I figli dei nazisti, libro di Tania Crasnianski

Può il passato dei genitori influire sulla vita dei figli? E come reagiranno i figli di persone che hanno commesso, svolgendo il loro lavoro, i crimini più efferati quando conosceranno la verità sui loro padri? Padri che la sera mettevano a letto i figli, magari raccontandogli una favola. Dopo che avevano passato la giornata ad ordinare l’uccisione di bambini innocenti. Ma che ai loro occhi e per ordine del loro capo, il Führer – come dichiareranno al processo di Norimberga – erano solo colpevoli di essere ebrei. Come hanno reagito i loro figli una volta che sono cresciuti e hanno scoperto i crimini dei loro padri? E come hanno vissuto quando erano piccoli mentre i genitori affrontavano uno dei momenti più bui della storia del ‘900? A questi interrogativi risponde il libro di Tania CrasnianskiI figli dei nazisti”, pubblicato da Bompiani nel 2017 nella collana Overlook.

I figli dei nazisti - libro - Tania Crasnianski
Copertina del libro: I figli dei nazisti

Figli dei nazisti

L’autrice ha raccolto molti documenti d’archivio, stralci di interviste, biografie, documentari nei quali sono raccolte le testimonianze di molti figli dei gerarchi nazisti. Ragazzi che portano nomi entrati nella storia dell’orrore come Himmler, Göring, Mengele, Speer, Bormann, Hess, Frank e che quando i loro padri dirigevano il partito nazista e il Terzo Reich, erano ancora piccoli.

Sono tutti infatti nati fra il 1937 e il 1944 e hanno vissuto quel periodo in una protezione dorata, lontani dalla guerra e dalle atrocità che il Führer ha imposto all’Europa. Ma dopo che i loro genitori sono stati arrestati o sono morti, il peso del passato e delle colpe dei loro padri gli sono cadute addosso. Alcuni di loro hanno ripudiato i genitori, altri li hanno difesi, altri hanno cambiato la loro vita convertendosi all’ebraismo oppure hanno deciso di essere dimenticati. Quasi nessuno però ha deciso di cambiare nome. Hanno quasi tutti quindi conservato dei cognomi pesanti che si sono portati dietro per tutta la vita.

Il libro

Tania Crasnianski racconta con il piglio di un avvocato – questa è la sua professione – quali sono stati i comportamenti dei figli dei nazisti di fronte al peso della storia. Loro non sono entrati nella Storia, come i loro padri, perché troppo piccoli e quindi non hanno potuto condividere le loro scelte. Eppure in alcuni casi li hanno difesi. Come ad esempio il nipote di Göring, che in più di un’occasione ha dichiarato di essere fiero del cognome che porta. Oppure la figlia di Von Ribbentrop, ministro degli Esteri di Hitler, che ritiene il padre non solo un consigliere e diplomatico scaltro e intelligente, ma anche uno dei pochi ad essersi accorto quanto fosse pericoloso il comunismo.

LEGGI ANCHE  La luna e i falò (di Cesare Pavese): riassunto
Tania Crasnianski
Tania Crasnianski: franco-tedesca di origini russe, è nata a Grenoble, in Francia. E’ avvocato penalista presso la Corte d’appello di Parigi. Oggi vive tra Londra, la Germania, e New York. Questo è il suo primo libro.

La difesa dei padri

Gudrun Himmler, ad esempio, è arrivata a dichiarare che il padre era innocente, anche se quest’ultimo non ha potuto partecipare al processo di Norimberga. Si tolse la vita prima di entrare in aula. Sono quindi di più quelli che hanno difeso, in qualche modo, i genitori rispetto a quelli che li hanno rinnegati. Questo, forse, dipende dal fatto che nessuno di loro li ha visti come dei mostri, ma semplicemente come delle persone che svolgevano il loro dovere. Ma anche in questo caso è incredibile notare, leggendo il libro I figli dei nazisti, come la banalità del male, sia vista nella normalità del comportamento di chi si macchia di un tale crimine.

I figli dei nazisti - riassunto

Una riflessione

Primo Levi affermava che i mostri sono troppo pochi per poter creare dei problemi all’umanità, mentre le persone normali, che compiono nell’indifferenza efferatezze e crudeltà insopportabili, sono molte di più e sono davvero pericolose. In effetti ricordando il processo ad Adolf Eichmann, che si svolse in Israele e al quale partecipò Hannah Arendt – che poi scrisse il famoso libro La banalità del male –  non possiamo dimenticare la normalità scialba e la mediocrità triste dell’imputato che sembrava aver assolto al suo compito di pianificatore dello sterminio, senza aver mai riflettuto sul peso morale delle sue azioni e scaricando la colpa di quelle decisioni sui superiori.

Perché chi ha commesso atrocità talmente grandi, spesso si nasconde dietro alla sua incapacità di immaginare come le sue azioni possano incidere sulla vita delle persone. Perché non riesce e non vuole immaginare come le hanno vissute. Così i figli dei nazisti, anche quando hanno ripudiato i genitori, hanno dovuto cercare una scusa per separare il mostro dal padre, per poter accettare il proprio genitore, giustificandolo al di là di ciò che ha fatto.

I figli dei nazisti è un libro interessante perché ci permette di riflettere su come sia quasi inevitabile la rimozione, anche collettiva, del dolore e della colpa per cercare giustificazioni che portano quasi sempre all’oblio della memoria.

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: