Intervista a Giorgio d’Ecclesia

Conduttore radiofonico presso Dimensione Suono Roma, giornalista, presentatore di eventi nazionali e autore di libri di settore, nonostante la giovane età Giorgio d’Ecclesia è diventato una delle voci – e delle menti, soprattutto – più innovative della scena radiofonica nazionale, per giunta versato nell’ambito della comunicazione da oltre dieci anni. Al suo nome è legato un progetto che, al momento, non sembra avere concorrenti sulla scena web nazionale. D’Ecclesia è, infatti, il responsabile e ideatore del sito internet Radiospeaker.it, da un paio di anni vero e proprio punto di riferimento per i professionisti e gli appassionati della radio in Italia.

Giorgio d'Ecclesia

Il portale è un mezzo importante per chiunque faccia o abbia intenzione di fare radio in modo professionale, offrendo inoltre strumenti adeguati e in costante aggiornamento a migliaia di appassionati di radio e di comunicazione in genere, i quali attraverso il sito hanno anche la possibilità di farsi conoscere e di promuovere il proprio lavoro. In un’intervista, il bravo conduttore radiofonico risponde ad alcune domande su Radiospeaker e su altre questioni legate al mondo della radio.

Andiamo subito al dunque. Cos’è Radiospeaker e perché è diventato il punto di riferimento dei professionisti e appassionati di radio in Italia? E, soprattutto, come nasce?

Radiospeaker.it nasce nel novembre 2009 per colmare un vuoto su internet: l’idea mi è venuta qualche anno prima, mentre muovevo i primi passi in radio come conduttore radiofonico, cercando informazioni e suggerimenti online. Notando la quasi totale assenza di informazioni e la mancanza di siti che racchiudessero contatti, corsi, suggerimenti, annunci di lavoro, libri e news sulla radio, ho pensato: quasi quasi lo faccio io. Inizialmente ho preso mouse e tastiera e ho creato una prima bozza grafica del sito da solo, ho raccolto qualcosa come 400 contatti di speaker radiofonici italiani e li ho messi online. E’ stato il primo di una serie di passi che tuttora stiamo facendo: al database con i contatti degli speaker poi, si è aggiunto quello dei fonici, dei giornalisti e delle radio italiane, un blog con le ultime news e le interviste sulla radio, una sezione dedicata agli annunci di lavoro in radio ed un mercatino digitale di compravendita di attrezzature. Subito dopo, sono arrivati i corsi di conduzione, giornalismo e regia radiofonica a Roma e Milano ed un E-book, diventato il primo Manuale per diventare Speaker Radiofonici Professionisti. Oggi non sono più solo, contiamo una squadra di quasi 20 persone.

Radiospeaker vive di pubblicità, come la tv, il web, la vecchia radio, gli antichi quotidiani, i periodici e gli eventi in genere? O è un progetto che può contare su altre risorse?

Radiospeaker.it non ha mai puntato troppo sulla pubblicità quanto sulla formazione e l’insegnamento. Al momento la nostra entrata principale deriva dai corsi di conduzione e giornalismo radiofonico, un campo in cui ci siamo specializzati e su cui abbiamo investito sempre di più. Solo negli ultimi mesi abbiamo avviato un percorso legato alla vendita diretta di banner pubblicitari sul sito: questo è stato possibile perché nel corso di questi due anni siamo riusciti ad individuare una nicchia di mercato molto precisa e di cui siamo diventati il punto di riferimento. Radiospeaker.it comunica ai professionisti e agli appassionati di radio, persone che usano strumenti legati alla produzione audio, alla trasmissione streaming, alla insonorizzazione e alla diffusione musicale. Gente che vive di radio e che usa i suoi strumenti ogni giorno. Si spera quindi che le aziende legate a questi settori si rendano conto che pubblicizzare i propri prodotti sul nostro sito vuol dire raggiungere una nicchia specifica, ben delineata e molto interessata ai loro strumenti. Dovendo fare pubblicità per un microfono ad esempio, penserei:”perché buttare l’amo nell’oceano, su un sito generalista, quando c’è un’oasi come Radiospeaker.it dove trovo tutti i miei clienti?”. Sono stato abbastanza convincente?

Quanto è cambiato il modo di fare radio ai tempi dei social network?

Direi che le differenze rispetto ad una decina di anni fa sono molte e quelle rispetto ad una ventina di anni fa sono moltissime. Prendiamo ad esempio la figura del conduttore radiofonico. Oggi Il conduttore radiofonico non deve solo avere una bella voce e parlare di musica, deve essere multimediale, interattivo e sempre più vicino all’ascoltatore. Una volta gli utenti comunicavano con il proprio speaker attraverso lettere e cartoline, a cui difficilmente seguiva una risposta, poi sono arrivati gli sms e anche in quel caso le risposte arrivavano raramente, talvolta attraverso telefonate in diretta radio. Oggi gli ascoltatori parlano, seguono e commentano tutto ciò che lo speaker dice in radio, attraverso le applicazioni di internet: Sito internet della radio, Blog personale del conduttore, Forum, Chat, Skype, Facebook, Fan page, Twitter, Myspace e tutte quelle applicazioni che permettono un’interazione Conduttore-Ascoltatore. Infatti il conduttore radiofonico di oggi, me compreso, non deve solo saper raccontare notizie interessanti ma le deve anche produrre. E’ diventato un “prosumer”, termine che unisce la parole “producer” e “consumer”: oltre a consumare contenuti che poi racconterà in radio, li produce attraverso la rete: articoli, notizie, video, post, argomenti da pubblicare su internet attraverso facebook, twitter, blog e gli altri mezzi a disposizione. Questa non è solo una qualifica in più per il conduttore, ma spesso è una condizione necessaria richiesta dalla direzione dell’emittente per alimentare traffico sul proprio sito internet, e quindi per incrementare gli introiti pubblicitari derivanti dal sito stesso.

