Oliveto (o Gli Ulivi), quadro di Vincent van Gogh

Fra il giugno e il luglio del 1889, Vincent van Gogh dipinge “Oliveto” (o Gli Ulivi). E’ un quadro dipinto mediante olio su tela di 72,5 x 92 cm. Attualmente è esposto a New York, al MoMA. Il motivo per il quale decide di dipingere questo soggetto è generato dal fastidio, e a tratti dalla rabbia, procurati da altre opere. Tra queste vi è il “Cristo nell’orto degli ulivi” di Paul Gauguin, così come i dipinti che hanno come soggetto scene tratte dai Vangeli di Emile Bernard. Van Gogh ritiene che queste opere siano troppo formali. Non gli piacciono e per questo motivo decide di realizzare alcuni dipinti dedicati all’oliveto di Getsemani, in cui Gesù Cristo passò alcune ore in tribolazione mentre i discepoli dormivano.

Gli Ulivi - Oliveto - Olive Trees - Van Gogh
Gli Ulivi (OlivetoOlive Trees) • Vincent van Gogh, 1889

Malgrado il periodo non fosse favorevole alla pittura en plein air, Vincent van Gogh andò avanti diverse settimane sperimentando in frutteti e oliveti la realizzazione del suo dipinto. In giugno dipinse l’opera, che possiamo ammirare in questo articolo, e che conferma il suo modo di vedere la natura.

Gli Ulivi di Van Gogh e la natura

Il lavoro lo aveva portato ad affrontare mille difficoltà. Il suo principale scopo era rappresentare la natura come la vedeva. Tuttavia, in fondo al suo lavoro, c’era sempre la certezza di non creare nulla di nuovo. Il suo operato era semplicemente quello di sbrogliare, di sciogliere, fra colori e forma, la natura. Natura che era già implicita con la sua forza trascinante, dentro al dipinto prima ancora che questo venisse ultimato.

In una lettera al fratello Theo van Gogh, il pittore spiega il motivo per il quale dipinge la natura.
Racconta che lui esagera, stravolge ciò che vede. Ritorna sui suoi passi ma, alla fine, si rende conto di non aver creato nulla di nuovo.

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Oliveto: analisi e commento del quadro

In questo dipinto, che rappresenta gli ulivi di un oliveto, il pittore, benché porti la rappresentazione formale in alcuni casi ai limiti, riesce a conservare comunque l’essenza di ciò che vede. I tronchi e i rami degli oliveti contorti fino allo spasimo. Le radici che quasi saltano fuori dal terreno. La terra che sembra tremare in uno sconvolgimento costante. Sono tutti elementi che tirano la realtà fino quasi al confine di ciò che può essere vero. Essi però non diventano mai altro. Rimangono sempre all’interno di un concetto della realtà che possiamo capire e vedere.

La dinamicità de Gli Ulivi di Van Gogh è un’altra chiave interpretativa, in cui i piani visivi si intersecano e rendono viva la scena. Non si tratta, comunque, solo di una rappresentazione di come Van Gogh vede e vuole vedere un oliveto. La sua è anche la ricerca, attraverso la pittura e il colore, di se stesso e, in questo caso, della sofferenza umana, benché speciale, di Gesù nell’oliveto e di un uomo da solo, mentre attraversa l’esperienza della vita terrena. L’oliveto che possiamo ammirare è tipico del sud della Francia dove all’epoca stava dimorando Van Gogh.

All’epoca la sua situazione mentale stava peggiorando. La consapevolezza di come la sfortuna e la sofferenza lo stessero perseguitando iniziava ad accentuare il suo pessimismo e il suo sconforto. Gli Ulivi di Van Gogh rappresentano anche ciò che il pittore stava vivendo, ma è in un certo senso secondario allo scopo che il pittore stesso si era prefissato. Il dipinto infatti vuole essere anche la dimostrazione di come il formalismo non serva a nulla, ma solo un’interpretazione profonda del rapporto fra uomo e natura abbia senso e sia compito dell’artista mostrarlo.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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