trova “Agopuntura”. In quella dedicata alla critica letteraria e artistica, c’è la rubrica “Puntasecca”.

Nasce nel 1975 l’edizione di Genova

Il 28 gennaio 1975 nasce anche l’edizione di Genova. Il 1975 è l’anno in cui si svolgono in vari luoghi d’Italia le elezioni amministrative. La posizione de “il Giornale nuovo” è quella di schierarsi su base nazionale contro il PCI e di favorire la DC. Insomma, il quotidiano rispecchia il pensiero del suo direttore, nonostante in questi anni (anni Settanta) chi non si schiera a sinistra è etichettato come “fascista”. “il Giornale nuovo” si libera da questa etichetta, affermando la libertà di pensiero dell’individuo.

In politica economica segue una linea liberista. In politica interna è laico e anticomunista. In politica estera è filoatlantico e filoisraeliano, ovvero liberalconservatore.

1983: da “il Giornale nuovo” a “il Giornale”

E’ il 1983 quando la testata cambia nome, assumendo quello più noto oggi. Il 1983 è anche l’anno in cui si verifica il distacco tra Indro Montanelli e Enzo Bettiza. Quest’ultimo ha il desiderio di fare un giornale più laico-socialista. Così, al suo posto, entra Galeazzo Piazzi Vergani. Sarà condirettore sino al 1991.

Nel corso degli anni dal 1981 al 1992, gli anni del pentapartito, il quotidiano decide di non sostenere la DC di Ciriaco De MitaBettino Craxi. Indro Montanelli utilizza termini come “padrino” e “guappo” per entrambi. Da qui, si verifica un significativo calo nelle vendite. E’ a questo punto che Silvio Berlusconi diventa l’azionista detentore della maggioranza assoluta delle quote sociali e quindi proprietario.

Indro Montanelli
Indro Montanelli, fondatore de “il Giornale”

1992: lo scandalo di Tangentopoli

Nel corso dello scandalo di Tangentopoli, che si verifica tra il 1992-1993, Montanelli decide di tenere una linea precisa. Ovvero si ritaglia il ruolo di arbitro e di garante delle regole. Una linea appoggiata dal condirettore Federico Orlando, subentrato nel 1991. Lo fa attraverso articoli incalzanti che spesso anticipano le indagini dei magistrati, commenti e campagne mirate.

Tale scelta comporta però la perdita di diversi lettori, che scelgono “L’Indipendente”, quotidiano filoleghista diretto da Vittorio Feltri. Esso invece sostiene il pool di magistrati di Milano e di Palermo.

Foto di Vittorio Feltri
Vittorio Feltri

1993-1994: Indro Montanelli lascia “il Giornale”

Il 12 luglio 1993 Berlusconi invia un fax al quotidiano imponendo di “sparare a zero sul pool”. E’ una decisione alla quale si oppongono sia Montanelli sia Orlando, cestinando il fax inviato alla redazione. E’ nello stesso mese che “Prima Comunicazione” annuncia il cambio di direzione del quotidiano. A “il Giornale”, a Montanelli subentra Vittorio Feltri.

Passano poi poche settimane e l’ex direttore presenta una lettera di dimissioni. Così Indro Montanelli lascia “Il Giornale” il giorno 11 gennaio 1994 per fondare “La Voce”.

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Il giornalismo negli anni ’70: i media nell’Italia in fermento https://cultura.biografieonline.it/giornalismo-anni-70/ https://cultura.biografieonline.it/giornalismo-anni-70/#comments Thu, 12 Jan 2017 11:45:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=20755 L’Italia nel biennio 1968-1969 è in fermento, come abbiamo detto in un articolo precedente dal titolo “I fogli della contestazione negli anni 1968 e 1969”. Avvengono diverse dimostrazioni di studenti e operai in varie città contro la stampa borghese e contro la Rai. In primis, il quotidiano preso di mira è il “Corriere della sera”. Siamo all’inizio degli anni Settanta e si apre un decennio drammatico durante il quale mutano gli assetti della stampa. E non solo: anche quelli televisivi. In questo articolo andiamo proprio a riassumere ed analizzare il giornalismo negli anni ’70, periodo di fermento per i media italiani.

Piero Ottone, fu protagonista del giornalismo negli anni '70
Piero Ottone, fu protagonista del giornalismo negli anni ’70

Il giornalismo negli anni ’70

Di fronte al successo di “Panorama” e de “L’Espresso” e alla concorrenza della televisione, i settimanali di attualità tradizionali non raggiungono più tirature eccezionali. In questo contesto si difendono con successo “Oggi” e “Gente”, mentre “Epoca” e “La domenica del Corriere” cominciano ad entrare nella fase calante. Si verifica altresì un fatto nuovo, ovvero la crescita di “Famiglia Cristiana”, il settimanale che viene venduto solo in chiesa.

Negli anni Settanta le maggiori novità maturano nei settori dei quotidiani d’informazione e di opinione e in quello televisivo. Mutamenti che vanno a coincidere con l’aggravarsi della crisi finanziaria dei quotidiani. Tra i giornali in crisi ci sono il “Corriere” e “La Stampa”. Per questo motivo il governo vara un provvedimento legislativo di soccorso che garantisce ai quotidiani una boccata d’ossigeno.

Una nuova guida al Corriere

Si verifica il cambio del direttore al “Corriere”: è il 1972 e ad assumere la guida del quotidiano è Piero Ottone, che sostituisce Giovanni Spadolini. Si notano l’abbandono del fiancheggiamento della Dc e del governo e anche delle ostilità nei confronti del Pci. Ottone apre il giornale al dibattito sui problemi economici e finanziari, pubblica in prima pagina gli articoli di Pier Paolo Pasolini, creatore della metafora del Palazzo.

Il nuovo corso del “Corriere” influenza altri giornali, quali “La Stampa” e “Il Messaggero”. Questo cambiamento procura però lo scontento dei lettori tradizionalisti. E’ così che a Milano un gruppo anticomunista promuove campagne contro il “Corriere”. Anche all’interno della redazione si levano voci critiche contro le scelte del direttore Ottone. Tra questi, il leader degli scontenti, è Indro Montanelli, le cui critiche sono così spinte da provocare il suo licenziamento nel 1973.

La situazione si complica quando due dei tre proprietari decidono di vendere le proprie quote, spaventati dal deficit. E’ questa l’occasione attesa da Eugenio Cefis, presidente della Montedison, che tuttavia non riesce nel suo intento di entrare nelle quote societarie. Allora Cefis adotta strade diverse, procura a Montanelli i soldi per fondare l’anti-corriere, cioè il moderato “Giornale Nuovo”, che esce a Milano nel 1974. Poi compra “Il Messaggero” e, infine, riesce ad entrare nel “Corriere” perché dà a Rizzoli una mano che gli è indispensabile per comprare il gruppo di via Solferino.

La famiglia Rizzoli

Nel 1974 Andrea Rizzoli assume la presidenza del maxi gruppo ma il factotum è suo figlio Angelo. I Rizzoli confermano Piero Ottone alla direzione del “Corriere”. Si presentano come editori “puri”, moderni e aperti, ma nello stesso tempo hanno instaurato buoni rapporti con i partiti che contano, compreso il Pci.

Angelo Rizzoli
Angelo Rizzoli

Gli attacchi alla linea di Ottone si intensificano nel 1975. Così la polemica sulla linea del quotidiano milanese diventa incandescente. “Il Corriere è comunista?” così è intitolata la copertina di “Panorama”. Decisiva, per il catastrofico futuro del gruppo, è la scelta dell’espansione editoriale. In un solo anno “Mattino”, “Gazzetta dello sport”, “L’Alto Adige”, “Piccolo” sono tutti in mano alla Rizzoli. Il risultato è che la Dc è soddisfatta del “Corriere”, mentre i socialisti, guidati da Bettino Craxi, si dimostrano scontenti. Da editore “puro” Rizzoli sta diventando un editore di “servizio”, a confermarlo è il successivo acquisto del “Lavoro”, compiuto per fare piacere a Craxi. L’impero è quindi basato sui deficit e sugli intrecci politici.

Nel 1977 si indaga per sapere chi ha fornito i soldi e vengono avanzate diverse ipotesi. Si fanno i nomi di Roberto Calvi, boss del Banco Ambrosiano e del finanziere Umberto Ortolani. Non si parla invece né di Licio Gelli, capo della Loggia segreta P2, né dello Ior, che invece sono i veri protagonisti dell’affare.

Le dimissioni di Piero Ottone

Nel 1977 Ottone improvvisamente si dimette. Al suo posto viene designato con “parere concorde” (partiti, Gelli e Ortolani), Franco Di Bella. Il nuovo direttore rende il “Corriere” più vivace e lo arricchisce con l’inserto settimanale sull’economia. Tra le novità vi sono l’avvio della corrispondenza da Pechino e le sortite su problemi esistenziali, come, ad esempio, la lettera di un lettore che vuole togliersi la vita perché innamorato di una ragazza.

Nel 1979 esce “L’Occhio” diretto da Maurizio Costanzo. Si tratta di un tabloid popolare, a basso prezzo, che dovrebbe conquistare i non lettori. Registra tuttavia un solo successo iniziale. Altra iniziativa è rappresentata dalla costituzione di una rete televisiva nazionale con un telegiornale diretto da Costanzo e intitolato “Contatto”, ma viene bloccato dalla Magistratura perché va contro le norme in vigore.

Maurizio Costanzo
Foto di Maurizio Costanzo

Forti degli appoggi politici Rizzoli e Bruno Tassan Din tentano di scaricare sull’Erario i pesanti costi delle loro operazioni. Essi premono affinché la legge sull’editoria preveda un cospicuo stanziamento cancella-debiti. L’emendamento è sostenuto da quasi tutti i partiti, Pci compreso, da Rizzoli e altri editori. Gli sono contro i radicali, pochi giornali e il presidente della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) Paolo Murialdi.

Roberto Calvi a questo punto esce allo scoperto finanziando alle casse di via Solferino 150 miliardi. Il 21 maggio 1981 viene arrestato sotto l’accusa di esportazione di capitali.

Il giornalismo e la P2

La stessa sera, il presidente del consiglio, il democristiano Arnaldo Forlani, rende pubblico l’elenco degli iscritti alla P2 trovato nell’archivio di Gelli. Nell’elenco compaiono 28 giornalisti, quattro editori, tra cui Angelo Rizzoli e sette dirigenti editori tutti del maxi gruppo, capitanati da Tassan Din.

Foto di Arnaldo Forlani
Foto di Arnaldo Forlani

Tra i 28 giornalisti, ci sono sette direttori e quattro di questi dirigono testate Rizzoli a cominciare da Di Bella. Lo scandalo è enorme e il “Corriere” subisce un calo di diffusione. Di Bella è costretto a lasciare il giornale. Al suo posto subentra Alberto Cavallari. Nel frattempo Roberto Calvi fugge dall’Italia e muore impiccato a Londra.

Rizzoli vuole vendere e nonostante il gruppo sia disastrato, gli acquirenti non mancano. Tra i partiti allora si scatena una guerra che blocca diverse trattative. Vengono chiusi “L’Occhio”, “Il Corriere d’informazione”, i supplementi settimanali, la rete televisiva. Vengono inoltre ceduti “Il Piccolo”, “L’Alto Adige e “Il Lavoro”. Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din conoscono anche il carcere.

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I fogli della contestazione negli anni 1968 e 1969 https://cultura.biografieonline.it/fogli-della-contestazione/ https://cultura.biografieonline.it/fogli-della-contestazione/#comments Thu, 01 Sep 2016 13:41:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19065 Tra il 1968 e il 1969 si verificano alcuni mutamenti di direzione nei giornali, si tratta di giornalisti tutti d’impronta liberale. Subiscono un’evoluzione le agenzie di stampa, i settimanali e nascono i cosiddetti Fogli della contestazione.

fogli della contestazione: Il Manifesto - giornale
I fogli della contestazione: Il Manifesto

In questi anni “Il Corriere” è diretto da Giovanni Spadolini. Nel campo dei settimanali le novità sono due. Riguardano l’estensione dell’impiego del colore e la trasformazione di “Panorama” da mensile in settimanale. La decisione dell’editore Mondadori apre in Italia la strada del newsmagazine. “L’Espresso”, diretto da Eugenio Scalfari, resta fedele al formato “lenzuolo” e sceglie un inserto a colori, formato tabloid e un inserto grande dedicato all’economia e alla finanza.

Le agenzie di stampa

Con l’ampliamento dei mass media crescono il ruolo e l’importanza delle agenzie di stampa. La rapida e intensa crescita è consentita dai progressi tecnologici. Le telescriventi diventano più veloci. I satelliti e il computer aprono straordinarie possibilità alla raccolta e alla circolazione delle parole e delle immagini.

Sul piano mondiale, le agenzie più potenti e diffuse sono l’Associated Press e l’United Press International, americane, la sovietica Tass, l’inglese Reuters e la France Press, francese.

In Italia, il settore delle agenzie entra in una fase di sviluppo nel corso degli anni Sessanta e si modernizza nel decennio successivo. Nel 1971 l’Ansa possiede 14 uffici in Italia e 59 all’estero.

Altre agenzie in Italia sono l’Agi, di proprietà dell’Eni, l’Adn Kronos, che opera per conto del partito socialista, l’Asca, agenzia di stampa cattolica associata, che è la fonte ufficiosa della Dc. Nel 1976, è qualificata agenzia nazionale anche l’Aga, agenzia giornali associati, di proprietà di Confindustria.

I fogli della contestazione

Torniamo al 1968/1969: una serie di avvenimenti scuotono il mondo dei media. L’Italia è in fermento: la contestazione giovanile, la riscossa dei sindacati, le bombe di Milano, le passioni suscitate dalla guerra nel Vietnam, la nascita e lo sviluppo del movimento femminista.

Dal movimento studentesco e dai gruppi della sinistra extraparlamentare nascono dei fogli molto aggressivi. Le parole d’ordine di questi fogli sono: “Abbattere il sistema” e “controinformazione”.

In varie città avvengono dimostrazioni di studenti e operai contro la stampa borghese e contro la Rai. Il quotidiano più attaccato è il “Corriere”. All’inizio degli anni Settanta, in un clima molto acceso, caratterizzato da un lato dalla crisi del sistema di potere democristiano e dalle coalizioni di centrosinistra e, dall’altro, dai fermenti che agitano la società civile, si apre un decennio drammatico nel cui corso mutano sia gli assetti della stampa che quelli televisivi.

Lotta Continua - giornale
Lotta Continua

I quotidiani di sinistra extraparlamentare

La prima novità è la nascita dei quotidiani di sinistra extraparlamentare, sono fogli di battaglia politica e ideologica. Nasce a Roma nel 1971 “Il Manifesto” creato da un gruppo di comunisti. Ha un’impostazione grafica sobria, quasi austera, che richiama modelli ottocenteschi. Non pubblica fotografie ed è veramente privo di pubblicità.

Il secondo quotidiano è “Lotta Continua”, che esce a Roma nel 1972 e che cesserà le pubblicazioni nel 1981. È un tabloid aggressivo, con titoli slogan, vignette e fotografie. Composto da pezzi brevi, scritti usando le mode espressive in uso tra i giovani.

A Milano, nel 1974, esce il “Quotidiano del lavoratori”, che dura soltanto 5 anni. Nel 1974, “L’Espresso adotta la formula newsmagazine e vede triplicare le vendite.