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Le web radio. Funzionano? Sono il presente e il solo futuro pensabile per la radio in genere, oppure hanno già esaurito la loro spinta?

Le web radio al momento sono delle ottime palestre per aspiranti professionisti del settore, assolvono a quella fondamentale funzione che una volta avevano le piccole radio locali (che purtroppo sono in via di estinzione). Al momento però, le web radio non hanno ancora la forza necessaria per competere con le radio tradizionali in fm e questo per via di limiti strutturali, come il limite di banda: attraverso la linea internet si può comunicare ad un numero limitato di utenti contemporanei, non posso dirti di preciso il limite massimo raggiungibile, ma questo sicuramente non si avvicina ai 5, 6 milioni di ascolti raggiungibili dalle radio in fm. Le web radio potranno dettare le regole del futuro quando si verificheranno due condizioni: la banda internet diventerà sufficientemente “wide” da permettere l’ascolto contemporaneo per milioni di utenti e quando si diffonderanno le autoradio e le radio portatili con una connessione web integrata. Personalmente ascolto moltissima web radio attraverso il mio smartphone e a casa ho dei dispositivi radio che si collegano ad internet. La spinta delle web radio non si è esaurita, deve ancora arrivare.

Quanto è stretto e produttivamente promiscuo il legame tra web e radio in genere? Quali potenzialità, prospettive, insidie?

La radio ed internet si stanno simpatici. Li possiamo considerare un po’ come la nonna e il nipotino, si vogliono bene e c’è un profondo rispetto reciproco. Questo a mio avviso è dovuto al fatto che la radio è sempre stato considerato un mezzo autorevole, un mezzo dove si danno ancora dei contenuti validi ed interessanti e si è saputa adeguare al nuovo modo di comunicare, perché diretta ed immediata come internet. In radio la comunicazione non può essere appiattita da un paio di tette e non si possono mandare immagini forti o shoccanti. In radio si parla, si immagina, si ascolta, si riflette, l’ascoltatore resta in attesa finché un concetto o il racconto che il conduttore sta facendo non è concluso: come accade in un libro. Il sito internet di una radio è diventato in un certo modo la manifestazione visiva della radio stessa, dove il suono si completa con testi ed immagini.

Cinque qualità/aggettivi per uno speaker moderno, per resistere alla competitività, per restare a galla.

•    Umiltà /Umile
•    Personalità/ Personale
•    Competenza / Competente
•    Curiosità/ Curioso
•    Passione/ Appassionato

Dall’esplosione della televisione commerciale se ne decreta la morte, sia dal punto di vista giornalistico che dell’intrattenimento puro. Eppure, la radio sembra aver tenuto (talvolta anche meglio di altri media, come i giornali). Dopo l’avvento di internet, si è parlato di morte della tv e, ovviamente, anche della radio. Eppure, entrambe reggono. Che cosa significa? La radio esisterà sempre?

Da innamorato della radio, sono sicuro che non morirà mai. La nonnina scoppia di salute. I suoi punti di forza rispetto agli altri media sono diversi: è un mezzo poco invasivo perché non chiede al proprio utente di fissare uno schermo o una tv, non ha tastiere e mouse da gestire e pagine da sfogliare. Rispetto a Tv, Internet e giornali può essere “consumata” in qualsiasi momento della giornata mentre si svolgono contemporaneamente altre attività . Sembrerà strano ma al giorno d’oggi, in cui domina la frenesia e non troviamo più il tempo per informarci correttamente (leggere un giornale, guardare la tv o cercare informazioni su internet), la radio è il mezzo più moderno perché ci raggiunge ovunque e non chiede dedizione. Altro punto di forza fondamentale è la contemporaneità dell’informazione: il giornale ti da le notizie il giorno dopo, la tv ha dei tempi molto più dilatati (confezionare i servizi video, interrompere il programma in onda, trovare cameraman e giornalista pronti per la diretta), internet è abbastanza veloce ma presuppone che l’utente si trovi in quel momento collegato e a caccia di informazioni. La vecchia invece, ti informa mentre sei in auto, in doccia, in cucina, mentre fai jogging e ti offre informazioni proprio nel momento in cui le notizie nascono, senza distoglierti dalle azioni che stai compiendo. Gli ultimi sondaggi dicono che la radio conserva ancora una alto grado di autorevolezza rispetto ai giornali, ormai troppo politicizzati, e alla tv, ridotta ad un manipolo di vecchie e stanche facce rifatte. Un disco ed una voce che parla, così era e così sarà.

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