Curiosità Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/curiosita/ Canale del sito Biografieonline.it Mon, 11 Aug 2025 08:54:38 +0000 it-IT hourly 1 Kintsugi, arte giapponese che ripara ferite con l’oro: una metafora di vita. https://cultura.biografieonline.it/kintsugi-arte-giapponese-metafore/ https://cultura.biografieonline.it/kintsugi-arte-giapponese-metafore/#comments Mon, 11 Aug 2025 06:56:23 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27597 L’antica arte Kintsugi viene dal Giappone e si ispira ai vasi riparati

Abbiamo tanto da imparare dai popoli dell’Oriente. L’antica arte giapponese del Kintsugi trasmette una preziosa lezione di vita rivolta a tutti, prendendo spunto dalla sapiente e antica tecnica di mettere in evidenza le fratture dei vasi rotti.

Kintsugi: i cocci di una ciotola riparati con l'oro
Kintsugi: i cocci di una ciotola riparati con l’oro

Kintsugi: in cosa consiste?

Noi occidentali siamo soliti buttare un vaso quando questo cade e si rompe, seppure a malincuore perché trattasi di un oggetto prezioso. In Giappone, invece, la rottura di una ciotola, di un vaso o di una teiera diventa un’occasione per renderli ancora più pregiati.

Proprio grazie alle fratture provocate dalla rottura, la pratica giapponese del Kintsugi aggiunge valore all’oggetto, evidenziando le linee e restituendogli una nuova opportunità.

Il termine giapponese “kintsugi” deriva da “kin” (che significa letteralmente “oro”) e “tsugi” (che sta per “ricongiunzione, riunione, riparazione”).

Kintsugi: due vasi riparati con polvere d'oro
Kintsugi: due vasi riparati con polvere d’oro. (Foto dal sito: francinesplaceblog.com)

Per rimettere insieme i pezzi di un oggetto rotto i giapponesi utilizzano un metallo prezioso (di solito oro o argento liquido oppure una lacca di polvere dorata). Quando i cocci si riuniscono vengono fuori alcune nervature che rendono più originale il pezzo.

Le cicatrici, anziché privare l’oggetto del suo valore, gli conferiscono un aspetto unico ed irripetibile. Le ramificazioni che si formano per la rottura vengono esaltate con l’applicazione del metallo. La tecnica del Kintsugi permette di realizzare vere e proprie opere d’arte partendo da un oggetto rotto, che per definizione è imperfetto.

Le origini del Kintsugi

Alcuni oggetti laccati sono stati rinvenuti circa 5.000 anni fa. Ciò significa che la tecnica Kintsugi affonda le sue radici nell’antichità. Da millenni i giapponesi utilizzano come sostanza collante la lacca urushi, che si può ricavare dalla pianta “Rhus verniciflua” (Albero della lacca, chiamata anche Lacca cinese).

Alcuni documenti accreditati fanno risalire l’origine di tale tecnica artistica al XV secolo. Si racconta che l’ottavo shogun Ashikaga Yoshimasa ruppe la propria tazza da tè e decise di farla riparare da alcuni esperti artigiani.

Questi applicarono alla tazza dello shogun la tecnica del kintsugi, riempiendone le fessure con resina e polvere d’oro.

Per riparare gli oggetti con questo metodo sono necessarie diverse fasi e inoltre il tempo di essiccazione può consistere in un mese o più.

Kintsugi: dettaglio di una saldatura con l'oro
Kintsugi: dettaglio di una saldatura con l’oro

Il Kintsugi e le sue Metafore per la Vita

Quante lezioni di vita possiamo apprendere dall’antica e sempre attuale arte del kintsugi! La prima, più importante di tutte, è che non si deve buttare un oggetto perché si rompe.

Recuperare un rapporto

Come il kintsugi restituisce nuova vita ad un oggetto rotto impreziosendo le fratture con il metallo prezioso, così nella vita dobbiamo cercare di recuperare le relazioni o i rapporti prima che si logorino del tutto.

Resilienza

Altra lezione fondamentale del kintsugi consiste nell’applicare la Resilienza. Questa è la capacità di reagire alle avversità della vita con coraggio, considerando le esperienze dolorose come occasioni di crescita.

Come il kintsugi mette in evidenza le crepe di un vaso rotto, così noi dobbiamo imparare ad esibire e valorizzare le cicatrici della nostra vita, senza vergognarci di esse. Anzi, secondo la metafora del kintsugi sono proprio le cicatrici a rendere un’esistenza unica e preziosa.

Applicazioni moderne delle metafore del kintsugi

Mentre noi occidentali stentiamo ad accettare le crepe (sia fisiche che spirituali) e piuttosto siamo portati a considerarle come segni di fragilità ed imperfezione, la cultura orientale da millenni accetta e valorizza la compresenza degli opposti, che fluiscono insieme in maniera armoniosa – come lo Yin e lo Yang.

Simbolo Yin e Yang
Simbolo dello Yin e Yang

I giapponesi, millenni fa, avevano già compreso che le imperfezioni estetiche possono assumere forme nuove rendendo gli oggetti ancora più preziosi. Proprio come succede a noi: chi ha sofferto ed esibisce con orgoglio le ferite dell’anima è una persona consapevole e di certo preziosa per gli altri.

Secondo la moderna psicoterapia, il kintsugi giapponese è un ottimo spunto di riflessione per imparare la resilienza. Una dote che non è innata e che serve a tutti per vivere meglio anche le peggiori avversità che la vita riserva.

Un libro e 3 frasi sul Kintsugi

Ci sono autori che hanno scritto dell’antica arte giapponese ricollegandola a significati metafisici e filosofici. Tra questi la restauratrice e artista Chiara Lorenzetti ha pubblicato il volume intitolato Kintsugi, l’arte di riparare con l’oro, un manuale sull’uso del kintsugi e le metafore applicabili nella vita di tutti i giorni.

Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei.

Paulo Coelho

Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici.

Kahlil Gibran

Non c’è niente di più bello di una persona che rinasce. Quando si rialza dopo una caduta, dopo una tempesta e ritorna più forte e bella di prima. Con qualche cicatrice nel cuore sotto la pelle, ma con la voglia di stravolgere il mondo anche solo con un sorriso.

Anna Magnani
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Oro bianco e oro giallo, differenze https://cultura.biografieonline.it/oro-bianco-oro-giallo/ https://cultura.biografieonline.it/oro-bianco-oro-giallo/#comments Mon, 11 Aug 2025 06:54:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23319 Quando si parla di gioielli si pensa ai diamanti, al platino e all’oro. Quando ci si focalizza sull’oro, nell’immaginario collettivo, si pensa più facilmente all’oro giallo, quello dei lingotti e quello delle pepite del Klondike.

Anche la mitologia è ricca di oggetti d’oro, come ad esempio il vello d’oro. Esiste però anche il meno celebre oro bianco. In questo articolo ci soffermiamo sulla differenza tra oro bianco e oro giallo.

Molto spesso confondiamo i due termini, ma in realtà la differenza sostanziale tra i due – tornando al campo della produzione orafa – dipende dal tipo di metallo di cui è composta la lega.

In particolare, nel caso dell’oro bianco, questo è formato da vari tipi di metalli come: oro, nichel e palladio. Mentre l’oro giallo è composto da oro, argento e rame.

Arte Orafa
Una fase artigianale nella lavorazione dell’oro bianco – Fonte: sito Arte Orafa Milanese

Oro Bianco

Partiamo parlando dell’oro bianco. L’oro bianco è realizzato con oro (a 14 o 18 carati – più sotto ne indichiamo le differenze), nichel e palladio.

A seconda del tipo di metallo di cui è composta la lega, l’oro assume una colorazione diversa. In questo caso, il gioiello avrà una colorazione chiara simile all’argento – definita bianca.

L’oro bianco è molto diffuso nelle gioiellerie ed è apprezzato sopratutto da un target giovane che abbandona il classico colore giallo accumunato all’oro.

In ogni caso, ognuno può decidere a seconda delle proprie preferenze e gusti, quale gioiello è più indicato per le sue necessità. L’oro bianco è considerato meno impegnativo rispetto al tradizionale oro giallo.

Il valore del gioiello realizzato con oro bianco, dipende dalla quantità di oro puro presente nella lega.

L’oro bianco a 18 carati è composto da oro puro al suo interno al 75% mentre il restante 25%, è invece composto da nichel e argento o palladio.

L’oro bianco a 14 carati viene usato essenzialmente per creazioni particolari come gioielli con gemme ben fissate ad un fermaglio.

In questo caso assume un aspetto tendente al giallo, per questo motivo viene placcato con il rodio. Quest’ultimo elemento chimico viene impiegato come catalizzatore per restituire l’aspetto bianco al gioiello.

Lingotti d'oro
I lingotti d’oro presentano il classico colore giallo. Fonte immagine: Aforismi.meglio.it – frasi sull’oro

Oro Giallo

Quando si parla di oro giallo, per i gioielli, si tratta di una lega realizzata da oro, argento e rame.

Questo tipo di metallo di cui è composta la lega, conferisce al gioiello la colorazione gialla.

L’oro giallo è molto comune nelle gioiellerie ed è apprezzato da un target di persone estremamente varie. Ma sopratutto dagli adulti che sono spesso fedeli alle loro tradizioni.

Differenza tra 14 e 18 carati

Il valore del gioiello come detto anche in precedenza, dipende dalla quantità di oro puro contenente nella lega. Quindi è spesso erronea la convinzione che il suo colore sia indice di un gioiello prezioso.

Possiamo distinguere l’oro giallo a 14 carati da quello a 18 carati.

Se la percentuale di oro puro supera il 50% del totale, si otterrà l’ oro a 14 carati; se invece la quantità di oro puro supera il 75% si otterrà l’ oro a 18 carati.

Altri colori

Oltre all’oro bianco e giallo, l’oro può assumere una colorazione rossa, violetta, nera, verde a seconda del tipo di metallo di cui è composta la lega.

In ogni caso, le colorazioni più comuni sono quella bianca e quella gialla di cui abbiamo parlato sin qui.

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Di cosa sono fatti gli anelli di Saturno? https://cultura.biografieonline.it/anelli-saturno-composizione/ https://cultura.biografieonline.it/anelli-saturno-composizione/#comments Wed, 16 Apr 2025 08:48:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12121 Saturno, il sesto pianeta del nostro Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole, ha uno spettacolare sistema di anelli planetari che orbitano attorno al suo piano equatoriale formando un disco piatto. Gli anelli risultano inclinati poiché, come per la Terra, l’asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al piano orbitale.

Saturno
Saturno e i suoi anelli in un immagine ripresa dal telescopio spaziale Hubble

La scoperta degli anelli di Saturno

Il primo astronomo ad aver osservato delle insolite protuberanze ai lati di Saturno fu Galileo Galilei con il suo telescopio che però, non essendo abbastanza potente, non gli permise di identificarne con chiarezza la forma.

Ipotizzò così che Saturno fosse tricorporeo, ovvero formato da un grande corpo centrale con due protuberanze ai lati.

Nel 1655, l’astronomo olandese Christiaan Huygens fu il primo ad intuire la forma anulare delle sporgenze avvistate da Galileo.

Vent’anni dopo, nel 1675, l’astronomo italiano Giovanni Domenico Cassini comprese che non si trattava di una struttura continua intorno al pianeta, ma bensì presentava uno spazio vuoto che separava gli anelli: individuò così la prima suddivisione che ancora oggi porta il suo nome, divisione di Cassini.

Successivamente, nel 1859, fu dimostrata per via teorica la natura “granulare” degli anelli dal fisico scozzese James Clerk Maxwell, che suggerì che fossero costituiti di tante piccole parti che ruotavano intorno al pianeta, sembrando dei corpi unici nel complesso.

Anelli di Saturno
In questa immagine simulata degli anelli di Saturno, il colore viene utilizzato per diversificare le informazioni sulle dimensioni delle particelle dell’anello in diverse regioni in base agli effetti misurati da tre segnali radio. Image Credit: NASA/JPL

Composizione degli anelli di Saturno

Gli anelli sono formati da una miriade di frammenti di ghiaccio, roccia e polveri.

Queste particelle hanno dimensioni variabili, da quella di un granello di sabbia ad un diametro di alcune centinaia di metri.

Il loro spessore può variare da poche decine di metri (alcuni stimano addirittura soltanto 10 metri in media) nelle regioni più interne, sino a circa 1 km in quelle più esterne. Si estendono a partire da un’altezza di circa 6.600 km dalla superficie di Saturno e fino a 120.000 km, poco meno di un terzo della distanza Terra-Luna.

Gli anelli formano un disco il cui diametro arriva fino a circa 300.000 Km.

Gli anelli sono divisi in sette fasce, separate da “divisioni” che sono quasi vuote.

In alcune zone le particelle di cui sono formati sono addensate in strutture che si estendono da 3 a 5 km sopra e sotto il piano degli anelli.

La velocità degli anelli non è uniforme: l’analisi degli spettri di Saturno e dei suoi anelli ha evidenziato come le parti esterne si muovano con una velocità inferiore a quella delle parti più interne.

Attualmente il sistema degli anelli di Saturno è suddiviso in sette zone denominate D, C, B, A, F, G ed E, dall’interno verso l’esterno, nell’ordine in cui sono stati scoperti.

anelli Saturno
Questa immagine, scattata durante l’inserimento orbitale della sonda Cassini su Saturno, mostra, da sinistra a destra, la parte esterna dell’anello C e la parte interna dell’anello B. Image Credit: NASA/JPL/University of Colorado

Origine degli anelli di Saturno

Dell’origine degli anelli ancora non si ha certezza.

A riguardo, esistono due ipotesi principali: la prima ipotizza che siano il risultato della disintegrazione di un satellite di Saturno, a seguito di una collisione con una cometa o con un altro satellite; la seconda, che siano una parte del materiale da cui si formò Saturno che non è riuscito ad aggregarsi in un corpo unico.

Anellone di Saturno
Questa immagine simula una visione ad infrarossi dell’anellone di Saturno, che appare come un piccolo punto all’interno. Image credit: NASA/JPL-Caltech/Keck

L’anellone di Saturno

Nell’ottobre 2009 il telescopio spaziale della Nasa, Spitzer, ha scoperto il più grande anello di Saturno mai osservato prima d’ora: inizia da circa 6 milioni di Km dal pianeta e si estende verso l’esterno di altri 12 milioni di Km; il suo spessore è di 2,4 milioni di Km e il suo volume totale è pari alla massa di un miliardo di pianeti come la Terra.

L’anellone di Saturno è composto da piccolissime particelle di ghiaccio e polvere così distanti tra loro che se ci trovassimo all’interno dell’anello, non ce ne accorgeremmo nemmeno.

Nel video seguente possiamo assistere allo storico avvicinamento della sonda Cassini a Saturno, avvenuto il 30 giugno 2004.

YouTube Video

Anche gli altri tre pianeti gassosi esterni del Sistema Solare, Giove, Urano e Nettuno, hanno un proprio sistema di anelli, ma i più spettacolari e noti sono quelli di Saturno che spesso, e a ragione, viene definito “il Signore degli Anelli“, immortalato in immagini astronomiche eccezionali.

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Maciste: storia, curiosità e film che raccontano il personaggio https://cultura.biografieonline.it/maciste/ https://cultura.biografieonline.it/maciste/#comments Tue, 04 Feb 2025 08:46:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17516 Eroe o personaggio?

Maciste, a differenza di quello che a volte capita di sentire, non è un eroe della mitologia greca o romana, bensì un personaggio cinematografico. Pare, ma non ci sono prove storiche al riguardo, che fu Gabriele D’Annunzio ad inventare il personaggio all’inizio del XX secolo.

È un’opinione consolidata questa, che attribuisce al poeta la paternità del personaggio ma in realtà non è mai stata provata da fonti certe.

Maciste

Maciste in seguito diventò, comunque, un personaggio famoso del grande schermo.

La prima apparizione

La sua prima apparizione avvenne nel film muto “Cabiria” girato nel 1914. Qui l’attore Bartolomeo Pagano interpretò il ruolo di un Maciste forte e coraggioso capace di sbriciolare chiunque gli sia nemico, proteggendo al contempo i più deboli – perché appunto è un buono di cuore – e coloro che sono in pericolo.

I film della serie Maciste

L’attore Bartolomeo Pagano interpretò il ruolo di Maciste per 12 anni, partecipando a una serie film come “Maciste alpino“, “M. atleta“, “M. medium“, “M. innamorato“, “M. poliziotto“, “La rivincita di Maciste“.

Bartolomeo Pagano
Bartolomeo Pagano

La trama ricorrente

In molti film si assiste ad una trama comune: una ragazza viene rapita da alcuni malviventi ma Maciste, che si trova per caso nello stesso luogo, interviene per salvarla e restituirla alla famiglia.

Lo schema è il rapimento, la fuga, l’equivoco, la difficoltà nel liberarla e poi il lieto fine.

Inizialmente l’ambientazione non fu all’epoca dei Greci antichi o dell’impero Romano, bensì nel XX secolo.

Tuttavia, siccome il personaggio si prestava bene ad ogni contesto e in modo particolare a quello delle trame ambientate nell’antichità, fu comunemente considerato alla stessa stregua di Ercole.

Mentre i primi film, quelli girati con protagonista Pagano, avevano i loro pregi e comunque diedero vita ad un filone narrativo, quelli ambientati all’epoca della civiltà greco-romana furono sviluppati avvalendosi di sceneggiature molto schematiche, lineari e semplici.

Il personaggio di Maciste venne utilizzato anche in film comici a fianco di Totò (nel film “Totò contro Maciste” del 1962 – qui il protagonista è interpretato da Samson Burke) ma anche dalla celebre coppia VianelloMondaini.

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Il simbolismo massonico nel dollaro americano https://cultura.biografieonline.it/simboli-massoni-dollaro/ https://cultura.biografieonline.it/simboli-massoni-dollaro/#comments Sun, 02 Feb 2025 09:29:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14578 Guardando con attenzione una banconota americana da un dollaro, il cosiddetto The one dollar, è possibile notare alcuni simboli che celano in sé significati legati alla Massoneria. È noto che quest’ultima, definita anche come “arte reale”, è un’associazione iniziatica che si propone come patto etico-morale tra liberi individui, come perfezionamento delle più nobili condizioni umane.

Al suo interno, l’uso dei simboli, rappresenta l’essenza stessa della Massoneria, il mezzo tramite il quale dialogare a distanza con tutti i fratelli massoni.

Infatti, stando alle stesse parole di Pierre Mariel, massone e martinista, “il simbolo dunque, non è destinato a nascondere la verità.

Il suo scopo è invece quello di selezionare coloro che, integrandosi a esso, si mostrano degni di accedere alla Realtà ultima”.

Dollaro americano
Dollaro americano

I simboli e i presidenti

Esaminando il dollaro, l’attenzione si focalizza subito sull’effige del primo Presidente degli Stati Uniti d’America, George Washington.

Eletto alla presidenza nel 1789, supervisore dei lavori di costruzione della Casa Bianca (sede ufficiale del Presidente in carica), Washington, in occasione della cerimonia ufficiale di insediamento, fece il suo solenne giuramento sulla sacra Bibbia di proprietà della loggia massonica St. John N°1 di New York.

Il primo Presidente degli Stati Uniti era già stato “iniziato” ai segreti esoterici in giovane età, come membro della Massoneria e dell’Ordine degli Illuminati Bavaresi, ben prima della sua candidatura al potere.

È opportuno sottolineare che molti altri presidenti americani furono iscritti alla Libera Muratoria, come ad esempio:

  •  Franklin Delano Roosevelt, 33° Grado del Rito Scozzese della Libera Muratoria (a lui si deve la decisione di stampare nel 1933 sul dollaro il “Delta Luminoso”);
  • Harry Truman, raggiunto il 33° Grado si fece aggiungere il secondo nome di Solomon, in onore del re Salomone, eroe della Massoneria;
  • Bill Clinton, 33° Grado;
  • George H. W. Bush, anch’egli 33° Grado.

Dipartimento del Tesoro - particolare
Dipartimento del Tesoro – particolare

Simbolismo massonico: realtà o coincidenza?

Accanto a George Washington compare sulla sinistra il logo della Riserva Federale (Federal Riserve Bank, nella banconota presa in esame di New York, ma questa lettera cambia in base alla banca federale di emissione); mentre sulla destra vi sono il simbolo del Dipartimento del Tesoro (Department of the Treasury) e la sua data di fondazione, il 1789.

Quest’ultima coincide, oltre che con la fondazione della Riserva Federale, anche con l’anno di inizio della Rivoluzione francese (Presa della Bastiglia), ovvero con un periodo di radicale sconvolgimento sociale e politico, il cui fervore fu alimentato dalle idee proprie dell’Illuminismo e della Massoneria, che prometteva di cambiare il mondo, di creare una società libera dalle ingiustizie, di realizzare una vera eguaglianza tra gli uomini, portandoli tutti ad un elevato grado di conoscenza.

Osservando attentamente il logo, è possibile rintracciare diversi simboli massonici: lo scudo, la bilancia, la chiave (tutti e tre facilmente identificabili) e la squadra (meno visibile, è la linea spessa con il vertice sotto la bilancia che divide in due lo scudo).

Quest’ultima, sulla quale sono disegnati tredici punti (Il numero tredici ricorre più volte nella banconota), è certamente uno dei simboli massonici più noti perché rappresenta lo strumento principe del lavoro massonico.

Racchiudendo in sé il rigore morale e la perfezione, con il suo angolo sempre fisso, simboleggia infatti il mondo del concreto, o ancora la misura della realtà oggettiva.

La chiave rappresenta il sapere esoterico tramandato nel tempo dai confratelli massoni, mentre la bilancia simboleggia chiaramente il delicato equilibrio tra le forze opposte.

Simbolismo massonico: Dollaro americano - particolare
Dollaro americano – particolare

Curiosità: la scritta “In God We Trust” è presente su tutte le monete: il Congresso degli Stati Uniti lo stabilì il 22 aprile 1864 con il Coinage Act.

Girando la banconota da un dollaro, sulla sinistra è possibile notare, all’interno di un cerchio, una piramide tronca sormontata al vertice da un Delta, al centro del quale vi è un occhio (“Delta Luminoso” o “L’occhio che tutto vede”).

La piramide, uno dei simboli più famosi della Massoneria, è formata da tredici gradini e settantadue mattoni (7+2=9, numero della perfezione massonica). Alla base vi è incisa la data “MDCCLXXVI”, ovvero 1776, anno sia della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America sia della nascita dell’Ordine degli Illuminati.

Sotto la piramide la scritta Novus Ordo Seclorum (e non Secolorum come ci si aspetterebbe) è formata da diciassette lettere, numero che indica la mancanza della perfezione divina, rappresentata invece dal numero diciotto.

Il numero 13

Come accennato il numero tredici ricorre numerose volte sulla banconota da un dollaro: tredici, infatti, sono gli stati che formarono la prima confederazione americana; tredici i “passi” da compiere durante il percorso di iniziazione degli Illuminati; tredici le lettere che compongono la scritta che sovrasta la piramide, Annuit Coeptis (“Approva le cose iniziate”).