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I quotidiani dopo l’avvento della televisione https://cultura.biografieonline.it/quotidiani-e-televisione/ https://cultura.biografieonline.it/quotidiani-e-televisione/#comments Tue, 30 Aug 2016 10:47:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19063 Con l’avvento della radio, la stampa aveva già perduto il monopolio dell’informazione. Poi, con la televisione, si trova di fronte a un mezzo capace di attirare milioni di persone. È urgente ed indispensabile battere altre strade, valorizzare le altre funzioni dei quotidiani: quelle della spiegazione e dell’interpretazione.

Domenica del Corriere - 1962
Domenica del Corriere: un numero del 1962

I più colpiti sono i quotidiani della sera. Per i periodici di attualità, la prima conseguenza del trionfo della televisione è la drastica riduzione del ruolo svolto finora dalle fotografie.

Regno Unito, Stati Uniti e Giappone

A Londra, tra il 1960 e il 1961, tre noti quotidiani sono costretti a chiudere e il “Times” entra in crisi. Nelle grandi città americane si riduce il numero dei quotidiani. Nel 1966, chiude il “New York Herald Tribune”.

Il Giappone costituisce un’eccezione in quanto, nel Dopoguerra, la stampa quotidiana ha compiuto notevoli progressi rispetto a tutti gli altri paesi. I grandi quotidiani giapponesi hanno adottato per primi, insieme con quelli sovietici, la teletrasmissione in facsimile, che consente una distribuzione tempestiva anche in zone lontane. Inoltre, i giapponesi hanno già iniziato a usare i computer.

La situazione in Italia all’inizio degli anni ’60

In Italia, nel 1960, escono 96 quotidiani che, nel giro di cinque anni, si riducono ad 86. I quotidiani più forti e ricchi entrano in una fase di relativa espansione per due fattori concomitanti: l’aumento della foliazione e dei servizi da un lato, le tensioni e le aspettative suscitate dall’evoluzione della situazione politica sul piano internazionale e interno.

Nel 1960, è al governo il democristiano Fernando Tambroni e pesanti sono i suoi interventi sui pochi giornali che non lo sostengono. La via è aperta al centrosinistra. L’intesa tra Dc e socialisti crea forti contrasti di interessi ma anche aspettative di rinnovamento. Il contrasto più forte è quello che riguarda la nazionalizzazione delle imprese elettriche.

Gli schieramenti politici

Nel giornalismo si formano due schieramenti. Tutti i fogli moderati e conservatori, il “Corriere della Sera” in testa, contro i fogli favorevoli alla nazionalizzazione, “Il Giorno, “L’Espresso” e “Il Mondo” e gli organi dei partiti di sinistra.

Dal 1° gennaio 1960, “Il Giorno” è diretto da Italo Pietra, sostenitore accanito del centrosinistra. “Il Giorno” cerca il miglioramento della qualità. Collaborano al giornale Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino. Viene sviluppato il settore culturale. Ai tre inserti settimanali, se ne aggiungono altri due dedicati alla televisione e al mondo dei motori. Si accentua quel processo di “settimanalizzazione” dei quotidiani, che si svilupperà negli anni Settanta e Ottanta.

Il Giorno - primo numero
Il Giorno: il primo numero

Non è più possibile sottovalutare la presenza de “Il Giorno”. I Crespi decidono di dare al “Corriere” un nuovo direttore, Alfio Russo. Russo provvede allo svecchiamento del “Corriere”, rinnova la cronaca cittadina, lo sport e gli spettacoli e apre una rubrica della posta dei lettori. Lo svecchiamento giova al “Corriere” e si allontana il pericolo suscitato dalla crescita de “La Stampa” e de “Il Giorno”.

“La Stampa”, diretta da De Benedetti, ha perfezionato la sua formula. Metà giornale, la parte politica e culturale, è di qualità; l’altra metà è caratterizzata dalla cronaca varia e nera. A Torino, invece, la “Gazzetta del Popolo”, ora gestita direttamente dalla Dc, è in costante declino. Un notevole risveglio tocca anche alla stampa cattolica con “L’Avvenire d’Italia”, che raddoppia vendite e abbonamenti.

