Curiosità Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/curiosita/ Canale del sito Biografieonline.it Sun, 10 Nov 2024 09:51:35 +0000 it-IT hourly 1 Il mito della caverna di Platone https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/ https://cultura.biografieonline.it/mito-della-caverna-platone/#respond Sun, 10 Nov 2024 09:51:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=36047 Il mito della caverna è uno dei miti di Platone più famosi in assoluto. Esso fa parte del libro VII de La Repubblica, un’opera filosofica in forma dialogica che ha come tema centrale la giustizia e come protagonista Socrate. Il mito è sicuramente uno dei testi fondamentali della cultura occidentale. Da esso sono partite tante correnti di pensiero e interpretazioni che arrivano fino ai giorni nostri.

Illustrazione che spiega l'allegoria del mito della caverna di Platone
Illustrazione che spiega l’allegoria del mito della caverna di Platone

Come è fatta la caverna

Socrate racconta a Glaucone il mito della caverna proprio all’inizio del VII libro. Egli gli chiede di immaginare che alcune persone vivano, dalla nascita, in una caverna, incatenate mani e piedi senza neanche muovere il collo. Esse non vedono l’apertura perché non possono girarsi e sono rivolte verso la parete di fondo.

Alle loro spalle c’è un fuoco che fa luce. A separarli c’è un piccolo muretto. Lungo il muro altri uomini portano oggetti, persone e piante la cui ombra viene proiettata nella parete difronte. Qualunque persona si trovi a passare per la caverna si potrebbe accorgere che si tratta di semplici ombre. I prigionieri invece non lo sanno e pensano che le ombre che vedono, siano in realtà oggetti reali.

La scoperta del mondo esterno

Se uno di questi uomini venisse liberato, innanzitutto sarebbe accecato dalla luce proveniente dall’apertura, che lui però non ha mai visto. Una volta passata questa sensazione, inizierebbe a guardare le ombre delle cose, i riflessi e poi tutto il resto: i paesaggi, il cielo, la natura. Così capirebbe che il mondo non è quello che lui e i suoi compagni erano abituati a vedere.

Dopo essersi reso conto della situazione in cui si trovava precedentemente, sarebbe tornato nella caverna per raccontare ai compagni la sua verità, con lo scopo di liberarli.

Gli altri prima si mostrerebbero increduli poi, addirittura, lo prenderebbero in giro, fino a volerlo uccidere, deridendolo per il suo assurdo racconto.

Mito della caverna: spiegazione

Dopo aver terminato il racconto, Socrate spiega a Glaucone il significato del mito.

Esso è un’allegoria della situazione che, secondo Platone, vivono gli uomini e della scoperta della realtà delle cose.

La caverna rappresenta la prigione, cioè il mondo conoscibile, tutto ciò che si trova intorno agli uomini.

Nella caverna è difficile vedere il sole, che rappresenta il bene; esso però brilla all’esterno della caverna. Gli uomini secondo Platone, sono quindi tenuti prigionieri e costretti ad osservare solo le ombre delle cose, che invece si trovano all’esterno.

Il prigioniero liberato è il filosofo che, attraverso un percorso lungo e complesso, riesce a vedere la realtà delle cose ma non viene accettato dagli altri al suo ritorno nella caverna. Il filosofo, infatti, è l’unico in grado di governare sugli altri con giustizia.

La teoria filosofica dietro il mito

Platone si riferisce al processo che Socrate subì. Il mito della caverna infatti è la metafora della vita del filosofo che conobbe la verità, ma venne ucciso per averla raccontata a tutti gli uomini.

Inoltre, secondo Platone, il mondo che noi percepiamo è soltanto una copia, una rappresentazione mentale di quello perfetto, il mondo delle idee – che sono immutabili e possono essere conosciute solo dai filosofi.

Il filosofo quindi ha un ruolo fondamentale all’interno della società.

Interpretazioni

Il mito della caverna è uno dei più famosi della cultura occidentale e l’idea della liberazione dalle catene, così come della conseguente conoscenza della realtà, ha sempre fatto parte delle tematiche più importanti di tutte le arti.

Ci sono state molteplici rappresentazioni in chiave moderna del mito, soprattutto in campo cinematografico

Basti pensare a due film cult:

Nel primo, il protagonista  sembra vivere una vita apparentemente normale. In realtà poi scopre che si trattava di uno show televisivo di cui lui era l’inconsapevole protagonista.

Ascoltami Truman, là fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te… le stesse ipocrisie, gli stessi inganni; ma nel mio mondo tu non hai niente da temere.

Christof, dal film “The Truman Show”

Nella saga di Matrix, gli uomini vengono sfruttati dalle macchine, credendo di vivere liberamente, quando in realtà il mondo non esiste più da un centinaio di anni ed essi si trovano in una condizione di prigionia.

Il mito della caverna, quindi, non è soltanto un racconto di liberazione di un prigioniero ma il fondamento della cultura europea, che ha spinto letterati e filosofi ad interrogarsi sempre di più sulla vita umana.

caverna

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L’origine dei nomi dei giorni della settimana https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/ https://cultura.biografieonline.it/nomi-dei-giorni/#comments Mon, 04 Nov 2024 10:18:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3626 I nomi dei giorni della settimana furono applicati dai Babilonesi e derivano dai nomi dei pianeti e del Sole

All’epoca si riteneva che i corpi celesti dominassero la prima ora di ogni giorno.

I Babilonesi erano grandi osservatori del cielo. Notarono che sette corpi celesti erano visibili ad occhio nudo: il Sole, la Luna e i cinque pianeti conosciuti all’epoca: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.

L’origine dei nomi dei giorni della settimana ci ricorda come l’uomo, fin dai tempi antichi, abbia cercato di comprendere e spiegare il mondo che lo circondava, creando legami tra i fenomeni celesti e il tempo che scorre.

I nomi dei giorni sono molto più che semplici etichette: sono un ponte tra il passato e il presente, un riflesso delle credenze e delle conoscenze delle antiche civiltà.

Perché sette?

Sette era un numero considerato magico e perfetto in molte culture antiche.

Successivamente, i Babilonesi associarono ciascuno di questi corpi celesti a una divinità, creando così una corrispondenza tra i giorni della settimana e le divinità stesse. Questa usanza si diffuse in altre culture, tra cui quella romana.

I nomi dei giorni della settimana derivano dai pianeti

I nomi dei giorni della settimana

I Romani adottarono questa idea e associarono a ciascun giorno una divinità del loro pantheon.

Così …

  1. lunedì era il giorno in cui dominava la Luna, in latino Lunae dies;
  2. martedì il giorno di Marte, Martis dies;
  3. mercoledì di Mercurio, Mercurii dies;
  4. giovedì di Giove, Iovis dies;
  5. venerdì di Venere, Veneris dies;
  6. sabato di Saturno, Saturni dies, che venne però sostituito, con il propagarsi del Cristianesimo, derivando il nome dal termine ebraico shabbath cioè “giorno di riposo”;
  7. domenica era il giorno del Sole, Solis dies, che venne sostituito da Costantino con “il giorno del Signore” in latino Dominica.

In inglese e francese: esempi

In inglese: Monday (Moon day), Tuesday (Tiw’s day, un dio germanico associato a Marte), Wednesday (Woden’s day, un altro dio germanico associato a Mercurio), ecc.

In francese: Lundi (Lune), Mardi (Mars), Mercredi (Mercure), ecc.

agenda nomi dei giorni

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Cos’è la sabermetrica https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/ https://cultura.biografieonline.it/la-sabermetrica/#respond Mon, 04 Nov 2024 10:01:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=261 La sabermetrica è un’analisi statistica ed economica applicata e specializzata nel gioco del baseball.

Baseball, mazza e pallina su erba

SABR

Il nome trova provenienza dall’acronimo SABR: “Society for American Baseball Research” (Società americana per la ricerca sul Baseball).

Tale termine è stato coniato da Bill James (George William James), scrittore, storico ed esperto statistico, nonché pioniere in questo campo.

Attraverso le statistiche e l’analisi di numerosi parametri, la sabermetrica si pone l’obiettivo di valutare le azioni passate dei giocatori – registrate durante gli incontri ufficiali – per predire il futuro, stabilendo così il valore economico dei giocatori stessi.

Domande e risposte

Attraverso la sabermetrica si cerca di rispondere a domande oggettive come possono essere:

  • “quale giocatore di quella squadra contribuirà di più all’attacco l’anno prossimo?”
  • “quale cambiamento difensivo è possibile applicare per migliorare i risultati?”

Pur considerando che si tratta di una scienza – o disciplina – ancora in fase di forte evoluzione, le analisi sabermetriche hanno prodotto di fatto già diverse innovazioni nel gioco del baseball.

I modelli con cui vengono misurate le prestazioni sono stati poi esportati, come era facile prevedere, in altri ambiti sportivi come il gioco del calcio.

Billy Beane e il film “L’arte di vincere” (Moneyball)

Il dirigente sportivo più noto che grazie alla sabermetrica – e al proprio talento manageriale – ha ottenuto i più grossi risultati è Billy Beane, della squadra degli Athletics di Oakland.

Nel 2003 esce il libro best-seller “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” (L’arte di vincere un gioco sleale), scritto da Michael Lewis.

Pochi anni più tardi la sua storia, basata sul libro, viene raccontata nel film “L’arte di vincere” (Moneyball, 2011, di Bennett Miller). È Brad Pitt l’attore che nel lungometraggio interpreta i panni di Billy Beane.

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Energia nucleare: perché è potente e perché è pericolosa? https://cultura.biografieonline.it/energia-nucleare-potente-pericolosa/ https://cultura.biografieonline.it/energia-nucleare-potente-pericolosa/#comments Wed, 02 Oct 2024 09:20:43 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42424 L’energia nucleare è una forma di energia potentissima. Tuttavia è una delle fonti energetiche più controverse del nostro tempo. Da un lato, offre incredibili valori di potenza ed efficienza. Dall’altro, comporta rischi altissimi.

In questo articolo, esploreremo perché l’energia nucleare è così potente e al contempo pericolosa.

Energia nucleare - Illustrazione
Energia nucleare – Illustrazione

Premesse storiche

Un chilo di combustibile nucleare (uranio e plutonio) può produrre un’energia pari a 3 milioni di chili di carbone.

Nei reattori nucleari i nuclei dell’uranio vengono bombardati con particelle chiamate neutroni.

Questi rompono il nucleo degli atomi di uranio trasformandoli in nuclei più piccoli: in tal modo si libera un’enorme quantità di energia.

Il primo reattore nucleare fu costruito a Chicago (USA) nel 1942, grazie alle ricerche e agli esperimenti svolti dal fisico italiano Enrico Fermi, che per primo produsse energia nucleare mediante una controllata reazione a catena dell’uranio.

In brevissimo tempo, purtroppo, l’energia nucleare e i suoi studi si rivolsero in direzione degli scopi bellici.

Nel 1945, al termine della seconda guerra mondiale, le prime bombe atomiche furono scagliate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki: uno degli episodi più tristi e sconcertanti della storia moderna.

Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica
Hiroshima, 6 agosto 1945: lo scoppio della bomba atomica

La reazione nucleare causa, oltre all’energia, l’emissione di radiazioni che oltre una certa soglia diventano mortali per gli esseri viventi.

Una foto di Hiroshima rasa al suolo dalla bomba atomica
Una foto di Hiroshima rasa al suolo dalla bomba atomica

Ecco perché i reattori delle centrali nucleari sono protetti da spessi scudi per impedire la fuoriuscita di radioattività.

Il 27 aprile 1986, in Ucraina, uno dei quattro reattori della centrale di Chernobyl esplose causando un disastro ambientale.

Chernobyl, la centrale nucleare
Chernobyl, la centrale nucleare

Venne sprigionata una radioattività pari a quella della bomba atomica su Hiroshima.

Gli effetti si fecero sentire in tutta Europa – anche in Italia, e riguardarono la salute degli abitanti, i terreni e i raccolti.

L’incidente segnò l’avvio di un aspro dibattito sull’energia nucleare che portò a una maggiore consapevolezza sui rischi, la potenza e la pericolosità del nucleare.

A distanza di anni, nel 2011, a causa di un terremoto seguito da uno tsunami, si verificò un altro disastro: quello della centrale atomica giapponese di Fukushima.

Fukushima
Fukushima

Fatte queste premesse storiche ed essenziali, proviamo a spiegare perché l’energia nucleare sia così potente e così pericolosa.

Perché l’energia nucleare è potente ed efficiente

Come dicevamo essa deriva dalla fissione degli atomi di uranio o plutonio. Questo processo rilascia una quantità di energia enormemente superiore a quella ottenuta dalla combustione di combustibili fossili.

Le centrali nucleari possono funzionare in modo costante, ininterrottamente per mesi, fornendo un’affidabile base di carico per la rete elettrica.

Durante il funzionamento, le centrali nucleari non emettono gas serra, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.

Nonostante gli alti costi iniziali, l’energia nucleare può essere economicamente vantaggiosa nel lungo termine grazie ai bassi costi del combustibile.

Perché è pericolosa

Eventi come Chernobyl e Fukushima dimostrano le potenziali conseguenze devastanti di un incidente nucleare.

Le scorie nucleari rimangono radioattive e quindi pericolose per migliaia di anni, ponendo sfide significative per lo stoccaggio a lungo termine.

La tecnologia nucleare può essere utilizzata per scopi militari, aumentando i rischi di proliferazione di armi nucleari.

L’estrazione dell’uranio e la costruzione di centrali nucleari possono avere effetti molto negativi sull’ambiente circostante.

In sintesi

L’energia nucleare rappresenta una fonte di energia potente e a basse emissioni, ma i suoi rischi non possono essere ignorati.

Il futuro dell’energia nucleare dipenderà dalla capacità dell’uomo di bilanciare i benefici con una gestione responsabile dei suoi pericoli.

Il dibattito è costantemente aperto, soprattutto tra politici e ambientalisti, chi a favore e chi contro il nucleare.

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Scoperta e invenzione: qual è la differenza? https://cultura.biografieonline.it/scoperta-e-invenzione-qual-e-la-differenza/ https://cultura.biografieonline.it/scoperta-e-invenzione-qual-e-la-differenza/#respond Tue, 01 Oct 2024 13:16:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42413 Capita che nella lingua italiana, parlata e scritta, si confondano i termini scoperta e invenzione. La linea di significato talvolta è molto sottile e non sempre di facile identificazione.

Leonardo da Vinci e Albert Einstein
Cosa accomuna Leonardo da Vinci e Albert Einstein?

Proviamo a fare chiarezza.

La scoperta

Il termine scoperta indica il momento in cui l’uomo viene a conoscenza di qualcosa di esistente in natura.

Ciò può avvenire con esperimenti mirati oppure anche in modo casuale.

L’invenzione

Si usa invece il termine invenzione quando c’è una creazione originale di dispositivi, apparecchi e tecniche.

Le invenzioni introducono qualcosa nella vita seguendo un processo di creatività e ingegno.

Esempi

La celeberrima teoria della relatività di Einstein è una scoperta: essa come principio fisico esiste in Natura, è stata intuita, descritta, teorizzata e infine dimostrata.

Il Teorema di Pitagora è un principio matematico che si apprende fin dalla scuola primaria: anch’esso è stato una scoperta.

I pianeti Nettuno e Urano esistevano già, ma qualcuno li ha scoperti; vedi gli articoli:

Il DNA esiste da quando esiste la vita sulla Terra: ma è stato scoperto solo nel 1953 da James Watson e Francis Crick.

Per ciò che concerne le invenzioni abbiamo detto che sono legate in modo stretto alla creatività e all’ingegno. E chi più di Leonardo da Vinci può essere considerato allo stesso tempo magnifico artista e inventore?

A lui si devono celebri prototipi di invenzioni quali: il paracadute, la macchina volante, il carrarmato, lo scafandro, l’argano, diversi tipi di gru e alambicchi.

Un altro celebre inventore, proprietario di 1093 brevetti, fu Thomas Edison. Di lui abbiamo parlato in riferimento al fonografo. Un suo socio invece inventò le luci di natale.

Passando a tempi più attuali, sono invenzioni anche le discipline fisiche, come il Pilates, oppure gli sport, come il basket.

Nei nostri articoli abbiamo parlato delle invenzioni di: penna a sfera, accendino, nastro adesivo e tante altre cose.

Esistono anche delle rivalità storiche su scoperte e invenzioni. La più celebre è forse quella del telefono, tra Bell e Meucci.

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Perché si dice “mettere le corna” o “avere le corna”? https://cultura.biografieonline.it/perche-si-dice-mettere-o-avere-le-corna/ https://cultura.biografieonline.it/perche-si-dice-mettere-o-avere-le-corna/#comments Wed, 18 Sep 2024 15:49:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7567 Nel linguaggio comune mettere le corna equivale a “tradire il proprio partner”, mentre “avere le corna” è lo stato in cui si trova il poveretto che viene tradito ed è vittima del fedifrago.

Il significato di queste due espressioni è condiviso in alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia.

Qual è l’origine di questi modi di dire per intendere rispettivamente il compiere e il subire adulterio?

mettere le corna, avere le corna
Da dove deriva il modo di dire avere o mettere le corna

Il mito del Minotuaro

L’ipotesi più accreditata risale all’antica civiltà greca.

Si racconta che la moglie del re di Creta Minosse, chiamata Pasifae, si invaghì di un toro dalla rara bellezza che era stato inviato in dono da Poseidone al re per essere sacrificato.

Il re Minosse, accortosi della straordinaria bellezza dell’animale, decise di sacrificarne un altro al suo posto.

Ciò scatenò l’ira di Poseidone, che pensò di vendicarsi.

La vendetta fu di far innamorare Pasifae del toro, tanto da farla impazzire per la passione.

La donna infatti, per potersi congiungere carnalmente con il toro, chiese a Dedalo di costruire una mucca di legno.

Dall’unione tra Pasifae e il toro nacque il Minotauro, famoso personaggio leggendario dell’antica mitologia greca.

Da qual giorno gli abitanti di Creta cominciarono a salutare il re Minosse facendo il segno delle corna per schernirlo del tradimento di sua moglie con il toro.

=> Leggi anche: frasi sul tradimento <=

Il Minotauro in una foto mitologica
Una raffigurazione del mitologico Minotauro

Le corna

Però in genere anticamente le corna non avevano una valenza negativa.

Anzi, le divinità e i personaggi più in vista venivano spesso rappresentati con le corna in testa per evidenziare la virilità e il coraggio.

Per esempio a Roma esisteva la nobile famiglia dei Cornelii.

I poeti latini Tibullo e Orazio dedicarono versi alle “corna d’oro” del Dio Bacco.

Leonardo da Vinci - Bacco - 1510-1515
Leonardo da Vinci, Bacco, 1510-1515

Quando, invece, le corna cominciarono ad assumere il connotato negativo che gli diamo noi oggi?

A partire da quando dire “cornuto” a qualcuno diventa un insulto?

I cornuti

La storia narra di un imperatore bizantino, chiamato Andronico I Comneno, che era un tipo poco raccomandabile, violento e con il vizio delle donne.

L’imperatore non era ben visto né dalla sua famiglia, né dai sudditi, sia perché tramava contro lo stesso impero, sia perché era capace di portarsi a letto qualsiasi donna volesse.

Dal 1183 al 1185 Andronico Comneno conquistò il potere e cominciò ad accanirsi contro i sudditi, soprattutto contro chi lo avversava.

Oltre a fare imprigionare chiunque senza alcuna ragione, l’imperatore rapiva le donne e le manteneva come concubine fino a quando non si stancava.

Poi faceva appendere sui muri delle case dei poveri mariti delle teste di cervi per burlarsi di loro.

Dal 1185 in poi cherata poiein in greco significò “mettere le corna” per indicare lo scherno pubblico subito dai poveri mariti sudditi dell’imperatore Andronico.

Quando i soldati del re  Guglielmo II il Normanno entrarono nella città di Salonicco e videro le corna appese sui muri e le finestre di alcuni palazzi, ne chiesero il motivo.

L’epiteto “cornuto” raggiunse così la terra di Sicilia, poi il resto d’Italia e infine altri Paesi europei.

Dopo la caduta di Salonicco nelle mani dell’esercito siciliano, i sudditi-cornuti di Andronico insorsero contro di lui.

Dopo essere stato catturato e seviziato, l’imperatore venne appeso alla facciata del suo palazzo: una punizione esemplare per le sue nefandezze.

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Perché ci si bacia? https://cultura.biografieonline.it/baci-perche-ci-baciamo/ https://cultura.biografieonline.it/baci-perche-ci-baciamo/#comments Thu, 05 Sep 2024 19:52:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9396 Secondo molteplici ricerche effettuate da ricercatori, i baci e il gesto di baciarsi fa stare bene. Il bacio risulta essere una dimostrazione di affetto, che può rappresentare diverse “gradazioni”: l’amore, l’affetto o la riconciliazione. Anche altre specie animali, come le scimmie, usano tale gesto per esprimere le loro emozioni.

"Bacio davanti all'hotel De Ville" (Le Baiser de l'hotel De Ville), 1950
“Bacio davanti all’hotel De Ville” (Le Baiser de l’hotel De Ville), 1950 : la foto più famosa di Robert Doisneau

Le teorie

Il neurologo e psicoanalista Sigmund Freud è convinto, nelle sue teorie, che baciarsi faccia tornare alla mente il ricordo dell’allattamento al seno materno, un momento di fiducia e di abbandono totale del bambino nei confronti della madre.

Secondo antiche teorie, il bacio può essere collegato al fatto che i bambini, primordialmente, erano soliti assumere cibo pre masticato direttamente dalla bocca di un genitore e siccome tale gesto consisteva nel collegare a pressione le labbra, poteva essere considerato un’antitesi del bacio e, di conseguenza, vissuto come un vero e proprio atto d’amore.

Bacio, baci, baciare, baciarsi

In ogni caso durante l’atto del bacio, entrano in gioco sia la feniletilamina o Pea, una anfetamina naturale che ci fa sentire più disinvolti e a nostro agio e l’ossitocina, un ormone la cui produzione viene sollecitata solo dal tatto.

Il risultato finale è una reazione a catena di eccitazione.

Per tale motivo, baciare è un atto speciale tanto da farci perdere perfino l’appetito ed il sonno. Sintomi che vengono associati frequentemente all’innamoramento.

Durante tale gesto, il sangue si dirige verso la superficie del nostro più grande organo di senso, la pelle, che diviene un vero e proprio ricettore di sensazioni. In sintesi, più baciamo, più vogliamo baciare.

Baci
Baciarsi – Il bacio alla francese trasmette una carica sensuale importante

Secondo molte ricerche effettuate da studiosi, un bacio appassionato può portare ad una maggiore produzione dell’ossitocina attraverso la ghiandola dell’ipofisi e ciò aiuta a preservare il legame e l’attaccamento al proprio partner.

Diversi invece i baci che vengono dati sulle guance che non danno la stessa carica emotiva di quelli dati sulle labbra.

Tra i più rappresentativi ed oggi usati per definire la passione, il bacio alla francese, che trasmette in assoluto la più alta carica sensuale.

Nell’arte

Diversi sono i pittori che hanno interpretato il bacio nei loro dipinti, come Il bacio di Francesco Hayez, Gli Amanti di René Magritte e Il bacio di Gustav Klimt.

Il “Bacio davanti all’hotel De Ville” è la fotografia più nota del grande fotografo francese Robert Doisneau.

L’usanza di baciarsi sotto il vischio a Natale riveste questo gesto di caratteristiche beneaguranti, portatrici di fortuna e amore.

Famosi infine sono i cioccolatini “Baci Perugina” inventati dall’allora proprietaria Luisa Spagnoli: ancora oggi sono famosi per contenere romantiche frasi e bellissimi aforismi sui baci e sull’amore.

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Che cosa significa il motto “festina lente”? https://cultura.biografieonline.it/festina-lente/ https://cultura.biografieonline.it/festina-lente/#comments Wed, 04 Sep 2024 16:44:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3643 “Festina lente” significa “affrettati lentamente” ed unisce due concetti divergenti, velocità e lentezza. La frase è attribuita all’Imperatore Augusto dallo scrittore latino Gaio Svetonio Tranquillo, nel suo testo “Vita di Augusto, 25, 4”; essa sta ad indicare un modo di agire senza indugi, ma con cautela.

Festina lente: il simbolo della tartaruga con la vela
Festina lente: il simbolo della tartaruga con la vela

Un ossimoro

“Festina lente” è un ossimoro, ovvero un accostamento di due termini contraddittori. Questa contraddizione è intenzionale e serve a sottolineare l’importanza di un equilibrio tra velocità e cautela nell’agire.

Oltre il significato letterale

Il significato va oltre la semplice esortazione a fare le cose in fretta ma con calma. Implica la necessità di agire con determinazione ma senza precipitarsi, ponderando bene ogni passo.

Secoli dopo

Nel XVI secolo, Cosimo I de’ Medici, secondo duca di Firenze ed in seguito primo granduca di Toscana, associò questo motto al simbolo di una tartaruga con la vela, facendone l’emblema della sua flotta.

La tartaruga, caratterizzata dall’estrema lentezza, simboleggia la prudenza.

La vela, che spinge la nave gonfiata dal vento, simboleggia l’azione.

All’interno del Palazzo Vecchio a Firenze, su soffitti e pavimenti, sono presenti molte raffigurazioni di questo emblema.

Anche il celebre stampatore veneziano Aldo Manuzio scelse questo motto, sottolineando così la sua attenzione alla qualità e alla precisione nella produzione dei suoi libri.

L’uso contemporaneo di “Festina lente” oggi, fa di questo motto un’espressione ancora attuale e viene utilizzato in diversi ambiti, dallo sport alla politica, per sottolineare l’importanza di un approccio equilibrato e ponderato.

Il bisogno di equilibrare fretta e cautela è una necessità umana universale, che trascende epoche e culture.

In un mondo sempre più frenetico, “festina lente” ci ricorda l’importanza di pianificare le nostre azioni e di non lasciarci trasportare dall’impazienza.

Questo motto ci invita a concentrarci sulla qualità dei nostri risultati piuttosto che sulla velocità con cui li otteniamo.

Altre curiosità

Il brand di orologi Festina trae il nome proprio da questo motto, sottolineando la sua filosofia di coniugare precisione e stile.

L’immagine della tartaruga con la vela è stata ripresa e reinterpretata da numerosi artisti nel corso dei secoli, diventando un’icona dell’arte e della cultura occidentale.

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Pseudonimo e nome’darte: conosci le differenze? https://cultura.biografieonline.it/pseudonimo-nome-d-arte-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/pseudonimo-nome-d-arte-differenze/#comments Sun, 18 Aug 2024 20:34:03 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42299 Capita di utilizzare nella lingua italiana le parole pseudonimo e nome d’arte attribuendo loro il medesimo significato. Tuttavia esistono delle differenze importanti. Le spieghiamo di seguito.

pseudonimo e nome d'arte - differenze

Pseudonimo

È un nome di fantasia scelto da un autore per nascondere la propria identità reale.

Lo scopo dello pseudonimo in questo caso è quello di proteggere la privacy, creare un’immagine artistica specifica o dissociare l’autore da opere precedenti.

Richiede una approvazione ufficiale da parte di enti come la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).

Lo pseudonimo sostituisce completamente il nome e cognome dell’autore in tutti i documenti ufficiali legati alla sua produzione artistica.

In Italia il regolamento SIAE prevede che si possa richiedere un nuovo pseudonimo solo dopo 4 anni dall’attribuzione del precedente.

Nome d’arte

A differenza dello pseudonimo, il nome d’arte è un nome diverso dal nome anagrafico con cui un artista è conosciuto dal pubblico.

Lo scopo è quello di creare un’identità artistica distintiva e facilmente riconoscibile.

Esso non richiede un’approvazione ufficiale, ma è sufficiente dimostrare di essere effettivamente conosciuto con quel nome nel mondo artistico.

Può essere utilizzato in parallelo al nome anagrafico, spesso indicato come “nome civile” o “all’anagrafe”.

Nel caso del nome d’arte, la SIAE in Italia ne prende semplicemente atto.

Alcuni esempi

  1. George Orwell, autore di 1984 e La fattoria degli animali, è lo pseudonimo di Eric Arthur Blair (nome anagrafico).
  2. François-Marie Arouet scelse lo pseudonimo Voltaire con il fine di poter esprimere le sue idee filosofiche e politiche in modo più libero, senza rischiare ritorsioni.
  3. Amantine Aurore Lucile Dupin adottò lo pseudonimo maschile di George Sand per poter pubblicare i suoi romanzi senza subire le discriminazioni che le donne scrittrici subivano all’epoca.
  4. Elena Ferrante è una scrittrice italiana la cui l’identità è ancora oggi un mistero; il suo pseudonimo contribuisce a creare un alone di fascino intorno alla sua figura. Ne abbiamo parlato nell’articolo sulla sua opera più celebre: L’amica geniale.
  5. Anche Banksy, in ambito artistico, è un personaggio di cui non si conosce l’identità.
  6. Madonna è il nome d’arte scelto da Louise Veronica Ciccone.

Perché è importante distinguere tra nome d’arte e pseudonimo

Entrambi servono a identificare l’autore di un’opera e quindi a tutelarne i diritti.

Comunicazione con il pubblico: aiutano a costruire l’immagine di un artista e a creare un legame con il pubblico o la propria cerchia di fan.

Aspetti legali: la scelta tra pseudonimo e nome d’arte può avere implicazioni legali, soprattutto in ambito contrattuale.

Quando scegliere uno o l’altro?

Si sceglie uno pseudonimo quando si vuole mantenere l’anonimato, se si vuole dissociare opere diverse o se si vuole creare un’immagine artistica completamente diversa dalla propria persona.

Si sceglie un nome d’arte quando si vuole creare un’identità artistica forte e riconoscibile, ma senza nascondere completamente la propria identità.

Nelle altre lingue

Analogo significato di pseudonimo e nome d’arte ha l’espressione inglese nickname, letteralmente traducibile con soprannome oppure nomignolo.

In ambito letterario e giornalistico a volte si usa l’espressione francese nom de plume – letteralmente nome di penna.

Nella lingua inglese si utilizza anche l’acronimo a.k.a. che significa also known as – letteralmente conosciuto anche come.

Lo stesso significato e lo stesso uso di a.k.a. viene assunto dalla parola latina alias – da alias vices che significa altre volte.

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Cerchi olimpici: qual è il significato dei loro colori? https://cultura.biografieonline.it/colori-cerchi-olimpici/ https://cultura.biografieonline.it/colori-cerchi-olimpici/#comments Mon, 29 Jul 2024 06:53:27 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9359 I cinque anelli colorati e intrecciati su fondo bianco costituiscono il simbolo e la bandiera del Comitato Internazionale Olimpico (CIO). Inizialmente, la disposizione dei cerchi era differente da quella attuale: si trovavano tutti e cinque allineati orizzontalmente, come gli anelli di una stessa catena. Ad ogni cerchio corrispondeva un colore e di conseguenza un continente: blu per l’Oceania, nero per l’Africa, rosso per le Americhe, verde per l’Europa e giallo per l’Asia.

Sul Manuale Olimpico Ufficiale fino al 1951 era riportata un’associazione tra colori dei cerchi e continenti. L’associazione è stata poi ritirata dal CIO e dunque formalmente non è più ufficiale; è rimasta comunque un’associazione mentale nel sentire comune.

 

Bandiera olimpica (I cinque cerchi olimpici)
Qual è il significato dei cinque colori dei cerchi olimpici

Pierre de Coubertin, ideatore dei Giochi Olimpici Moderni, scelse lui stesso questi cinque colori aggiungendoli al bianco dello sfondo, perché all’epoca rappresentavano tutti i colori usati nelle bandiere mondiali.

In questo modo la bandiera olimpica, raffigurante i cinque cerchi su sfondo bianco, ha iniziato a rappresentare tutte le nazionalità della Terra.

«La Bandiera Olimpica ha un fondo bianco, con cinque anelli intrecciati al centro: azzurro, giallo, nero, verde e rosso. Questo disegno è simbolico; rappresenta i cinque continenti abitati del mondo, uniti dall’Olimpismo; inoltre i cinque colori sono quelli che appaiono fino ad ora in tutte le bandiere nazionali.»

Pierre de Coubertin, 1931

 

La bandiera olimpica

La bandiera con i cinque cerchi apparve per la prima volta nell’anno 1913, nell’intestazione di una lettera scritta da Pierre De Coubertin.

I cerchi furono disegnati e colorati direttamente da lui stesso.

Sempre in quell’anno, il nuovo simbolo venne riportato e descritto nel numero di agosto della “Rivista Olimpica”.

La bandiera olimpica con i suoi cinque cerchi, fu presentata ufficialmente nel 1914 al Congresso Olimpico di Parigi, simboleggiando gli ideali di fratellanza e universalità che per il periodo storico erano una proposta molto innovativa; ciò  va considerato nel contesto storico: l’inizio del XX secolo viveva in un clima mondiale sempre più teso e segnato da fortissimi nazionalismi.

I cerchi olimpici oggi

Attualmente l’uso del logo dei “cinque cerchi” è severamente regolamentato dal CIO.

Infatti possono essere usati solo come parte dei loghi e dei segni distintivi dei Comitati Olimpici Nazionali (in Italia il CONI), dei Comitati Organizzatori dei Giochi Olimpici, dalla città svizzera di Losanna.

Quest’ultima, in quanto sede del CIO, può esser definita a tutti gli effetti con il titolo di città olimpica.

Possono essere usati anche da tutte quelle città che si propongono di ospitare le Olimpiadi, perché entrate così di diritto nell’elenco delle città candidate.

Infine, dal punto di vista commerciale, possono essere usati dai network radiotelevisivi che hanno ottenuto i diritti di trasmissione, così come dagli sponsor e partner del CIO.

Curiosità: conosci la differenza tra l’aggettivo olimpico e olimpionico?

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