Michelangelo Merisi tra la critica accademica e la Resurrezione di Lazzaro

Il biografo e pittore Giovanni Baglione relegò l’oscura figura del giovane Michelangelo Merisi (conosciuto come Caravaggio) in quella di presuntuoso, inquieto e indomabile artista senza legge con queste parole:

Michelangelo Amerigi fu uomo satirico e altiero; e usciva tal’ora a dir male di tutti li pittori passati e preseti per insigni che si fussero, poiché a lui parea d’aver solo con le sue opere avanzati tutti gli altri della sua professione. Anzi presso alcuni si stima aver esso rovinata la pittura, poiché molti giovani ad esempio di lui si dànno ad imitare una testa del naturale, e non studiando né fondamenti del disegno e della profondità dell’arte, solamente del colorito appagansi, onde non sanno mettere due figure insieme, né tessere istoria veruna, per non comprendere la bontà di sì nobil’arte …

Resurrezione di Lazzaro
La resurrezione di Lazzaro (un dettaglio dell’opera di Caravaggio).

Un commento comprensibile, per quanto veritiero, da parte di Giovanni Baglione che, a quanto ci narrano i fatti, fu gravemente umiliato dallo stesso Caravaggio qualche decennio prima.

La storia racconta che nel 1603 il dipinto conosciuto come la “Resurrezione“, opera dello stesso Baglione, fu esposto nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù, a Roma. L’opera provocò grande scompiglio tra gli artisti, tanto da condurre un nutrito gruppo di pittori, compreso Caravaggio, alla stesura di una serie di poemetti satirici estremamente volgari e offensivi nei confronti del biografo romano, poemetti nella quale il pittore veniva tacciato di essere un incapace.

Resurrezione - Giovanni Baglione
Resurrezione (Giovanni Baglione, 1603) – Parigi, Museo del Louvre

Baglione rispose all’offesa con una denuncia per diffamazione; questo non pose fine al legame quanto meno artistico che legava il pittore romano alla grande influenza dell’arte naturalistica caravaggesca sulla sua produzione pittorica.

L’arrogante spirito di libertà e l’immenso senso autodistruttivo furono le armi di cui si servì Michelangelo Merisi per opporsi alla staticità dell’ambiente romano. Caravaggio affrontò gli ostacoli e i limiti del tardo manierismo e del modello culturale fortemente influenzato dalla Renovatio Urbis promulgata da papa Sisto V. Si trattava di un modello culturale cupo, frenato e condizionato dal clima controriformista. Molti pittori giunsero nella città papale in cerca di gloria, scontrandosi con immensi riferimenti artistici come le stanze di Raffaello e la Cappella Sistina di Michelangelo Buonarroti.

LEGGI ANCHE  Giuditta e Oloferne (Caravaggio)

L’ambiente culturale brulicava di artisti promettenti, ma le nuove idee stentavano a farsi sentire, fino all’arrivo del giovane pittore milanese. Dopo la “congiura” sortita ai danni del biografo e pittore romano, Michelangelo Merisi realizzò anch’egli un dipinto concernente il tema della resurrezione.

La tela nota come la “Resurrezione di Lazzaro” venne realizzata dal Caravaggio nel 1609 su commissione del commerciante genovese Giovan Battista de’ Lazzeri per la chiesa dei Padri Crociferi di Messina.

Il Bellori scrive:

“Passando egli dopo a Messina […] dipinse nella chiesa de’ Ministri dell’Infermi, nella cappella de’ Signori Lazzari, la resurrezione di Lazzaro, il quale, sostentato fuori dal sepolcro, apre le braccia alla voce di Cristo che lo chiama e stende verso di lui la mano”.

Il dipinto raffigura in una chiave quantomeno “oscura” la resurrezione di Lazzaro, richiamando il famoso episodio evangelico ispirato proprio al cognome del committente.
In questo caso, una scena che nel generale panorama artistico viene presentata come uno spettacolo di gioia e speranza, come un trionfante inno alla vita, viene posta in un registro simbolico dalla valenza opposta: Lazzaro ancora morto non esprime nulla che lasci pensare all’atto della resurrezione, anzi le sue membra scure e il suo capo chino e sofferente lasciano credere che stia ancora lottando per la sopravvivenza.

Vocazione di San Matteo (Caravaggio)
Vocazione di San Matteo (opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio realizzata negli anni 1599-1600)

Lo sguardo placido e la gestualità del Cristo ricordano in maniera molto evidente il Cristo presente nella “Vocazione di San Matteo“, mentre le tonalità brune, la luce che taglia la tela in modo trasversale, illuminando tragicamente le figure presenti sulla scena, caratterizzano tutta la produzione di Caravaggio.

La “Resurrezione di Lazzaro”, come tutti i suoi grandi capolavori, riflette il temperamento fortemente inquieto di Michelangelo Merisi. Ogni sguardo rivolto sulla tela desta stupore e ammirazione per un genio che scontò sulla pelle i drammi di una vita randagia e difficile, vivendo quotidianamente il peso di un carattere intenso e riottoso.

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Simona Corciulo

Simona Corciulo nasce a Gallipoli il 5 maggio del 1992. Appassionata di arte e antiquariato, ha conseguito la laurea in ''Tecnologie per conservazione e il restauro'' nel 2014. Fervida lettrice, ama scovare e collezionare libri di arte, storia, narrativa - italiani e stranieri - desueti o rari.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: