Design Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/arte/design/ Canale del sito Biografieonline.it Sat, 12 Feb 2022 19:15:14 +0000 it-IT hourly 1 Pago-Pago, vaso di design https://cultura.biografieonline.it/pago-pago-vaso-di-design/ https://cultura.biografieonline.it/pago-pago-vaso-di-design/#respond Sat, 12 Feb 2022 19:08:52 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38454 Il vaso Pago-Pago fu ideato e disegnato da Enzo Mari alla fine degli anni’60.

Venne prodotto dall’azienda Danese fra il 1969 e il 1994; in seguito venne prodotto da Alessi dal 1997 al 2000.

Il vaso è una delle dimostrazioni più interessanti di praticità ed eleganza.

Pago-Pago vaso
Pago-Pago vaso

Pago Pago (che si pronuncia: Pango Pango) è anche il nome di un villaggio nonché capitale delle isole Samoa Americane.

La praticità

È pratico perché ha due imboccature:

  • una più grande per accogliere un mazzo di fiori, più consistente;
  • una più piccola per poter inserire un mazzetto più contenuto.

Le due imboccature sono unite da un’unica struttura che permette di girare il vaso per la doppia funzionalità, ma anche di produrlo con un solo stampo, formato da due parti.

Il materiale

Il materiale con cui è realizzato è lo stesso dei mattoncini Lego (invenzione di Ole Kirk Kristiansen): si chiama ABS e permette una certa duttilità per la creazione di prodotti con linee particolari.

L’eleganza

L’eleganza, invece, appartiene alla fantasia del suo creatore, Enzo Mari. Ma appartiene anche alla fantasia di coloro che lo acquistano: viene infatti utilizzato in contesti casalinghi, oppure come oggetto estetico da inserire in un arredamento particolare.

Il vaso Pago-Pago è stato prodotto in colori diversi:

  • verde,
  • viola,
  • giallo,
  • bianco,
  • nero.

Anche se non tutti sono d’accordo nel considerarlo un vaso particolarmente bello o elegante, per il mio gusto invece è un oggetto molto particolare, dall’eleganza curiosa; di certo è diventato un oggetto da collezione, perché simbolo del design degli anni ’70.

Video dal sito: www.fulviocaporale.com

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Il telefono Rialto, oggetto di design di Giorgetto Giugiaro https://cultura.biografieonline.it/telefono-rialto-design-giugiaro/ https://cultura.biografieonline.it/telefono-rialto-design-giugiaro/#respond Wed, 09 Feb 2022 12:04:29 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=38451 Il telefono Rialto fu disegnato da Giorgetto Giugiaro negli anni ’70. La Siemens lo produsse e la SIP (Società Italiana per l’Esercizio delle Telecomunicazioni) lo installò in Italia. Il suo disegno ricorda il ponte di Rialto a Venezia. Le sue linee eleganti e precise lo rendono un apparecchio comodo, utile e funzionale sia nell’ambiente domestico che negli uffici.

Telefono Rialto Phone design Giugiaro
Un esempio di telefono Rialto, di colore verde

Telefono Rialto: oggetto cult e di design

Di fatto oggi il telefono Rialto è considerati un gioiello del design degli anni Settanta.

Ci ricorda la bellezza dei telefoni fissi che oramai sono stati ampiamente superati dagli smartphone, ma che rappresentano un ricordo del passato; sono tuttavia anche un concetto di eleganza e intelligenza pratica per il presente.

In fondo ogni oggetto ci ricorda un pezzo di storia personale; più ampiamente ci permette di guardare ad un passato che incredibilmente è vicino a noi.

A casa e in ufficio

Il telefono fu prodotto in diversi colori; tra le sue caratteristiche c’è il meccanismo a rotella per la composizione dei numeri.

Il design è pratico, bello, elegante; si sposa con gli arredi della casa ma può trovare anche una sua funzionalità negli uffici proprio per la comodità delle sue forme.

Il designer Giorgetto Giugiaro è nato a Garessio (Cuneo) il 7 agosto 1938. La sua famiglia di origine è ricca di artisti. Il bisnonno Paolo, il nonno Luigi e il padre Mario erano pittori, affrescatori di chiese e palazzi e musicisti. Sono numerosi i suoi contributi in carriera al mondo del design automobilistico.

Video

Video a cura di www.fulviocaporale.com

Sul tema dei telefoni abbiamo raccolto diverse frasi, alcune molto divertenti, qui: frasi sui telefoni.

Altri telefoni di culto

Altri telefoni di cui abbiamo parlato in precedenti articoli:

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Poltrona Paimio (Poltrona 41), opera di Alvar Aalto del 1931 https://cultura.biografieonline.it/poltrona-paimio-design-alvar-aalto/ https://cultura.biografieonline.it/poltrona-paimio-design-alvar-aalto/#respond Thu, 22 Apr 2021 10:14:28 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33207 Nel 1931 l’architetto finlandese Alvar Aalto realizza tutti gli arredi per il sanatorio di Paimio, in Finlandia. In questo contesto realizza uno dei suoi oggetti di design più celebri: la Poltrona Paimio. Nel mondo e nella storia del design, essa è indicata anche come Poltrona 41, oppure Sedia per il Sanatorio di Paimio. Scopriamo di seguito perché è celebre.

Poltrona Paimio - Poltrona 41 - design Alvar Aalto (1931)
Sedia Paimio – Poltrona 41 (design: Alvar Aalto, 1931)

L’architetto e designer

Hugo Alvar Henrik Aalto è già un architetto di successo quando intraprende questo progetto. Da quindici anni ha messo in discussione molti canoni del design classico, in particolare dal Nord Europa. Ma il suo lavoro consiste soprattutto nella scelta di materiali che possano raggiungere elevati standard di razionalità con un’estetica aggraziata e pulita. Coglie la necessità di costruire, intorno alle esigenze delle persone, un contesto utile e accogliente.

Foto di Alvar Aalto

Poltrona Paimio: la scelta dei materiali e delle tecniche

In questo caso nel sanatorio di Paimio i malati devono trovare mobili che nella loro funzionalità siano anche gentili e aggraziati, proprio per accogliere i loro corpi sofferenti. Il lavoro sui materiali è uno degli aspetti del progetto. Alvar Aalto conosce le tecniche di esperienza tedesca nell’utilizzo del tubo d’acciaio, ma ritiene che la freddezza del materiale non si addica al suo scopo.

Pertanto sceglie un materiale più caldo: il legno di betulla. Esso si presta bene alla lavorazione. Il problema principale è riuscire a creare il giunto fra elementi verticali e orizzontali. Per risolvere questo problema si affida agli adesivi realizzati con la caseina e alla lavorazione di inserti lamellari.

Grazie a queste tecniche riesce a realizzare uno dei suoi capolavori: la poltrona con braccioli, struttura in legno di betulla e seduta e schienale in compensato (un unico foglio leggero e resistente) che verrà ricordata come la Poltrona per il sanatorio di Paimio.

Questa poltrona è un geniale dialogo fra forme resistenti e postura accogliente, gentile, piegata alle esigenze del malato.

La seduta è essenziale, facile da pulire e rende il contatto con il corpo gentile, delicato e gradevole.

Gli anelli sagomati in legno di betulla fungono da struttura portante e da braccioli.

Altri dati e curiosità

Aalto ha realizzato per il sanatorio di Paimio tutto l’arredo, sia fisso che mobile. La produzione in serie della cosiddetta Poltrona 41 è iniziata nel 1932: vennero introdotte delle asole nella seduta per migliorarne l’elasticità.

Informazioni tecniche

Poltrona per il sanatorio di Paimio, 1931. Esecuzione Huoneklu-ja Rakennustyotehdas.

La poltrona è realizzata con legno di betulla laminato e curvato. Aalto sceglie una curvatura a freddo la quale sfrutta la naturale umidità della betulla.

Questa sedia fa parte della collezione permanente del MoMA di New York e del Museo del design finlandese di Helsinki.

Poltrona Paimio: storia e commento video

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Telefono Grillo: breve storia di un’icona di design italiano https://cultura.biografieonline.it/telefono-grillo-storia/ https://cultura.biografieonline.it/telefono-grillo-storia/#comments Tue, 18 Aug 2020 16:45:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29979 Il Telefono Grillo è oggi un oggetto di design vintage. A progettarlo fu Marco Zanuso nel 1965. Venne poi prodotto in Italia su larga scala dall’azienda multinazionale tedesca Siemens dal 1966.

Telefono Grillo: da dove deriva il nome

Il suo nome deriva dal ronzio che emette quando avverte di una chiamata in arrivo.

Questo telefono di design, con la sua forma moderna portò una rivoluzione per quegli anni. Ne raccontiamo di seguito la storia e le caratteristiche. Ma prima parliamo del suo inventore.

Telefono Grillo: un modello dal design rosso, chiuso e un modello in colore bianco, aperto
Telefono Grillo: un modello rosso (chiuso) e un modello in colore bianco (aperto)

L’idea e la filosofia di Marco Zanuso

Marco Zanuso fu un famoso architetto e designer milanese (14 maggio 1916 – 11 luglio 2001). Durante i primi anni ’60 inizia una interessante e proficua collaborazione con l’azienda Brionvega, specializzata nella produzione di apparecchi radiotelevisivi. Zanuso progetta alcuni oggetti di uso comune che forzano il linguaggio e le asperità tecnologiche, per piegare gli oggetti ad un uso domestico pratico e piacevole.

I suoi oggetti sono belli ma anche pratici e devono servire a questo scopo: utilità e bellezza nelle forme, per arredare la casa, sì, ma anche per essere ammirati e guardati oltre la loro utilità.

Marco Zanuso
Marco Zanuso

La tecnologia e l’estetica

La ricerca di Zanuso e di Richard Sapper, suo collaboratore, ha avuto lo scopo di dialogare con le tecnologie al fine di trovare una sintesi comune, in cui la tecnologia incontra le necessità dell’oggetto e viceversa.

La tecnologia deve incontrare le necessità dell’ambiente in cui l’oggetto viene inserito. Una tecnologia quindi che Zanuso con perizia e senso del gusto addomestica affinché si adatti al contesto estetico della casa.

Telefono Grillo: un’icona di design

Proprio grazie a queste intuizioni nasce un oggetto iconico e dal design intrigante, comodo e perfettamente accomodante nel contesto domestico. Si tratta proprio del telefono Grillo, prodotto nel 1966 dalla Società Italiana Telefoni Siemens.

Il telefono Grillo è un po’ la sintesi della filosofia di Zanuso.

Telefono Grillo bianco & nero, black & white

E’ un oggetto piccolo che si distende sulla mano e che si apre come una scatolina, dentro alla quale troviamo il disco combinatorio, il microfono e l’altoparlante. Il telefono Grillo è dotato di un design essenziale, bello e pratico.

L’idea di fondo dunque è sempre quella di poter collocare l’oggetto nel contesto della casa affinché, la tecnologia segua le necessità della bellezza e del design. La componentistica del telefono, infatti, è ridotta proprio per sviluppare un apparecchio che sia ergonomico, non ingombrante e facilmente utilizzabile.

Il telefono ebbe da subito un ottimo successo e venne prodotto in diversi colori. La colorazione e l’impiego sempre maggiore della plastica erano sono elementi che troviamo peraltro in diversi altri celebri oggetti di design dell’epoca, come ad esempio il Mangiadischi Minerva GA 45 Pop, oppure – per citare un oggetto concorrente e precursore del Grillo – il telefono Cobra.

Il telefono Grillo vinse nel 1967 il Premio Compasso d’oro, riconoscimento assegnato dall’ADI (Associazione per il disegno industriale), che riconosce e valorizza la qualità del design italiano.

Pubblicità vintage del telefono Grillo

Telefono Grillo: pubblicità vintage
Telefono Grillo: due pubblicità vintage

Nelle due pubblicità riportate in foto – tratte da riviste dell’epoca – si nota come anche la comunicazione commerciale sottolinei gli aspetti di cui abbiamo parlato.

Nella prima vengono promossi i nuovi colori e si fa riferimento all’emozione di arredare l’appartamento con un’idea innovativa: “la prima idea per il vostro nuovo appartamento”.

Nella seconda pubblicità si sottolinea la praticità: “il telefono in palma di mano”.

Il testo recita inoltre:

Simpatico, comodo, il più piccolo del mondo. Di linea così moderna… un tocco di stile in ogni ambiente. E’ fatto per la spina del vostro angolo preferito. Chiedetelo alla SIP.

Nota

La SIP – Società Italiana per l’Esercizio Telefonico – era la principale azienda di telecomunicazioni italiana, attiva dal 1964, proprio negli anni in cui è nato il telefono Grillo. Venne poi trasformata in Telecom Italia trent’anni dopo.

Commento video

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Swatch: orologio di successo, moda e storia di un oggetto di design https://cultura.biografieonline.it/swatch-storia/ https://cultura.biografieonline.it/swatch-storia/#respond Thu, 13 Aug 2020 08:20:26 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29977 L’orologio Swatch fu inventato nel 1983. Fu la risposta di una società svizzera al successo degli orologi giapponesi che avevano conquistato il mercato a basso costo. Il successo fu subito immediato. Il primo anno vennero venduti un milione di pezzi, mentre il secondo anno la Swatch ne piazzò sul mercato quasi dieci milioni! Si creò una vera e propria moda: il quinto anno gli orologi in circolazione ad appassionare giovani e adulti erano cinquanta milioni. Così il successo divenne mondiale e la Svizzera si riprese, almeno in parte, il primato dell’esportazione di orologi.

Alcuni modelli Swatch degli anni '80
Alcuni modelli Swatch degli anni ’80

Swatch: perché l’orologio ebbe un successo così eclatante?

Molte sono le ragioni dell’esplosione della moda degli Swatch. Innanzitutto, il fattore tecnico. L’azienda Swatch, sfruttando la tecnica ad iniezione della plastica e dunque la sua malleabilità, inserì tutti i componenti meccanici e tecnologici all’interno del quadrante plastificato dell’orologio. E lo fece utilizzando meno componenti: passò infatti dai 91 componenti di un classico orologio al quarzo, a 51 pezzi. Ciò lo rese un orologio economico, funzionale e a basso costo.

Proprio il prezzo è stato uno dei protagonisti del suo successo.

Il fatto che lo Swatch non costasse molto, ha permesso ai suoi produttori di accedere a tutti i mercati: alti, bassi, medi, per collezionisti e amatori.

La filosofia fu quella di creare un oggetto di design dallo stile casual, divertente e – come detto – relativamente economico.

Inoltre, ed è una caratteristica fondamentale dell’orologio Swatch, la quantità di serie, collezioni, e pezzi messi in vendita ha sviluppato un rapporto nuovo con l’orologio da polso.

Il rapporto del consumatore con l’orologio

Il consumatore viene stimolato ad acquistare diversi orologi che possono seguire le mode del momento, gli umori, l’agenda degli appuntamenti, le stagioni, il desiderio di accoppiare un orologio specifico con un abito particolare o semplicemente per sfoggiare la propria collezione.

Lo Swatch, orologio di culto e da collezione, divenne così un altro modo per misurare il tempo, grazie ad una forma classica: cassa rotonda con spigoli arrotondati, cinturino colorato, che però presentava proposte, interpretazioni, forme di marketing nuove (anche aggressive), innovative e diversificate. All’interno del quadrante, infatti, venne inserito un foglio di carta ritagliato composto da colori, significati, idee e proposte artistiche innovative che vennero fin da subito molto apprezzate dal pubblico.

Alcuni Swatch esposti in un negozio

Il fatto poi che la Swatch lanciasse ogni sei mesi nuove collezioni creò un rapporto innovativo sia con i collezionisti amanti degli orologi, sia con la gente comune; anche chi era abituato a comprare solo un orologio e a sostituirlo nel caso si rompesse, si è fatto coinvolgere dal marketing aggressivo e spregiudicato della casa di produzione svizzera.

In fondo la Swatch ha creato un oggetto intercambiabile con un prezzo basso influenzando in questo modo il rapporto fra consumatore, organizzazione del tempo e senso estetico dell’oggetto orologio.

E voi ne avevate uno? Scrivetelo nei commenti in fondo.

Video

Alcune curiosità

  • La prima collezione di 12 modelli Swatch fu presentata il 1º marzo 1983 a Zurigo, in Svizzera.
  • Nel 1991 venne raggiunto il record di oltre 100 milioni di orologi venduti.
  • Swatch introdusse l’idea di associare gli orologi ad artisti famosi, come ad esempio Paul Klee, Keith Haring, Jean-Michel Folon, Sam Francis, Pierre Alechinsky, Mimmo Paladino.
  • Nonostante oggi le vendite siano calate, il Gruppo Swatch resta l’azienda per orologi più grande del mondo: negli anni ha acquisito molti marchi di lusso svizzeri tra cui Omega, Longines, Tissot, Pierre Bal-main, Flik Flak.
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Accendino Bic: la storia di un’invenzione di successo https://cultura.biografieonline.it/accendino-bic-storia/ https://cultura.biografieonline.it/accendino-bic-storia/#comments Mon, 10 Aug 2020 19:47:37 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29971 Ne 1973 il marchese Marcel Bich ebbe un’intuizione geniale, che lo portò a inventare l’oggi celebre Accendino Bic. Allo scopo di consolidare il suo impero imprenditoriale, nato dall’idea di trasformare la penna a sfera inventata da Biró in una penna per tutti gli utilizzi quotidiani, immaginò un accendino usa e getta.

accendino Bic, accendini Bic
Accendini Bic

Accendino Bic: l’idea

All’inizio degli anni ’70 Bich decise di acquistare l’azienda francese di accendini Flaminaire. La sua idea era quella di sviluppare un accendino usa e getta che facesse concorrenza ai poco pratici fiammiferi di legno e agli accendisigari che invece erano costosi e ingombranti.

Da qui l’idea di utilizzare un accendino già in uso, modificarlo con una carica di benzina non sostituibile e dotarlo di un sofisticato meccanismo di accensione.

i componenti di un accendino Bic
I componenti di un accendino: ogni accendino che esce dalla fabbrica deve superare almeno 50 controlli

Icona di design

Il successo fu strepitoso e l’accendino Bic divenne un’icona con il suo design ellittico, semplice e maneggevole. Ci sono diverse versioni oggi dell’accendino Bic: la piccola, la media e il formato normale che permettono comunque un utilizzo comodo dell’accendino usa e getta.

Dopo la sua produzione di massa, l’accendino divenne un successo mondiale consacrando il suo inventore Marcel Bich e permettendogli di veleggiare fra i grandi industriali europei.

L’accendino divenne un’icona e un oggetto da collezione, tanto che sia il MoMA di New York sia il Centre  Georges Pompidou di Parigi ne conservano alcuni esemplari come oggetti iconici e di design.

Marcel Bich

L’imprenditore Marcel Bich era originario di Chatillon (Aosta). Il suo cognome era scritto con l’acca finale ma quando si trasferì in Francia fece togliere l’ultima lettera. Bich in francese significa cerbiatta, un’associazione non tanto gradita al barone.

Egli preferì un suono più secco rispetto a quello che avrebbe avuto il suo cognome letto con l’acca finale.

Marcel Bich

Accendino Bic: storia e commento video

Quanto costa?

Si calcola che ogni giorno vengano venduti 6 milioni di esemplari!

Di seguito un esempio da Amazon.

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Mangiadischi Minerva GA 45 Pop, del designer Mario Bellini https://cultura.biografieonline.it/mangiadischi-minerva-mario-bellini/ https://cultura.biografieonline.it/mangiadischi-minerva-mario-bellini/#comments Fri, 07 Aug 2020 15:20:38 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29968 Il mangiadischi GA 45 Pop Minerva è stato lanciato sul mercato nel 1969. Disegnato da Mario Bellini, si tratta di un giradischi portatile. E’ un lettore di dischi in vinile, 45 giri. Questo mangiadischi ha rappresentato il desiderio di avere a portata di mano uno strumento bello, utile ma al contempo frivolo per ascoltare la musica preferita in qualsiasi luogo.

Mangiadischi Minerva GA 45 Pop, Bellini
Il mangiadischi Minerva GA 45 Pop, Bellini

Senza fili ma solo a batteria, il mangiadischi permetteva una certa duttilità: era disegnato come una borsa da passeggio riprendendo l’archetipo di un oggetto utile, ma anche bello da vedere.

Era composto da 3 elementi essenziali:

  • la struttura in plastica;
  • la maniglia per trasportarlo comodamente;
  • il vano batterie posto alla base per dare equilibrio all’ oggetto.

Si poteva appoggiare il Mangiadischi Minerva GA 45 Pop ovunque; non era pesante.

In breve divenne un prodotto diffusissimo proprio per queste sue caratteristiche fondamentali.

In fondo il mangiadischi esaudiva una serie di desideri che alla fine degli anni ’60 non erano tanto diversi dai desideri dei consumatori d’oggi: avere un oggetto piccolo, servizievole, comodo, da usare in ogni luogo e che portasse con sé allegria, svago, divertimento.

Una pubblicità dell'epoca del mangiadischi Minerva
Una pubblicità dell’epoca. Il testo recita così: SIAMO ARRIVATI ULTIMI ma abbiamo realizzato un giradischi automatico diverso. Diverso per il suo disegno industriale, per le sue dimensioni, per la sua qualità. E a un prezzo da non creare problemi. Arrivare ultimi così – è in pratica arrivare primi. MINERVA

Mangiadischi Minerva GA 45 Pop: il suo inventore, Mario Bellini

L’inventore, Mario Bellini, è un designer e architetto italiano, nato a Milano il 1º febbraio 1935. Con la sua genialità, utilizzò la tecnologia dell’epoca per soddisfare un bisogno comune, tuttavia riuscì a realizzare un oggetto che potesse durare nel tempo.

Mario Bellini
Mario Bellini

Oltre al celebre mangiadischi Bellini diede forma nel 1965 a Olivetti Programma 101, il primo Personal Computer della storia.
Altri oggetti celebri per il loro design ideati da Mario Bellini, successivi al Minerva, sono il Kar-a-sutra, nel 1972, e la Olivetti ETP 55 nel 1987. Il primo è un concetto di disegno industriale applicato alle automobili, precursore delle moderne monovolume; la seconda è una macchina da scrivere elettronica.

Tornando al Mangiadischi GA 45 Pop, oggi viene ricordato con malinconia proprio perché rappresenta appieno la colonna sonora degli anni ’70 e ’80. Oggi è considerato un oggetto vintage ed è possibile trovarlo nei mercatini gestiti perlopiù da privati appassionati.

Minerva GA 45 POP, mangiadischi: video, storia e illustrazione

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Panton Chair (Sedia Panton), oggetto di design di Verner Panton https://cultura.biografieonline.it/panton-chair-sedia-design/ https://cultura.biografieonline.it/panton-chair-sedia-design/#respond Thu, 06 Aug 2020 16:51:51 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29966 Fra il 1959 e il 1960 Verner Panton, un famoso designer danese, realizzò il prototipo di una sedia monolitica, realizzata con un solo materiale, senza stacchi e giunture. L’oggetto di design porta il suo nome: Sedia Panton (Panton Chair).

Più un’idea che una sedia.

Panton Chair (Sedia Panton)
Panton Chair (Sedia Panton)

Il concetto astratto prese forma letteralmente dalle mani del suo inventore. Infatti Verner Panton, il prototipo della sua sedia, dovette crearlo da solo perché all’ epoca non esistevano resine capaci di realizzare un progetto tanto ardito.

Quando George Nelson per conto della Herman Miller (società statunitense di arredamenti e mobili per ufficio) vide la sedia, si pronunciò contrario alla sua realizzazione e fece naufragare il progetto.

Anni dopo, nel 1967, Rolf Fehlbaum distributore europeo della Herman Miller, decise di realizzare il progetto della Sedia Panton per il mercato europeo. Fu l’unico a credere in un progetto ardito, realizzabile anche grazie alle nuove resine che erano state portate sul mercato mondiale.

In particolare, la Herman Miller scelse le resine prodotte dalla Bayer e fece produrre la sedia dalla Vitra per il mercato europeo.

Panton Chair: la filosofia di un oggetto di design

La Panton Chair è una sedia forse non molto comoda ma iconica. Essa rappresenta un modo diverso di guardare gli oggetti.

Non è l’utilità il suo scopo principale, bensì quello di essere un oggetto bello, narrativo che va oltre l’uso comune degli oggetti.

In un certo senso con la Sedia Panton si intuisce che la società dell’epoca vuole avere oggetti moderni che abbiano una loro basica utilità ma che rappresentino anche un periodo. Dunque siano contemporanei con la loro bellezza e la loro rappresentatività.

Invasi dagli oggetti, ossessionati dalla loro presenza, sostituzione, acquisto, ritorno, gli oggetti inventano anche segni, simboli da osservare, ammirare e pensare.

Oggi in commercio

Ancora oggi si possono trovare sedie Panton acquistabili in negozi specializzati oppure orientati al design. Oppure, su Amazon.

Sedia Panton: video

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Ericofon, il Telefono Cobra: storia dell’oggetto di design di Ericsson https://cultura.biografieonline.it/ericofon-telefono-cobra-storia/ https://cultura.biografieonline.it/ericofon-telefono-cobra-storia/#comments Tue, 04 Aug 2020 14:09:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29942 L’Ericofon è un telefono anni ’50 celebre per il suo design futuristico. Prodotto da Ericsson, il Telefono Cobra – chiamato così per la sua forma – venne dotato di una tecnologia che all’epoca era di avanguardia. Scopriamo in questo breve articolo la storia dell’Ericofon. Più in fondo trovate anche un video di approfondimento.

Ericofon Ericsson, telefono Cobra
Ericofon Ericsson

Ericofon: la storia del Telefono Cobra

L’azienda svedese Ericsson fu fondata nel 1876. Il suo scopo principale era la riparazione di apparecchi per le telecomunicazioni. Nel giro di trent’anni divenne però una delle aziende più importanti nella produzione di apparecchi telefonici. Nel 1909 introdusse il telefono a forcella, uno dei progetti più famosi e che hanno contribuito a decretare il successo internazionale dell’azienda.

Un antico telefono a forcella Ericsson realizzato per France Telecom nel 1895

Paradossalmente però la Ericsson è ricordata soprattutto, ma non solo, per un telefono a colonna. Si tratta di un telefono senza cornetta munito di un piedistallo e di una forma ergonomica che ricorda il serpente: l’Ericofon. E infatti l’Ericofon, telefono senza cornetta, è conosciuto anche come telefono cobra, proprio perché la sua forma sinuosa ricorda il rettile che tipicamente si erge in verticale prima di attaccare.

E’ un telefono geniale.

Grazie all’inventiva di Hugo Blomberg, Ralph Lysell e Has Gösta Thames, l’Ericofon venne sviluppato in diversi colori fra il 1940 e il 1954, utilizzando la plastica, la gomma e il nylon. Tecnicamente perfetto, il telefono cobra è maneggevole e privo di qualsiasi orpello esterno.

Il disco per comporre i numeri è nascosto

Altra scelta geniale è stata quella di mettere il disco combinatorio per comporre i numeri alla base, dentro al piedistallo. In tal modo si ispirò un’operazione di scoperta visiva quella di un compratore che volesse capire dov’era l‘interruttore e il disco. Anche l’interruttore risolve una questione tecnica importante perché è posto alla base del telefono e scatta solo se il telefono viene alzato.

