Lola de Valence, quadro di Manet: storia e analisi

Il dipinto Lola de Valence è uno dei capolavori che recano la firma del pittore francese Edouard Manet. Si tratta di un dipinto che mette in risalto tutta la passione dell’artista nei confronti della scena artistica spagnola. Osservando la produzione artistica di Manet ci si rende conto di quanta influenza abbia avuto su di lui la cultura iberica in generale. Inoltre i temi spagnoleggianti erano piuttosto in voga in quel periodo storico. L’opera Lola de Valence è oggi conservata presso il Musée d’Orsay di Parigi. Realizzata nel 1862 con la tecnica dell’olio su tela, misura 123 x 92 cm.

Lola de Valence
Lola de Valence (Manet, 1862)

Lola de Valence, storia e descrizione del quadro di Manet

Nel dipinto viene raffigurata una ballerina madrilena con un costume tipico andaluso. Lola sta per esibirsi in uno spettacolo e indossa una gonna ampia a balze con fiori rossi ricamati. Ha inoltre una mantella che le copre le spalle. La ballerina è in posa, con un piede davanti all’altro, ed in mano ha un ventaglio.

La protagonista del quadro è Lola Melea, una ballerina di successo amica di Manet. Il suo atteggiamento è sottolineato dallo sguardo che incrocia quello di chi osserva, dal busto ben eretto e rigido, dalla postura dei piedi. L’atteggiamento ricorda quello di un dipinto di Goya (Ritratto della duchessa de Alba in nero), raffigurante la nobildonna Maria Teresa Cayetana de Silva, duchessa de Alba.

Duchessa de Alba in nero - Goya - 1797
Duchessa de Alba in nero (Goya, 1797)

Oltre che al francese Daumier, anche questa volta – come per il quadro Il balcone – Manet si sarebbe ispirato all’artista iberico Goya (vi è un riferimento a Goya anche nel Ritratto a Émile Zola).

Critiche

Anche quest’opera di Manet, come diverse sue altre, è stata oggetto di critiche piuttosto aspre da parte degli esperti di arte. Questo quadro fu accolto piuttosto freddamente dal pubblico. Un critico in particolare, Paul Mantz, parlò addirittura di “arte non sana” e definì il dipinto “una caricatura di colore”.

Il dipinto di Manet raffigurante la ballerina spagnola in procinto di esibirsi per il suo pubblico piacque invece molto allo scrittore Charles Baudelaire, famoso scrittore dell’epoca, che scese in campo per difendere Manet dai numerosi e accaniti detrattori.

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Baudelaire restò così colpito dal dipinto Lola de Valenceda volergli dedicare alcuni versi.

Tra tutte le bellezze che ovunque si possono vedere
capisco bene, amici, che il desiderio oscilla

ma in Lola de Valence inatteso scintilla
l’incanto di un gioiello rosa e nero.
(BAUDELAIRE)

Anche questi furono però bersagliati dalla critica ufficiale, che non coglieva nella ballerina raffigurata da Manet l’incanto di cui scriveva Baudelaire. Anzi, il pubblico notò piuttosto una certa mascolinità nelle sembianze della Lola di Manet.

Il dipinto suscitò polemiche e scalpore anche per l’erotismo che la donna sembra trasmettere nella sua postura e nello sguardo.

I dettagli

Osservando attentamente il quadro, ci si accorge di quanto l’autore sia stato attento ai dettagli, soprattutto quelli riguardanti l’abbigliamento di Lola. La mantilla a contrasto con la vaporosa gonna a balze e il felice accostamento tra il fondo nero e i colori sgargianti dei vestiti, colpiscono in maniera particolare l’osservatore.

Nella “Lola de Valence” Manet utilizza una tecnica pittorica assai originale, in quanto non esiste “passaggio tonale”. Pare che questo elemento sia stato molto apprezzato dagli Impressionisti. Questi artisti infatti prediligevano, come lo stesso Manet, scene di strada e paesaggi realizzati stilisticamente nella maniera più “libera” possibile.

Lo sfondo

L’opera pittorica è ambientata dietro le quinte di un teatro, si intravede infatti sia il palcoscenico che un accenno di pubblico. Lo sfondo del quadro, originariamente nero, è stato poi ripreso da Manet, che vi ha aggiunto qualche cenno di persone sedute, in veste di pubblico che assiste.

Nel 1873 un cantante lirico, Jean-Baptiste Faure acquistò quest’opera di Manet: è possibile che in questa circostanza l’artista sia intervenuto ad aggiungere l’ambientazione teatrale al dipinto, che in origine aveva invece un fondo omogeneo. Il dipinto passò poi al Museo parigino del Louvre ed infine al Museo presso cui si trova oggi.

Giunto alla fine dei suoi anni, Manet dipinse soltanto fiori e nature morte. Si distaccò così dai temi “cari” all’Impressionismo di cui è stato un valido esponente.

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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