Nel contesto della sinistra

In campo comunista ci sono due novità: la trasformazione in settimanale del mensile “Rinascita” e un nuovo rilancio de “L’Unità”. Accanto alle fusioni di testate quotidiane appartenenti allo stesso proprietario, si verificano le prime concentrazioni. La prima riguarda l’imprenditore petrolifero e zuccheriere Attilio Monti che acquista, nel 1966, “Il Resto del Carlino”, “La Nazione”, lo sportivo “Stadio”, “Il Giornale d’Italia” e “Il Telegrafo”.

Attilio Monti
Attilio Monti

La seconda concentrazione è opera dell’imprenditore chimico Nino Rovelli, che compra i quotidiani “La Nuova Sardegna di Sassari”, “L’Unione Sarda di Cagliari”; in pratica, tutta l’informazione stampata in Sardegna è nelle sue mani.

Nino Rovelli
Nino Rovelli

Sul caso Monti si svolge un dibattito in Senato, ma il governo afferma che non esistono in Italia presupposti per introdurre una normativa antitrust.

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La fine dell’era De Gasperi e la nascita del quotidiano “Il Giorno” https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-quotidiano/ https://cultura.biografieonline.it/il-giorno-quotidiano/#comments Fri, 01 Jul 2016 09:05:08 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19047 Con la sconfitta della coalizione centrista nelle elezioni del 7 giugno 1953, si segna la fine dell’era De Gasperi e della Dc. Per l’Italia, è il momento dell’industrializzazione e si verifica un’ondata migratoria dal Sud verso le zone industrializzate del Nord. Nonostante i cambiamenti politici, i quotidiani come il “Corriere“, “La Stampa” e il “Messaggero” pubblicano 18 fotografie di De Gasperi. Nemmeno una foto invece per i leader delle opposizioni (il cammino verso il centrosinistra sarà infatti lento); la stessa discriminazione avviene nei giornali radio.

Alcide De Gasperi
Gli anni in cui governò Alcide De Gasperi segnarono un’epoca

A surriscaldare il clima contribuisce un problema aperto durante la Seconda Guerra Mondiale: la questione di Trieste. Il giorno stesso dei passaggi dei poteri, ricompare a Trieste “Il piccolo” (1954) sostenitore dell’italianità di quelle terre (anche Istria).

Nel biennio 1953-1954, aumentano da parte della Magistratura nei confronti della stampa le incriminazioni per vilipendio (Codice Rocco). Il ritardo con cui si sta procedendo a istituire la Corte Costituzionale (che può decidere se la legge è contro la Costituzione), favorisce questa tendenza alla repressione e a far prevalere leggi vecchie in contrasto con la Costituzione.

Tra i molti punti dolenti per la libertà di stampa, c’è quello della responsabilità penale del direttore. In base all’articolo 57 del Codice Penale, la responsabilità del direttore è oggettiva, mentre la Costituzione afferma che la responsabilità è personale.

Dopo un dibattito lungo e contrastato, si arriva ad una nuova norma entrata in vigore il 4 marzo 1958, che distingue meglio la responsabilità del direttore da quella dell’autore di uno scritto e stabilisce che il direttore è punito a titolo di colpa se un reato è commesso.

Il rapporto segreto sui crimini del regime stalinista

Nel 1956, viene diffuso in Occidente il rapporto segreto sui crimini di Stalin. Tutti i quotidiani pubblicano parti del rapporto per più giorni, il settimanale “L’Espresso” pubblica il testo integrale.

Il crollo ufficiale del mito di Stalin, le rivelazioni contenute nel rapporto, provocano un vero e proprio trauma nelle file della sinistra. Il Pci è scosso, “L’Unità” tace, “Paese sera” invece pubblica i passi principali del rapporto, suscitando malumori al vertice del Partito Comunista, che preferisce il silenzio.