Il dettaglio della base, dove si nasconde il disco per comporre i numeri di telefono

Le scelte di rendere essenziali le forme, pratico l’utilizzo e bello l’oggetto hanno decretato il successo di questo oggetto. Negli anni ’60 e ’70 ha rappresentato un’intelligente fusione di design, bellezza e praticità.

Il telefono cobra Ericofon è stato prodotto in diversi colori. Il bianco è stato il colore più comune. Più rari sono stati il rosso, il verde e il giallo, che lo ha rappresentato in molti stili e scelte d’arredo.

Video commento

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Moka Bialetti: storia e curiosità di un celebre prodotto di design https://cultura.biografieonline.it/moka-bialetti-storia/ https://cultura.biografieonline.it/moka-bialetti-storia/#comments Sat, 01 Aug 2020 14:47:41 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29964 La Moka Bialetti è una caffettiera celeberrima. E’ un oggetto di design storico, che ha reso il disegno industriale italiano famoso in tutto il mondo. E’ presente tutt’oggi nella collezione permanente della Triennale di Milano e anche in quella del MoMA di New York. Prima di raccontare la storia di questa macchina per il caffè, facciamo un passo indietro.

Moka Bialetti caffè
Il caffè mentre esce nel bricco della Moka

Milano e il caffè espresso

Il caffè italiano ha una sua identità precisa e generalmente quando si parla di caffè espresso si pensa all’Italia. Tuttavia il caffè è originario del mondo islamico ed è in quei luoghi esotici sono nate le leggende della sua origine. Fu però in Italia, e più specificatamente a Milano, che nacque l’espresso.

Nel 1905 il caffè espresso veniva realizzato dalle macchine a caldaia Pavoni, le quali producevano, grazie all’ intervento di esperti operatori delle dosi concentrate di caffè che venivano consumate con la proverbiale tazzina.

Questi macchinari, per quanto all’ avanguardia, non potevano essere utilizzati nelle abitazioni domestiche perché erano ingombranti e di non semplice utilizzo.

Moka Bialetti: l’idea

Alfonso Bialetti ebbe l’idea, nel 1933, di realizzare una piccola macchinetta che permettesse ad ogni famiglia italiana – e non solo – di prodursi in casa un espresso buono ed economico. Bialetti apparteneva ad una famiglia che da generazioni lavorava il metallo. Fu in Francia che Alfonso imparò a lavorare l’alluminio, apprendendo la tecnica di fusione a conchiglia.

Imparati i segreti dell’alluminio Bialetti rientrò in Italia e nel 1908 aprì un suo laboratorio.

L’alluminio si trova in grandi quantità sul territorio nazionale e grazie alle posizioni del fascismo per quanto riguardava le esportazioni, l’alluminio fu per molto tempo un materiale che poteva avere a prezzi bassi. Il progetto di Bialetti che riprendeva le forme del déco, fu geniale.

L’imprenditore riuscì a realizzare una macchina ottagonale divisa in tre parti:

  • una caldaia per la raccolta e l’ebollizione dell’acqua;
  • un filtro;
  • un bricco in cui il caffè fluisce dopo essere stato riscaldato.
Le componenti di una Moka Bialetti
Le componenti di una Moka Bialetti

La Moka Bialetti viene tuttora venduta in tutto il mondo.

La sua fortuna è dovuta, oltre che alla genialità di Alfonso Bialetti, anche alla capacità del figlio Renato Bialetti di lavorare sull’esportazione e sulla comunicazione, pubblicità e marketing.

Bialetti: pubblicità d'epoca
Pubblicità d’epoca con l’omino coi baffi

L’omino coi baffi, simbolo storico della moka, fu un’invenzione di Paul Campani che nel 1953 lo disegnò per una campagna pubblicitaria che ha fatto epoca: è uno dei contenuti promozionali più ricordati quando si parla di Carosello. Già nel 1954 la Moka Bialetti veniva venduta in un milione di esemplari.

La storia della Moka Bialetti raccontata in un breve video

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