L’attentato a Indira Gandhi

Indira Gandhi fu uccisa il 31 ottobre del 1984 a Nuova Dehli (India) da due militari della sua guardia personale. L’attentato si svolse nel giardino della sua residenza. Indira Gandhi era Primo Ministro dal 1980, quando era ritornata al potere grazie alla maggioranza ottenuta alle elezioni del gennaio 1980, che videro il suo partito, il Congresso nazionale indiano (Indian National Congress), ottenere la maggioranza nel parlamento indiano.

Indira Gandhi fu uccisa a Nuova Delhi il 31 ottobre 1984
Indira Priyadarshini Gandhi (Allahabad, 19 novembre 1917 – Nuova Delhi, 31 ottobre 1984)

Indira era l’unica figlia di Kamla e Jawaharlal Nehru, il Primo Ministro dell’India. Prese il nome dal marito Feroze Gandhi, che non era in alcun modo imparentato con il Mahatma Gandhi.

Il giorno dell’attentato

Indira Gandhi stava scendendo i gradini che portavano al giardino della sua residenza quando le due guardie di etnia sikh, che si trovavano ai lati della scala, le spararono contro 33 pallottole, uccidendola sul colpo.

I primi tre colpi furono sparati da Beant Singh, uno dei militari di cui Indira si fidava di più, il quale impugnò la sua P 38, e le sparò al petto. Gli altri colpi, invece, furono esplosi da Satwant Singh, la seconda guardia del corpo, che sparò con la sua mitragliatrice contro la signora Gandhi colpendola al cuore, al petto e all’addome.

Pochi giorni prima il generale Kumar aveva consigliato Indira di rimuovere tutti i membri di etnia sikh dalla sua guardia personale. Indira aveva detto di no, e nel motivare la sua risposta confermò la sua volontà di unire il paese rispettando le diverse etnie, senza escludere nessuno.

In realtà il pericolo che Indira Gandhi correva era dovuto all’odio che i sikh le avevano dimostrato in più occasioni, soprattutto a causa delle repressioni che avevano subìto per opera dell’esercito indiano.

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Indira Gandhi
Indira Gandhi

Le cause e le conseguenze dell’attentato a Indira Gandhi

La causa principale dell’omicidio di Indira Gandhi fu la repressione che l’esercito indiano perpetrò contro i sikh all’inizio degli anni ’80. I sikh da diversi anni chiedevano l’indipendenza dello Stato del Punjab, territorio in cui erano la maggioranza.

Fra i vari episodi che videro i sikh scontrarsi contro le forze dell’ordine ci fu la tragedia del Tempio d’oro, in cui i militari uccisero e ferirono molti sikh che vi si erano rifugiati. Il Tempio fu bombardato e occupato il 2 giugno del 1984. Alla fine del mese i militari si ritirarono lasciandosi alle spalle centinaia di morti.

Dopo l’attentato l’India fu sconvolta da sommosse e tumulti e circa un migliaio di sikh vennero trucidati.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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