La nascita de “Il Giorno”

Nello stesso anno nasce a Milano “Il Giorno“, che rappresenta una rottura della formula tradizionale dei quotidiani italiani. Tre sono le circostanze che determinano la nascita di questo quotidiano:

  1. la necessità e il desiderio che Mattei, presidente dell’Eni, ha di avere un proprio strumento giornalistico per contrastare la stampa di impronta confindustriale;
  2. il desiderio di Del Duca di tornare in Italia con un’iniziativa di prestigio;
  3. l’intraprendenza di Gaetano Baldacci, inviato del “corriere” prima di fondare il nuovo foglio.

Così nasce “Il Giorno“; il primo numero esce il 21 aprile 1956 (un sabato), e si presenta con molte caratteristiche nuove per un foglio del mattino.

Il Giorno - primo numero
Il Giorno – primo numero (21 aprile 1956)

Le caratteristiche del nuovo giornale

Le pagine sono divise in otto colonne invece di nove. In prima pagina c’è sempre un titolo a sette o otto colonne. Questa appare come una situazione giornaliera, breve, svelta, legata all’attualità che va a sostituire il lungo articolo di fondo.

In più, corrispondenze e notizie succinte e compilate sul modello della stampa anglosassone. L’obiettivo è riassumere il succo dell’informazione nelle prime righe. Queste si sviluppano cercando di separare la notizia dal commento (niente più “pastoni”). Una prima pagina vetrina, l’abolizione della terza pagina. Un supplemento in rotocalco di otto pagine, con servizi fotografici e articoli di varietà. Una pagina intera di fumetti e giochi. Una pagina di economia e finanza; rubriche personali come la “colonna” di Giancarlo Fusco.

In politica Il Giorno mira alla collaborazione fra democristiani e socialisti. Nel 1959, “Il Giorno” si colloca tra i maggiori quotidiani nazionali, dopo “Il Corriere” e “La Stampa”.

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L’Assemblea Costituente e la libertà di stampa nel 1946 https://cultura.biografieonline.it/liberta-di-stampa-1946/ https://cultura.biografieonline.it/liberta-di-stampa-1946/#comments Mon, 06 Jun 2016 17:13:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18599 Siamo nel 1946. Quando l’Assemblea Costituente affronta il problema della libertà di stampa si apre un dibattito: la situazione giuridica è ibrida più o meno in tutti i settori del diritto, perché ancora sopravvive l’ordinamento fascista, appena ritoccato dai decreti emanati d’urgenza.

Articolo 21 della Costituzione - libertà di stampa

L’ultimo decreto del 31 maggio 1946 si limita ad abrogare il sequestro preventivo per via amministrativa previsto dalle leggi fasciste e demanda tale facoltà all’autorità giudiziaria e deve essere convalidato da una sentenza. Il decreto limita il sequestro preventivo, sempre da parte della Magistratura, alle pubblicazioni oscene o che offendono la pubblica decenza.

Nel 1947, si apre il dibattito finale sulla libertà di espressione e l’articolo che risulta dopo il dibattito è il testo che entra a far parte della Costituzione come articolo 21. L’articolo suscita vivaci reazioni sulla stampa di centro e di destra per la questione sequestro.

La Costituente provvede con una legge stralcio sulla stampa: viene fissata la figura del direttore responsabile, direttore proprietario e editore non possono essere cittadini stranieri e inoltre stabilisce il diritto di rettifica.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

(Primi due commi dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana)

È il 1° gennaio 1948 quando entra in vigore la Costituzione e, nello stesso anno, L’Onu approva la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” che enuncia il principio della libertà di espressione e il diritto di tutti all’informazione.

Nel frattempo, l’Ansa diventa “L’agenzia di bandiera” e l’unica straniera che continua a distribuire il notiziario e i servizi in lingua italiana è L’Associated Press, mentre l’United Press, Reuters e France Press hanno deciso di ritirarsi dal mercato italiano. La Confindustria riesce ad acquistare i due quotidiani economici che escono a Milano, si tratta del “Sole” e “24 ore”. Infine, per contribuire al sostegno dei quotidiani locali di proprietà industriale, fonda L’Aga, Agenzia giornali associati, che fornisce gratuitamente i servizi agli associati.

Nel 1949, i giornali escono a sei pagine più volte la settimana. La formula è ancora Omnibus ma con la prevalenza di argomenti politici e culturali. Il “Corriere” diretto da Missiroli è di nuovo in testa, seguito da “La Stampa”, che è invece diretta da De Benedetti.

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La stampa dopo il fascismo: il governo guidato da Ferruccio Parri https://cultura.biografieonline.it/storia-stampa-giornali-parri/ https://cultura.biografieonline.it/storia-stampa-giornali-parri/#comments Mon, 06 Jun 2016 11:38:41 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18597 Nella seconda metà del 1945, nei maggiori centri del Nord, le stazioni radio riprendono a funzionare. L’Italia ha un nuovo governo, guidato da Ferruccio Parri, uno dei comandanti del movimento partigiano. Le uniche novità del giornalismo, in questi primi mesi di libertà, sono rappresentate dai quotidiani del pomeriggio.

Ferruccio Parri
Ferruccio Parri fu Presidente del Consiglio dei MInistri dal 21 giugno 1945 al 24 novembre 1945

A Milano, ne escono tre: “Corriere lombardo”, “Corriere d’informazione” e “Milano sera”. Inoltre, circolano con successo due quotidiani sportivi: “La gazzetta dello sport” a Milano e “Il corriere dello sport” a Roma. Nel 1945, Milano riprende il suo vecchio ruolo di capitale del rotocalco: Rizzoli ottiene l’autorizzazione a pubblicare “Oggi”. Esce “L’Europeo” e, alla fine del 1945, “Tempo”. Fra i tre, è “L’Europeo” ad aver maggior successo: presenta una linea liberaldemocratica, il modo di raccontare la politica, gli articoli di costume e d’inchiesta, ne fanno un modello nuovo per il giornalismo italiano. Tra il 1945 e il 1946, alcuni direttori del periodo di Salò vengono processati. A Milano, viene catturato Amicucci, processato e condannato a morte. La sentenza viene sospesa e nel secondo processo, Amicucci viene condannato a 30 anni. Anche Gray, Spampanato e Pettinato vengono condannati, ma a 20 anni.

Tutti i condannati tornano alla libertà e ai giornali grazie a Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia, che concede l’amnistia. Il 1° gennaio 1946 avviene il passaggio dei poteri tra gli alleati e il governo italiano per le regioni del Nord, esclusa Trieste (apparteneva infatti alla Jugoslavia, che verrà riunita sul finire del 1954). Nei mesi successivi, si esauriscono le attività e l’influenza dei comitati di liberazione. In aprile, si svolge il primo turno delle elezioni amministrative: Milano è socialista. I quotidiani parlano soprattutto di politica. I settimanali si occupano con tono scherzoso dei politici: è il periodo di Togliatti, Nenni e Alcide De Gasperi.

In realtà, il 1946, è un anno di intensissime e violente polemiche sullo sfondo di una situazione economica difficile. L’evento che polarizza l’attenzione è il voto del 2 giugno, il referendum monarchia o repubblica e l’elezione dell’assemblea costituente. Nel settore della stampa continua il susseguirsi di testate. Decine di giornali nascono e scompaiono anche nel giro di pochi mesi. Tornano in edicola “Il Messaggero” e il “Giornale d’Italia”. In generale, la tendenza è quella che vede rafforzarsi lo schieramento giornalistico del centro e della destra con relativo indebolimento della sinistra. Il partito comunista può contare sulle quattro edizioni dell'”L’Unità”, mentre il partito socialista può contare sulle edizioni romane e milanesi de “L’Avanti!”, “Il lavoro nuovo” e “Sempre Avanti!”. Con il referendum, la Repubblica vince e la Dc si rivela il primo partito dell’Assemblea Costituente.

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