A destra della banconota, è presente un altro simbolo massonico, l’Aquila.

Anche qui il numero tredici ritorna costantemente.

Tredici sono le stelle nell’aureola sopra l’Aquila così come lo sono le strisce presenti sullo scudo; tredici i rami con altrettante olive che compongono il ramo d’ulivo sorretto dall’Aquila nell’artiglio destro, mentre nel sinistro vi sono tredici frecce; tredici infine le lettere che compongono le parole E Pluribus Unum (“Da molti uno”), presenti nel cartiglio che l’Aquila regge con il becco.

Quest’ultime rivelano che l’insegnamento degli Illuminati si diffonderà per dare inizio ad un nuovo governo universale.

Che si tratti di realtà o di pure coincidenze, che si creda o meno all’esistenza della Massoneria, al suo insito simbolismo, il misterioso fascino della banconota da un dollaro statunitense resta del tutto intatto.

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Differenza tra residenza e domicilio https://cultura.biografieonline.it/residenza-domicilio-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/residenza-domicilio-differenze/#respond Mon, 20 Jan 2025 10:58:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10636 Molto spesso, erroneamente, si utilizza indifferentemente il termine residenza o domicilio per definire il luogo dove si abita. In realtà le due parole hanno significati completamente diversi.

Differenze tra domicilio e residenza
Differenze tra residenza e domicilio

La residenza

Nel caso della “residenza”, si intende il luogo in cui la persona vive abitualmente, sia esso un’abitazione tradizionale (appartamento, casa individuale, ecc.) o meno (caravan, tenda, automobile ecc.).

Si intende, quindi, il luogo dove una persona vive in modo stabile, ossia dove ha la dimora abituale, da quanto citato nell’articolo 43 del Codice Civile.

Inoltre, secondo quanto cita l’articolo 44 del Codice Civile, se una persona cambia residenza è obbligata a denunciarlo al Comune di riferimento; il cambiamento risulta inopponibile ai terzi di buona fede, ovvero a coloro che non ne sono a conoscenza.

La residenza viene riportata obbligatoriamente su tutti i documenti della persona, è fiscale e la sua mancata variazione comporta conseguenze legali.

Le cosiddette persone considerate senza tetto e senza fissa dimora, non soddisfano l’elemento oggettivo della residenza (la permanenza in un luogo), tuttavia hanno il diritto alla residenza al fine di esercitare i propri diritti civili (voto) e sociali (servizi).

Il domicilio

Al contrario, il “domicilio” sempre secondo l’articolo 43 del Codice Civile, è da considerarsi come il luogo dove ognuno stabilisce la sede principale dei suoi affari e interessi.

Se consideriamo gli studenti o i pendolari che si spostano per lavoro poiché operano fuori sede, alcuni di loro dimorano in un luogo diverso dalla residenza, dove vivono e lavorano.

Il domicilio si confonde molto spesso con la residenza e si identifica spesso con luogo di lavoro, da qui il nome di Domicilio professionale o il luogo in cui si riceve atti giudiziari inviati nel corso di una procedura, ovvero denominato Domicilio legale.

In alcuni documenti amministrativi, erroneamente, si richiede il domicilio invece di chiedere la residenza.

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Flash Mob, cosa significa e da dove arriva questo termine https://cultura.biografieonline.it/flash-mob/ https://cultura.biografieonline.it/flash-mob/#respond Mon, 13 Jan 2025 14:40:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10393 Negli anni 2010 ha preso sempre più piede il fenomeno del “Flash Mob“.

Cosa significa questo termine inglese?

Proviamo a spiegarlo.

Il termine Flash Mob

Il termine Flash Mob significa letteralmente “raduno-lampo”.

Esso incarna esattamente l’attività svolta da un assembramento di persone, sconosciute tra loro, che si danno appuntamento attraverso il tam tam di messaggi personali inviati attraverso e-mail, telefoni, o messaggi collettivi attraverso i Social Network, tra cui Facebook.

Le persone si radunano improvvisamente, realizzano la performance prevista e altrettanto rapidamente spariscono lasciando nello sbigottimento il pubblico inconsapevole delle loro imprese.

Flash Mob

Guru del Flash Mob è il sociologo americano Howard Rheingold che scrisse nel 1993 “The Virtual Community” (in italiano: Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio, Milano, Sperling & Kupfer, 1994).

A lui si attribuisce la creazione della locuzione stessa.

Un video

Flash mob di Roberto Bolle sulle note di Fame: a Milano Piazza della Scala diventa un teatro all’aperto.

 

Flash Mob e le parole

  • MOB: Folla, Assembramento
  • To Mob: raggruppare, assediare, circondare, attaccare (da qui la parola Mobbing)
  • Flash Mob: raduno-lampo
  • The Mob: è invece la criminalità organizzata.
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Il mito della caverna di Platone https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/ https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/#respond Sun, 10 Nov 2024 09:51:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36047 Il mito della caverna è uno dei miti di Platone più famosi in assoluto. Esso fa parte del libro VII de La Repubblica, un’opera filosofica in forma dialogica che ha come tema centrale la giustizia e come protagonista Socrate. Il mito è sicuramente uno dei testi fondamentali della cultura occidentale. Da esso sono partite tante correnti di pensiero e interpretazioni che arrivano fino ai giorni nostri.

Illustrazione che spiega l'allegoria del mito della caverna di Platone
Illustrazione che spiega l’allegoria del mito della caverna di Platone

Come è fatta la caverna

Socrate racconta a Glaucone il mito della caverna proprio all’inizio del VII libro. Egli gli chiede di immaginare che alcune persone vivano, dalla nascita, in una caverna, incatenate mani e piedi senza neanche muovere il collo. Esse non vedono l’apertura perché non possono girarsi e sono rivolte verso la parete di fondo.

Alle loro spalle c’è un fuoco che fa luce. A separarli c’è un piccolo muretto. Lungo il muro altri uomini portano oggetti, persone e piante la cui ombra viene proiettata nella parete difronte. Qualunque persona si trovi a passare per la caverna si potrebbe accorgere che si tratta di semplici ombre. I prigionieri invece non lo sanno e pensano che le ombre che vedono, siano in realtà oggetti reali.

La scoperta del mondo esterno

Se uno di questi uomini venisse liberato, innanzitutto sarebbe accecato dalla luce proveniente dall’apertura, che lui però non ha mai visto. Una volta passata questa sensazione, inizierebbe a guardare le ombre delle cose, i riflessi e poi tutto il resto: i paesaggi, il cielo, la natura. Così capirebbe che il mondo non è quello che lui e i suoi compagni erano abituati a vedere.

Dopo essersi reso conto della situazione in cui si trovava precedentemente, sarebbe tornato nella caverna per raccontare ai compagni la sua verità, con lo scopo di liberarli.

Gli altri prima si mostrerebbero increduli poi, addirittura, lo prenderebbero in giro, fino a volerlo uccidere, deridendolo per il suo assurdo racconto.

Mito della caverna: spiegazione

Dopo aver terminato il racconto, Socrate spiega a Glaucone il significato del mito.

Esso è un’allegoria della situazione che, secondo Platone, vivono gli uomini e della scoperta della realtà delle cose.

La caverna rappresenta la prigione, cioè il mondo conoscibile, tutto ciò che si trova intorno agli uomini.

Nella caverna è difficile vedere il sole, che rappresenta il bene; esso però brilla all’esterno della caverna. Gli uomini secondo Platone, sono quindi tenuti prigionieri e costretti ad osservare solo le ombre delle cose, che invece si trovano all’esterno.

Il prigioniero liberato è il filosofo che, attraverso un percorso lungo e complesso, riesce a vedere la realtà delle cose ma non viene accettato dagli altri al suo ritorno nella caverna. Il filosofo, infatti, è l’unico in grado di governare sugli altri con giustizia.

La teoria filosofica dietro il mito

Platone si riferisce al processo che Socrate subì. Il mito della caverna infatti è la metafora della vita del filosofo che conobbe la verità, ma venne ucciso per averla raccontata a tutti gli uomini.

Inoltre, secondo Platone, il mondo che noi percepiamo è soltanto una copia, una rappresentazione mentale di quello perfetto, il mondo delle idee – che sono immutabili e possono essere conosciute solo dai filosofi.

Il filosofo quindi ha un ruolo fondamentale all’interno della società.

Interpretazioni

Il mito della caverna è uno dei più famosi della cultura occidentale e l’idea della liberazione dalle catene, così come della conseguente conoscenza della realtà, ha sempre fatto parte delle tematiche più importanti di tutte le arti.

Ci sono state molteplici rappresentazioni in chiave moderna del mito, soprattutto in campo cinematografico

Basti pensare a due film cult:

Nel primo, il protagonista  sembra vivere una vita apparentemente normale. In realtà poi scopre che si trattava di uno show televisivo di cui lui era l’inconsapevole protagonista.

Ascoltami Truman, là fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te… le stesse ipocrisie, gli stessi inganni; ma nel mio mondo tu non hai niente da temere.

Christof, dal film “The Truman Show”

Nella saga di Matrix, gli uomini vengono sfruttati dalle macchine, credendo di vivere liberamente, quando in realtà il mondo non esiste più da un centinaio di anni ed essi si trovano in una condizione di prigionia.

Il mito della caverna, quindi, non è soltanto un racconto di liberazione di un prigioniero ma il fondamento della cultura europea, che ha spinto letterati e filosofi ad interrogarsi sempre di più sulla vita umana.

caverna

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L’origine dei nomi dei giorni della settimana https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/ https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/#comments Mon, 04 Nov 2024 10:18:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3626 I nomi dei giorni della settimana furono applicati dai Babilonesi e derivano dai nomi dei pianeti e del Sole

All’epoca si riteneva che i corpi celesti dominassero la prima ora di ogni giorno.

I Babilonesi erano grandi osservatori del cielo. Notarono che sette corpi celesti erano visibili ad occhio nudo: il Sole, la Luna e i cinque pianeti conosciuti all’epoca: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.

L’origine dei nomi dei giorni della settimana ci ricorda come l’uomo, fin dai tempi antichi, abbia cercato di comprendere e spiegare il mondo che lo circondava, creando legami tra i fenomeni celesti e il tempo che scorre.

I nomi dei giorni sono molto più che semplici etichette: sono un ponte tra il passato e il presente, un riflesso delle credenze e delle conoscenze delle antiche civiltà.

Perché sette?

Sette era un numero considerato magico e perfetto in molte culture antiche.

Successivamente, i Babilonesi associarono ciascuno di questi corpi celesti a una divinità, creando così una corrispondenza tra i giorni della settimana e le divinità stesse. Questa usanza si diffuse in altre culture, tra cui quella romana.

I nomi dei giorni della settimana derivano dai pianeti

I nomi dei giorni della settimana

I Romani adottarono questa idea e associarono a ciascun giorno una divinità del loro pantheon.

Così …

  1. lunedì era il giorno in cui dominava la Luna, in latino Lunae dies;
  2. martedì il giorno di Marte, Martis dies;
  3. mercoledì di Mercurio, Mercurii dies;
  4. giovedì di Giove, Iovis dies;
  5. venerdì di Venere, Veneris dies;
  6. sabato di Saturno, Saturni dies, che venne però sostituito, con il propagarsi del Cristianesimo, derivando il nome dal termine ebraico shabbath cioè “giorno di riposo”;
  7. domenica era il giorno del Sole, Solis dies, che venne sostituito da Costantino con “il giorno del Signore” in latino Dominica.

In inglese e francese: esempi

In inglese: Monday (Moon day), Tuesday (Tiw’s day, un dio germanico associato a Marte), Wednesday (Woden’s day, un altro dio germanico associato a Mercurio), ecc.

In francese: Lundi (Lune), Mardi (Mars), Mercredi (Mercure), ecc.

agenda nomi dei giorni

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Cos’è la sabermetrica https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/ https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/#respond Mon, 04 Nov 2024 10:01:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=261 La sabermetrica è un’analisi statistica ed economica applicata e specializzata nel gioco del baseball.

Baseball, mazza e pallina su erba

SABR

Il nome trova provenienza dall’acronimo SABR: “Society for American Baseball Research” (Società americana per la ricerca sul Baseball).

Tale termine è stato coniato da Bill James (George William James), scrittore, storico ed esperto statistico, nonché pioniere in questo campo.

Attraverso le statistiche e l’analisi di numerosi parametri, la sabermetrica si pone l’obiettivo di valutare le azioni passate dei giocatori – registrate durante gli incontri ufficiali – per predire il futuro, stabilendo così il valore economico dei giocatori stessi.

Domande e risposte

Attraverso la sabermetrica si cerca di rispondere a domande oggettive come possono essere:

  • “quale giocatore di quella squadra contribuirà di più all’attacco l’anno prossimo?”
  • “quale cambiamento difensivo è possibile applicare per migliorare i risultati?”

Pur considerando che si tratta di una scienza – o disciplina – ancora in fase di forte evoluzione, le analisi sabermetriche hanno prodotto di fatto già diverse innovazioni nel gioco del baseball.

I modelli con cui vengono misurate le prestazioni sono stati poi esportati, come era facile prevedere, in altri ambiti sportivi come il gioco del calcio.

Billy Beane e il film “L’arte di vincere” (Moneyball)

Il dirigente sportivo più noto che grazie alla sabermetrica – e al proprio talento manageriale – ha ottenuto i più grossi risultati è Billy Beane, della squadra degli Athletics di Oakland.

Nel 2003 esce il libro best-seller “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” (L’arte di vincere un gioco sleale), scritto da Michael Lewis.

Pochi anni più tardi la sua storia, basata sul libro, viene raccontata nel film “L’arte di vincere” (Moneyball, 2011, di Bennett Miller). È Brad Pitt l’attore che nel lungometraggio interpreta i panni di Billy Beane.

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